Pro & contro – Robinhood, Ipo dell’anno a Wall Street, bidone o affarone?


Se ne parla da mesi e l’innovativa piattaforma di trading potrebbe esordire sul Nasdaq a giugno. Un confronto di opinioni fra chi l’esalta e chi la critica. Poi arriverà in Europa? Sarebbe una rivoluzione.

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Da oggi iniziamo un confronto di opinioni che una volta il mese cercherà di fare chiarezza su un tema caldo del momento. Cominciamo dalla tanto discussa piattaforma Usa Robinhood, luogo di scontro del caso Gamestop. Non si torna certamente su questa vicenda ma si approfondiscono soprattutto tre temi:

1°) Quanto vale il suo modello operativo, che sta rivoluzionando il trading oltre Oceano?

2°) Robinhood a giugno forse andrà in Borsa, con quella che viene definita l’Ipo del 2021; sarà un bidone o un affarone?

3°) Arriverà anche in Europa e quindi in Italia, come già si mormora?

Tre domande e tante risposte in un confronto diretto (volutamente sintetizzato e spersonalizzato) fra chi è favorevole e chi è sfavorevole a questo nuovo modello di brokeraggio.

I fautori

Gli oppositori

È l’inedito cavallo di battaglia del populismo finanziario contro le élites di Wall Street o un’abile messinscena di chi ha montato un caso per poi raccogliere una fortuna e “scappare”?

La riposta è complessa: certamente Robinhood ha avuto successo grazie al momento storico in cui si è sviluppata. In un mercato Toro è diventata protagonista delle nuove generazioni, che fanno trading per pagarsi gli studi o per aumentare il proprio reddito. Questa però è la dimostrazione di un’abilità dei suoi fondatori di precorrere i tempi, un po' come è successo per Steve Jobs (Apple) e Jeff Bezos (Amazon). Che ci sia un’ondata democratica – sbagliato chiamarla populista -  contro i vecchiacci di Wall Street, i quali pilotano operazioni miliardarie passandosi le notizie da uno all’altro in una ristretta cerchia di insider, appare scontato. Robinhood è solo lo strumento informatico e niente più per chi finora è stato fuori dal gioco dei potenti. Sul forum del social Reddit c’è chi ha scritto: “Abbiamo dimostrato negli ultimi mesi di saper far meglio dei cocainomani con desk a Wall Street”.

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I negazionisti di Robinhood la criticano per le commissioni occulte. È un problema reale?

No, è un aspetto fittizio, poiché tutto il sistema economico vive su questa modalità operativa. Quando si compra un biglietto aereo (speriamo presto!) attraverso un portale di prenotazioni succede lo stesso. Quando acquistiamo un qualsiasi bene mediante una piattaforma di e-commerce accade lo stesso. In Germania le commissioni di trading sono inferiori rispetto all’Italia ma poi ci si rende conto che si pagano oneri riferiti a servizi aggiuntivi che aggravano la somma totale. Il trader o l’investitore si fa però attrarre dai 3 euro o dai 5 euro per eseguito e trascura il resto. Robinhood quindi non ha certamente scoperto l’acqua calda e, dicendo questo, la si promuove rispetto a una critica che non ha senso.

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Il regolatore sembra però assente in tale processo. Al contrario di quanto avviene in Europa, dove ormai vincono norme e burocrazia. Gli States sono un’altra terra?

Certamente e così deve essere. Robinhood è l’emblema di una rivoluzione che scardina regole assurde. In un mondo in cui la droga dilaga dappertutto e nessuno fa niente per bloccarne la diffusione stiamo a vedere se John o George non sono liberi di comprare un’azione o un’opzione? Se perdono è affare loro. Non è il regolatore che deve limitare l’autodeterminazione che spetta a ciascuno. Sarebbe come vietare il parapendio o il surf, altrettanto pericolosi in altri ambiti. Un giornalista di New York ha scritto di recente: “Perché si vorrebbe limitare la libertà di gruppi di trader, organizzati fra loro, nel trattare Wall Street come un casinò quando i gestori professionali e gli hedge, favoriti - anzi spinti - dalle Banche centrali, stanno facendo lo stesso da anni?”.

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Il fatto che la clientela sia giovane e che utilizzi soprattutto un’applicazione mobile non sembra un’esasperazione dei tempi moderni?

Non è certo Robinhood ad aver utilizzato per prima questa soluzione e non è colpa sua se la prevalenza dei trader è sotto i 35 anni. Sono entrambi novità derivanti da evoluzione tecnologiche e sociali. Si leggono articoli feroci contro Robinhood ma guarda caso sugli stessi siti o forum appaiono poi banner di concorrenti leader dei Cfd, strumento criticabile e di cui si discute poco. Se vogliamo essere moralisti dobbiamo esserlo al 100%.

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Quindi ci sarebbero prodotti finanziari e modalità operative più temibili di cui nessuno però mette in luce le reali rischiosità?

Robinhood, che è accreditata presso la Sec, Securities and exchange commission, non prevede per esempio il “copy trading” e non consente di operare su indici, Forex e Cfd, dove c’è la maggiore rischiosità per chi non è uno specialista dei mercati. Inoltre contempla un sistema operativo semplice, al contrario di altre piattaforme dove la complessità è regina e quindi la possibilità di fare errori alimenta timori perfino per chi è più esperto.

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Presto il titolo andrà in Borsa, al Nasdaq: sarà un “buy” obbligato?

Risposta scontata: tutto dipenderà dal prezzo dell’Opa e dalle condizioni dei mercati. Fare previsioni a tre-quattro mesi sarebbe assurdo in un contesto così volatile quale l’attuale. Come scelta di fondo Robinhood sarà comunque un titolo interessante, perché basato su un business in crescita negli anni e in piena evoluzione.

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C’è da auspicarne un debutto in Europa e in particolare in Italia?

Sarebbe un regalo per il mondo dei trader ma anche degli operatori professionali, perché noi siamo indietro anni luce rispetto alla semplicità e all’economicità delle piattaforme d’oltre Oceano. In Italia c’è chi paga 19 euro a eseguito e molte banche di primo piano limitano l’operatività a Piazza Affari e a qualche altra Borsa. Avremmo bisogno proprio di uno scossone così violento.  

Un’operazione giusta al momento giusto ma niente più?

Non si capisce perché ci sia tanto rumore attorno a Robinhood e alle sue commissioni zero quando molti altri intermediari hanno anticipato questa tendenza, riducendole al minimo: per esempio Fidelity, TDAmeritrade e Charles Schwab sempre negli Usa. Questi ultimi offrono una migliore qualità dei servizi. I numeri dicono che il business di Robinhood è in continua crescita ma nascondono il fatto che si riferisce a piccoli trader giovani, favoriti nella fase in corso dai sussidi governativi e raggruppati sui social. Si critica Wall Street e gli insider (sono sempre esistiti e sempre esisteranno!) ma alla fine il modello è identico, sebbene in scala micro. Il timore è che si tratti di un’immensa bolla, destinata a scoppiare prima o poi. Pochi si sono inoltre chiesti come Robinhood faccia fortuna pur offrendo servizi gratis.

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Ecco allora la domanda: come fa fortuna?

Trasferisce gli ordini a broker che pagano per questo. Si tratta di importi infinitesimali. Messi assieme sono una fortuna. I broker a loro volta gonfiano le quotazioni di azioni e opzioni di qual tanto (o meglio di quel poco) che consente di trarre margini rispetto al prezzo istantaneo di mercato. Il trader nella maggior parte dei casi non lo sa o – se lo sa - lo accetta di fronte alle “fee” a zero. In realtà c’è un sistema di commissioni dissimulate che deriva dal fatto che negli Usa non vige l’obbligo della “best execution” come in Europa. Inoltre c’è dell’altro.

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Completiamolo il quadro generale per evidenziare altre pecche. Cosa c’è da aggiungere?

Quando Robinhood decide di bloccare l’operatività di certi titoli le piattaforme “high frequency” – quelle impiegate dai broker di riferimento – hanno già captato ampiamente segnali in merito. C’è quindi chi sa come andrà. Non può essere un intermediario a scegliere di stoppare ordini rialzisti favorendo hedge shortisti perché in tal caso la trasparenza salta.

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Robinhood si è difesa dicendo che il suo ruolo è anche di calmierare eccessi speculativi quando i volumi diventano anomali. Il ragionamento è corretto?

No, non lo è, perché questo ruolo spetta a un organismo esterno, di tipo istituzionale, e non a una piattaforma privata, di cui non si conoscono i parametri operativi in situazioni definite estreme. Chi le stabilisce? Un algoritmo o qualche manina ben pilotata?

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La clientela è soprattutto giovane. Questo dovrebbe essere un punto di forza.

Un punto di forza e perché? I numeri che circolano dimostrano che troppi “new” trader si sono gettati su operatività azzardate senza un’esperienza alle spalle. Sarebbe opportuno che la Sec indagasse su profitti e perdite della clientela, al fine di evitare inutili speranze di far fortuna vivendo di trading. È un modello sbagliato, perché solo un’élite ci riesce. Creare dei Tori scatenati in un campo pieno di trappole è un’illusione che prima o poi si affloscia.

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Quali sono i peggiori difetti della piattaforma?

La clientela lamenta inefficienze tecniche frequenti e soprattutto in fasi delicate dei mercati, quando si hanno forti spallate ribassiste. Inoltre il tutto è stato strutturato su modalità del passaggio ordini troppo facili, che trasformano il trading quasi in un gioco. Il boom del “gaming” negli Usa si è esteso anche alla finanza ma una cosa è l’irrealtà di uno svago sul computer e altra cosa la realtà del trastullarsi con i propri soldi.

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I detrattori se la prendono con qualcosa che comunque finora è riservato solo ai cittadini Usa. Non ci sta occupando di un problema che non esiste?

Sì, sono esclusi i cittadini esteri, salvo quelli con residenza fiscale negli Usa, ma è il modello che deve preoccupare. Chi ha soldi da investire utilizzi i canali professionali e non entri nel mondo dei sogni.

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Che fare con l’Ipo? Che fare dopo la quotazione in Borsa?

L’Ipo sarà inevitabilmente gonfiata rispetto al valore reale della società. Si prevede comunque che solo pochi intermediari italiani consentiranno di potervi aderire. Probabilmente dopo sarà un titolo quasi solo da trading, il che è logico.

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Si parla già di una Robinhood europea e poi italiana. Non sarebbe un bene per svecchiare un sistema che vive di schemi antiquati. Pensiamo agli ostacoli che alcuni intermediari frappongono all’acquisto di prodotti finanziari con sottostanti le criptovalute. È ridicolo, perché chi le vuole opera portando i soldi all’estero.

Non si dimentichi che i regolatori europei sono molto rigidi e che quindi agiranno anche in questo caso, imponendo trasparenza. Perché il vero e solo problema è di comprendere cosa ci sta dietro una realtà complessa quale Robinhood.  

  

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