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NASDAQ100 WEEKLY - Incredibile rialzo sugli indici azionari USA...


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NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA TANTA CARNE AL FUOCO PER I MERCATI AZIONARI INTERNAZIONALI !!

Nella settimana appena trascorsa gli eventi attesi avrebbero dovuto portare, sui mercati azionari internazionali, un forte aumento della volatilità dovuta all’incertezza della guerra in Ucraiana, alle decisioni della FED in materia di tassi ed ai dati macroeconomici in uscita. Ed in effetti la settimana iniziava con un bel ribasso per tutti i maggiori indici azionari internazionali. Poi, come di incanto, nei quattro giorni successivi si è avuto un incredibile rimbalzo trascinato dall’S&P500 e con l’indice Nasdaq100 che ha fatto ancora meglio visto che i titoli growth e tech sono stati quelli più tartassati da inizio anno, galvanizzati, probabilmente, dalla promessa cinese di fermare la regolamentazione sul settore Rialzi settimanali così corposi, tra il +6 ed il +10% non si vedevano dai tempi del COVID a marzo 2020. Il motivo di quest'ottimismo? Difficile da capire, onestamente. Vero, sui livelli di una settimana fa S&P500 e Nasdaq scontavano uno scenario abbastanza negativo e comunque gli USA sono più al riparo dalla crisi ucrania, per non arrivare a dire che invece sono gli unici che ci guadagnano. In ogni caso sembra evidente, al momento, che il posizionamento difensivo del mercato (dovuto a forti ricoperture) abbia avuto un ruolo importante nella resilienza di questo rimbalzo. Aspettiamo i prossimi giorni per capire se invece i timori si sono attenuati e si possa riprendere un posizionamento un po' più aggressivo sui mercati azionari.

MA VENIAMO AGLI EVENTI DELLA SETTIMANA PASSATA.

Dalla riunione del FOMC di mercoledì scorso, è arrivato il primo rialzo dei tassi di 25 punti, ovvero dello 0,25%, come previsto. Si tratta del primo aumento dei tassi dal 2018. In conferenza il Presidente Powell ha chiarito che la FED resta data dipendente, ma ha anche confermato il quadro generale, aggiungendo che ogni meeting è "live" (ovvero può ospitare una mossa) e che diversi membri avevano, nel proprio scenario personale, previsto più dei 7 rialzi che sono nel consenso del FOMC, ed ha anche aggiunto che sono pronti ad accelerare nel caso vi sia bisogno. In parole povere la previsione (Dot plot FED) dei funzionari segnala che si aspettano di aumentare il tasso sui Fed Funds altre sei volte quest'anno, sulla base delle proiezioni mediane, ma anche di altri 100 bps nel corso del prossimo anno che porterebbe i Fed Funds a fine 2023 tra il 2.75% e il 3.0% sopra il livello del 2.5% considerato neutrale. Approfondiremo l’argomento nel relativo capitolo dedicato alla FED.

Dalla guerra in Ucraina sono arrivate notizie confortanti dalla prosecuzione dei colloqui di mediazione anche se le due parti finora sembrano ancora distanti. Oltre alle dichiarazioni di Putin, non troppo confortanti, qualche segnale di distensione è arrivato da parte Ucraina con Zelensky che ha ammesso che il Paese non può entrare nella NATO. Reuters ha riportato che il presidente ucraino ha fatto sapere che le posizioni tra i due Paesi su un possibile accordo sono più “realistiche” ed il tono dei Russi ai colloqui sta diventando più costruttivo, ma comunque servirà ancora altro tempo. Il Consiglio EU ha aggiunto nuovo sanzioni alla Russia imponendo il divieto a nuovi investimenti nel settore energetico ed estrattivo russo, bloccando l’import di acciaio e ferro e l’export di prodotti di lusso.

A questo proposito in settimana sarebbe dovuto arrivare formalmente il defualt della Russia che aveva in scadenza circa 120 milioni $ di cedole su bond in USD. Mosca, in un primo momento, aveva fatto sapere che questi sarebbero stati pagati in rubli fintanto che le sanzioni non avrebbero permesso il settlement in USD e per questa ragione l’agenzia di rating, Fitch, configurava questa situazione come default, ma alla fine la cedola dei bond russi da 117 milioni $ sono stati pagati al payment agent, Citigroup, come segnalato da JP Morgan e confermata da una headline di Bloomberg nella quale ha riportato che i pagamenti sono stati eseguiti agli aventi diritto e quindi il default russo è per il momento scongiurato lasciando filtrare ottimismo.

Venerdì scorso c’è stato un video incontro tra i Presidenti di CINA ed USA sulla guerra in Ucraina. Joe Biden ha avvertito il leader cinese Xi Jinping delle 'conseguenze' se Pechino avesse fornito supporto materiale all'invasione russa dell'Ucraina non specificando in dettaglio quali potrebbero essere queste conseguenze, o come gli Stati Uniti definirebbero il "sostegno materiale". Invece Biden ha dettagliato gli sforzi degli Stati Uniti e dei loro alleati per rispondere all'invasione dell'Ucraina, anche imponendo costi alla Russia. Da parte sua Xi ha affermato che le priorità principali, ora, sono quelle di continuare il dialogo e i negoziati, evitare vittime civili, prevenire una crisi umanitaria, cessare i combattimenti e porre fine alla guerra il prima possibile, ma ha anche ha messo in guardia contro sanzioni radicali e indiscriminate che farebbero solo soffrire le persone. Le stesse, se ulteriormente intensificate, potrebbero innescare gravi crisi nell'economia globale e nel commercio, nella finanza, nell'energia, nel cibo e nelle catene industriali e di approvvigionamento, paralizzando l'economia mondiale già languente e causando perdite irrevocabili. Infine Xi ha rifiutato di condannare l'azione della Russia in Ucraina o di chiamarla un'invasione, pur affermando di riconoscere la sovranità dell'Ucraina, ha ripetutamente dichiarato che la Russia ha legittime preoccupazioni per la sicurezza e che dovrebbero essere affrontate con una soluzione diplomatica con la NATO.

Inoltre dalla CINA in settimana sono arrivate le notizie riportate dall’agenzia Xinhua che ha pubblicato le dichiarazioni del vice premier, Liu He, il quale ha detto che la CINA supporterà i titoli azionari ADR cercando di favorire il dialogo tra le autorità di regolamentazione cinese e quelle USA con l’obiettivo di sostenere le quotazioni all’estero. Liu He ha poi aggiunto che Pechino farà di tutto per cercare di promuovere ed introdurre politiche che favoriscono i mercati a supporto dell’economia, specialmente nel real estate.

Inoltre ha dato rassicurazioni che la regolamentazione del settore tech volge al termine, e che l'amministrazione eviterà il collasso del settore immobiliare, promettendo che incentiverà l'investimento azionario da parte delle assicurazioni. Infine ha asserito che c'è dialogo con gli USA sulla regolamentazione degli ADR per evitare il ”delisting”.

A metà settimana, dopo la conferenza stampa di Powell, il mercato obbligazionario USA ha reagito con un appiattimento della curva guidato dal rialzo sulla parte lunga con il rendimento del Treasury a due anni salito ad un passo dal 2% chiudendo la settimana al 1,95% ed il 10 anni al 2,15% ai massimi dal maggio 2019. La curva USA, come accennato e riportato nel grafico, sconta un approdo al 2.5% per i Fed Funds, seguito da tagli nel 2025:

La linea gialla indica la curva 3 mesi fa. Sull'anno i Fed Funds sono visti 150 bps più alti rispetto a Dicembre. Ma soprattutto, il ripiegamento del Fed Funds nel 2025 rispecchia il tasso di lungo periodo indicato dallo scenario FED, ad indicare che, quindi, la politica monetaria diventerà restrittiva entro un anno (nel senso che i Fed Funds saliranno sopra il livello indicato come di equilibrio, sia dal FOMC che dal mercato).

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. In chiusura di contrattazioni di lunedì della scorsa settimana, l’analisi sul listino tech, recitava così: il Nasdaq 100 ha ceduto un sonoro 1.92%, segnando un nuovo minimo relativo 13020.40, marginalmente sotto l'apertura del 24 Febbraio. Tra i motivi della sottoperformance, il rialzo dei rendimenti, tipicamente nemico del tech, l'incombere del FOMC ed, eventualmente, in simpatia con il continuato crash del tech cinese (l'ETF dedicato ha ceduto l'11.7% ieri, dopo aver perso il 10% in ognuna delle 2 sedute precedenti) causa la repressione dei monopoli e la regolamentazione in CINA e lo scontro tra le 2 giurisdizioni (China e NYSE) che rischia, nel 2024, di causare un delisting degli ADR (per lo più tech cinese). Nei 4 giorni successivi l’indice riusciva nell’impresa (vera e propria) di performare del 10,75% recuperando tutto ciò che, graficamente, era possibile recuperare in questo breve spazio di tempo. Dal “de profundis” del nuovo minimo al recupero dell’importante supporto in area 14000 al rientro nel canale ribassista di volatilità addirittura in zona mediana per finire a lambire la M.M. a 50 periodi. Come possiamo vedere dal valore del RSI a 55 possibilità di salire ancora ce n’è in abbondanza, ovviamente con gli alti e bassi dovuti alla volatilità delle news sulla guerra. Pertanto al rialzo diventa cruciale il raggiungimento dell’area 15200 che in un solo colpo sancirebbe la rottura delle resistenze dovute alla M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca), al valore massimo del rimbalzo contrassegnato con B e alla fuoriuscita dal canale ribassista di volatilità. Al contrario, sarebbe importante la tenuta dell’area 14000, rotta la quale in ogni caso non pensiamo ad un re-test del doppio minimo in area 13000 (a meno che Putin non impazzisca e ricorra ad armi non convenzionali). La settimana si è chiusa a 14420.08 con un guadagno del + 8,41% che porta ad un deficit da inizio anno del –11,64%.

Anche se in settimana ha guadagnato meno rispetto all’indice tech, il quadro generale sull’S&P500 si presenta senz’altro meglio. La chiusura settimanale evidenzia come il rimbalzo in atto abbia recuperato il 50% dal minimo di fine febbraio e che manca un altro 50% per andare a testare il record storico di inizio 2022, inoltre ha raggiunto la resistenza posta dalla M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca) con fuoriuscita dal canale ribassista di volatilità. Ora il prossimo obiettivo rialzista è quello di riuscire a portarsi sopra l’area 4600 che rappresenta il doppio massimo relativo contrassegnato con B ovviamente sempre tra alti e bassi. Al ribasso l’area 4160 (doppio minimo) rappresenta un ottimo supporto ma, come detto precedentemente per il Nasdaq100, difficilmente rivedremo un re-test di detta area a meno di eventi di particolare gravità. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4463.12, con un guadagno del + 6,16% che porta a segnare un – 6,36% da inizio anno.

Passiamo infine all’indice DOW JONES che avendo perso meno degli altri due in questa fase correttiva è anche quello che, graficamente, è messo leggermente meglio avendo recuperato qualcosa più del 50% dai minimi di fine febbraio. Il prossimo obiettivo rialzista è quello di riportarsi in area 36000 rompendo così la M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca) ed i massimi relativi di febbraio contrassegnati con la B. Al ribasso troviamo il supporto in area 32600 ma anche in questo caso non pensiamo possa essere ritestato se non in presenza di eventi di particolare gravità. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34754.93 con un guadagno del + 5,50% che porta a segnare un – 4,36% da inizio anno.

ORO INDEX 

In settimana scorsa è bastata la notizia che i colloqui di mediazione tra Russia ed Ucraina possano portare ad un possibile accordo che l’Oro è stato venduto a piene mani fino al supporto della soglia psicologica dei 1900 $/oz. Poi, nella serata di mercoledì scorso, dopo la decisione della FED sui tassi ed il relativo commento di Powell sul percorso che l’Istituto intende intraprendere sulla sequenza dei rialzi, il mercato ha ripreso ad acquistare la commodity per le preoccupazioni che questa azione della FED possa indurre ad un rallentamento della crescita economica. Ma tali acquisti hanno prodotto solo un piccolo rimbalzo dai minimi facendo chiudere la settimana appena sopra il supporto in area 1920 $/oz. la cui perdita riporterebbe i prezzi a testare nuovamente l’area 1850/45 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio notiamo che il Platino, dopo aver sfiorato la soglia psicologica in area 1200 $/oz., ha preso a ritracciare ampiamente, riportandosi sotto l’area dei 1000 $/oz. per poi recuperare qualcosa chiudendo la settimana a 1036 $/oz. appena sopra la M.M. a 200 periodi che passa in area 1025 $/oz. Discorso diverso per l’Argento che, seppur è riuscito a perdere 3 $ dalla vetta dei 27,5 $/oz., è riuscito a chiudere la settimana sopra i 25 $/oz. e sopra la M.M. a 200 periodi, anche se l’ideale sarebbe stato non scendere sotto l’area dei 25,50 $/oz. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1929.30 $/oz., con una perdita del – 2,81% che porta ad un guadagno del + 5,51% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1921.20 $/oz. con una perdita del – 3,37%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES APRILE 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, la scorsa settimana ha parlato prima al Congresso degli Stati Uniti, poi ieri alla Knesset (il parlamento di Israele). Mercoledì scorso al Congresso, Zelensky ha chiesto di inviare maggiori aiuti ed ha avanzato la richiesta di attuare una no-fly zone nei cieli ucraini. “Questo è un terrore che l’Europa non ha visto, non ha visto per 80 anni e stiamo chiedendo una risposta, una risposta da tutto il mondo a questo terrore”, ha dichiarato Zelensky. Gli occidentali si trovano a non poter applicare una no-fly zone, per il rischio che comporterebbe un coinvolgimento diretto della NATO nel conflitto. Per questo, ‘in alternativa’, Zelensky ha chiesto ulteriori armi e aiuti umanitari, oltre a sanzioni più severe nei confronti di Mosca e dei principali sostenitori russi di Putin: “Costantemente, ogni settimana, fino a quando non si fermerà la macchina militare russa, sono necessarie restrizioni per tutti coloro sui quali si basa questo ingiusto regime”. Inoltre il presidente ucraino ha chiesto ai membri del Congresso di invitare le aziende dei loro distretti legislativi a lasciare il mercato russo.

Lo scorso mercoledì, dopo l’intervento di Zelensky al Congresso, il presidente Joe Biden ha illustrato come saranno investiti gli 800 milioni di dollari di aiuti militari ed umanitari (approvati la scorsa settimana) destinati all’Ucraina. In campo militare, i fondi saranno utilizzati per droni, 800 sistemi antiaereo, 9.000 sistemi anti-armatura, 7.000 mitragliatrici di piccolo calibro, oltre a lanciagranate e fucili. Inoltre la somma sarà utilizzata per aiutare a prendersi cura delle persone sfollate a causa della guerra. Biden ha detto: “Questo nuovo pacchetto da solo fornirà un’assistenza senza precedenti all’Ucraina”. Il presidente americano ha poi ribadito l’appoggio degli USA a Kiev: “il popolo americano sarà incrollabile nel nostro sostegno al popolo ucraino, di fronte agli immorali attacchi di Putin alla popolazione civile. Siamo uniti nel nostro orrore verso il depravato assalto di Putin”. Lloyd Austin, segretario della Difesa degli Stati Uniti, ha detto che con l’ultimo pacchetto da 800 milioni di dollari, la somma totale stanziata dall’amministrazione Biden per l’Ucraina ha superato i 2 miliardi di dollari.

Intanto si lavora sul lato diplomatico. Zelensky mercoledì in un discorso alla nazione ha parlato di negoziati “più realistici”, pur sottolineando la necessità “di tempo perché le decisioni da prendere siano nell’interesse dell’Ucraina”. In settimana ha parlato dei negoziati ai media polacchi anche Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino, che ha spiegato che uno dei punti fondamentali dell’accordo di pace sarà il cessate il fuoco immediato ed il ritiro delle truppe russe dal suolo ucraino. Podolyak ha spiegato che i negoziati non sono solo una questione tra Mosca e Kiev, ma coinvolgono in modo non diretto anche i partner ucraini perché l’obiettivo è sviluppare un meccanismo in grado di garantire la sicurezza anche in futuro.

Ieri Ukrainska Pravda, giornale ucraino citato anche dall’agenzia di stampa russa TASS, ha scritto che oggi si dovrebbe tenere un incontro online tra le delegazioni ucraina e russa. “I negoziati si svolgono ogni giorno, anche oggi, a livello di gruppi di esperti”, ha detto il membro della delegazione ucraina Davyd Arakhamiia ad Ukrainska Pravda.

Uno dei principali attori diplomatici in campo in questo momento è la Turchia, che tramite le parole del ministro degli esteri Mevlüt Çavuşoğlu ieri ha espresso ottimismo circa la soluzione negoziale. Çavuşoğlu ieri ha detto: “Certo, non è una cosa facile venire a patti mentre la guerra va avanti, mentre i civili vengono uccisi, ma vorremmo dire che lo slancio negoziale sta progredendo”. “Vediamo che le parti sono vicine ad un accordo”. Il ministro degli esteri turco non ha voluto divulgare dettagli delle trattative. Nel suo ruolo di mediatrice, la Turchia si è anche detta pronta ad ospitare un incontro tra Zelensky e Putin.

Proprio ieri in un’intervista alla CNN, il presidente ucraino ha dichiarato di essere pronto ad incontrare direttamente con il suo omologo russo: “Sono pronto a negoziare con lui. Ero pronto negli ultimi due anni. E penso che senza negoziati non possiamo terminare questa guerra”. “Penso che dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance per avere una possibilità di negoziare, la possibilità di parlare a Putin. Ma se questi tentativi falliscono, ciò significherebbe che questa è una Terza guerra mondiale”.

Zelensky ha detto che se l’Ucraina fosse stata un paese membro della NATO, non sarebbe scoppiata una guerra: “Vorrei ricevere garanzie di sicurezza per il mio paese, per la mia gente”. “Se i membri della NATO sono pronti a vederci nell’alleanza, allora fatelo immediatamente. Perché le persone muoiono ogni giorno”. “Ma se non siete pronti a salvaguardare le vite della nostra gente, se volete solo vederci stare a cavalcioni di due mondi, se volete vederci in questa posizione ambigua dove non capiamo se potete accettarci o no, non potete metterci in questa situazione, non potete costringerci a stare in questo limbo”. Zelensky ha poi aggiunto che alla sua richiesta di chiarimento circa la possibilità di un ingresso nella NATO dell’Ucraina, gli è stato risposto che Kiev non sarà membro dell’alleanza “ma pubblicamente le porte resteranno aperte”.

LA POLITICA USA – CINA

I leader delle due maggiori potenze globali, Joe Biden e Xi Jinping, venerdì scorso hanno avuto un confronto in un meeting virtuale della durata di quasi due ore a pochi giorni di distanza dall’incontro a Roma tra il consigliere per la sicurezza nazionale USA, Jake Sullivan ed il direttore dell’Ufficio della Commissione Centrale degli Affari Esteri cinese, Yang Jiechi. Tra i temi affrontati nel corso della conversazione non poteva che esserci anche la guerra in Ucraina. Come riporta il quotidiano cinese Global Times, Xi Jinping ha detto che USA e CINA in quanto membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e le due maggiori economie mondiali non solo devono curare la loro relazione bilaterale, ma anche farsi carico della loro parte di responsabilità internazionale e lavorare per la pace nel mondo. In merito al conflitto in Ucraina, Xi Jinping ha detto che la CINA è a favore della pace e si oppone alla guerra. Il presidente cinese ha affermato che tutte la parti devono sostenere il dialogo tra Mosca e Kiev, aggiungendo che anche USA e NATO dovrebbero avere un dialogo con la Russia per affrontare il nodo della crisi ucraina e placare le preoccupazioni in materia di sicurezza di Russia e Ucraina. Negativo il parere in merito alle sanzioni, che secondo Xi Jinping se aumentate ulteriormente potrebbero innescare gravi crisi nell’economia mondiale. Dalla Casa Bianca fanno sapere che nel corso del colloquio Biden ha parlato delle conseguenze alle quali andrebbe incontro la CINA garantendo supporto materiale alla Russia, aggiungendo che Biden ha “sottolineato il suo sostegno ad una soluzione diplomatica della crisi”.

In merito al rapporto tra le due potenze, il Ministero degli Affari Esteri cinesi riporta che Joe Biden ha detto che gli USA non vogliono una nuova Guerra Fredda con Pechino, cambiare il sistema della CINA o rivitalizzare alleanze in funzione anti-cinese ed ha anche fatto sapere che gli Stati Uniti non sostengono “l’indipendenza di Taiwan” o intendono cercare un conflitto con la Cina. Xi Jinping ha detto di prendere “molto seriamente” queste dichiarazioni. La questione di Taiwan risulta un tema particolarmente delicato nel rapporto tra Pechino e Washington. Il presidente cinese ha detto che alcune persone negli USA hanno mandato un segnale sbagliato alle forze di indipendenza di Taiwan, Xi ha definito ciò “molto pericoloso” ed ha affermato che una cattiva gestione della questione Taiwan potrà avere ripercussioni dannose sul rapporto USA-CINA. Una dichiarazione della Casa Bianca sul colloquio tra i due leader, riporta che Biden ha sottolineato l’importanza di mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan ed ha puntualizzato che gli USA si oppongono a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo.

Decisa la presa di posizione del ministro degli esteri cinese, Wang Yi, sull’approccio di Pechino alla guerra in Ucraina, espressa nel fine settimana. Il ministro cinese ha detto che la CINA continuerà ad esprimere un giudizio indipendente basandosi sul merito della questione con obiettività: “La CINA non accetterà mai alcuna coercizione o pressione esterna e si oppone a qualsiasi accusa o sospetto infondato contro la CINA”. Secondo Wang il messaggio più importante che Xi Jinping ha mandato durante il dialogo con Biden è che Pechino è sempre stata a favore del mantenimento della pace nel mondo e contraria alla guerra. Wang, come riporta Global Times, ha presentato due vie: il dialogo tra tutte le parti ed un immediato cessate il fuoco in Ucraina per evitare la morte di civili, la fine di una mentalità da Guerra Fredda e dello scontro tra blocchi per creare un vero quadro di sicurezza regionale. Sulla linea cinese il ministro Wang Yi ha aggiunto: “La posizione della CINA è obiettiva e giusta ed è in linea con i desideri di gran parte delle nazioni. Il tempo dimostrerà che le nostre affermazioni della sono dalla parte giusta della storia”.

Il vice ministro cinese degli affari esteri, Le Yucheng, invece ha detto che la NATO non dovrebbe espandersi ulteriormente verso est ed ha criticato la scelta di adottare sanzioni contro Mosca affermando che queste “stanno diventando sempre più oltraggiose” ed esprimendo chiaramente contrarietà alle misure che gli occidentali hanno messo in campo: “La Storia ha dimostrato più e più volte che sanzioni non possono risolvere problemi. Le sanzioni danneggeranno solamente la gente comune, avranno impatto sul sistema economico e finanziario e peggioreranno l’economia globale”. Riguardo alla NATO, ha aggiunto: “Questa ricerca di sicurezza assoluta (da parte della NATO) porta precisamente ad assoluta non-sicurezza, con la conseguenza di costringere in un angolo una grande potenza, soprattutto una potenza nucleare, sono perfino più inimmaginabili”.

Voltando pagina, il governo cinese, secondo una riunione del massimo comitato di politica finanziaria cinese guidato dal vicepremier Liu He, dovrebbe introdurre politiche a beneficio dei mercati. Nell’ambito dell’incontro gli investitori avrebbero ricevuto rassicurazioni circa il fatto che una vasta repressione delle società di Internet si sta avvicinando alla fine e che il governo avrebbe impedito un crollo disordinato del mercato immobiliare. In seguito all’incontro, poi l’autorità di regolamentazione bancaria cinese ha dichiarato che sosterrà le compagnie assicurative nell’aumentare gli investimenti nei mercati azionari. Nei mesi scorsi il governo aveva messo in campo misure che andavano dalla stretta sui finanziamenti per le società immobiliari, a una vasta campagna di regolamentazione rivolta a giganti di Internet. Per il Comitato per la stabilità e lo sviluppo finanziario è necessario “rilanciare l’economia” nel primo trimestre; la politica monetaria sarà proattiva in questo trimestre e i nuovi prestiti cresceranno in modo appropriato.

L'autorità di regolamentazione bancaria e assicurativa cinese ha fatto sapere che si impegnerà a stabilizzare i mercati dei capitali, supporterà le compagnie assicurative per aumentare gli investimenti in azioni in società di alta qualità e aiuterà le società immobiliari ad acquisire progetti immobiliari da altre società in difficoltà finanziarie.

Dal meeting sulla stabilità finanziaria presieduto dal vice-premier Liu He è emerso che i colloqui tra le autorità di regolamentazione di CINA e Stati Uniti sulle aziende cinesi quotate negli USA hanno fatto progressi positivi ed i regolatori sono al lavoro su specifici piani di cooperazione. L’ente di vigilanza finanziaria cinese mercoledì ha affermato che continuerà a comunicare con i regolatori americani e si impegnerà per trovare un accordo al più presto sulla cooperazione CINA-USA in merito alla supervisione degli audit. Nei giorni scorsi la Securities and Exchange Commission (ente federale statunitense che si occupa della vigilanza della borsa valori) aveva identificato cinque titoli quotati negli Stati Uniti di società cinesi che sono a rischio di delisting per non aver soddisfatto requisiti di verifica.

LA POLITICA DELLA FED

La FED si muove per far fronte all’elevata inflazione. La scorsa settimana, infatti, sono arrivate decisioni a riguardo da parte del FOMC (organismo della Fed che regola la politica monetaria). Il cammino verso l’allontanamento dalla politica monetaria accomodante che ha caratterizzato la risposta alla pandemia della banca centrale statunitense, prende il via con un aumento dei tassi di 25 punti base. Come riportato nella dichiarazione del FOMC di mercoledì scorso, è stato deciso di aumentare il target range per il tasso sui federal funds a 0,25%-0,5%, prevedendo che “costanti aumenti nel target range saranno appropriati”. Inoltre, è stato annunciato che “il comitato si aspetta di iniziare a ridurre le sue partecipazioni in titoli di stato e titoli di debito di agenzia e titoli garantiti da ipoteca di agenzia in una prossima riunione”.  E proprio riguardo alla diminuzione del bilancio da quasi 9 trilioni di dollari della FED, Powell ha detto che i decisori politici della banca centrale hanno fatto “eccellenti progressi” e che “potrebbero ultimare i dettagli al loro prossimo incontro politico di maggio”. Il presidente della FED ha detto che il piano sarà simile a quello seguito per ridurre le partecipazioni obbligazionarie tra il 2017 ed il 2019, “ma sarà più veloce dell’ultima volta”.

Gran parte dei membri della FED ora vede i tassi sui federal funds aumentare fino ad un range tra 1,75% e 2% entro la fine del 2022, vale a dire un aumento di un quarto di punto percentuale ad ognuno dei sei restanti meeting del FOMC di quest’anno. Per il 2023 il comitato vede tra i tre ed i quattro ulteriori rialzi e nessuno nell’anno successivo.

Per il numero uno della banca centrale statunitense, Jerome Powell, l’economia è abbastanza forte per resistere all’aumento dei tassi. Ora il focus deve essere sul contenimento dell’inflazione che rimarrà alta fino a metà anno, Powell ha anche detto che alla FED non esiterebbero ad aumentare in modo più aggressivo i tassi, nel caso in cui non vedano miglioramenti nell’inflazione. “Osserveremo le condizioni in evoluzione e se arriveremo alla conclusione che sarebbe adeguato muoversi più rapidamente per rimuovere la politica accomodante, allora lo faremo”. Infine ha affermato che “la probabilità di recessione non è particolarmente elevata”.

I membri della FED hanno rivisto al ribasso la loro stima di crescita del PIL per il 2022, abbassandolo dal 4% stimato a dicembre, all’attuale 2,8%. Powell ha dichiarato: “Questo è solo una prima valutazione degli effetti delle ricadute della guerra in est Europa, che colpiranno la nostra economia tramite una serie di canali”. “Vedete i prezzi del petrolio più alti, i prezzi delle materie prime più alti. Questo peserà sul PIL in una certa misura”.

Sul rialzo dei tassi, il presidente della Fed di St. Louis James Bullard vorrebbe vedere una politica più aggressiva di quella adottata dalla banca centrale, infatti è stato l’unico membro del FOMC ad esprimere voto contrario all’ultima misura adottata dall’organismo della FED che regola la politica monetaria (avrebbe voluto un aumento dei tassi dello 0,5%). Bullard pensa che per dimostrare di voler contrastare l’inflazione, l’Istituto dovrebbe aumentare i tassi d’interesse dodici volte quest’anno, inoltre vorrebbe che il tasso d’interesse di riferimento della banca centrale fosse portato sopra il 3%: “Questo adeguerebbe rapidamente il tasso di riferimento ad un livello più appropriato per le circostanze attuali”. Bullard, in una dichiarazione di venerdì scorso, ha commentato l’inflazione: “Il fardello dell’eccessiva inflazione è particolarmente pesante per le persone con redditi e patrimonio modesti e per coloro con limitate capacità di adattarsi ad un crescente costo della vita”. “La combinazione di una forte performance economica reale e di un’inflazione inaspettatamente elevata, significa che il tasso di riferimento del comitato attualmente è troppo basso per gestire con prudenza la situazione macroeconomica degli USA”. Sulla questione del bilancio della FED, Bullard si è limitato a dire che sarebbe stato appropriato avere “un piano” all’incontro della scorsa settimana.

Venerdì scorso in una intervista televisiva, Christopher Waller, membro del Board of Governors della FED, ha parlato della necessità di attuare nel futuro prossimo una politica monetaria più aggressiva per rispondere all’inflazione. Lo stesso Waller la scorsa settimana aveva votato a favore di un rialzo dei tassi di soli 25 punti base considerando l’incertezza dovuta alla guerra in Ucraina. Secondo Waller è necessario impegnarsi maggiormente nel ritiro della politica accomodante ora “se vogliamo avere un impatto sull’inflazione entro la fine dell’anno ed il prossimo anno”, e quindi in uno o più incontri prossimi andrebbe adottato un rialzo dei tassi di 50 punti base. Waller ha anche detto che la FED dovrebbe iniziare la riduzione delle sue partecipazioni obbligazionarie nel prossimo incontro o in quello successivo: “Siamo in una posizione diversa rispetto a prima”. “Abbiamo un bilancio molto più grande, l’economia è in una situazione molto differente. L’inflazione imperversa. Quindi siamo in una posizione nella quale potremmo effettivamente prelevare una grossa quantità di liquidità dal sistema senza fare davvero troppo danno”. Sulla sua scelta di votare a favore di un rialzo dei tassi di soli 25 punti base all’ultima riunione del FOMC, Waller ha dichiarato: “I dati essenzialmente ci gridano di andare a 50 bps, ma gli eventi geopolitici ti dicevano di procedere con cautela”. “Quindi questi due fattori combinati mi hanno spinto a rinunciare a sostenere un rialzo di 50 punti base e a supportare il rialzo di 25 punti che abbiamo attuato”. Waller ha aggiunto che la FED dovrebbe puntare ad un benchmark dei tassi dei fed funds superiore a quello dell’1,75% che la banca centrale intende raggiungere entro fine anno; secondo Waller un tasso che non è né di stimolo, né restrittivo si pone in una fascia tra il 2% ed il 2,25% e la FED dovrebbe “provare ad essere sopra questo livello entro la fine dell’anno”.

Per Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, quest’anno la FED dovrebbe alzare il suo tasso di riferimento al range 1,75%-2%, e dopo aumentarlo ancora moderatamente per contrastare l’inflazione. Nel caso in cui quest’anno domanda ed offerta si normalizzino e l’inflazione cali, questa misura potrebbe bastare, nel caso in cui invece l’economia passi “ad un’alta pressione, equilibrio di alta inflazione”, allora la banca centrale “dovrà agire in modo più aggressivo e portare la politica ad un orientamento di contrazione in modo da riportare l’economia ad un equilibrio coerente con il nostro target di inflazione del 2%”.

Anche il presidente della Federal Reserve di Richmond, Thomas Barkin, venerdì ha commentato il cambio di politica applicato dal FOMC: “Il percorso dei tassi che abbiamo annunciato questa settimana (la scorsa, ndr) non dovrebbe portare il declino economico. Siamo ancora lontani dal livello di tassi che limitano l’economia”. “Pensatelo come un’indicazione del fatto che lo straordinario sostegno dell’era pandemica si sta esaurendo”. Secondo Barkin sarà difficile sapere quanto velocemente la FED dovrebbe aumentare i tassi d’interesse fino a quando non sarà più chiaro in quanto tempo problemi come la questione delle catene di approvvigionamento e dell’alterata domanda di beni saranno risolti. “Impostare il giusto ritmo per gli aumenti dei tassi è un’azione di equilibrio; normalizziamo i tassi per contenere l’inflazione, ma se correggiamo eccessivamente, possiamo influenzare negativamente l’occupazione, che è l’altra parte del nostro doppio mandato. E abbiamo un po’ di tempo per raggiungere una posizione neutrale”. “L’inflazione e l’occupazione sono ancora pesantemente influenzate delle pressioni sull’offerta e sulla partecipazione dell’era pandemica, e più recentemente dalla guerra in Ucraina, e ci vorrà un po’ di tempo per noi per capire e rispondere alle dinamiche dell’economia post-pandemica”.

A livello di rialzi dei tassi, istituzioni finanziarie come ad esempio Morgan Stanley, se ne attende 5 quest'anno e 4 nel 2023, mentre Goldman Sachs ne attende addirittura 7 quest'anno (uno a meeting come prezzato dai futures) e 4 nel 2023. Nessuna delle due entità esclude che ci possano essere rialzi di 50 bps.

DATI MACROECONOMICI

L’indice dei prezzi alla produzione core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) a febbraio resta sotto le attese sia a livello mensile, che annualizzato. Il dato mensile segna una crescita dello 0,2%, dopo il +1,0% di gennaio (rivisto da +0,8%) e contro un consensus del +0,6%.

A livello annualizzato, invece, la crescita registrata a febbraio è dell’8,4%, appena inferiore a quella di gennaio del +8,5% (rivisto da +8,3%) ed inferiore al consensus del +8,7%. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

I dati sulla vendita al dettaglio a livello mensile a febbraio, hanno sostanzialmente deluso, in particolar modo il “control group” che non comprende auto, carburanti e materiali di costruzione. E' da notare che questi numeri sono nominali e quindi in termini reali sono ancora più scarsi vista la forza dell'inflazione in questo periodo. Il dato registra una crescita dello 0,3%, quasi in linea con il consensus fissato al +0,4% ed ampiamente inferiore alla crescita di gennaio del 4,9% (dato rivisto da +3,8%).

Mentre in contrazione il dato del Control Group, che segna un -1,2%, dopo il +6,7% di gennaio (dato rivisto da +4,8%) e contro un consensus del +0,4%. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 12 marzo sono state 214 mila, ovvero un dato inferiore alle 220 mila richieste indicate dal consensus e alle 229 mila della settimana precedente (dato rivisto da 227 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

I permessi di costruzione su base mensile, a febbraio hanno incassato una contrazione dell’1,9%, passando da 1,895 milioni di gennaio (rivisto da 1,899 milioni) agli attuali 1,859 milioni. Il consensus prevedeva un calo a 1,850 milioni.

Nel mese di febbraio poi è iniziata la costruzione per 1,769 milioni di abitazioni, un dato superiore al consensus di 1,690 milioni ed al dato di gennaio di 1,657 milioni (rivisto da 1,638 milioni); rispetto a gennaio la crescita è stata del 6,8%. I dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Il dato sulla produzione industriale USA elaborato dalla Federal Reserve a febbraio, a livello mensile, realizza una crescita dello 0,5%, come previsto dal consensus. A gennaio la crescita era stata dell’1,4%.

Il Philadelphia Fed Manufacturing Survey a marzo tocca quota 27,4 punti, facendo segnare una crescita significativa rispetto ai 16 punti di febbraio e superando ampiamente il consensus fissato a 15 punti. Il balzo di oltre 10 punti è confermato nei sottoindici, con i nuovi ordini +11.6 a 25.8 e l’occupazione +6.2 a 32.3. Il dato è elaborato dalla Federal Reserve Bank di Philadelphia.

PORTAFOGLI AZIONARI

Con la buona performance dei listini azionari internazionali nella settimana appena trascorsa, i titoli dei nostri Portafogli hanno beneficiato di tale rialzo, anche se non stati raggiunti nuovi target. Sul fronte acquisti abbiamo acquistato (bene) il titolo olandese ASML sul mercato EURONEXT e l’ETF DIGITAL INFRASTRUCTURE & CONNECTIVITY che già ci aveva regalato ottime soddisfazioni in passato. Mentre per quanto riguarda i 4 titoli azionari USA che avevamo messo nel mirino, ci sono letteralmente scappati dalle mani per troppa prudenza. Pazienza, usciranno altre opportunità.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

Non sono state riportate pubblicazioni nella scorsa settimana.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (21/03/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.


Pagina a cura di SANDRO MANCINI E GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.