Putin deve aver ragione. Altrimenti....


Buon fine settimana a tutte le lettrici e lettori se così si può dire visto il contesto generale (naturalmente non mi riferisco ai mercati che passano in secondo piano). Il titolo di questo articolo è estremamente provocatorio e ben lungi da me il fatto di aver infastidito qualcuno di Voi. Non entro nel merito della questione sul perché o per come si sia scatenata questa situazione estremamente pericolosa. Parto però da un presupposto. Per creare un qualunque incendio ci vogliono tre elementi: presenza di combustibile, presenza di comburente e un innesco. Credo che ognuno di noi deplori la guerra, io per primo, spesso decisione di pochi singoli individui che però provoca la rovina nella vita del comune cittadino che suo malgrado la vive. Il punto però un altro: il più potente ha comunque sempre ragione, anche quando ha torto. E se hai la bomba atomica avrai ancora più ragione ed i veri folli saranno coloro che pretendono di darti torto, anche se magari hanno ragione, viste le conseguenze devastanti che ne potrebbero derivare in caso di escalation. Del resto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Il ragionamento è molto semplice: una persona fuori controllo e messa all'angolo da tutto il mondo rischia di commettere gesti inconsulti e per questo va in qualche modo ed intelligentemente "assecondata" in modo da ottenere ciò che in realtà si vuole (la pace), senza agire con la forza. 

Un matto che entra in un supermercato ed ha in ostaggio le persone va eliminato. Ove questo mettesse in pericolo l'incolumità degli ostaggi stessi deve avere almeno la visione di una via di fuga per poter scendere ad un compromesso. Poi chiaramente si vedrà. 

Dal mio punto di vista ci stiamo trovando nella situazione in cui due soggetti (la Russia ed il mondo intero) devono prendere una decisione che porta ad una soluzione d'insieme di tipo "win-win" oppure "loss-loss": o entrambi vincono o entrambi perdono. La vittoria di entrambi coincide col benessere dell'insieme dei popoli meno uno (nel nostro caso i fratelli in Ucraina). La perdita di entrambi coincide invece col malessere di tutti quanti i popoli (scoppio della Terza Guerra Mondiale o cose simili).

Anche sul mercato capita un pò la stessa cosa. Se ti butti e vai long e scoppia la guerra ecco che non penserai più al denaro che, del resto, è lo sterco del diavolo come scriveva San Basilio Magno: perdi la vita e perdi il denaro (double loss). Se ti tuffi e le cose (si spera) non degenerano ecco che salverai la pelle con un premio al portafoglio (double win). 

A dire il vero c'è una terza opzione che è quella di non fare nulla che (per ora) mi pare la più sensata.

Il sentiment tra gli operatori è sempre più sbilanciato sul versante short come ho già avuto modo di scrivere (almeno in Europa). C'è però un MA che è racchiuso nel grafico seguente (Fonte: SetimenTrader). Si tratta di un "bottone" di iper panico che si è certamente manifestato negli ultimi 80 anni in occasione degli schok degli anni '70, del lunedì nero del 1987, del default russo alla fine degli anni '90, della crisi del 2008, della Brexit e della pandemia. Diciamo che rappresenta l'evento estremo. Ad oggi ho vissuto parzialmente quello del default della Russia nel '97-'98 (stavo finendo l'università e vivevo di Danimarca) ma ho vissuto in pieno la crisi del 2008, la Brexit e ovviamente la Pandemia. 

L'aspetto positivo è che, per quanto paradossale possa sembrare, siamo ancora ben lontani da livelli elevati ed identificabili almeno attorno al valore "4". L'aspetto negativo è che nulla vieta che ci si possa arrivare (e quello sarebbe un long term buy, anche se il solo pensiero della motivazione mi fa venire i brividi).

 


Il quadro economico sta andando sempre più velocemente verso la view che più volte ho espresso su queste colonne nei mesi passati: la stagflazione (unione di stagnazione ed inflazione). Ci troviamo infatti nella situazione di inflazione che risulta ancor più fuori controllo specialmente in Europa. Ed è una inflazione che deriva dall'ulteriore impennata delle materie prime (non parliamo poi dell'Italia dove l'80% delle merci viaggia su gomma), con una aggravante: l'Euro si sta deprezzando a rotta di collo e quindi non c'è il fattore cambio a mitigare la problematica. In altri termini le materie prime sono aumentate ma è aumentato anche il dollaro con il quale vengono pagate! Questo può poi provocare crisi nei paesi in via di sviluppo che sono indebitati in USD.

In tutta questa situazione "stona" la forza relativa degli Stati Uniti che 

A- sono geograficamente lontani dal problema Europeo e dalla guerra

B- sono ricchi di materie prime e quindi sono poco impattati

In questo contesto quello che poteva essere un potenziale falso breakout di euro diventa un segnale preoccupante visto che in settimana la commodity si è riportata nuovamente sui massimi dell'ottava passata. Idem per l'argento (di seguito i grafici su scala settimanale; a sinistra l'oro a destra l'argento).

Situazione degli indici

Future FTSEMIB40

La settimana scorsa scrivevo (link: https://www.lombardreport.com/2022/2/27/knoking-on-hell-s-door-parte-seconda/):

"Sul future FTSEMIB40 invece credo sia importante il recupero (confermato da più chiusure sopra il livello) dei 25750 punti per pensare che il mercato si possa stabilizzare"

Bannata chiaramente ogni speranza di recupero stabile dei 25750, visto che l'unica chiusura sopra il livello è stata quella di venerdì scorso e antecedente al mio articolo.

Purtroppo la previsione (e sensazione) iniziale della porta infernale posta a 25750 è stata drammaticamente azzeccata (link: https://www.lombardreport.com/2022/2/12/spero-di-sbagliarmi-ma-they-re-knoking-on-the-door/). Il grafico successivo si riferisce naturalmente al 12 febbraio, solo tre settimane fa.

A ieri, venerdì 4 marzo, la caduta del derivato si è rivelata drammaticamente rovinosa: siamo infatti arrivati a 22550 e per il momento non vedo molte possibilità di miglioramento del quadro grafico (o clinico, a seconda dei punti di vista).

Modificando il grafico di sopra ed adattandolo ad una scala settimanale osserviamo che ad ottobre-novembre 2020 si era formato un canale rialzista abbastanza lineare. Proiettando verso il basso l'ampiezza dello stesso (pari a circa 2750 punti) dal suo punto di rottura posto attorno ai 26000 punti, ecco che il primo target è stato abbondantemente centrato (era posto a 23250 come indicato dalla linea tratteggiata).

Ma il punto è un altro: dove sono collocabili eventuali supporti in grado di frenare la discesa in atto? Estendendo il grafico settimanale al 2015 troviamo un'area mediana attorno a 21500 estendibile fino a 20200. Chiaramente siamo in balìa degli eventi e quindi anche le soglie tecniche assumono una valenza relativa.

Quello che mi sento di dire, anche se chiaramente NON ne ho la certezza, è che molto spesso (che non significa SEMPRE) movimenti violenti al ribasso possono portare a reversal altrettanto violenti. Ricordiamoci però che questo ribasso avviene SENZA l'attore principale: il mercato statunitense.

Ci sono considerazioni che ho fatto tra me e me questa settimana, ovvero che il blocco dello swift possa innescare un effetto boomerang su qualche operatore finanziario che vanta crediti (evidentemente non più esigibili) da Mosca. Ma sono semplicemente mie considerazioni per spiegare la debolezza del settore bancario in generale. L'unico aspetto positivo è che ci stiamo avvicinando a valori estremi su un banalissimo RSI a 14 periodi su scala settimanale; si tratta di valori che in passato hanno permesso una stabilizzazione del mercato o una momentanea e brusca inversione (vedere le aree cerchiate nel grafico successivo).

A livello europeo abbiamo poi l'Euro Stoxx 50 che ha ancora un pò di strada almeno fino a 3375 punti (venerdì ha chiuso a 3558.5 punti), quindi almeno un 5% di ribasso, poi si vedrà.

Attenzione va posta anche alla curva dei rendimenti, spesso anticipatrice di crisi. Ve ne avevo parlato qualche settimana fa ed anche alla fine del 2020, mostrando come si stesse invertendo solo nella parte sopra i venti anni. Ad oggi pare che la curva stia tendendo ad un appiattimento generalizzato nella parte a breve (anche se non si è ancora palesato completamente) ma costituisce certamente un segnale da non sottovalutare. Ricordiamoci che il mercato americano è sì sceso ma in misura nettamente inferiore al resto delle Borse. 

Fronte watchlist...lacrime e core

La settimana passata avevo indicato IGD e Banca Ifis (link: https://www.lombardreport.com/2022/2/27/knoking-on-hell-s-door-parte-seconda/) e anche BE Shaping the Future (su cui valgono considerazioni diverse visto che è stata avanzata una OPA a 3.45 euro). Inutile dire che pur essendo azioni forti si sono dovute adeguare alla debàcle. La prima ha lambito l'area indicata e posta a 4.70 (massimo settimanale a 4.62) e poi è tornata dritta al punto di partenza (e stop) posto a 4.25 chiudendo poi la settimana a 3.98. La seconda, Banca Ifis, rotti i minimi della settimana precedente posti a 18.13 ha continuato la discesa chiudendo a 16.27. Pochi punti percentuali di stop (il 4.5% su IGD ed il 3% su Ifis ) sono veramente poca cosa in un mercato che su scala settimanale ha fatto segnare ribassi a doppia cifra. Ricordo però che martedì un titolo segnalato è stato oggetto di OPA a +40% (Assiteca, di cui avevo scritto solo un paio di settimane fa; link: https://www.lombardreport.com/2022/3/1/assiteca/).

Never catch a falling knife, non afferrare mai il coltello che cade! Questo concetto deve valere ora più che mai. Considerate anche che ribassi di questa portata possono anche essere frutto di qualche grosso margin call da parte di qualche istituzionale e ciò porta all'avvitamento. Pensate ad esempio a bancari come BAMI o Unicredit che erano sugli scudi solo due settimane fa: voci di interessamento reciproco. Tutti sono corsi all'acquisto ed ora si ritrovano in fortissima perdita, per di più avendo titoli che stanno per bucare soglie tecniche di supporto. Magari scatteranno stop e poi l'azione rimbalzerà dopo qualche seduta (oppure no). Livelli comunque troppo vicini per non essere testati e rotti approfittando dello slancio generale.

Talvolta anche i titoli CORE ci possono dare una indicazione di massima su quella che potrebbe essere la tendenza del mercato. Penso ad esempio ad Enel che pare abbia voglia di puntare verso i minimi del 2020 posti in area 5.20/5.30.

E quando sei disperato ti vendi certamente la suocera, ma anche la moglie. Petrolio ai massimi ed ENI giù come un piombino (-12% abbondante in un paio di sedute).

Altra azione CORE è Generali che rotti i 16.20 troverebbe come supporto "logico" i 14.70 da cui era partita al rialzo alla fine del 2020. Chiaramente si tratta di titoli driver sui quali eventualmente imposto una operatività stretta in intraday e che comunque vanno inevitabilmente seguiti per pensare "dove e quando" il mercato possa trovare un punto di appoggio.

Banca Intesa SanPaolo di cui annunciavo la fine della finestra temporale rialzista solo due settimane or sono quando valeva 2.72 euro (link: https://www.lombardreport.com/2022/2/20/commento-settimanale-30/) oggi la ritroviamo a 1.90 euro. Questo titolo CORE è appena entrato in un'area "cuscinetto" avente estremi 1.77 euro di minimo e 2 di massimo; è un'area molto simile a quella che abbiamo visto inizialmente sul nostro indice ma che si trova leggermente più bassa (tra 20200 e 21500).

Altro titolo CORE (e lacrime) è Unicredit. Solo dieci giorni fa valeva attorno ai 15 euro ed oggi vale 9 euro tondi tondi. Il baricentro è collocabile attorno a 8.50 euro che credo verranno toccati presto, magari forati e poi forse si rimbalzerà.

La mia operatività? Tutto e niente. Seguirò tutto senza concentrarmi su nulla se non sul mercato in generale.

L'unico consiglio che mi permetto di dare per chi proprio vuole operare ad ogni costo è di utilizzare size ridicole, per le quali anche uno stop del 3% per singolo trade non costituisce un problema. 

Ad maiora!

PNA

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)