NASDAQ100 WEEKLY - Settimana spettacolare sugli indici azionari USA grazie al dato sull'inflazione...


SPETTACOLARE !!  I MERCATI AZIONARI ERANO TALMENTE REPRESSI DALLA RETORICA DELLA FED, CHE E’ BASTATA UNA SCINTILLA (IL DATO CPI) PER FARLI ESPLODERE AL RIALZO !

Lunedì scorso intitolavamo questo umile foglio con la frase finale “……qualcosa sta cambiando !”. Non sembra neanche vero vedere gli indici guadagnare quasi il 9% per l’indice NASDAQ100, seguito dall’S&P500 con quasi il 6% ed infine il DOW JONES (che già aveva guadagnato nelle settimane precedenti) con oltre il 4%, il tutto considerando che nella giornata di mercoledì scorso i listini avevano lasciato sul parterre oltre il 2% di perdite dovute all’imprevedibilità del dato CPI e dal crash delle criptocurrencies a seguito del fallimento della società FTX. Ma, nella sola giornata di giovedì, dopo l’uscita dei dati sull’inflazione i mercati azionari partivano per la tangente senza mai fermarsi per chiudere la seduta con il 5,54% per l’S&P500 grazie ad una partecipazione molto ampia in quanto nessun settore è andato in rosso, ed addirittura il 7,84% per l’indice tech NASDAQ100.

Una performance pazzesca, a fronte di un dato CPI che, sì, è uscito significativamente sotto attese, interrompendo la striscia di sorprese al rialzo degli ultimi 12 mesi, ma che non può essere considerato un totale cambio di scenario, in quanto i segnali erano già latenti nei dati precedenti, così come riportato varie volte su queste colonne, con l'inflazione “core” dei beni era già nulla a settembre, con i prezzi delle auto usate che scendevano e soprattutto con la temuta componente shelter (alloggi) i cui segnali dipingevano già un rallentamento in atto e presagivano ulteriori disastrosi, tanto da parlare di recessione sul mercato immobiliare (v. grafico settoriale CPI “core”):

Ma è sulla componente alloggi che si innesta tutto il discorso fatto più e più volte negli ultimi mesi. La rilevazione di OER e Rents del CPI è in ritardo. In realtà le dinamiche di mercato stanno cambiando molto rapidamente, e questi indicatori lo mostrano bene (v. grafico indice Zillow rent all homes contro CPI Owners equivalent rent che chiamava da tempo questo rallentamento):

Il punto è che il mercato azionario e obbligazionario erano tenuti in scacco dalla retorica FED e dalla sua lettura della situazione. Il dato di giovedì scorso del CPI sembra averli liberati e il rally in tandem di treasury e azioni, con i comparti tech e growth a trainare, ne è la dimostrazione lampante. Il mercato sembra vedere la fine della politica di ristrettezza monetaria e ne va a scontare una più accomodante.

Ma su questo punto ci sono 2 considerazioni da fare:

1) Bisogna vedere quando spago darà la FED sicuramente presa in contropiede da questa euforia ma, effettivamente anche la loro retorica si è un po' modificata in sede di FOMC e anche giovedì scorso i membri FED hanno avuto toni meno aggressivi, sottolineando che pare giunto il momento di rallentare coi rialzi e valutare gli effetti di quanto fatto, fermo restando che il dato è stato preso come un primo segnale e la guardia deve restare alta (v. nel capitolo relativo Logan, Harker, Daly). Ma Powell in passato e anche recentemente, ha sempre represso ogni tentativo della curva di prezzare pause o tagli soffocando ogni sollievo significativo dell'azionario e potrebbe decidere di temperare anche questo. Sarebbe un ulteriore passo falso ma da lui, oramai, bisogna aspettarsi di tutto vista la condotta negli ultimi due anni.

2) D'altro canto il dato di ieri ha cementato le attese di un rialzo di 50 bps per il FOMC del 14 di Dicembre, senz’altro meglio dei 75 bps che si rischiavano, ma sempre di rialzo parliamo. C’è da considerare che il CPI di giovedì scorso non sarà l’unico elemento che la FED dovrà prendere in considerazione per dicembre: prima dell’ultimo meeting dell’anno, infatti, ci sarà un altro CPI (quello di novembre) e un altro Labour Market Report. Pertanto ben venga che i mercati festeggino il rientro delle attese su target e durata del periodo di ristrettezza monetaria, ma vale la pena considerare anche che nei prossimi trimestri si dovranno dispiegare gli effetti dei rialzi fatti finora e di quelli venturi. E questo ciclo di ristrettezza è stato praticamente senza precedenti, nel recente passato, come velocità.

E' quindi sensato che i mercati mostrino sollievo per il possibile cambio di scenario su inflazione e modalità dei rialzi futuri, ma poi verrà il momento di scontare l'impatto di quanto realizzato nel 2022 in termini di ristrettezza sull'economia nel 2023. Il che non è una ricetta per un azionario stabilmente al rialzo. Vale la pena di osservare nuovamente che i principali bear market sono terminati sempre ben dopo che la FED aveva iniziato a tagliare i tassi (v. grafico):

In effetti nel 2018 il bottom è stato in concomitanza con l'ultimo rialzo, o poco dopo anche se in quel periodo non c'è stata recessione e non era un vero e proprio bear market.

Tornando ai mercati azionari, anche nella giornata di venerdì scorso, giornata semifestiva per la ricorrenza del Veterans Day, Wall Street ha costruito sui guadagni favolosi del giorno precedente, con il Nasdaq 100 in progresso di quasi un 2% nonostante la debolezza delle criptovalute, a seguito della notizia che la società FTX ha avviato la fase di procedura fallimentare (chapter 11) e con APPLE a riferire nel week end che gli approvvigionamenti di nuovi iphone sarebbero stati inferiori alle attese a causa dei lockdown in CINA.

Dando uno sguardo alle trimestrali economiche delle società dell’S&P500, ad oggi, il 91% ha riportato utili per il terzo trimestre. Di queste società, il 69% ha riportato l'EPS effettivo superiore alla stima dell'EPS medio, che è inferiore alla media quinquennale del 77% e inferiore alla media decennale del 73%. Complessivamente, gli utili hanno superato le stime dell'1,8%. A livello di settore, il settore Energia (10,2%) ha la percentuale più alta di aziende che riportano guadagni superiori alle stime, seguito dal settore Sanità (8,3%).

All’interno del settore energia, le società che hanno registrato la maggiore differenza tra utili effettivi e quelli stimati dagli analisti troviamo: Phillips 66 (6,46 $/az. contro 5,05 $/az.), Exxon Mobil (4,45 $/az. contro 3,86 $/az.), Schlumberger (0,63 $/az. contro 0,55 $/az.), Chevron (5,56 $/az. contro 4,89 $/az.) e Apache (1,97 $/az. contro 1,74 $/az.).

All’interno del settore sanità, le società che hanno registrato la maggiore differenza tra utili effettivi e quelli stimati dagli analisti troviamo: Gilead Sciences (1,90 $/az. contro 1,43 $/az.), Hologic (0,82 $/az. contro 0,62 $/az.), Pfizer (1,78 $/az. contro 1,39 $/az.) e Cardinal Health (1,20 $/az. contro 0,94 $/az.).

Mentre i settori che hanno riportato la differenza percentuale più negativa degli utili rispetto alle attese degli analisti sono quelli relativi ai Servizi di comunicazione (-8,6%) seguito da quello Industriale (-6,8%).

All’interno del settore dei servizi di comunicazione, le società che hanno registrato la maggiore differenza negativa tra utili effettivi e quelli stimati dagli analisti troviamo: Warner Bros. Discovery (-0,76 $/az. contro -0,26 $/az.), Lumen Technologies (0,14 $/az. contro 0,36 $/az.), Walt Disney (0,30 $/az. contro 0,56 $/az.), Alphabet (1,06 $/az. contro 1,26 $/az.), Paramount Global (0,39 $/az. contro 0,46 $/az.) e Meta Platforms (1,64 $/az. contro 1,90 $/az.)

All’interno del settore industriale, le società che hanno registrato la maggiore differenza negativa tra utili effettivi e quelli stimati dagli analisti troviamo: Boeing (-6,18 $/az. contro 0,13 $/az.), Cummins (3,21 $/az. contro 4,83 $/az.), FedEx (3,44 $/az. contro 5,14 $/az.), General Electric (0,35 $/az. contro 0,47 $/az.) e A.O. Smith (0,69 $/az. contro 0,87 $/az.).

Di seguito il grafico con le 10 società che hanno riportato le migliori differenze percentuali tra gli utili effettivi rispetto alle stime degli analisti e le 10 società che hanno riportato le peggiori differenze percentuali tra gli utili effettivi rispetto alle stime degli analisti.

Crescita degli utili e dei ricavi: nel terzo trimestre 2022, il tasso di crescita degli utili per le società dell'S&P500 è del 2,2%, situazione che ad oggi segna il tasso di crescita degli utili più basso registrato dall'indice dal terzo trimestre 2020 (-5,7%). In termini di ricavi, il 71% delle società S&P 500 ha riportato ricavi effettivi superiori alle stime con un tasso di crescita, ad oggi, pari al 10,6%.

A livello settoriale, i settori Utilities (+13,0%) ed Energia (+10,5%) hanno registrato le maggiori differenze percentuali positive tra ricavi effettivi e ricavi stimati, mentre il settore dei Servizi di Comunicazione (-1,0%) e quello Industriale (-0,1%) hanno riportato la maggiore differenza percentuale negativa tra ricavi effettivi e ricavi stimati.

A livello di Margine di profitto netto le società dell’S&P500 hanno riportato un 11,9% che è al di sotto del dato di un anno fa pari al 12,9%. A livello di settori troviamo che 3 settori hanno segnalato un aumento a/a e parliamo di quello dell’Energia (14,4% contro 8,9%), Real Estate (37,7% contro 35,9%) e Industriale (9,4% contro 9,1%), mentre 8 settori hanno subito una diminuzione nello stesso periodo ad iniziare da quello Finanziario (14,3% contro 18,7%).

Previsione degli utili: 77 società dell'indice S&P500 hanno pubblicato una guida sugli utili per il quarto trimestre 2022, di cui 52 società hanno emesso una previsione negativa e 25 hanno emesso una previsione positiva.

Di seguito l’elenco delle 10 società che hanno rivisto le proprie previsioni di utili in percentuale maggiore e minore, per il quarto trimestre, rispetto alla precedente comunicazione. 

Infine per il quarto trimestre 2022, gli analisti prevedono un calo degli utili del -1,7% e una crescita dei ricavi del 4,4%.

Per tutto il 2022, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 5,3% e una crescita dei ricavi del 10,4%.

Per il primo trimestre 2023, gli analisti prevedono una crescita degli utili dell'1,7% e una crescita dei ricavi del 3,8%.

Per il secondo trimestre del 2023, gli analisti prevedono una crescita degli utili dell'1,1% e una crescita dei ricavi dell'1,1%.

Per tutto il 2023, gli analisti prevedono una crescita degli utili del 5,8% e una crescita dei ricavi del 3,3%.

Vedremo oggi lunedì ritorno a pieno servizio degli USA, intanto i futures fanno segnare un + 0,20% il DOW ed un – 0,70% il NASDAQ100.

Dando ora uno sguardo agli investimenti di carattere monetario, il terminal rate, che Powell aveva fatto salire oltre 5% durante la conferenza stampa di settimana scorsa, è stato rivisto al ribasso al 4.85%-4.90%. in effetti la curva USA ora prezza un target finale attorno al 4.85-90% per i Fed Funds a maggio e giugno, ed un ritorno al 4.45% per fine 2023.

E questi 50 bps di taglio cozzano con lo scenario FED. I 75 bps per il meeting di dicembre sono stati rapidamente esclusi e il mercato si domanda ora se si possa essere messa sul tavolo anche l’idea dei 25 bps. Questo nonostante le dichiarazioni dei membri FED abbiano provato a ricordare che la strada da fare sui tassi è ancora lunga e che il rischio maggiore rimane quello di alzare troppo poco piuttosto che quello di alzare troppo.

Ovviamente questa situazione ha riportato lo spread 2-10 anni dagli 80 bps (record degli anni ’80) ad un più accettabile 52 bps (che comunque sono ancora tanti).

Ecco il grafico comparativo settimanale delle varie scadenze tra la chiusura di lunedì scorso 07 novembre e quella di oggi 14 novembre:

Infine riportiamo lo spread del Treasury decennale USA rispetto all'omologo titolo dei principali paesi mondiali ad oggi 07 novembre.

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Settimana spumeggiante, quella appena trascorsa, che si scrolla di dosso parte delle perdite subite dalla retorica della FED e dei “warning” delle trimestrali economiche dei prossimi trimestri. E’ chiaro che un dato, seppur buono per la discesa dell’inflazione, non è indice che il trend possa cambiare repentinamente, c’è bisogno quindi di una serie di dati che confermino che il picco inflattivo è stato già visto e che la discesa, seppur graduale, è iniziata. Fermo restando che i tassi continueranno a salire con moderazione nella speranza che nel frattempo il target si abbassi ulteriormente e lo si raggiunga nel più breve tempo possibile. Quindi anche per l’indice tech non è pensabile che sia iniziato un nuovo trend rialzista, oltretutto fino a due settimane fa era pericolosamente vicino ai minimi relativi di ottobre scorso e di luglio 2020, ma tra alti e bassi è possibile recuperare parte delle perdite subite in questo infausto 2022. Andando per gradi, graficamente notiamo come i prezzi abbiano rotto la resistenza posta in area 11650/700 che aveva fermato il rimbalzo due volte in ottobre. Prossime resistenze in area 12000 e 12500 per obiettivo finale l’area 12800, massimo relativo di settembre coincidente con la M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca). Tutto ciò è possibile per quanto riguarda l’RSI che oggi è a 58 quindi con margine prima di andare in zona ipercomprato. Ovviamente possibili correzioni in area 11200 per chiudere il piccolissimo gap, ma non oltre l’area di supporto 11000. La settimana si è chiusa a 11817.01 con un guadagno del + 8,84% che porta ad un deficit da inizio anno del – 27,59%.

Graficamente l’indice S&P500 si pone a metà strada tra l’indice tech (più in basso) ed il Dow Jones (più in alto). Notiamo che i prezzi hanno rotto al rialzo l’area di resistenza posta a 3810 addirittura con un gap, la successiva resistenza posta in area 3900, fermandosi al test della resistenza in area 4000 coincidente con la M.M. Exp a 200 periodi (linea gialla). Pertanto il prossimo obiettivo è posto in area 4100 coincidente con il massimo relativo del settembre scorso superando anche la M.M. semplice a 200 periodi (line bianca). Il livello di RSI a 62 per mette ancora un ulteriore passo al rialzo prima di entrare in zona di ipercomprato. Possibili correzioni in area 3900 ma non oltre il supporto posto in area 3810. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 3992.93 con un guadagno del + 5,90% che porta a segnare un – 16,22% da inizio anno.

Riguardo all’indice DOW JONES troviamo una situazione grafica senz’altro buona rispetto agli altri due indici ma in fase di riallineamento dopo i lauti guadagni delle scorse settimane in quanto i settori energy e banche sembrano soffrire la percepita fine del rialzo dei rendimenti. Quindi come notiamo dal grafico, il rialzo fermato dal test della resistenza in area 33075 (ritracciamento del 78,6% della gamba 4-5) è stato anch’esso rotto lasciando dietro di sé un gap, ed ora si punta con decisione al superamento del massimo di onda 4 a 34281. Comunque occhio al livello di RSI che continua a camminare sulla soglia dell’ipercomprato e quindi una piccola correzione (per chiudere il gap ?) è nelle corde. Ovviamente non auspichiamo una discesa al di sotto del supporto in area 32500 in coincidenza con la M.M. a 200 periodi e max di settembre scorso, ma in estrema ratio sicuramente non oltre l’area 32150. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33747.86 con un guadagno del + 4,15% che porta a segnare un – 7,13% da inizio anno.

ORO INDEX 

L'oro sta rapidamente diventando l'asset da tenere d'occhio mentre l'inflazione inizia a rallentare e il mercato delle criptovalute attraversa un'altra fase di tracollo. Il metallo prezioso è in rialzo di oltre 90 $ rispetto alla chiusura di due venerdì fa, segnando la sua migliore performance settimanale da luglio 2020. Il forte rialzo è stato propiziato ovviamente dal dato sui prezzi al consumo statunitense che si è riflettuto sul valore del Dollaro e dei rendimenti dei titoli di stato in forte discesa, ma anche dalla massiccia vendita nel settore delle criptovalute, a seguito della bancarotta della società FTX di Sam Bankman-Fried che presenta il rischio di contagio di alto livello verso altre società del settore e nel mercato in generale. Non ultimo anche gli accenni di una possibile fine della guerra Russia-Ucraina dopo che il ministro della Difesa russo ha ordinato alle sue truppe di ritirarsi da Kherson, una grande città dell'Ucraina meridionale. Tutto ciò ha portato ad un innalzamento della volatilità che, de facto, ha portato un vantaggio per il metallo giallo, riportandolo in quel ruolo tradizionale di affidabilità e porto sicuro dei capitali.

Ma gli analisti ancora non lo vedono come un nuovo mercato rialzista, in quanto tutto dipende dalla rapidità con cui si raggiungerà il target della FED, affermando che è troppo presto affinché la banca centrale statunitense inizi a fare marcia indietro, motivo per cui il metallo prezioso deve pazientare ancora un po' prima di vedere un rinnovato sentimento rialzista del mercato. Pertanto è possibile un ulteriore aumento dei prezzi verso i 1830 $/oz. ma non oltre.

Graficamente notiamo come il rialzo si sia fermato millimetricamente sulla importante resistenza posta in area 1770 $/oz. ed, altrettanto importante, sarebbe che i prezzi potessero rompere tale area e consolidarci sopra. Altrimenti, in caso di eventuali dichiarazioni nuovamente restrittive da parte di Powell o di qualche membro della FED, si vedrebbero i prezzi ritornare in area 1700 $/oz.  

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, ottima settimana quella appena trascorsa anche per le quotazioni del Platino che dopo essere riuscito a rompere al rialzo la M.M. a 200 ha continuato il suo percorso rialzista superando l’area di resistenza posta a 1025/1030 $/oz. (max relativo di giugno scorso) arrivando a toccare l’area 1075 $/oz. (prezzi che non si vedevano da marzo scorso). Oggi i prezzi sono un po' in ripiegamento in virtù del fatto che il metallo ha raggiunto l’area di ipercomprato, quindi è possibile una discesa intorno alle aree 975/950 $/oz. per poi rimbalzare attaccando le prossime aree di resistenza a 1100 e 1125 $/oz. Un po' meno esplosivo il movimento delle quotazioni dell’Argento che, dopo aver testato l’area di resistenza a 21 $/oz. è riuscita a romperla andando fino in area 22 $/oz. superando anche la M.M. semplice a 200 periodi. Oggi vediamo i prezzi cincischiare intorno alla suddetta M.M. a 21,50 $/oz. anche per smaltire l’ipercomprato di breve. Possibili correzioni in area 20,5 $/oz. e prossimo obiettivo rialzista l’attacco ai massimi relativi di giugno scorso in area 22,50 $/oz. con possibile estensione in area 23 $/oz.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1769.40 $/oz., con un guadagno del + 5,54% che porta ad una perdita del – 3,24% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1771.20 $/oz. con un guadagno del + 5,42%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Nel corso di un incontro a Kiev tra Volodymyr Zelensky e l’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield, il presidente ucraino ha espresso la volontà di prolungare l’accordo per l’export del grano dal mar Nero che scadrà il 19 novembre. Zelensky ha detto: “Manteniamo la linea che l’iniziativa debba continuare a prescindere dalla volontà della Federazione Russa”. Martedì scorso il vice ministro delle infrastrutture ucraino Yuriy Vaskov, parlando a Reuters, in merito all’accordo sull’esportazione di grano ha dichiarato: “Ci auguriamo che non più tardi della prossima settimana dai nostri partner Turchia e ONU avremo un’intesa e anche l’intero mercato avrà un chiaro segnale circa l’ulteriore funzionamento e prosecuzione dell’iniziativa”. Il viceministro Vaskov ha fatto sapere che l’Ucraina ha offerto a Turchia e ONU (che hanno già fatto da mediatori per l’accordo tra Mosca e Kiev a luglio) la proroga dell’accordo di almeno un anno ed un suo ampliamento per includere i porti della regione di Mykolaïv. Inoltre Kiev chiede che i controlli obbligatori di navi coinvolte nel trasporto alimentare siano semplificati; Vaskov lamenta ritardi nelle ispezioni delle navi dovuti alla Russia. Il viceministro ucraino ha detto: “Quando la Turchia e l’ONU hanno fatto le loro ispezioni, hanno dimostrato che era possibile effettuare più di 40 ispezioni al giorno. Ora che la Russia è tornata, abbiamo di nuovo un totale di 12 ispezioni al giorno”.

Dal campo di battaglia, la notizia della scorsa settimana è stata la ritirata russa da Cherson. L’ordine di passare da una sponda all’altra del fiume Dnepr è arrivato mercoledì scorso dal ministro della difesa Sergei Shoigu, su suggerimento del generale dell’esercito Sergej Surovikin. TASS scrive che venerdì scorso il portavoce del ministero della difesa Igor Konashaekov ha detto che l’esercito russo ha completato la ridistribuzione delle truppe e dell’attrezzatura militare sulla riva sinistra del fiume Dnepr, aggiungendo che i residenti della regione Cherson intenzionati a lasciare la sponda destra del fiume hanno ricevuto assistenza nell’evacuazione. Konashaekov ha anche accusato l’esercito ucraino di aver tentato di interrompere il trasferimento di civili e delle truppe di Mosca: “L’esercito ucraino ha condotto cinque attacchi sugli attraversamenti del fiume Dnepr durante la notte, usando i lanciarazzi multipli HIMARS prodotti dagli USA”. Sabato scorso, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato le forze russe di aver distrutto le infrastrutture critiche prima di fuggire ed ha detto che le autorità locali stavano iniziando a stabilizzare la città. Zelensky ha anche sottolineato che l’Ucraina è stata in grado di condurre con successo operazioni a Cherson ed in altre zone in parte grazie alla resistenza nella regione di Donetsk: “Là è solo l’inferno, ci sono battaglie estremamente feroci ogni giorno”. “Ma le nostre unità si stanno difendendo coraggiosamente, stanno reggendo la terribile pressione degli invasori, conservando le nostre linee di difesa”. Reuters scrive che ieri, domenica, funzionari regionali hanno fatto sapere che a Cherson erano in corso lavori per ripristinare le infrastrutture danneggiate dall’esercito russo. Le truppe sono entrate a Cherson venerdì scorso. Le notizie riportano che un funzionario regionale ha detto che era in corso lo sminamento e il lavoro per ripristinare servizi essenziali, sottolineando però la difficile situazione umanitaria. Yuriy Sobolevskiy, primo vicepresidente del consiglio regionale di Cherson, ha dichiarato: “La maggior parte delle case non ha elettricità, acqua ed ha problemi con la fornitura di gas”.

Ieri Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, ha scritto su Twitter: “Il sostegno alla guerra nella Federazione Russa sta diminuendo. Nella società, si sta iniziando a formare un’opinione: ‘è il momento di finirla’. Politicamente e mentalmente la Russia non è ancora abbastanza matura per negoziati reali e per il ritiro delle truppe. Ma accadrà. Subito dopo la liberazione di Donetsk o Lugansk”.

LA POLITICA USA

La settimana delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti si è chiusa con una notizia positiva per il presidente Joe Biden. Sì, perché il suo partito è riuscito a contenere “l’onda rossa” repubblicana. Alla Camera si avvicinano alla vittoria i repubblicani, ma i dem hanno conservato la maggioranza al Senato. A sancire questo risultato sabato è stata l’elezione a senatrice in Nevada di Catherine Cortez Masto, che ha battuto Adam Laxalt, candidato sostenuto dall’ex presidente Donald Trump, portando al momento a quota 50 i seggi dei democratici al Senato, dove il partito di Biden però può anche contare sul voto decisivo della vicepresidente Kamala Harris. Dal ballottaggio in Georgia previsto per il 6 dicembre, però i democratici potrebbero addirittura uscire rafforzati. Nel ‘Peach State’ si sfidano il senatore uscente Raphael Warnock (democratico) e Herschel Walker (repubblicano). “Ci stiamo concentrando sulla Georgia ora. Ci sentiamo bene su dove siamo”, ha commentato ieri Joe Biden dalla Cambogia.

Per sapere chi prenderà il controllo della Camera potrebbero volerci ancora giorni, la quota di seggi da raggiungere è 218. I repubblicani si muovono verso la maggioranza ed in caso di vittoria, hanno promesso di provare a far arretrare una legislazione guidata da Biden per combattere il cambiamento climatico e intendono rendere permanente una serie di tagli fiscali del 2017 destinati a scadere. Il repubblicano Jim Banks, membro della Camera dei Rappresentanti per lo stato dell’Indiana, eri ha dichiarato di aspettarsi che il suo partito raggiunga una maggioranza esigua alla Camera e agisca come “l’ultima linea di difesa per bloccare l’agenda Biden”.

Ieri la speaker della Camera, Nancy Pelosi, ha detto che i dem avranno un futuro “molto più luminoso” nel prossimo Congresso considerati i risultati dei repubblicani sotto le attese ed ha spiegato di essere concentrata sul futuro del partito, non sul suo personale, in vista del voto sulla leadership democratica alla Camera del 30 novembre. Parlando ad ABC e CNN, Pelosi ha detto che non farà annunci sulla sua leadership alla Camera fino a quando non sarà decisa la maggioranza.

LA POLITICA USA – CINA

È previsto per oggi, lunedì, il “faccia a faccia” al G20 in Indonesia tra il Presidente statunitense Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping. Sarà il primo incontro di persona tra i due leader da quando Biden è stato eletto presidente. Biden ha detto che gli Stati Uniti competeranno “vigorosamente” con Pechino, ma con attenzione anche al fatto che la concorrenza non sfoci in conflitto. Dopo i risultati al Senato delle elezioni di metà mandato, ieri Biden mentre si trovava in Cambogia, dove aveva incontrato i leader del sud-est asiatico e dell’asiatico orientale, ha detto: “So che arrivo più forte, ma non ho bisogno di questo. Conosco Xi Jinping, ho trascorso più tempo con lui di qualsiasi altro leader mondiale”. “Non c’è mai nessun errore di calcolo rispetto alla posizione di ognuno di noi”. Mercoledì scorso Biden ha detto di non volere far nessun tipo di concessione fondamentale durante l’incontro con il Presidente cinese, di volere invece che entrambi espongano le loro “linee rosse” e risolvere le aree di conflitto, compresa la questione Taiwan.

Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha riferito che l’incontro tra i due leader potrebbe durare due ore o più e che Biden sarà “totalmente schietto e diretto” nel colloquio. Sullivan ha anche sottolineato la visione del Presidente statunitense del rapporto con la CINA come un rapporto di forte concorrenza, che non dovrebbe cadere nel conflitto, ed ha aggiunto che Biden cercherà anche aree nelle quali potrebbe esserci cooperazione tra le due potenze, tra queste il cambiamento climatico e la salute pubblica.

Un funzionario dell’amministrazione Biden ha detto che non ci sarà una dichiarazione congiunta e non ci si aspetta di raggiungere accordi specifici. Il funzionario ha dichiarato: “Mi aspetto che il Presidente sarà onesto riguardo una serie di nostre preoccupazioni, inclusa l’attività della Repubblica Popolare Cinese che minaccia la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan, così come le nostre preoccupazioni di lunga data sulle violazioni dei diritti umani”. Secondo il funzionario, Biden parlerà con Xi Jinping anche della guerra della Russia in Ucraina.

Mercoledì scorso, come riporta Global Times (tabloid quotidiano cinese prodotto dal quotidiano ufficiale del Partito Comunista Cinese), il portavoce della ministero degli esteri cinese Zhao Lijian ha espresso la speranza che gli Stati Uniti lavorino con la Cina per trovare il modo giusto per andare d’accordo sulle basi di principi di rispetto reciproco, coesistenza pacifica, cooperazione vantaggiosa per entrambe le parti, e per riportare le relazioni bilaterali su un percorso di sano e costante sviluppo.

LA POLITICA DELLA FED

Il peggio per quanto riguarda l’inflazione potrebbe essere alle spalle; questa l’ipotesi del presidente della FED di Richmond Thomas Barkin, che mercoledì scorso ha detto: “I prezzi delle materie prime sembrano raffreddarsi, le catene di approvvigionamento sembrano allentarsi, la spesa in eccesso viene ridotta e l’Istituto sta alzando i tassi e facendo ciò che dobbiamo fare al riguardo”. Tuttavia Barkin ha anche sottolineato che non è ancora chiaro quanto l’inflazione si dimostrerà “malleabile” e rapida a scendere o fino a che punto dovranno salire i tassi di riferimento della FED. Il numero uno della FED di Richmond ha aggiunto: “I nostri strumenti per calmare la domanda e riportare l’inflazione al nostro obiettivo del 2% operano con un ritardo e sono stati messi alla prova dagli elementi artificiali dell’ambiente di oggi”. “Di conseguenza, riportare l’offerta e la domanda in allineamento potrebbe richiedere ancora di più da noi, creando rischi per l’economia in generale”. “Arrivare alla normalità può portare ad una recessione”, un rischio che secondo Barkin la banca centrale dovrà prendersi per contrastare l’eventualità di un rialzo delle aspettative di inflazione.

Mercoledì scorso il presidente della FED di New York, nonché vicepresidente del FOMC, John Williams, ha commentato positivamente il fatto che “le aspettative di inflazione a lungo termine negli Stati Uniti si sono mantenute notevolmente stabili a livelli ampiamente coerenti con l’obiettivo a lungo termine” del FOMC. Williams in merito all’inflazione ha aggiunto: “Un aspetto sorprendente che merita ulteriore studio è la crescente divergenza nelle opinioni circa l’inflazione futura, inclusa l’alta percentuale di coloro che si aspettano la deflazione, e ciò che questo fa presagire per il futuro”. Lo scorso mese in un documento rilasciato dalla FED di New York si parlava di aspettative dei cittadini al rialzo quest’anno per quanto riguarda la deflazione.

Il presidente della FED di Cleveland, Loretta Mester, stando a quota dichiarato giovedì scorso e riportato dai media, è ancora orientata verso una politica monetaria restrittiva: “Visto l’attuale livello di inflazione, la sua natura generalizzata e la sua persistenza, credo che la politica monetaria dovrà diventare più restrittiva e rimanere restrittiva per un po’ in modo da mettere l’inflazione su un percorso sostenibile in discesa verso il 2%”. Secondo Mester l’Istituto deve fare i conti con un compromesso tra alzare i tassi troppo o troppo poco, ma attualmente i rischi maggiori deriverebbero da un inasprimento troppo limitato. Commentando i dati sull’inflazione rilasciati giovedì scorso, ha detto: “Il report di questa mattina dell’indice dei prezzi al consumo di ottobre suggerisce anche un po’ di allentamento nell’inflazione generale e in quella core”. Mester ha anche sottolineato che “continuano ad esserci alcuni rischi al rialzo per le previsioni di inflazione”. Il presidente della FED di Cleveland ha detto di aspettarsi un rallentamento “significativo” delle pressioni sui prezzi il prossimo anno e in quelli successivi e un ritorno all’obiettivo del 2% di inflazione entro il 2025. Mester ha anche ribadito che volatilità di mercato e una sofferenza economica più ampia potrebbero derivare dagli sforzi della banca centrale statunitense nella lotta all’inflazione; inoltre ha detto che è possibile che la crescita diventi negativa.

Giovedì scorso il presidente della FED di Filadelfia, Patrick Harker, ha detto di aspettarsi prossimamente un rallentamento nel rialzo dei tassi: “Nei prossimi mesi, alla luce dell’inasprimento cumulativo che abbiamo raggiunto, mi aspetto che rallenteremo il ritmo nei nostri rialzi dei tassi mentre ci avvicineremo ad una posizione sufficientemente restrittiva”. Secondo Harker sarebbe una mossa significativa passare dai rialzi di 75 punti base ad altri di mezzo punto percentuale. Sempre secondo il presidente della FED di Filadelfia, “a un certo punto il prossimo anno” si manterrà un tasso restrittivo per un po’ per lasciare che la politica monetaria faccia il suo lavoro, a seguire si agirà a seconda dei dati. Per lasciarsi alle spalle l’inasprimento della politica monetaria, per Harker è necessario che ci sia “un calo sostenuto in una serie di indicatori inflazionistici”. Durante il discorso, Harker ha anche osservato che ci sono segni di rallentamento dell’economia, aggiungendo pure che “il mercato del lavoro continua ad essere estremamente caldo e che l’inflazione è ancora troppo alta”.

Lorie Logan, presidente della FED di Dallas, giovedì scorso ha definito gli ultimi dati dell’indice dei prezzi al consumo (che hanno registrato una crescita inferiore alle attese) come un “gradito sollievo”, tuttavia non ha mancato di sottolineare che l’inflazione è troppo elevata. Logan ha detto: “Credo che presto potrebbe essere opportuno rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi, così da poter valutare meglio come le condizioni finanziarie ed economiche stanno evolvendo”.

Il presidente della FED di Kansas City, Esther George, giovedì scorso si è nuovamente espressa a favore di un ritmo dei rialzi dei tassi più lento. George ha detto: “Un approccio più misurato ai rialzi dei tassi può essere particolarmente utile mentre i decisori politici valutano la risposta dell’economia ai tassi più alti”. “Con il ciclo di inasprimento che continua, ora è un momento particolarmente importante per evitare di contribuire indebitamente alla volatilità del mercato finanziario, specialmente in quanto la volatilità mette a dura prova la liquidità del mercato con il potenziale di complicare i piani di deflusso di bilancio”. (Finalmente un’economista con buon senso, ndr).

Susan Collins, presidente della FED di Boston, giovedì scorso parlando a Bloomberg ha spiegato che secondo lei con l’aumento dei tassi è aumentato anche il rischio di un inasprimento eccessivo. Collins ha detto che secondo lei i tassi raggiungeranno un livello più elevato di quello che aveva previsto a settembre, ma non ha voluto indicare un numero. In merito ai dati sui prezzi al consumo di ottobre rilasciati giovedì scorso, il presidente della FED di Boston ha detto che l’ammorbidimento è in linea con quello che i funzionari speravano di vedere, ma ha anche sottolineato che dati mensili possono essere “particolarmente rumorosi quando si è ad un punto in cui potrebbe esserci una transizione”.

Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, sempre nella giornata di giovedì scorso ha espresso una posizione scettica rispetto alla possibilità di sviluppare una versione digitale ufficiale del dollaro. Waller ha detto che l’ipotesi di adottarne uno “non è ancora convincente per me e molti altri”.

DATI MACROECONOMICI

Il dato dell’indice dei prezzi al consumo a livello annualizzato ad ottobre ha visto il temuto contributo dell'energy, ma un rallentamento del food, scendendo al 7.7%, livello visto l’ultima volta all’inizio dell’anno e ben al di sotto dell’8,2% di settembre e contro attese di 8,0%. Il dato mensile ha mostrato una stabilizzazione sullo 0,4%. Il dato è rilasciato dall'U.S. Bureau of Labor Statistics.

La vera sorpresa però è arrivata dall’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia), che a livello annualizzato il dato core passa dal +6,6% di settembre al +6,3% di ottobre, al di sotto del consensus fissato a +6,5%. Mentre a livello mensile segna un +0,3%, contro un consensus del +0,5% ed un dato di settembre del +0,6%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 5 novembre sono state 225 mila, in aumento rispetto alle 218 mila (riviste da 217 mila) della settimana precedente. Il consensus prevedeva una crescita più contenuta, a 220 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato preliminare di novembre dell’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si attesta a quota 54,7 punti. Dato ampiamente sotto al consensus fissato a 59,5 punti e alla rilevazione di ottobre di 59,9 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Si rivede la luce su molti titoli del Portafoglio “The Challenge”. Certo, bisogna anche avere l’80% di fortuna ed il 20% di c..., per riuscire a vendere in profit, per esempio BREMBO, con i prezzi che si sono fermati a soli 4 tick dal nostro target, e altrettanto su LUFTHANSA per andare a chiudere il secondo lotto e iniziare a far correre i guadagno con il primo. Stessa cosa su FERRARI. Ma poco importa, sappiamo che la Borsa è sofferenza prima di far scoppiare la gioia per l’attesa. Celebri frasi sull’attesa riportano che: “L’attesa del piacere è essa stessa piacere”, oppure: “Non stancarti mai di aspettare perché il giorno più bello della tua vita può arrivare domani”, o più semplicemente: "A chi sa attendere, il tempo apre ogni porta”. Pertanto vista anche la natura temporale della strategia insita nel suddetto Portafoglio, teniamo duro che la pelle la portiamo a casa. Il settore dell’intrattenimento ci ha voltato le spalle con trimestrali al dis otto delle attese e con prospettive future in calo, ma a livello fondamentale su DISNEY non abbiamo problemi con PARAMOUNT sì, visto che i debiti sono saliti. Di contro siamo entrati benino su META PLATFORMS con il secondo lotto e rimaniamo in attesa per qualche altro buon acquisto.  

Rimane sempre in attesa di operare il Portafoglio Storico sia con la strategia del Nasdaq Weekly, sia con la nuova strategia in breakout su un basket di titoli europei, sempre su base weekly, che per questa settimana non ha generato segnali. Ma, ovviamente, non stiamo con le mani in mano nell’attesa e stiamo testando altre strategie a breve termine che ci permetteranno di operare in diverse fasi di mercato. Come abbiamo annunciato già diverse volte nelle settimane precedenti, abbiamo colto l’occasione di questa sospensione forzata dei segnali del portafoglio storico per procedere ad una revisione della modalità in breakout con l’aggiunta di alcune migliorie che sono state suggerite dagli stessi lettori e dalla esperienza pluri-decennale di questo sistema.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

ACTIVISION BLIZZARD + 3,03%. La società editrice di giochi online per personal computer, console per videogiochi, tablet, palmari e giochi per dispositivi mobili, ha riportato utili nel terzo trimestre 2022 pari a 0,68 $/az. su ricavi per 1,83 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,50 $/az. su ricavi per 1,69 mld $. Il fatturato è diminuito del 13,9% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Bobby Kotick, CEO della società, ha affermato: "I nostri giochi sono il risultato di passione ed eccellenza. Ciò deriva da un ambiente che favorisce l'ispirazione, la creatività e un impegno incrollabile per sviluppare e supportare il nostro talento. Non vediamo l'ora di continuare a distribuire intrattenimento al servizio della nostra comunità di giocatori come parte di Microsoft, una delle aziende più ammirate al mondo. Come annunciato il 18 gennaio 2022, Microsoft prevede di acquisire Activision Blizzard per 95,00 $/az. in una transazione interamente in contanti. La transazione, già approvata dai CdA delle due società, dovrebbe concludersi nell'anno fiscale di Microsoft che termina il 30 giugno 2023. A livello contabile nel terzo trimestre, il margine operativo è stato del 34%, abbiamo generato un flusso di cassa operativo pari a 257 mln $ rispetto ai 521 mln $ del terzo trimestre del 2021. La liquidità e gli investimenti a breve termine alla fine del secondo trimestre si attestavano a 10,9 mld $ e Activision Blizzard ha chiuso il trimestre con una posizione netta di circa 7,3 mld $".

ASTRAZENECA + 2,92%. La società è una multinazionale biofarmaceutica anglo-svedese operante nella ricerca scientifica, nello sviluppo e nella commercializzazione di farmaci con obbligo di prescrizione medica per diverse patologie, ha riportato un utile nel terzo trimestre 2022 pari a 1,67 $/az. su un fatturato pari a 10,98 mld $. La stima degli analisti per utili era pari a 0,77 $/az. su un fatturato pari a 10,90 mld $. I ricavi sono cresciuti del 11,3% su base annua.

Pascal Soriot, A.D. della società, ha affermato: “Siamo lieti di annunciare risultati solidi per il terzo trimestre e per l’anno in corso. I costi di SG&A sono aumentati del 24% da inizio anno, riflettendo l'aggiunta dell’acquisto di Alexion Pharma. Il nostro flusso di cassa continua a migliorare e abbiamo visto il flusso di cassa generato dalle attività operative nel trimestre aumentare di 2,9 mld $ portando il totale a 7,4 mld $ nei primi nove mesi. Il nostro attuale rapporto debito netto/EBITDA è 2,9 volte. Se si corregge per l'aumento dell'inventario del fair value di Alexion, che non influisce sul nostro flusso di cassa, il rapporto è 1,9 volte, un riflesso del miglioramento del nostro flusso di cassa sottostante”.

COMCAST CORP. + 9,75%. La società di media e tecnologia con segmenti di attività quali: comunicazioni via cavo, reti via cavo, trasmissioni televisive, intrattenimento cinematografico e parchi a tema, ha riportato utili nel terzo trimestre 2022 pari a 0,96 $/az. su un fatturato di 29,85 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,90 $/az. su un fatturato pari a 29,65 mld $. I ricavi sono diminuiti dell'1,5% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Brian L. Roberts, Presidente e A.D. della società, ha affermato: "Sono orgoglioso dell'azienda e dei nostri ottimi risultati finanziari di questo trimestre. Abbiamo ottenuto una solida crescita dell'EBITDA rettificato e dell'EPS rettificato grazie ad un utile netto rettificato aumentato del 9,7% a 12,6 mld $, abbiamo generato un flusso netto di cassa significativo pari a 3,4 mld $ e di 11,3 mld $ nei primi nove mesi, investito nel futuro delle nostre attività e restituito una quantità record di capitale ai nostri azionisti pari a 4,7 mld $ agli azionisti attraverso una combinazione di 1,2 mld $ in pagamenti di dividendi e 3,5 mld $ in riacquisti di azioni. Questa performance è una testimonianza della nostra costante attenzione strategica all'innovazione e della capacità del nostro team di operare al massimo livello in qualsiasi ambiente. Abbiamo aumentato l'EBITDA rettificato consolidato è aumentato del 5,9% a 9,5 miliardi di dollari raggiungendo il margine EBITDA rettificato più alto mai registrato nonostante un contesto competitivo difficile. Il margine EBITDA rettificato è aumentato di 120 punti base al 45,1%, il più alto mai registrato. Le spese in conto capitale sono aumentate del 30,3% a 2,8 mld $ nel terzo trimestre e del 14,9% a 7,1 mld $ nei primi nove mesi. Nonostante le sfide che ci attendono, ci troviamo in una posizione strategica e finanziaria invidiabile e il nostro futuro resta luminoso”.

CONSTELLATION ENERGY - 2,13%. L’azienda è un produttore indipendente di energia elettrica, gas naturale, energia elettricità rinnovabile e servizi di gestione dell’energia, ha riportato una perdita nel terzo trimestre 2022 pari a 0,57 $/az. su ricavi per 6,05 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,71 $/az. su ricavi per 3,92 mld $.

Joe Dominguez, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Abbiamo riportato solidi risultati finanziari e operativi trimestrali e le nostre prospettive a lungo termine si sono rafforzate in modo significativo con l'approvazione della storica legge sulla riduzione dell'inflazione, che ci consentirà di creare valore e guidare la transizione verso l'energia pulita dell'America. Il sostegno all'energia priva di carbonio nella legislazione crea opportunità per noi di prolungare la vita delle nostre centrali nucleari oltre la metà del secolo e perseguire la produzione di idrogeno per ridurre drasticamente le emissioni di settori economici difficili da decarbonizzare. L'attività commerciale continua a registrare risultati migliori del previsto e le nostre centrali nucleari rimangono le più affidabili ed efficienti in termini di costi nonostante le interruzioni non pianificate durante il trimestre. L’agenzia S&P ha aggiornato il nostro rating creditizio a BBB grazie al nostro solido bilancio e al chiaro supporto per l'energia priva di emissioni di carbonio nell'IRA. L'EBITDA rettificato del terzo trimestre pari a 592 mln $ era in linea con le nostre aspettative e ci aspettiamo per l’intero 2022 un EBITDA tra 2,45 mld e 2,65 mld $".

WYNN RESORT + 10,13%. La società è uno sviluppatore, proprietario e operatore di resort di destinazione a casinò. Possiede e gestisce due resort destinati a casinò, ovvero Wynn Las Vegas e Encore at Wynn Macau, ha riportato una perdita nel terzo trimestre 2022 pari a 1,27 $/az. su un fatturato di 889.70 mln $. La stima degli analisti era per una perdita di 1,00 $/az. su un fatturato pari a 871.21 mln $. I ricavi sono diminuite del 10,5% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Craig Billings, CEO della società, ha affermato: "I nostri team di Wynn Las Vegas e Encore Boston Harbor hanno registrato un nuovo record del terzo trimestre per l'EBITDA rettificato. La loro incessante attenzione all'ospitalità a cinque stelle, unita alle nostre strutture leader di mercato, continuano a elevare le nostre proprietà al di sopra dei nostri pari come destinazioni preferite dagli ospiti di lusso sia a Las Vegas che nel Massachusetts. A Macao, mentre le restrizioni di viaggio legate al COVID hanno continuato ad avere un impatto negativo sui nostri risultati, siamo stati lieti di riscontrare un incoraggiante numero di prenotazioni durante il recente periodo delle vacanze di ottobre. Restiamo fiduciosi che il mercato trarrà vantaggio dal ritorno alla normalità in breve tempo. A livello contabile nel terzo trimestre, la perdita netta rettificata attribuibile a Wynn Resorts Ltd è stata pari a 135,4 mln $, rispetto alla perdita netta rettificata di 141,7 mln $ del terzo trimestre 2021. L'EBITDA immobiliare rettificata è stata pari a 173,5 mln $ con un aumento del 12,3% rispetto all'EBITDA immobiliare rettificato di 154,6 mln $ del terzo trimestre del 2021. Il debito totale corrente e a lungo termine in essere al 30 settembre 2022 era pari a 12,12 mld $, mentre le nostre disponibilità liquide e mezzi equivalenti al 30 settembre 2022 ammontavano a 1,94 mld $. Nel terzo trimestre del 2022, la Società ha riacquistato 491.503 azioni ordinarie a un prezzo medio di 58,95 $/az., per un costo complessivo pari a 29,0 mln $, portando i riacquisti totali da inizio anno a 2.873.431 azioni ordinarie per un totale costo pari a 166,4 mln $".

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Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.