Inflazione, dollaro e Borse


La speranza di un rallentamento delle dinamiche inflazionistiche, e di conseguenza di una distensione nelle politiche monetarie restrittive, a partire dalla Fed, consente un ulteriore recupero dei mercati azionari, accompagnato da un rimbalzo anche dei corsi obbligazionari e da prese di beneficio sul dollaro USA. Le correlazioni rimangono quindi le medesime, come rimane invariato il driver che muove i mercati, e cioè la liquidità. Sembra prematuro, tuttavia, ipotizzare un prossimo "pivot" sui tassi Fed, perché le cause strutturali dell'inflazione, in particolare l'enorme espansione monetaria attuata dalla Fed e dalle altre Banche centrali, in accelerazione post-CoViD, come anche l'allargamento della spesa pubblica in deficit da parte dei governi e l'enorme massa di debito, pubblico e privato, non sono state rimosse. Per non parlare delle persistenti strozzature lato offerta, legate alla frammentazione delle catene produttive e distributive, che contribuisce a creare tensioni sui prezzi. L'inflazione sembra quindi destinata a rimanere per più tempo di quanto sperano, o comunque dichiarano, le Banche centrali, con probabili derive di stagflazione, ovvero stagnazione+inflazione. In tal senso sembra assai improbabile una ripresa stabile delle Borse, le cui quotazioni dovrebbero correggere ampiamente, se non in termini nominali per lo meno in termini reali, per ridurre le profonde discrasie tra dinamiche finanziarie e dinamiche economiche accumulate negli anni passati. La protezione del potere d'acquisto dei risparmi rimarrà quindi al centro delle decisioni finanziarie per molto tempo a venire.

Sull'azionario statunitense, l'SP500 (PC 4.070) estende marginalmente i guadagni della settimana precedente, portandosi in prossimità dell'area 4.000-4.130 (max 4.110) indicata come obiettivo del forte rimbalzo dai minimi a ridosso di 3.500 toccati il 13 ottobre (-27% dai massimi di inizio anno a ridosso di 4.810). Sui livelli correnti dovrebbero esserci prese di beneficio: perdita di spinta su ridiscese sotto 3.900; il tono tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 3.750, prematuro, e le pressioni ribassiste riprenderebbero su ridiscese al di sotto di 3.550/650, al momento improbabile. In assenza di segnali convincenti, rialzi eventuali vanno comunque considerati ancora come occasioni per alleggerire/vendere, su orizzonti strategici, in quanto il quadro tecnico su orizzonti plurimensili rimane fragile.

Le sorti del listino azionario sono legate, con correlazione inversa, a quelle del dollaro USA: l'EurUsd (PC: 1,0551), dopo avere pressoché raggiunto l'obiettivo a 0,9500 (minimo 0,9592 il 28.09), mette a segno un buon rimbalzo che ha riportato le quotazioni al di sopra di 1,0500: la tenuta di 1,0200/0260 è importante per conservare un'impostazione tonica e proseguire il rimbalzo in essere - che si configura ancora come un bear market rally - verso la resistenza critica in area 1,0650-1,0800, dove dovrebbero prevalere i realizzi. L'euro tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 1,0200, prematuro, e le vendite riprenderebbero alla violazione di 0,9800, al momento improbabile. Anche se è ragionevole provvedere ad alleggerimenti tattici delle posizioni detenute in dollari USA, l'esposizione strategica deve continuare a privilegiare il biglietto verde, che rimane stabilmente inserito all'interno di un trend dominante ancora favorevole.

Sull’Eurostoxx50 (PC 3.984) dai picchi di metà agosto a ridosso di 3.825 si è assistito a una marcata discesa al ri-test dei minimi di inizio luglio a 3.343, con un nuovo minimo a 3.236 il 03.10, pressoché ritestato il 13.10. Dai minimi di ottobre si è sviluppato un forte rimbalzo, che ha riportato le quotazioni in prossimità della valida resistenza in area 3.950-4.000 (max 4.021) il cui superamento rimane necessario per confermare il miglioramento del quadro tecnico su orizzonti plurimensili. Perdita di spinta sotto 3.700/50; il tono si indebolirebbe nuovamente su ridiscese al di sotto di 3.550-3.600, al momento poco probabile.

Come dicevamo le scorse settimane, "Il driver dei mercati rimangono le politiche monetarie delle Banche centrali, orientate al rialzo dei tassi e al contenimento delle dimensioni dei propri bilanci per contenere quell'inflazione che esse stesse hanno contribuito a creare con anni di politiche ultraespansive; inflazione acuita poi dalle strozzature lato offerta, per i lockdown prima e le tensioni geopolitiche poi. I rialzi dei rendimenti nominali e la contrazione della liquidità globale M2 da inizio aprile mantengono un quadro sfavorevole sui mercati finanziari, provvedendo a sgonfiare quella 'asset class inflation' che era stata alimentata dall'espansione monetaria iniziata in modo aggressivo dopo la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009 e proseguita, in accelerazione, post-CoViD". Il rimbalzo in essere, legato alla speranza di un prossimo "pivot" sui tassi Fed, conferma la dipendenza strutturale dei mercati dalle politiche delle Banche centrali, più che dall'evoluzione dell'economia reale, e non è certamente sano.

Buon rialzo dei preziosi, in particolare argento e oro, spinti dal dollaro debole e dalle attese di un pivot sui tassi, mentre le principali materie prime rimangono deboli/laterali: è opportuno  mantenerle in portafoglio su orizzonti strategici, stante il contesto di rendimenti reali negativi sull'obbligazionario (e dell'esposizione al dollaro che al di là delle prese di beneficio delle ultime settimane rimane la divisa forte del sistema su orizzonti strategici).

OPERATIVAMENTE: si conferma quindi la strategia in essere long commodities e dollaro Usa e short azionario, attuata con i seguenti Etc quotati su Borsa italiana (si ricorda che ancorché quotati in euro comportano un’esposizione lunga sul dollaro Usa: un elemento a favore in questa situazione di incertezza sul fronte geopolitico e di rientro dei capitali negli USA grazie al rialzo dei rendimenti dei governativi):

LUNGHE: Oro (ticker PHAU: PC 160,58); Argento (ticker PHAG: PC 20,310); Platino (ticker PHPT: PC 89,750); Palladio (ticker PHPD: 166,78); Caffè (ticker COFF: PC 0,9603); Cotone (ticker COTN: PC 2,8505); Rame (ticker COPA: PC 32,140); Alluminio (ticker ALUM: PC 3,3170); Zucchero (ticker SUGA: PC 9,4510); Cacao (ticker COCO: PC 2,300) e Zinco (ticker: ZINC: PC 9,3990).

CORTE: ETF short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day con ticker XSPS (PC 7,9860).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)