L’indiscreto di Borsa: ● Bond “inflation”, che marasma ● Portafoglio contro il caro vita ● 5 azioni e 1 Etf delle energie alternative ● 14 alert, voce di gestore


Con quasi una costante: che il rischio inflattivo sia maggiore di quanto oggi valutato da Banche centrali e mercati. Se Wall Street scendesse un paniere di stock “green” per passare al contrattacco.

Hot markets

Allarme torrido per l’economia europea: nel mese di agosto l’inflazione nella zona euro è cresciuta del 3% su base tendenziale dopo il +2,2% precedente. Quella core (al netto delle componenti più volatili come alimentari, energia, alcol e tabacco) segna invece un +1,6% su base annua e un +0,3% su base mensile. Questi sono i numeri ma il vero nucleo del problema sta nel come proteggersi. Le obbligazioni “inflation linked” sono care da mesi e molte hanno rendimenti negativi: i segni più - quando ci sono -  vengono solo dal fattore indicizzazione ai prezzi del consumo Eurostat o meglio da una sua crescita oltre certi valori. Numeri alla mano ecco quanto succede per i tre maggiori emittenti del settore in Europa relativamente a scadenze attorno ai 10 anni.

Italia

Btp€i 0,4% 2030

IT0005387052

Cedole variabili semestrali correlate all’indice armonizzato dei prezzi al consumo Eurostat (escluso il tabacco) più rivalutazione del capitale a scadenza. Quotazione 111,7 €

Francia

Oat€i 3,4% 2029

FR0000186413

Cedole variabili semestrali correlate all’indice armonizzato dei prezzi al consumo Eurostat (escluso il tabacco) più rivalutazione del capitale a scadenza. Quotazione 143,4 €

Germania

Bund€i 0,5% 2030

DE0001030559

Cedole variabili semestrali correlate all’indice armonizzato dei prezzi al consumo Eurostat (escluso il tabacco) più rivalutazione del capitale a scadenza. Quotazione 123,4 €

Potreste certamente rimproverarci sostenendo come abbia poco senso analizzare le quotazioni in quest’ambito, vista l’incidenza della componente inflazione. Il fatto è che il calcolo dei rendimenti a scadenza risulta quasi impossibile, poiché esiste un’inflazione fantasma (quella futura) che non si conosce. Pertanto si può calcolare solo lo yield in corso, in questa fase penalizzato da tassi di interesse a zero, che fanno correre le quotazioni anche dei titoli con modeste cedole come avviene prevalentemente per i “linked” (il caso dell’Oat€i al 3,4% deriva dal fatto che è stato emesso nel lontano 1999). Si tenga poi conto di un’altra verità: le vecchie obbligazioni indicizzate, come appunto quella francese, sono cariche di inflazione passata, che si “paga” dato il suo accumulo in termini di rivalutazione del capitale. In estrema sintesi puntare, per esempio, oggi su un Bund€i vorrebbe dire farsi male, poiché gli yield in corso risultano negativi e sarebbero compensati solo da un’ulteriore accelerazione inflattiva. Un anno fa era invece un’ottima occasione e chi ci ha creduto allora ha portato a casa performance eccellenti sia dalla componente prezzo sia da quella rivalutativa.

E allora? I governativi di questo tipo su cui puntare sono quelli in emissione, con inflazione zero sulle spalle, quotazione alla pari e probabile forte volatilità dovuta a cedole (in questa fase) inevitabilmente basse. È quanto avvenuto con il Btp€i 0,15% 2051, un recente regalo del Mef agli investitori italiani. Di solito invece altri Paesi preferiscono aumentare gli importi nel tempo di emissioni già circolanti: un esempio la Francia – storico emittenti di Oat indicizzati – venerdì ha riproposto lo 0,10% 2026 (Isin FR0013519253) a 110,7 euro (tasso medio ponderato -2,18%), lo 0,10% 2031 (Isin FR0014001N38) a 119,2 euro (tasso ponderato -1,68%) e l’1,8% 2040 (Isin FR0010447367) a 116,4 euro (tasso ponderato -1,29%). Il nostro Btp€i quota invece a 100,8 e in presenza di qualsiasi calo sotto 100 rappresenta ancor più un’ottima occasione di entrata. Il suo rendimento lordo in corso si aggira infatti sul 3% ma si tratta anche in questo caso di un valore indicativo, soggetto a possibili forti variazioni al rialzo o al ribasso in rapporto alle tante concause che ne condizionano l’andamento.

► Una strada un po' diversa per combattere l’inflazione

Non cercate su Google proposte per puntare a contenere l’impatto inflattivo sui patrimoni, piccoli o grandi che siano! Troverete solo consigli quanto meno scontati sugli asset preferibili. Oggi proponiamo allora un’alternativa più innovativa, che si basa su quattro strumenti di investimento, uno classico (e appena citato!), uno in fase di lento decollo e due decisamente più innovativi.

Quale asset

Lo strumento

Quanto?

Perché?

Il Btp€i ci sta!

Btpi 0,15% Mg51

Merita un 40% del capitale disponibile

E’ la soluzione standard di protezione

Un Pir per puntare sulla nostra economia più dinamica

Il mercato ne offre molti ma performance e costi sono differenti. Sulle diverse periodicità l’Anthilia Small Cap Italia A

(Isin IT0005247132) si è messo particolarmente in luce negli ultimi tre anni

Un piano di acquisto è imprescindibile ma si dovrà accettare un’elevata volatilità. Merita un 20% del capitale disponibile

I piani individuali di risparmio (Pir) sono una forma d'investimento “made in Italy” incentivata fiscalmente. poiché non tassati, a patto che li si mantenga per almeno 5 anni. Esenti anche da imposte di donazione e successione

Dividendi? Sì ma dei Paesi emergenti

Etf iShares Emerging Markets Dividend (Isin IE00B652H904 – valuta Usd): attualmente versa dividendi trimestrali con un rendimento sopra il 5%

Pure in questo caso un Pac (piano di acquisto) è preferibile. Merita un 20% del capitale disponibile

Le prospettive dei dividendi “emerging” appaiono interessanti nel lungo termine, in crescita rispetto a una base storicamente bassa

L’azionario small cap mondiale (naturalmente Esg) con copertura del cambio

Etf Ubs World Small Cap Socially Responsible (hedged to Eur) ad accumulo dei dividendi

(Isin IE00BKSCC785)

Di nuovo un Pac che merita un 20% del capitale disponibile nel tempo. L’Etf protegge dal rischio di cambio sul dollaro

Replica società a piccola capitalizzazione dei mercati sviluppati a livello mondiale, tutte dall’elevato rating ambientale. Per ora le dimensioni del fondo sono modeste ma l’Etf ha appena esordito sul mercato

► 5 titoli e 1 Etf dell’energia alternativa popolari a Wall Street

L’emergenza climatica sempre più diventa tale ma spesso in Borsa lo si dimentica. Etf e fondi Esg dilagano, sebbene abbiano altri parametri valutativi rispetto alla pura centralità delle alternative energetiche. Solo a Wall Street ci si comincia a domandare se il piano da 1,2 trilioni di dollari, approvato dal Senato Usa, per infrastrutture di tale tipo non sia una succulenta occasione cui guardare. Il mercato in realtà ha già anticipato i tempi, seppur le quotazioni abbiano ancora potenzialità di crescita. Facciamo allora il punto su cinque azioni e un Etf (quotato pure su Borsa Italiana) da seguire con attenzione, soprattutto in presenza di possibili cali di qui a fine anno, dovuti a correzioni dei mercati.

Ameresco (tecnologie per l’energia alternativa)

AMRC  

US02361E1082

Il p/e ratio a 54 è folle ma le prospettive di business sono interessanti con buone prospettive di crescita del fatturato e dei profitti. Basso l’indebitamento.

Ultima quotazione: 66,5 $ - livelli da monitorare: 61 e 53 $

Atlantica Sustainable Infrastructure (tecnologie per l’energia alternativa)

AY 

  GB00BLP5YB54

Anche in questo caso il p/e è molto alto (sui 45,9). Oltre il 70% del business proviene già dalle energie alternative. Paga un dividendo dallo yield sul 4,6%.

Ultima quotazione: 37 $ - livelli da monitorare: 32,2 e 29,3 $

Clearway Energy (produzione energie alternative)

CWEN

US18539C2044

I ricavi operativi totali sono aumentati del 15,5% su base annua a 380 milioni di $ e la società ha registrato un utile netto di 35 milioni di dollari. Dispone attualmente di quasi 100 parchi solari negli Stati Uniti, operativi o in fase di sviluppo. Il rendimento da dividendo si attesta sul 4,2%

Ultima quotazione: 31,7 $ - livelli da monitorare: 28,3 e 25,7 $

Enphase Energy (produzione energie alternative)

ENPH

US29355A1079

Con sede in California sviluppa soluzioni energetiche che collegano produzione, stoccaggio e gestione dell'energia su un'unica piattaforma intelligente. Le entrate sono aumentate del 152% su base annua a 316 milioni di $. Bene liquidità e debito.

Ultima quotazione: 160,9 $ - livelli da monitorare: 143 e 132,1 $

Hannon Armstrong Sustainable Infrastructure Capital (finanziaria)

HASI

US41068X1000

È una società specializzata nel finanziare investimenti in infrastrutture sostenibili: ha già contribuito a oltre 225 operazioni. I ricavi dell’ultimo trimestre sono stati pari a 58,9 milioni di $, in crescita del 21% rispetto al trimestre dell'anno precedente. Il reddito netto distribuibile è risultato di 33,2 milioni di $, con una crescita del 64% su base annua.

Ultima quotazione: 57 $ - livelli da monitorare: 51 e 45,2 $

iShares Global Clean Energy Etf

IE00B1XNHC34 (quotato su Borsa Italiana)

Etf con un’esposizione alle aziende globali del settore dell'energia pulita. È indicizzato all’S&P Global Clean Energy. Le prime dieci partecipazioni rappresentano quasi la metà del patrimonio netto di 6,1 miliardi di $. Il 37% delle aziende ha sede negli Stati Uniti. Poi Danimarca, Cina, Canada e Spagna.

Ultima quotazione: 10,87 $ - livelli da monitorare: 10,32 e 9,8 $

► 14 alert nelle opinioni di Amundi

Dietro alla vetrina dei mercati cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi? La maggiore società di gestione del risparmio in Europa ha di recente formulato un quadro che possiamo sintetizzare in 10 convinzioni e in 4 fattori di rischio.

Le prime in sintesi: 

● Si sta già raggiungendo il picco dell’accelerazione economica. Ciò che conta riguardo al futuro è cosa rimarrà di questa ripresa della crescita e dell’inflazione.

● I mercati scontano uno scenario ‘Goldilocks’: bassa inflazione e crescita più alta a livello tendenziale, ma probabilmente ci ritroveremo invece con un’inflazione strutturale più alta e una crescita più bassa.

● Per la prima volta da decenni, c’è un desiderio di inflazione. Le banche centrali non interverranno e ne ignoreranno il rischio finché è possibile, definendolo come effetto temporaneo.

● Ci si sta allontanando dalla grande moderazione e si sta quindi avvicinando la fine del regime monetario e fiscale basato sulle regole.

● Un’inflazione più alta e la volatilità dell’inflazione saranno le caratteristiche chiave di questo nuovo regime. Gli investitori sono convinti di risvegliarsi negli anni Trenta, mentre finiranno col risvegliarsi negli anni Settanta.

● A un certo punto potrebbe verificarsi un disancoraggio del sistema: il rischio principale è che la curva dei rendimenti vada fuori controllo. L’elemento chiave sarà la direzione dei tassi reali. La prima sequenza prevede un calo dei tassi reali (scenario ancora positivo per gli attivi rischiosi) ma la seconda, meno favorevole, un loro rialzo.

● Il nuovo regime potrebbe sfidare la tradizionale allocazione 60/40. Gli investitori dovranno tenere conto dell’inflazione e aumentare la diversificazione per far fronte alle sfide di un rialzo dei tassi e della loro volatilità.

● I titoli di Stato non sono più un elemento di diversificazione efficace dei portafogli bilanciati ma continuano a esercitare un ruolo ai fini della liquidità.

● La duration dovrebbe rimanere breve. Gli investitori dovranno resistere alla tentazione di optare per quelle lunghe, poiché la direzione dei tassi è al rialzo.

● C’è da credere che le azioni siano un motore strutturale di rendimento, una specie di attivo reale. E’ meglio che gli investitori seguano il tema delle azioni applicando le lenti dell’inflazione: value, dividendi e infrastrutture.

Infine quattro rischi che il mercato corre:

● Errori di politica: la Fed è tollerante riguardo a un rialzo dell’inflazione, ma c’è il rischio che le banche centrali prima o poi alzino i tassi e perdano il controllo della curva dei rendimenti.

● Disancoraggio delle aspettative d’inflazione: se gli aumenti dei prezzi non saranno transitori, muterà l’opinione del mercato sull’inflazione e di conseguenza sui tassi.

● Attualmente i riflettori devono essere puntati sulle frizioni geopolitiche perché è in corso una ridefinizione degli equilibri globali dopo la crisi.

● Default societari: si potrebbe assistere a un loro aumento nei settori incapaci di far fronte a una ripresa irregolare, soprattutto se ci sarà un aumento dei tassi di interesse.

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