NASDAQ100 WEEKLY - Continua il recupero degli indici azionari USA !


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MERCATI AZIONARI USA BEN SOPRA I MASSIMI DI GENNAIO QUANDO L’INVASIONE DELL’UCRAINA NON ERA ANCORA ALLE PORTE !!

Indici azionari USA fanno registrare dei nuovi massimi relativi dal 10 Febbraio. A ben vedere l'indice è ben sopra i minimi della seconda metà di Gennaio quando l'invasione dell'Ucraina non era ancora alle porte, e il mercato cercava di digerire il cambio di posizione della FED. Il fatto che ora sia più alto, con l'invasione in corso e i tassi ben più alti di 2 mesi fa, può stupire. Nello specifico l’S&P500 ha di nuovo recuperato e superato la media mobile a 200 giorni con cui si era scontrata due venerdì fa, mentre il Nasdaq 100 ha proseguito nella sua outperformance della settimana appena trascorsa trainato dai chipmaker portando a oltre 13% il suo recupero dai minimi del 14 Marzo. La giustificazione per questi ampi rimbalzi si potrebbe trovare nella percezione che in una fase di stagflazione, l'azionario funziona meglio di altri asset, e soprattutto meglio dei bonds che nella scorsa settimana hanno ceduto vistosamente. In più, abbiamo visto di più fattori tecnici (posizionamento difensivo) e speranza nel successo delle trattative di pace.

Sul nuovo set di sanzioni alla Russia, l’UE non ha raggiunto un accordo per la sospensione degli acquisti di petrolio e carbone dalla Russia. Se alcuni Stati si sono detti a favore, la Germania, per ovvi motivi di dipendenza energetica, ha mostrato l’atteggiamento più prudente ponendo un freno all’idea emersa nei giorni scorsi. L’ipotesi non è comunque stata completamente scartata in caso di ulteriore escalation in Ucraina. Nel documento finale del G7 di bruxelles, i leader hanno deciso di non continuare l'escalation di sanzioni, optando invece per garantire l'attuazione e il coordinamento di quelle esistenti, e avvertendo Mosca di essere comunque pronti a usare un pugno ancora più duro se necessario. “Sottolineiamo la nostra determinazione a imporre gravi conseguenze alla Russia, anche attuando pienamente le misure economiche e finanziarie che abbiamo già imposto”, si legge nel documento. "Continueremo a collaborare strettamente, anche coinvolgendo altri governi nell'adozione di misure restrittive simili a quelle già imposte dai membri del G7".

La dichiarazione finale invita a "coordinare le risposte relative alle misure elusive" che la Russia potrebbe adottare per aggirare le sanzioni, "anche per quanto riguarda le transazioni in oro da parte della Banca centrale russa". E mette anche in guardia Mosca "contro qualsiasi minaccia di utilizzo di armi chimiche, biologiche e nucleari o materiali correlati". I leader del G7 affermano che "stanno facendo ulteriori passi per ridurre" la "dipendenza dall'energia russa e lavoreranno insieme a tal fine". Ma la dichiarazione non indica una data precisa. Nel testo c'è l'impegno "ad assicurare forniture alternative e sostenibili e ad agire in solidarietà e stretto coordinamento in caso di possibili blocchi delle forniture". Secondo il Financial Times, il presidente Usa, Joe Biden, avrebbe garantito all'Europa una fornitura di 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto entro la fine del 2022, con la Commissione Europea che dovrebbe introdurre un obbligo di riempire entro l’autunno il 90% dei depositi di stoccaggio di gas favorendo gli acquisti coordinati e introducendo nuovi incentivi. 

Da parte della Russia c’è stata la risposta da parte del Ministero degli esteri che dichiara come la decisione della NATO di continuare a fornire sostegno economico e militare all’Ucraina conferma che l’alleanza vuole che il conflitto continui, mentre Wladimir Putin ha dichiarato che i paesi "ostili" saranno costretti a pagare il gas in Rubli. Si potrebbe osservare che è una ulteriore rassicurazione che le forniture continueranno. Non è male come idea: offrirebbe un supporto alla divisa russa perderebbe un importante introito in valuta estera. Gli Europei non sembrano essere troppo d'accordo. A tal proposito, Scholz e Draghi si sono opposti all’imposizione di Putin per cui i paesi ostili alla Russia debbano pagare le importazioni di gas in rubli, ma come detto la Germania non è d’accordo su un eventuale embargo del petrolio e del gas russo, altrettanto ha dichiarato il primo ministro belga, De Croo, che non accetta sanzioni che potranno indebolire in modo non necessario il paese, gli fa eco il cancelliere austriaco Nehammer che dichiara di non accettare al cuna sanzione per petrolio e gas, mentre non prende decisioni ufficiali in materia energetica il Presidente della Francia Macron (e ti credo, loro con la produzione nucleare di energia non hanno dipendenza alcuna). Tra l'altro, in tempi non troppo lunghi la Russia dovrà pagare interessi e capitale su altro debito internazionale, di importi assai più elevati rispetto ai 117 mln $ di qualche giorno fa. Al 31 Marzo è in scadenza una cedola da 447 mln $ e un bond da 2 mld $ in scadenza il 4 Aprile. Forse ci sarà il periodo di grazia di 30 giorni, ma i pagamenti risultano essere molto impegnativi e c’è la reale possibilità di un default.

A margine di un evento al Castello reale di Varsavia, il Presidente Joe Biden, ancora una volta tanto per gettare ulteriore benzina sulle fiamme dopo il famoso “criminale di guerra”, ha arringato la folla definendo Putin “un macellaio” e dichiarando che questo uomo non può rimanere al potere, aggiungendo che l’Occidente è ancora più unito di prima, che la NATO è un’alleanza difensiva (cosa della quale discordiamo) e che la Russia dovrebbe essere rimossa dal G20 a favore dell’Ucraina. Infine, per concludere in bellezza, prendendo spunto dal fatto che la CINA continua a non prendere una posizione chiara sul conflitto, Biden ha nuovamente avvertito il Presidente cinese, Xi Jinping, di gravi conseguenze per l’economia cinese nel caso in cui Pechino dovesse appoggiare la Russia (poi i guerrafondai sono sempre gli altri).

Rimanendo in Cina, l’agenzia USA Public Company Accounting Oversight Board ha dichiarato “prematuro” un accordo che permetta agli ADR cinesi quotati in USA e che non hanno pubblicato tutti i dati richiesti dalle autorità americane di continuare ad essere quotati.

Ieri, Powell si è detto a favore di un rialzo dei tassi da 50 bps se necessario. Il numero uno della FED parlando alla NABE (National Association for Business Economics) ha usato toni ancora più stringenti di quelli di scorsa settimana enfatizzando come la banca centrale USA sia disposta a fare tutto quanto necessario per ripristinare la stabilità dei prezzi prendendo in considerazioni rialzi da 50 bps in una o più riunioni. Powell ha poi aggiunto che se la FED dovesse ritenere necessario muovere l’attuale posizione verso un approccio restrittivo e non più neutrale, sarà pronta a farlo. Notevole l'impatto sulle aspettative di rialzo dei Fed Funds: al momento la scaletta dei futures prezza oltre 7 rialzi da qui al FOMC del 14 Dicembre e 3 rialzi pieni da 25 bps entro il FOMC di Giugno. In altre parole uno dei prossimi 2 FOMC è visto con un rialzo da 50 bps, con un 67% di probabilità che questo avvenga direttamente a Maggio, mentre per il 2022 il mercato sconta 8 rialzi da 25 bps su 7 riunioni FOMC, con una probabilità del 30% che siano 9. Sui cambi, il dollaro continua a trovare forza, contro tutti i principali cross, dal riposizionamento del mercato circa la stretta monetaria della FED con quasi 100 bps di rialzi prezzati per intero entro i prossimi due meeting. La retorica della FED è andata avanti di questo passo, nella settimana appena trascorsa, con i discorsi dei membri Williams, Daly e Mester. Da Mary Daly (San Francisco FED), considerata un membro moderato, sono arrivate dichiarazioni favorevoli a rimuovere gli stimoli all’economia. Anche Loretta Mester (Cleveland FED), membro votante del FOMC, finora moderato, a differenza della Daly, vorrebbe vedere ai prossimi meeting un rialzo da 50 bps e i Fed Fund al 2.5% entro fine anno. Charles Evans (Chicago FED) si è detto favorevole a rimuovere gli stimoli all’economia rapidamente ed al rialzo di mezzo punto se aiuta. Il Presidente della Fed di Minneapolis Kashkari ha dichiarato apertamente che la FED cerca un "soft landing". Per Bullard (St Louis FED), i Fed Funds dovrebbero addirittura toccare il 3% a fine 2022 con una posizione monetaria in territorio di ristrettezza e non più di neutralità. Infine anche gli economisti di Morgan Stanley, Goldman Sachs e Bank of America, in linea con le recenti dichiarazioni, hanno ritoccato le rispettive previsioni e si aspettano 50 bps di rialzo sia a Maggio che a Giugno, per un totale di 200 bps per l'anno in corso e un 3% di Fed Funds target da raggiungere l'anno prossimo, mentre Citibank non contenta di unirsi al coro ha dichiarato che la FED alzerà di 50 bps a Maggio, Giugno, Luglio e Settembre e di 25 bps a Novembre e Dicembre, per un totale di 250 bps dai livelli attuali.

I commenti arrivati dagli speaker della FED, Powell in testa, continuata in settimana con Mester, Daly, Evans tutti notoriamente “colombe”, cosa che non hanno impedito di fase dichiarazioni belle aggressive inducendo, nella settimana appena trascorsa, un selloff sul mercato dei bond che hanno visto i rendimenti salire in doppia cifra su tutta la curva, con i bucket 3 5 e 7 anni tutti terminati di poco sopra il rendimento del 10 anni treasury che ha chiuso la settimana al 2.488%, praticamente allineato alla mediana dei tassi di lungo termine emersa dall’ultimo dot-plot ed a mostrare una curva in procinto di invertirsi (il 2-10 sta a 20 bps). La curva governativa USA e tedesca si sono mosse entrambe verso l’alto, con la prima che ha mantenuto la recente tendenza a diventare super piatta essendo contenuta in appena 25 bps. E' comunque un fatto che i rendimenti hanno preso il volo, con la curva USA giunta a scontare praticamente 9 rialzi da 25 bps nel 2022 e la certezza che uno dei prossimi 2 FOMC (4 Maggio o 5 Giugno) vedrà un rialzo di 50 bps (e magari tutti e 2). In bocca al lupo a Powell e C. considerando che il mercato si è digerito anche un “tapering” in 4 mesi e c'è il progetto di iniziare a smobilizzare il bilancio FED. Nella figura sotto evidenziamo i balzi dei rendimenti treasury, con il 2 anni quasi al 2.30% (+16 bp) ed il 10 anni che ha bucato temporaneamente il 2.5% chiudendo appena sotto ed il 5 anni al 2.56%, a un passo dall'invertirsi con 30 anni.

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Anche nella settimana appena trascorsa il trend positivo dai minimi sull’indice viene confermato con il raggiungimento e successiva rottura della resistenza posta in area 14500 superando anche la mediana del canale ribassista di volatilità, rialzo fermato solo dalla presenza della M.M. EXP a 200 periodi (linea gialla). E’ ritornato l’interesse sui titoli tech e high growth, nonostante le dichiarazioni di stretta monetaria da parte dei membri della FED, tanto che il listino ha recuperato il 13% dai minimi in meno di due settimane. Ora una pausa è possibile attendersi, anche se il valore dell’RSI a 59 permette ulteriori rialzi senza entrare in area di ipercomprato. Pertanto i prossimi obiettivi sono il raggiungimento dell’area 15200 che in un solo colpo sancirebbe la rottura delle resistenze dovute alla M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca), al valore massimo del rimbalzo contrassegnato con B e alla fuoriuscita dal canale ribassista di volatilità. Nel caso di una fase di consolidamento, molto importante la tenuta dell’area 14000, sperando sempre in notizie positive, o quantomeno neutre, dal fronte guerra. La settimana si è chiusa a 14754.31 con un guadagno del + 2,32% che porta ad un deficit da inizio anno del – 9,59%.

Pur essendo un passo indietro a livello di performance nelle ultime due settimane rispetto all’indice tech, il quadro generale sull’S&P500 si presenta senz’altro meglio. La chiusura settimanale evidenzia come il rimbalzo, dopo aver recuperato il 50% dal minimo di fine febbraio, si sia portato fino al 61,8% di recupero in area 4550 oltre ad aver raggiunto e superato la resistenza posta dalla M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca) con fuoriuscita dal canale ribassista di volatilità. Anche su questo indice ora è possibile una fase di consolidamento mentre nel caso di prosecuzione del rialzo, con l’RSI a 60 che permette ciò, il prossimo obiettivo è posto in area 4600, che rappresenta il doppio massimo relativo contrassegnato con B, per raggiungere l’area 4670. Nel caso di fase di consolidamento, importante non scendere sotto il supporto posto in area 4385. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4543.06, con un guadagno del + 1,79% che porta a segnare un – 4,68% da inizio anno.

Passiamo infine all’indice DOW JONES che dopo aver recuperato qualcosa più del 50% dai minimi di fine febbraio è entrato in una fase di consolidamento con apice la M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca) e fuoriuscita dal canale ribassista. Prossimo obiettivo l’area 35800/36000 quota relativa ai massimi di febbraio scorso contrassegnati con la B. Invece, continuando la fase di consolidamento, importante non rompere il supporto in area 34000. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34861.24 con un guadagno del + 0,31% che porta a segnare un – 4,06% da inizio anno.

ORO INDEX 

La Russia potrebbe pretendere, a breve, il pagamento delle proprie risorse energetiche in ORO. A svelarlo è stato, nella settimana appena trascorsa, il capo del parlamento russo, Pavel Zavalny. Intervenendo sul tema di tutte le sanzioni economiche e finanziarie imposte alla Russia a seguito dell'invasione dell'Ucraina, ha detto che la Russia per rispondere alle sanzioni sarebbe passata dai dollari statunitensi al rublo o in alternativa all’ORO. “Se altri paesi vogliono acquistare petrolio, gas, altre risorse o qualsiasi altra cosa dalla Russia, lascia che paghino in valuta forte e questo per noi è rappresentato dall’ORO, o paghi come è conveniente per noi, o niente". "Il dollaro cessa di essere un mezzo di pagamento per noi, ha perso tutti gli interessi”, definendo il biglietto verde niente di meglio che "carta di caramelle". Queste dichiarazioni fanno seguito a quelle cinesi, di qualche tempo fa, nel non accogliere con favore la capacità di Washington di controllare il sistema finanziario globale attraverso il suo potere di monopolio sulla valuta di riserva globale, che potrebbe essere seguita da altri paesi come l’India e potrebbe portare ad una crisi geopolitica o finanziaria in cui il blocco non occidentale decide di sfidare l'egemonia finanziaria americana e il "re dollaro". Infine, sempre a proposito di ORO, Zavalny, ha detto: “Sono agnostico dell'oro. Non sono né un credente fanatico né un negazionista, ma non c'è dubbio che abbia i suoi usi. L'ORO è completamente privato ed è completamente indipendente da SWIFT o da qualsiasi altro sistema bancario. E nonostante l'ascesa delle criptovalute, rimane la valuta globale più diffusa e praticabile che non è controllata da nessun singolo paese. Nel corso degli ultimi dieci/quindici anni la banca centrale russa ha acquistato molti lingotti d'oro e gli eventi recenti mostrano che avremmo dovuto comprarne molti di più. Quando l'esercito di Putin ha invaso l'Ucraina il mese scorso, le potenze occidentali hanno congelato le riserve valutarie che il governo russo deteneva nei “caveau” delle loro banche e ciò equivaleva a circa 300 miliardi di dollari, ovvero quasi la metà di tutte le riserve russe. Ciò ha lasciato il governo del paese in lotta per i soldi e il rublo è crollato. Questo furto, purtroppo, è stato del tutto inaspettato”.

Passando ora all’analisi grafica della commodity, notiamo nei prezzi una settimana interlocutoria con oscillazioni tra l’area 1910 e 1965 $/oz. con chiusura sopra i 1950 $/oz. Cosa importante è non aver perso il supporto costituito dall’area 1915/1920 anche se, al rialzo, non si ravvisa la forza per andare all’attacco della soglia psicologica dei 2000 $/oz. Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio notiamo che il Platino, continua la sua discesa fermandosi ad un soffio dalla soglia psicologica dei 1000 $/oz. (al momento già rotta al ribasso). Discorso diverso per l’Argento che si mantiene tra i 25 ed i 26 $/oz. sempre sopra la M.M. a 200 periodi, ma anche su questa commodity manca la forza per ambire a traguardi più elevati come si può vedere in questo inizio di settimana.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1954.20 $/oz., con un guadagno del + 1,29% che porta ad una performance del + 6,87% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1957.69 $/oz. con un guadagno del + 1,90%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES APRILE 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Nel fine settimana il presidente Joe Biden, in un discorso pronunciato in Polonia al termine del suo viaggio in Europa, ha detto che Vladimir Putin “non può restare al potere”. Una dichiarazione che ovviamente ha fatto discutere e sulla quale già sabato è tornato un funzionario della Casa Bianca, specificando che il presidente statunitense “non stava discutendo del potere di Putin in Russia o di cambio di regime” (ma guarda !!), ma si stava riferendo al fatto che non può essere consentito al suo omologo russo “di esercitare potere sui suoi vicini o nella regione”. Sempre sabato in Polonia, dopo aver visitato alcuni rifugiati ucraini, rispondendo ad una domanda di un giornalista, Biden ha definito Putin “un macellaio”.

Ieri da Gerusalemme anche il Segretario di Stato, Antony Blinken ha fatto alcune precisazioni in merito alle dichiarazioni di Biden: “Penso che il Presidente, dalla Casa Bianca, abbia puntualizzato che, molto semplicemente, il Presidente Putin non può essere autorizzato a fare la guerra o impegnarsi in un’aggressione contro l’Ucraina o chiunque altro”. “Come sapete e come ci avete sentito dire più volte, non abbiamo una strategia per un cambio di regime in Russia o in qualsiasi altro posto. In questo caso, come in ogni caso, spetta al popolo del paese in questione. Spetta al popolo russo”.

Il presidente francese Emmanuel Macron chiede moderazione mentre continuano gli sforzi diplomatici: “Non userei questo tipo di espressione perché continuo a tenere discussioni con il presidente Putin”. “Vogliamo fermare la guerra che la Russia ha lanciato in Ucraina senza escalation, questo è l’obiettivo”, spiegando che l’obiettivo è il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe per via diplomatica. “Se questo è ciò che vogliamo fare, dovremmo evitare l’escalation, sia con le parole che con le azioni”. Venerdì Macron ha detto che sta cercando di avere ulteriori colloqui con Putin nei prossimi giorni, anche per parlare di un’iniziativa per aiutare le persone a lasciare Mariupol.

Mosca tramite le parole del portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, parlando a Reuters ha risposto a quanto detto dal Presidente USA durante il discorso di sabato in Polonia: “Non spetta a Biden decidere. Il presidente della Russia è eletto dai russi”. Alla russa RBC, Peskov ha detto: “Questo discorso ed il passaggio che riguarda la Russia è stupefacente, per usare parole educate”. “Non comprende che il mondo non è limitato agli Stati Uniti e alla maggior parte dell’Europa”.

Nel fine settimana Volodymyr Zelensky ha detto che ai paesi occidentali manca il coraggio per aiutare Kiev chiedendo l’invio di materiale militare: “I nostri partner devono intensificare il loro aiuto all’Ucraina”. Il presidente ucraino ha affermato che necessitano solo dell’1% degli aerei della NATO e dell’1% dei suoi carri armati, aggiungendo che sarebbe impossibile fermare gli attacchi russi sul porto di Mariupol senza abbastanza carri armati, veicoli corazzati ed aerei: “Abbiamo già aspettato 31 giorni. Chi è a capo della comunità euro-atlantica?  È davvero ancora Mosca, a causa delle intimidazioni?”.

Ieri è stata poi diffusa un’intervista video di Zelensky rilasciata a giornalisti russi. Reuters scrive che l’ente regolatore dei media di Mosca ha avvertito di non pubblicare, né trasmettere l’intervista e dice di aver avviato un’indagine sulle testate che hanno intervistato Zelensky. Nell’intervista il presidente ucraino ha detto che Kiev è pronta a discutere della neutralità e dello stato non nucleare della nazione, mentre si rifiuta di affrontare altre richieste di Mosca come la demilitarizzazione. Inoltre ha detto di voler raggiungere un “compromesso” sulla regione del Donbass. Zelensky ha anche parlato delle condizioni di Mariupol, spiegando che tutte le entrate e le uscite della città sono bloccate ed il porto è minato: “Una catastrofe umanitaria nella città è inequivocabile, perché è impossibile arrivarci con cibo, medicine ed acqua anche per il fuoco dei militari russi sui convogli umanitari, con i conducenti che vengono uccisi. Molti dei carichi sono stati ripresi"”.

La Turchia teatro del prossimo colloquio tra le delegazioni russa ed ucraina. La TASS, citando l’ufficio presidenziale turco, riporta che il presidente russo Vladimir Putin ed il suo omologo turco Recep Tayyip Erdoğan in seguito ad una conversazione telefonica si sono accordati per organizzare ad Istanbul il prossimo incontro tra le delegazioni di Mosca e Kiev.

Secondo quanto riportato da Associated Press, l’ufficio di Erdoğan ha detto che nella chiamata con Putin, il presidente turco ha sottolineato la necessità di un cessate il fuoco in Ucraina ed ha richiesto un miglioramento della situazione umanitaria nella regione.

In precedenza, nel pomeriggio di ieri, la TASS ha riportato che Vladimir Medinsky, capo delegazione russo ai colloqui e consigliere presidenziale russo, ha fatto sapere che tra martedì e mercoledì prossimi ci saranno nuovi colloqui offline. Medinsky ha scritto sul suo canale Telegram: “Oggi si è tenuto un altro giro di colloqui con l’Ucraina in formato videoconferenza. Come risultato, è stato deciso di incontrarci offline il 29 e 30 marzo”. Dal lato ucraino, Ukrinform ha riportato che David Arakhamia, membro della delegazione, ieri ha scritto su Facebook che ai colloqui in video conferenza di ieri “è stato deciso di tenere la prossima tornata in presenza dalle due delegazioni in Turchia dal 28 al 30 marzo”.

LA POLITICA USA

Nel corso del suo viaggio in Europa, la scorsa settimana il Presidente Biden ha annunciato un programma che gli Stati Uniti metteranno in campo per ridurre la dipendenza europea dell’energia russa, in seguito all’invasione dell’Ucraina: “Putin ha usato le risorse energetiche della Russia per costringere e manipolare i suoi vicini. È così che le ha usate. Ha usato i profitti per guidare la sua macchina da guerra”, ha dichiarato Joe Biden presentando l’iniziativa intrapresa sul fronte dell’energia intrapresa con l’Unione Europea.

Il Presidente americano nelle sue dichiarazioni ha spiegato che il piano che coinvolge l’Unione Europea si concentra su due temi centrali: “Uno, aiutare l’Europa a ridurre la sua dipendenza dal gas russo il più velocemente possibile. E in secondo luogo, ridurre la domanda europea di gas in generale”. Per fornire una risposta al primo punto, Biden ha detto che gli USA con i suoi partner internazionali lavoreranno per garantire ulteriori 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto per quest’anno, fornitura che, come spiegato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, andrà a rimpiazzare il rifornimento che attualmente l’UE riceve da Mosca. Non solo, Biden ha parlato anche di un impegno europeo: “E mentre l’Unione Europea lavora per interrompere l’acquisto di gas russo ben prima del 2030, lavorerà anche per garantire un’ulteriore domanda del mercato dell’UE di 50 miliardi di metri cubi di GNL annuali dagli Stati Uniti entro il 2030”. “Per realizzare questo, la Commissione europea lavorerà con gli stati membri per immagazzinare gas nel continente, per costruire più infrastrutture per ricevere GNL e per adoperarsi per aumentare l’efficienza del gas”.

Il Presidente statunitense ha poi parlato dell’impegno a ridurre la dipendenza dal gas naturale per muoversi verso l’energia rinnovabile: “Accelereremo l’adozione capillare di tecnologie e apparecchiature energeticamente efficienti, come termostati smart, e lavoreremo per elettrificare i sistemi di riscaldamento in tutta Europa. Investiremo in soluzioni e tecnologie innovative per effettuare il passaggio dai combustibili fossili. Ed insieme, faremo avanzare l’uso di idrogeno pulito e rinnovabile per ridurre le nostre emissioni di carbonio. Questi passi aumenteranno la sicurezza energetica, la sicurezza economica e la sicurezza nazionale”. Per attuare quanto previsto dal programma, sarà creata una task force congiunta guidata da rappresentanti della Casa Bianca e della Commissione europea.

Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, intervenendo dopo Biden, ha sottolineato che la via da seguire per non essere dipendenti dai combustibili fossili russi è quella che prevede innanzitutto investimenti in energie rinnovabili, ma anche di diversificare le forniture di gas: “verso fornitori dei quali ci fidiamo, che sono amici e sono affidabili”. Von der Leyen ha poi parlato di quello che dovrebbe essere il risvolto ‘green’ dell’iniziativa: “La nostra partnership punta a sostenerci in questa guerra, a lavorare sulla nostra indipendenza dai combustibili fossili russi, ma si concentra anche sul costruire un futuro più green con la neutralità climatica. Lavoreremo insieme anche con la nostra industria ad alto consumo energetico. E la buona notizia è che l’infrastruttura che usiamo oggi per il gas può essere usata per idrogeno pulito nel futuro. Quindi, questo investimento che stiamo facendo ora è anche un investimento nella decarbonizzazione della nostra economia”.

Sul tema del ruolo delle energie rinnovabili, venerdì scorso è intervenuta alla CNBC Janet Yellen, Segretario al Tesoro statunitense. Secondo Yellen se gli USA si fossero mossi più velocemente verso fonti di energia rinnovabile, ora il paese si troverebbe in una situazione migliore per far fronte ai problemi dei cambiamenti climatici e di sicurezza nazionale: “L’Europa e gli Stati Uniti sarebbero meno esposti alle pressioni che questo conflitto sta mettendo sui nostri mercati dell’energia se facessimo maggiore affidamento sulle rinnovabili”. Yellen ha sottolineato come, nel breve termine, dipendere meno dal petrolio russo permetterebbe agli USA di “deteriorare” il potere e l’influenza della Russia nell’economia mondiale. Per Yellen l’iniziativa che coinvolge USA ed Unione Europea aiuterà a far fronte alla dipendenza europea dall’energia russa, ma “non è certamente possibile eliminare completamente questa dipendenza quest’anno”. Yellen ha detto: “vedere ciò che sta accadendo a causa della nostra dipendenza dai mercati globali per il petrolio e in una certa misura per il gas naturale semplicemente enfatizza l’importanza di fare la transizione che ci proteggerà da eventi in Russia, da sviluppi globali che possono impattare negativamente sui mercati del petrolio”.

La scorsa settimana il presidente russo Vladimir Putin ha detto che la Russia rifiuterà pagamenti per le forniture di gas naturale in valute “compromesse”, tra queste anche il dollaro e l’euro; i pagamenti dovranno essere effettuati con il rublo. A seguire il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha detto che la Russia chiarirà i termini di pagamento per il gas in rubli durante i contatti con i compratori. Lo stesso Peskov – come riporta la TASS - ha poi specificato che l’ordine di accettare pagamenti in rublo per gas russo in base ai contratti europei riguarda Gazprom, ma non si applica a Novatek, produttore di gas indipendente. Venerdì la TASS riportava una dichiarazione di Peskov: “In una settimana, o meglio entro i restanti quattro giorni, Gazprom dovrà dare esecuzione ai contratti e sviluppare un sistema trasparente, comprensibile, su come questo possa essere fatto tecnicamente e logisticamente. Questa informazione sarà inviata ai compratori dei prodotti Gazprom, e poi vedremo. Procediamo alle attuali istruzioni del capo di Stato”.

LA POLITICA DELLA FED

La settimana appena trascorsa si è aperta con nuove dichiarazioni del presidente della FED Jerome Powell sul tema inflazione. A pochi giorni dal rialzo dei tassi deciso dal FOMC, il numero uno della banca centrale statunitense ha ribadito che questi rialzi dei tassi potrebbero continuare fino a quando l’inflazione non sarà sotto controllo e potrebbero anche andare oltre ai 25 punti base già annunciati. Powell parlando alla National Association for Business Economics ha sottolineato come il mercato del lavoro sia “molto forte” e l’inflazione “troppo alta”. Inoltre, in merito alle prossime mosse della banca centrale, ha specificato che saranno fatti “i passi necessari per garantire un ritorno alla stabilità di prezzo”. Nello specifico sul rialzo dei tassi ha detto: “se concluderemo che sarà opportuno muoversi in modo più aggressivo aumentando il tasso dei federal funds di più di 25 punti base ad una o più riunioni, lo faremo. E se valuteremo che avremo bisogno di restringere andando oltre le misure comuni di neutralità e assumere una politica più restrittiva, faremo anche questo”.

Secondo Powell l’inflazione tornerà sul livello target della FED, intanto però è tempo di cambiare marcia sul piano della politica monetaria, allontanandosi dalla posizione accomodante che ha caratterizzato la risposta alla pandemia: “Continua a sembrare probabile che lo sperato risanamento del lato dell’offerta arriverà nel tempo quando il mondo alla fine si stabilirà in una nuova normalità, ma la tempistica e la portata di questo sollievo sono molto incerte”. “Nel frattempo, mentre impostiamo la politica monetaria, cercheremo progressi effettivi su questi temi e non daremo per scontato un significativo sollievo a breve termine dal lato dell’offerta”.

Attenzione anche alla guerra in Ucraina, che sta facendo aumentare il costo del petrolio, con possibili ricadute sull’inflazione: ”In momenti normali, con l’occupazione e l’inflazione vicine ai nostri obiettivi, la politica monetaria ignorerebbe una breve esplosione dell’inflazione associata a choc dei prezzi delle materie prime”. “Tuttavia, sta crescendo il rischio che un lungo periodo di elevata inflazione possa spingere le attese a lungo termine scomodamente più in alto, il che evidenzia la necessità per la commissione di muoversi rapidamente come ho descritto”.

Il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard martedì parlando a Bloomberg TV, si è espresso a favore di un approccio aggressivo per contrastare l’inflazione. Già all’ultimo meeting del FOMC Bullard (noto falco) si era esposto per un aumento dei tassi dello 0,5%, quindi superiore allo 0,25% approvato. “Penso che la FED debba muoversi in modo aggressivo per mantenere l’inflazione sotto controllo”. Bullard ha aggiunto: “Dobbiamo arrivare almeno alla neutralità in modo da non mettere pressione al rialzo sull’inflazione durante questo periodo in cui la stessa risulta molto più alta di quella a cui siamo abituati nell’economia statunitense”. “La storia ci dice che più velocemente ci muoviamo verso questa situazione, più possibilità avremo di riportare l’inflazione al target e di avviare un boom dell’economia statunitense. Bullard vorrebbe vedere il tasso di riferimento aumentare quest’anno al 3% e vorrebbe che la riduzione del bilancio iniziasse subito.

Mary Daly, presidente della FED di San Francisco, martedì ha definito “troppo elevata” l’inflazione: “È il momento di rimuovere la politica accomodante. Quindi questo significa marciare fino alla neutralità e vedere se abbiamo necessità di andare oltre la neutralità, irrigidire un po’ e limitare l’economia per assicurarsi che l’inflazione torni giù”.

Sul rialzo dei tassi martedì scorso alla John Carroll University si è espressa anche Loretta Mester, presidente della Federal Reserve Bank di Cleveland, favorevole ad un rialzo fino a circa il 2,5% entro fine anno: “Trovo interessante concentrare prima alcuni degli aumenti necessari piuttosto prima che più tardi nel processo, perché mette la politica monetaria in una posizione migliore per adeguarsi se l’economia si evolvesse in modo diverso da quanto previsto”. “Se entro la metà dell’anno l’inflazione non inizierà a moderarsi, potremmo velocizzare i nostri rialzi dei tassi, ma se l’inflazione dovesse scendere più velocemente di quanto previsto, potremmo rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi nella seconda metà dell’anno rispetto alla prima metà”.

Al momento nelle idee di Neel Kashkari, presidente della Federal Reserve Bank di Minneapolis, sono sette i rialzi dei tassi di interesse da 0,25% da mettere in campo quest’anno per limitare l’inflazione, ma avverte di non andare troppo oltre. Rispetto alla possibilità di alzare i tassi di interesse più velocemente, Kashkari sostiene che ci sia “un pericolo di esagerare”, nel caso in cui il problema delle catene di approvvigionamento dovesse essere risolto più velocemente di quanto ci si aspetta o tanti lavoratori dovessero rientrare nella forza lavoro. Secondo Kashkari poi i tassi ipotecari ed altri costi di prestito sono già aumentati abbastanza in previsione dei rialzi dei tassi FED. Per il presidente della FED di Minneapolis il livello di neutralità dei tassi di interesse è intorno al 2%.

Per il presidente della FED di Chicago, Charles Evans, è sì necessario aumentare i tassi d’interesse quest’anno e nel 2023 in risposta all’inflazione, ma serve anche procedere con attenzione con rialzi non troppo bruschi, prendendosi il tempo per valutare l’evolversi delle condizioni delle catene di approvvigionamento e di come la guerra in Ucraina stia condizionando l’economia. Evans ha detto che si sentirebbe “a suo agio” con aumenti di 0,25% ad ogni riunione politica di quest’anno e fino a marzo del prossimo anno. “Forse un rialzo di 50 bps potrebbe aiutare, sono di mentalità aperta a riguardo”, aggiungendo che la discussione maggiore riguarderà cosa fare una volta che il tasso di riferimento della FED avrà raggiunto il livello neutrale, che non frena e non stimola l’economia. Il presidente della Federal Reserve di Chicago ha detto che l’economia ha slancio, i mercati del lavoro sono in affanno e l’inflazione innescata da alcuni fattori legati alla pandemia si sta manifestando ampiamente nell’economia: “Questo è un segnale di una pressione più generale dalla domanda aggregata sull’offerta impattata di oggi”. “Se la politica monetaria non dovesse rispondere a queste pressioni più ampie, vedremmo un’inflazione più alta diventare radicata nelle aspettative e avremmo un lavoro perfino più duro da fare per frenarla”. Per Evans c’è molta incertezza, soprattutto legata alla guerra in Ucraina e alla pandemia: “I responsabili politici devono essere cauti, umili e svelti mentre navighiamo il percorso davanti a noi”. Inoltre Evans ha sottolineato che la politica monetaria non è su un tracciato predefinito, ma sarà decisa ad ogni incontro della FED guardando ai dati economici, alle condizioni finanziarie e ai rischi.

Raphael Bostic, presidente della FED di Atlanta, nella scorsa settimana ha detto che al momento prevede sei rialzi dei tassi d’interesse quest’anno e due nel 2023. Inflazione e squilibrio tra domanda ed offerta di lavoro sono due temi fondamentali da affrontare secondo Bostic, tuttavia per lui gli elevati livelli di incertezza mettono in dubbio l’adeguatezza di un percorso dei tassi estremamente aggressivo. Bostic ha affermato che supporterebbe più rialzi dei tassi o incrementi più cospicui se i dati dovessero mostrare che sono necessari. Il presidente della FED di Atlanta si aspetta che a fine anno l’inflazione resterà alta, ad un 4,1%, mentre i problemi delle catene di approvvigionamento saranno risolti e sul fronte dell’occupazione ci sarà un rientro dei lavoratori nella forza lavoro con il venir meno della pandemia: “Possiamo trovare un equilibrio senza dover davvero rallentare attivamente l’economia con la nostra politica”.

Giovedì, invece, il membro del Consiglio dei Governatori della FED, Christopher Waller ha parlato del mercato immobiliare statunitense e della sua relazione con la politica monetaria: “Con i costi degli alloggi che aumentano il peso sempre più grande nell’inflazione che gli americani stanno sperimentando, guarderò ancora più da vicino gli immobili per valutare la posizione adeguata della politica monetaria”. Waller ha detto che spera che alcuni fattori legati alla pandemia che hanno spinto al rialzo i prezzi delle case e degli affitti possano attenuarsi il prossimo anno, tuttavia ha sottolineato che i costi complessivi in aumento del mercato immobiliare sono dovuti ad una domanda che supera di gran lunga l’offerta e non sono alimentati da un’eccessiva leva finanziaria o prestiti facili. Riferendosi al programma della FED di aumentare il tasso di interesse di riferimento a breve termine a circa il 2% quest’anno, Waller ha detto: “Stiamo semplicemente provando ad eliminare parte dell’eccesso di domanda immobiliare”.

DATI MACROECONOMICI

Il Chicago Fed National Activity Index elaborato dalla Fed di Chicago a febbraio registra un calo, passando dal dato di 0,59 punti di gennaio (rivisto da 0,69) all’attuale 0,51.

Le vendite di nuove case a livello mensile a febbraio sono state 772 mila, ovvero un 2% in meno rispetto alle 788 mila di gennaio (dato pesantemente rivisto da 801 mila). Si tratta di un dato contrario al consensus, che invece prevedeva un rialzo ad 810 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Crollate le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, che nella settimana terminata il 19 marzo sono state 187 mila, dato che non si vedeva dal lontano 1969. La settimana precedente erano state 215 mila (riviste da 214 mila) ed il consensus indicava un calo decisamente più contenuto a 212 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Hanno deluso gli ordini di beni durevoli negli USA a febbraio registrando una contrazione del 2,2%, vale a dire un calo più significativo di quello indicato dal consensus fissato a -0,5%. A gennaio era stata registrata una crescita dell’1,6%.

Idem per il dato di febbraio sugli ordini di beni durevoli che esclude il settore della difesa e dell’aeronautica segna un –0,3% a fronte di un consensus al +0,5% ed un dato di gennaio del +1,3% (dato rivisto da +0,9%). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Bene per contro il dato preliminare di marzo sul PMI manifatturiero, elaborato da Markit Economics, che si attesta a 58,5 punti, quindi sopra al consensus di 56,3 punti. A febbraio il dato era pari a 57,3 punti.

Anche il dato preliminare relativo al settore dei servizi realizza un bel balzo passando dai 56,5 punti di febbraio agli attuali 58,9 punti, andando ben al di là del consensus fissato a 56,0 punti ad indicare un’attività ai massimi da Giugno 2021.

 L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan nel mese di marzo si attesta a quota 59,4 punti, appena sotto il dato preliminare e rispetto al mese di febbraio entrambi a 59,7 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Continua la buona performance dei listini azionari internazionali nella settimana appena trascorsa. Nessuna novità dal nostro Portafoglio Storico, mentre un’altra bella soddisfazione proviene dal Portafoglio “The Challenge” che ci regala dei bei tozzi di pane (molto graditi soprattutto in questo periodo) avendo raggiunto il target sull’ETF CYBER SECURITY con un guadagno del + 22,34%. Sul fronte acquisti abbiamo messo in lista un primo titolo del Nasdaq, ADOBE SYSTEMS, ed altri 10 sono in rampa di lancio pronti ad essere segnalati appena i prezzi si avvicineranno a quelli di acquisto.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

ADOBE SYSTEMS – 4,79%. La società offre una linea di software e servizi utilizzati da professionisti creativi, professionisti del marketing, sviluppatori, imprese e consumatori, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2022 pari a 3,37 $/az. su ricavi per 4,26 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 3,34 $/az. su ricavi per 4,24 mld $. Il fatturato è aumentato del 9,1% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi per il secondo trimestre fiscale 2022 utili per ca. 3,30 $/az. su ricavi pari a ca. 4,34 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,35 $/az. su ricavi pari a 4,41 mld $.

Shantanu Narayen, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Adobe ha raggiunto un fatturato record nel primo trimestre 2022 poiché Creative Cloud, Document Cloud ed Experience Cloud continuano a essere fondamentali nel guidare l'economia digitale. Adobe si impegna a dare potere alle persone, trasformare le aziende e collegare le comunità. Vediamo un traffico intenso, milioni di utenti attivi mensili e un'elevata soddisfazione dei clienti per il Creative Cloud Express. La domanda esplosiva di contenuti video non mostra segni di diminuzione. Stiamo riscontrando un enorme interesse per Substance 3D e la nuova versione beta di 3D Modeler. Inoltre abbiamo annunciato l'interruzione di tutte le nuove vendite di prodotti e servizi Adobe in Russia e Bielorussia. Ad oggi Adobe sta riducendo il suo saldo ARR (Absolute Risk Reduction) per i media digitali di 75 mln $, che rappresenta l'intero ARR per le attività esistenti in Russia e Bielorussia. Mentre Adobe continuerà a fornire servizi di media digitali in Ucraina, la società ha ridotto l'ARR di ulteriori 12 mln $, che rappresentano l'intera attività di media digitali in Ucraina. Ciò si traduce in una riduzione dell'ARR totale di 87 mln $ e un impatto previsto sulle entrate di 75 mln $ per l'anno fiscale 2022”.

CINTAS + 3,24%. La società produce e vende uniformi di identità aziendale. Opera in quattro segmenti: noleggio uniformi e prodotti accessori, vendita diretta uniforme, pronto soccorso, servizi di sicurezza e protezione antincendio e servizi di gestione dei documenti, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2022 pari a 2,69 $/az. su ricavi per 1,96 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 2,43 $/az. su ricavi per 1,91 mld $. Il fatturato è cresciuto del 10,3% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili nel quarto trimestre fiscale 2022 tra 2,54 e 2,74 $/az. su ricavi tra 1,96 e 2,02 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,63 $/az. su ricavi per 1,96 mld $.

Todd Schneider, presidente e CEO di Cintas, ha dichiarato: "Siamo soddisfatti dei risultati finanziari del nostro terzo trimestre, guidati da un aumento dei ricavi del 10,3%. Escludendo il guadagno menzionato in precedenza, l'utile operativo e l'EPS diluito sono aumentati in modo significativo nonostante l'inflazione. I nostri risultati finanziari sono indicativi della nostra forte proposta di valore. Le aziende danno la priorità all'immagine, alla pulizia, alla sicurezza e alla conformità e, sfidate dalla scarsità di manodopera e dall'aumento dei costi, contano sempre più su Cintas per prepararle alla giornata lavorativa".

PINDUODUO + 3,85%. E’ la più grande piattaforma tecnologica incentrata sull'agricoltura in Cina, che serve 731 milioni di acquirenti attivi a partire da settembre 2020. Ha creato una piattaforma che collega agricoltori e distributori con i consumatori direttamente attraverso la sua esperienza di acquisto interattiva, ha riportato utili nel quarto trimestre 2021 pari a 1,07 $/az. su un fatturato di 4,30 mld $. La stima di consenso per gli utili era pari a 0,35 $/az. su ricavi per 4,80 mld $. I ricavi sono aumentati del 5,0% su base annua.

Lei Chen, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Gli utenti attivi mensili medi nel trimestre sono stati 733,4 milioni, in aumento del 2% rispetto ai 719,9 milioni dello stesso trimestre 2020. Gli acquirenti attivi nei dodici mesi chiusi al 31 dicembre 2021 sono stati 868,7 milioni, in aumento del 10% rispetto ai 788,4 milioni dei dodici mesi del precedente anno. Nel 2021 abbiamo effettuato il passaggio strategico dalle vendite e dal marketing alla ricerca e sviluppo. A fine ottobre 2021, oltre 126.000 giovani professionisti dell'agricoltura nati dopo il 1995 hanno aderito alla piattaforma Pinduoduo, rispetto a 85.700 nel 2020 e 29.700 nel 2019. Questi "Nuovi Agricoltori" hanno un ruolo chiave da svolgere nella modernizzazione agricola e nella rivitalizzazione rurale”.

TRIP.COM – 3,32%. La Società è la più grande agenzia di prenotazioni, sistemazioni alberghiere e biglietti aerei in Cina, ha riportato utili nel terzo trimestre 2021 pari a 0,08 $/az. su un fatturato di 735 mln $. La stima degli analisti era una perdita di 0,21 $/az. su un fatturato pari a 670,8 mln $. I ricavi sono cresciuti del 9,0% su base annua.

James Liang, Presidente esecutivo della società, ha affermato: "Il 2021 è stato un anno pieno di sfide e opportunità. Lungo il percorso accidentato verso la ripresa, abbiamo costruito una solida resilienza e siamo diventati fondamentalmente più forti. Nell'ultimo anno, abbiamo ulteriormente ampliato l’offerta di prodotti e migliorato le capacità di contenuto, che aprono la strada ad una crescita sostenibile a lungo termine. In futuro, continueremo a concentrarci sulla ripresa del business nel mercato interno cinese pur rimanendo ambiziosi con la nostra visione verso la riapertura dei viaggi globali. Nonostante le fluttuazioni del settore e la stagionalità più debole, abbiamo ottenuto un'altra solida performance nel quarto trimestre rimanendo adattivi di fronte alle condizioni di mercato in rapida evoluzione e continuando ad adottare un rigoroso controllo dei costi. Nel frattempo, stiamo anche lavorando duramente per creare più valore per i nostri clienti, i partner del settore e la società in generale".


ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (28/03/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.


Pagina a cura di SANDRO MANCINI.