NASDAQ100 WEEKLY - Quinta settimana su sei di ribassi sugli indici azionari USA...


LE DICHIARAZIONI DI POWELL DOPO IL FOMC DI MERCOLEDI’ HANNO PRODOTTO UN DOLLARO SUI MASSIMI, RENDIMENTI DEI TREASURY SUI MASSIMI ED AZIONARIO USA CHE SPROFONDA. LA RECESSIONE E' DIETRO L'ANGOLO ?

Settimana dominata dalle banche centrali con un bel festival di rialzi. Iniziamo con il FOMC mercoledì che ha alzato i tassi di 75 bps con prospettive di ulteriori rialzi fino a fine anno e nel 2023 (dei quali parleremo a parte), la Bank of England ha alzato i tassi di 50 bps con previsioni invariate, mentre la Bank of Japan si è praticamente confermata l’unica banca centrale a rimanere ultra dovish, senza alzare i tassi e senza allentare di un centimetro sullo yield targeting. Tra le "minori” la Banca Centrale svizzera ha alzato i tassi di 75 bps dicendo addio ai tassi negati per passare da -0,25 a +0,50% ed eventuale intervento sul mercato dei cambi per stabilizzare la divisa, quella norvegese ha alzato i tassi di 50 bps portandoli al 2,5% con previsioni di alzare ulteriormente i tassi nel prossimo meeting di novembre ed infine la Banca Centrale svedese ha alzato i tassi di 100 bps. Il colpo più serio alle velleità delle borse continentali è stato inferto da quest’ultima che ha alzato i tassi di ben 100 bps, un’evenienza che solo 2 economisti sui 17 intervistati avevano previsto. La mossa in sé ha mostrato 2 volti, da un lato un rialzo molto aggressivo, ma dall'altro la Banca Centrale ha indicato un altro rialzo da 50 bps per il quarto trimestre, e uno da 25 bps per il 2023, con un terminal rate al 2.5%, quando il mercato sconta il 3.5%. L'impressione è quindi più di un "anticipo dei rialzi" che non di un aumento degli stessi.

I toni della FED sono stati molto duri. L’elemento più importante che spiega la reazione del mercato è stato il dot-plot e l’aggiornamento delle previsioni economiche. L’aggiornamento delle proiezioni macroeconomiche ha fatto intendere che i rischi di recessione sono alti. Powell ha ripetuto il messaggio di Jakson Hole: l’obiettivo rimane la lotta all’inflazione a qualsiasi costo, ossia anche di fronte ad una crescita al di sotto del trend e disoccupazione in aumento. Proprio su questo punto, il grafico della FED qui sotto sulle proiezioni macro mostra come la disoccupazione è vista in crescita per i due anni a venire al 4.4% dal 3.8% atteso a fine anno. Storicamente, non si è mai visto un aumento della disoccupazione USA di oltre lo 0.5% senza assistere ad una recessione.

Gli indici azionari USA hanno risposto molto male perdendo mediamente il – 4% settimanale dopo il – 4/5% di due settimane fa. Se le dichiarazioni di Powell post-FOMC non costituiscono una sorpresa, avendo ripetuto praticamente le stesse dichiarazioni fatte a Jackson Hole in agosto, ciò che sono cambiate sono le aspettative di recessione degli americani, con il 56% che pensa che sono già in recessione e dei rimanenti 44% la metà di essi affermano che entreranno in recessione ad inizio del prossimo anno, iniziando a pensare a quali spese dover tagliare. Questo è il quadro che l’attuale politica monetaria (Powell & soci) sta portando al proprio paese, ad iniziare dal settore immobiliare che sta già entrando in recessione (come vedremo più avanti). Riportiamo per dovere di cronaca, non per polemizzare, che il giornalista del Wall Street Journal, Nick Timiraos, ha pubblicato un nuovo articolo in cui dichiara che Powell a Jackson Hole, indispettito dalla mollezza dei mercati nel prevedere i rialzi, ha stracciato il discorso che aveva preparato e ne ha vergato uno nuovo in cui ha dichiarato sostanzialmente che è disposto ad avere una recessione pur di combattere l'inflazione. Testardo (o incompetente) 12 mesi fa a dichiarare che l’inflazione era solo temporanea continuando anche con il QE da 120 mld $/mese, testardo (o incompetente) ora che nel volerla combattere subito e a tutti i costi, rischiando di far crollare l’economia statunitense. Con quest'alluvione di misure, Powell apparentemente ritiene di poter teleguidare la disoccupazione su un 0.6% l'anno prossimo. Bah…., non siamo esperti economisti ma se la disoccupazione parte non sarà certo per un mezzo punto in più.

Ma torniamo ai mercati, purtroppo anche le news che provengono da società di altri settori non sono il massimo. Ford in settimana ha dichiarato un profit warning. La casa automobilistica, che pubblicherà il report il prossimo 28 ottobre, ha dichiarato un miliardo di dollari di costi supplementari che deprimeranno gli utili del terzo trimestre oltre ad un accumulo di scorte di auto, a causa della mancanza di alcune componenti. E non è il primo. C'è stato, giorni fa, quello clamoroso di Fedex. Ma il punto è più generale. Tra meno di un mese negli states, e poco più in Europa, inizia la stagione delle trimestrali economiche. Il momento per le aziende per fare warning o abbassare le attese degli analisti, è questo, in quanto a ridosso delle pubblicazioni sarà assolutamente inutile, peggio, dannoso per la loro reputazione ed infatti i warning cominciano ad arrivare e con essi il calo delle stime degli utili.

E veniamo ora al settore immobiliare che continua ad essere sotto estrema pressione. Il report di agosto di Zillow ha segnalato che nel mese di luglio i prezzi delle case sono scese dello 0.3% rispetto a giugno. È il maggior calo dal 2011. Il motivo principale riguarda l’aumento dei tassi sui mutui che ovviamente impatta sugli indici di convenienza riducendo la domanda. Secondo i numeri di Zillow, la rata mensile del mutuo di una casa (“typical home”) dall’agosto 2019 ad oggi ha visto un balzo di oltre l’80% da 897 a 1.643 $.

Anche il dato NAHB housing market index, ovvero la fiducia dei costruttori USA relativa al mese di settembre, ha deluso nuovamente, cedendo altri 3 punti a 46 contro attese per 47 (sotto 50 l'indice indica contrazione). Si tratta del nono calo di seguito e da aprile scorso l'indice ha ceduto la bellezza di 31 punti (era a 77) e il sottoindice "traffic of prospective buyers" è crollato a 31.

In una nota, il presidente del Nahb ha dichiarato che a settembre il 24% dei costruttori ha praticato sconti sul prezzo delle case in vendita, da un 19% che lo aveva fatto ad agosto. Sembra evidente che l'immobiliare USA sta già entrando in recessione.

Dando ora uno sguardo agli investimenti di carattere monetario, i bond, subito dopo la pubblicazione dello statement FOMC, hanno visto nuova pressione soprattutto in US. La parte lunga però ha trovato domanda dopo poco e il 10Y è rientrato verso il 3.5%. La parte breve invece non ha visto allentarsi la pressione al rialzo con il tasso a 2Y andato sopra il 4.1% e portando l’inversione del tratto 2/10 oltre i 50bps. Ma con un giorno di ritardo dopo il FOMC, il mercato ha iniziato ad incorporare le varie conseguenze di questo scenario. Dopo una prima reazione di incredulità, il mercato dei tassi USA ha preso atto della determinazione della FED ad avere alti tassi per un lungo, quindi i rendimenti sono saliti su tutta la curva USA (curva che resta solidamente orientata negativamente, dal 2 anni al 30 anni. Il Treasury 10Y è balzato di 15 bps a 3.70%. La parte breve, che si era adeguata subito alle nuove indicazioni della FED, ha resistito meglio, il che ha portato ad un restringimento della curva di quasi 10bps, con il tratto 2/10Y che è tornato nuovamente sui 40 bps che, comunque, non sono pochi.

La nuova dot-plot, infatti, proietta i Fed Funds al 4.4% a fine anno e al 4.6% alla fine del 2023. Più in linea le proiezioni del 2024 e di lungo periodo (v.grafico):

Per il resto del 2022 quindi sono attesi altri 125 bps di tightening ma la FED non si fermerà qui. Ben 12 membri del FOMC su 19 vorrebbero vedere i tassi tra il 4.50% e il 5% al dicembre dell’anno prossimo. Una dose da cavallo, considerando che abbiamo anche il “quantitative tightening” (ovvero la riduzione del bilancio FED) a regime.

Così prima del FOMC abbiamo rotto altri 2 tabu:

a) il 2 anni treasury ha superato il 4% di rendimento

b) L'intera curva USA si è invertita, con il 30 anni passato sotto il 10 anni.

Il selloff è stato soprattutto sulla parte breve con il Treasury a 10y che ha infatti chiuso sopra il 3.59% e le curve si sono ulteriormente invertite con lo spread 2/10Y ritornato a – 40 bps.

Ed il comparativo settimanale delle varie scadenze tra la chiusura di due venerdì fa 16 settembre e quella di venerdì scorso 23 settembre:

Infine riportiamo lo spread del Treasury decennale USA rispetto all'omologo titolo dei principali paesi mondiali, aggiornato alla data di venerdì 23 settembre che vede il rendimento del GILT inglese al 3,70% superare quello statunitense dopo ben 12 anni, la sterlina a fracassarsi (oltre - 3% in una sola giornata e minimo contro Dollaro dal 1985), il tutto a causa del nuovo Governo Truss che ha varato il più grosso pacchetto di sgravi fiscali dal 1972 allo scopo di contenere l'impatto del costo dell'energia:

Analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. L’attesa sui tassi è stata confermata (anzi una percentuale del mercato prezzava anche i 100 bps), quindi non una novità, le dichiarazioni di Powell circa l’aggressività della FED contro l’inflazione anche a costo di frenare l’economia ed aumentare la percentuale dei disoccupati sono il “refrain” delle stesse fatte a Jackson Hole, impattanti sì ma non costituiscono una novità, quindi come motivare l’ulteriore fase impulsiva di discesa dal 13 settembre ? Forse con le aspettative della contrazione dei fatturati e degli utili societari nei prossimi trimestri ? Probabile, ma che l’indice sconti ad oggi un – 33% dai massimi sembra eccessivo e con un livello di RSI che è andato in ipervenduto da gennaio 2022. Insomma, è il quadro d’insieme che è eccessivo. Ma, purtroppo, l’analisi tecnica dice che non è finita qui. L’onda 5 in atto (che ha lasciato dietro di sé ben 4 gap) si appresta a rompere il minimo di metà giugno scorso in area 11000 (che noi abbiamo denominato onda 3), con estensione in area 10300/10000 e con obiettivo finale in area 9500 (non presente ancora sul grafico di questa settimana) che rappresenta esattamente la lunghezza di onda 3. Per il momento non andiamo oltre e visto che stiamo entrando in area di ipervenduto, pensiamo che un rimbalzo tecnico possa avvenire già da oggi che riporti l’indice almeno sopra i 12000 punti. La settimana si è chiusa a 11311.24 con una perdita del – 4,64% che porta ad un deficit da inizio anno del – 30,69%.

Discorso leggermente diverso rispetto all’indice tech per l’S&P500, anche se il quadro generale rimane uguale. Graficamente notiamo come il forte supporto in area 3900 (ritracciamento del 61,8 % della gamba rialzista 3-4) rotto all’ingiù nella giornata di due venerdì fa, abbia funto da resistenza nel tentativo di rimbalzo nelle giornate di lunedì e mercoledì scorso. Ovviamente i prezzi non riuscendo a rompere tale resistenza hanno preso la via contraria, aprendo un nuovo gap e portandosi addirittura in area 3640 che rappresenta esattamente il ritracciamento del 100% di onda 4 rialzista ma correttiva della più ampia fase discendente, con probabili estensioni in area 3450 e 3375. Il livello di RSI a 29 ci indica che a breve è possibile un rimbalzo tecnico da questi prezzi, ma difficilmente supereranno la famosa area 3900 (felicissimi di sbagliare previsione). Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 3693.23 con una perdita del – 4,65% che porta a segnare un – 22,51% da inizio anno.

Infine riguardo all’indice DOW JONES, come la scorsa settimana, troviamo una situazione grafica senz’altro più compromessa rispetto agli altri due indici maggiori. Il forte supporto in area 31000 che era stato già rotto due venerdì fa, nella settimana appena trascorsa ha funto da resistenza fermando il rimbalzo nelle giornate di lunedì e mercoledì scorso, con i prezzi che, rispetto agli altri due indici maggiori, hanno rotto anche il minimo di metà giugno scorso in area 29650, facendo registrare un nuovo minimo in intraday a 29250 per poi recuperare in chiusura l’area 29600. Ulteriori estensioni al ribasso, per il momento, possono arrivare in area 28500 che rappresenta sia l’estensione dell’1,272% di onda 4 ma, soprattutto, la lunghezza di onda 3 ed un’eventuale rottura di questo supporto implicherebbe la modifica del conteggio delle onde 3 e 4. Il livello di RSI a 27 indica che è possibile a breve un rimbalzo tecnico ma difficilmente i prezzi supererebbero la forte resistenza in area 31000. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 29580.41 con una perdita del – 4,00% che porta a segnare un – 18,57% da inizio anno.

ORO INDEX 

Il prezzo dell'Oro scivola a nuovi minimi da due anni e mezzo smorzato da un'atmosfera di avversione al rischio e scorre verso il dollaro USA, con l’indice che è salito ai nuovi massimi da due decenni a 113,023. Nel complesso, la forza del dollaro USA e l'aumento dei rendimenti dei buoni del Tesoro USA sono due ragioni del calo del complesso dei metalli preziosi, principalmente il metallo giallo. Graficamente sul weekly notiamo che i prezzi hanno confermato la rottura dell’area di supporto dei 1700 $/oz, ora diventata resistenza sulla quale i valori sono andati a sbattere nella settimana appena trascorsa per poi ritornare giù. Inoltre oltrepassata anche la M.M. semplice a 200 periodi (in bianco), quindi prossimo obiettivo ribassista l’area 1600 $/oz. Sul Daily (che non postiamo) il livello di RSI sull’Oro è sceso a 30 in zona ipervenduto, quindi è possibile a breve un rimbalzo tecnico che possa portare i prezzi a testare nuovamente la resistenza a 1700 $/oz. ma il trend rimane ugualmente ribassista.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, il Platino, esattamente come scrivevamo nell’articolo della scorsa settimana, dopo aver consolidato in area 900 $/oz. è andato all’attacco dell’area 950 $/oz. dove staziona la M.M. a 200 periodi per poi essere ricacciato all’indietro, dopo la riunione del FOMC di mercoledì, perdendo nuovamente l’area 900 $/oz. e precipitando, nella giornata di venerdì scorso, in area 850 $/oz. Con il livello di RSI a 43 tutto può succedere, sia al rialzo che con la continuazione del ribasso e se il Dollar Index continua a rimanere così in alto……

L’Argento, viceversa, ha contenuto meglio l’azione della FED con le sue conseguenze su Dollaro e rendimenti dei Treasury rimanendo, come due settimane fa, in un range di prezzi tra i 20 ed i 19 $/oz. chiudendo la settimana scorsa appena sotto tale livello. Con un RSI a 47 ca. anche su questo metallo tutto può succedere ma con probabilità più alte per una continuazione del consolidamento che non per una discesa a vedere nuovamente i minimi sotto i 18 $/oz.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1655.60 $/oz., con una perdita del – 1,66% che porta ad una perdita del – 9,46% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1643.0 $/oz. con una perdita del – 1,85%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Nuova mossa di Vladimir Putin che, mentre sul campo la situazione sembra complicarsi sempre di più per l’esercito russo, mercoledì scorso in un discorso alla nazione ha annunciato una mobilitazione parziale; nelle sue dichiarazioni, sempre mercoledì, il ministro della difesa Sergei Shoigu ha parlato di 300.000 riservisti per la campagna in Ucraina. La chiamata riguarderebbe solo riservisti con precedente esperienza militare. Come riporta TASS (agenzia di stampa ufficiale russa), il Presidente russo ha spiegato che la chiamata dei riservisti è dovuta ad un fronte allungato, al costante bombardamento delle aree di confine russe da parte dell’esercito ucraino e dagli attacchi sulle regioni “liberate”. Putin ha anche fatto riferimento ad un ricatto nucleare in merito a “bombardamenti incoraggiati dall’Occidente alla centrale di Zaporizhzhia” e a dichiarazioni da parte di rappresentanti di paesi NATO sulla “possibilità e l’ammissibilità dell’utilizzo di armi di distruzione di massa contro la Russia”. Rispondendo alle presunte minacce nucleari dalla NATO, il Presidente russo ha detto: “Quando l’integrità territoriale della nostra nazione sarà minacciata, useremo certamente tutti i mezzi a nostra disposizione per proteggere la Russia e il nostro popolo. Non è un bluff”. Putin ha anche fatto sapere che Mosca sosterrà i referendum di adesione alla Russia delle regioni Lugansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Cherson: “Supporteremo la decisione sul loro futuro che prenderà la maggioranza dei residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporizhzhia e Cherson”.

All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, mercoledì scorso il Presidente statunitense Joe Biden ha detto che la Russia ha “vergognosamente violato i principi chiave della Carta delle Nazioni Unite” e “proprio a seguito di queste dichiarazioni, Putin ha formulato palesi minacce nucleari contro l’Europa in spregio sconsiderato del regime globale di non proliferazione”.

Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, invece, mercoledì scorso è intervenuto all’Assemblea Generale dell’ONU con un messaggio pre-registrato sottolineando che è stato commesso un crimine contro l’Ucraina “e chiediamo una giusta punizione”. Zelensky ha descritto una formula di pace che – come riportato in una nota sul sito dell’ONU – punisce l’aggressione, protegge la vita, ripristina la sicurezza e l’integrità territoriale, garantisce sicurezza e sottolinea l’importanza della determinazione. Non c’è spazio invece per la neutralità. Il Presidente ucraino ha affermato che dovrebbe essere istituito un tribunale speciale per punire la Russia per il crimine di aggressione ai danni dell’Ucraina: “Questo diventerà un segnale a tutti gli ‘aspiranti’ aggressori, che devono dare valore alla pace o essere portati alla responsabilità dal mondo”. Zelensky ha poi aggiunto che sono stati preparati “passi precisi” per l’istituzione di questo tribunale e che saranno presentati a tutti gli stati. Inoltre Zelensky ha chiesto armi, equipaggiamento militare, sistemi di difesa e sostegno finanziario. Il Presidente ucraino ha poi sottolineato i risvolti a livello globale della guerra, citando tra gli altri il problema della sicurezza alimentare, energetica, marittima e dalle radiazioni. Sulle esportazioni energetiche russe ha aggiunto: “È necessario fissare un tetto per i prezzi ai quali la Russia esporta le sue risorse energetiche. È necessario rendere di nuovo il petrolio e il gas russo semplicemente beni ordinari”. La formula di pace prevede anche proposte per aggiornamenti all’”architettura di sicurezza" tramite trattati multilaterali e bilaterali giuridicamente vincolanti.

TASS scrive che giovedì scorso al Consiglio di Sicurezza ONU il ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov ha accusato le nazioni occidentali di nascondere e in alcuni casi cancellare apertamente la verità riguardo crimini militari commessi da forze pro-Kiev. Reuters, invece, riporta che Lavrov ha accusato Kiev di minacciare la sicurezza della Russia e di calpestare i diritti di russi e russofoni in Ucraina. Secondo il ministro degli esteri russo le nazioni che stanno fornendo armi a Kiev o stanno addestrando i suoi soldati sono parte del conflitto, inoltre ha sottolineato che “l’intenzionale fomentazione di questo conflitto da parte dell’Occidente collettivo è rimasta impunita”.

Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres ha espresso preoccupazione per i “referendum” nelle zone occupate dell’Ucraina: “Qualsiasi annessione di un territorio di uno stato da parte di un altro stato derivante da una minaccia o dall’uso della forza è una violazione della Carta dell’ONU e del diritto internazionale”.

Sabato scorso il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov è poi intervenuto all’Assemblea Generale dell’ONU sostenendo come l’operazione lanciata il 24 febbraio sia stata effettuata per proteggere i russi che vivono nelle regioni di Donetsk e del Lugansk e per eliminare minacce alla sicurezza russa che la NATO ha costantemente creato nel territorio sin da quello che ha descritto come il “sanguinoso colpo di stato” del 2014 dell’attuale “regime di Kiev”. Lavrov ha accusato l’Occidente di minare la fiducia nelle istituzioni internazionali ed incoraggiare tendenze negative anche all’interno delle Nazioni Unite, inoltre ha detto che gli USA stanno provando a trasformare il mondo intero nel loro “cortile”, punendo insieme ai loro partner i dissidenti dalla loro visione del mondo tramite “sanzioni unilaterali illegali” che violano la Carta dell’ONU. Lavrov ha sostenuto che la crisi alimentare ed energetica è il risultato di “emissione monetaria incontrollata negli USA e nell’UE durante la pandemia e delle azioni irresponsabili dell’Unione europea sui mercati degli idrocarburi”, situazione che sarebbe stata esacerbata dalle sanzioni che l’Occidente ha imposto alla Russia. Il ministro degli esteri di Mosca ha anche parlato di una russofobia che ha toccato proporzioni senza precedenti con le potenze occidentali che non nascondono l’ambizione di sconfiggere militarmente la Russia. Lavrov ha avvisato paesi al di fuori di Europa e Nord America che l’alleanza occidentale nel tentativo di imporre la propria volontà sta provando ad espandere la propria influenza ed egemonia in Asia, Sud America e Africa. La TASS riporta che Lavrov ha anche indicato India e Brasile come “candidati meritevoli” per diventare membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU con la rappresentanza obbligatoria dell’Africa.

Sabato scorso anche il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha parlato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e in merito al conflitto in Ucraina ha detto: “La Cina sostiene tutti gli sforzi che conducono alla risoluzione pacifica della crisi…..e la soluzione fondamentale è affrontare le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti e costruire un’architettura di sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile”. “Chiediamo a tutte le parti interessate di evitare che la crisi si espanda e di proteggere i diritti legittimi e gli interessi dei paesi in via di sviluppo”.

LA POLITICA USA

Mercoledì scorso il senatore dem centrista, Joe Manchin, ha pubblicato un disegno di legge sui permessi energetici volto a velocizzare le approvazioni per i gasdotti per gas naturale e la trasmissione di energia per le rinnovabili, disegno di legge che dovrebbe essere allegato ad una misura per finanziare temporaneamente il governo e che dovrà essere approvata prima dell’1 ottobre per evitare uno shutdown (blocco delle attività amministrative che si applica in caso di mancata approvazione della legge di bilancio da parte del Congresso). Il disegno di legge avanzato da Manchin è il risultato dell’accordo che lo stesso dem centrista ha trovato con il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer, assicurando il suo appoggio all’Inflation Reduction Act.

Reuters riporta che il disegno di legge chiederebbe al governo federale di rilasciare i permessi per la Mountain Valley Pipeline per trasportare il gas naturale tra la Virginia Occidentale e la Virginia. Inoltre, richiederebbe al Presidente Joe Biden di designare 25 progetti energetici di importanza strategica nazionale per una rapida revisione federale e fissa un obiettivo di due anni per le analisi ambientali su progetti energetici che necessitano di essere completate da più di una agenzia federale.

Il pacchetto proposto da Manchin però deve fronteggiare l’opposizione di alcuni dem progressisti, che temono che velocizzare le autorizzazioni possa degradare leggi ambientali fondamentali e danneggiare comunità sovraccaricate dall’inquinamento. In particolare alla Camera 77 democratici in una lettera hanno chiesto alla speaker Nancy Pelosi di tenere tale disegno di legge fuori dal disegno di legge di finanziamento. Anche la ricerca di sostegno verso la parte repubblicana potrebbe essere complicata dopo che la senatrice repubblicana Shelley Moore Capito questo mese ha rilasciato un suo disegno di legge più favorevole ai combustibili fossili.

Il senatore Joe Manchin venerdì scorso al Global Clean Energy Action Forum a Pittsburgh ha dichiarato: “Entro la prossima settimana o avremo un processo di autorizzazione che accelera e ci permette di competere a livello globale per quanto riguarda il modo in cui facciamo le cose e le portiamo sul mercato oppure no e la politica si mette di mezzo”. Manchin venerdì scorso ha detto che, nei due o tre giorni successivi, sarebbe stato necessario molto lavoro per superare un’opposizione che va dal senatore progressista Bernie Sanders al leader della minoranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell.

Jennifer Granholm, segretaria dell’Energia, venerdì scorso ha detto che l’amministrazione Biden continua a sostenere gli sforzi del Congresso per una riforma del processo di autorizzazione energetica. Secondo Granholm l’accordo sulle autorizzazioni contiene la “più grande promessa” per raggiungere l’obiettivo dell’amministrazione di avere il 100% di elettricità pulita entro il 2035.

Giovedì scorso un collaboratore del leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, ha detto che martedì (domani, ndr) dovrebbe tenersi una votazione procedurale su un disegno di legge di finanziamento del governo.

USA – CINA

Il Presidente Joe Biden in un’intervista ad un programma televisivo andato in onda domenica 18 settembre, ha spiegato che gli USA seguono ancora la “one-China policy” (quindi riconoscono ufficialmente Pechino e non Taipei), e non incoraggiano l’indipendenza taiwanese, tuttavia rispondendo ad una domanda di un giornalista, ha dichiarato che in caso di un’invasione di Taiwan da parte della CINA (di un “attacco senza precedenti”) gli Stati Uniti interverrebbero in difesa di Taipei. Reuters riporta che un portavoce della Casa Bianca ha detto che la politica statunitense nei confronti di Taiwan non è cambiata.

La reazione cinese non si è fatta attendere, con Pechino che ha espresso il proprio scontento per le dichiarazioni di Biden, mentre il ministero degli esteri di Taiwan ha ringraziato il Presidente statunitense per aver riaffermato il solido impegno per la sicurezza di Taipei da parte di Washington ed ha detto che Taiwan continuerà a rafforzare le proprie capacità di autodifesa e ad approfondire la partnership in tema di sicurezza con gli USA.

Lunedì, come riporta il quotidiano cinese GlobalTimes, la portavoce del ministero degli esteri Mao Ning ha dichiarato: “Siamo pronti a lottare per la prospettiva di una riunificazione pacifica con massima sincerità e massimi sforzi. Al contempo, non tollereremo alcuna attività volta a dividere il paese e ci riserveremo la possibilità di prendere tutte le misure necessarie”. GlobalTimes scrive che Mao Ning ha esortato gli Stati Uniti a non mandare “segnali sbagliati” agli indipendentisti per evitare ulteriori danni seri alle relazioni CINA-USA e alla pace e stabilità nello Stretto di Taiwan.

Sabato scorso il ministro degli esteri cinese Wang Yi è intervenuto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e, affrontando il tema Taiwan durante il suo discorso, ha sottolineato che la ‘One China policy’ è diventata una norma di base delle relazioni internazionali e un consenso della comunità internazionale. Il ministro cinese ha spiegato che il suo paese continuerà a lavorare per la riunificazione pacifica e per farlo deve combattere attività separatiste con la più ferma risolutezza ed opporsi ad interferenze esterne. Wang Yi ha detto: “Solo quando la CINA sarà completamente riunificata potrà esserci pace duratura attraverso lo Stretto di Taiwan…Qualsiasi mossa per ostacolare la riunificazione della CINA è destinata ad essere schiacciata dalle ruote della storia”.

LA POLITICA DELLA FED

Mercoledì scorso è arrivato l’annuncio: la FED ha aumentato i tassi di interesse di riferimento di 75 punti base. Il tasso sui federal funds ora si piazza in un intervallo tra il 3% e il 3,25%. I funzionari della FED hanno anche segnalato l’intenzione di continuare con i rialzi fino a quando il livello dei funds non raggiungerà “il tasso terminale” del 4,6% nel 2023. Dalla previsione mediana del FOMC emerge anche che i funzionari della banca centrale americana prevedono di portare i tassi al 4,4% entro fine anno quando nel calendario 2022 sono rimaste solo due riunioni.

Il “Summary of Economic Projections” della FED riporta che entro il prossimo anno il tasso di disoccupazione dovrebbe passare dall’attuale 3,7% al 4,4%, con una crescita del PIL che dovrebbe essere solo allo 0,2% nel 2022. L’inflazione, misurata tramite l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali, quest’anno dovrebbe scendere al 5,4%; i funzionari della FED prevedono che l’inflazione possa raggiungere l’obiettivo del 2% entro il 2025. Il dot plot, il grafico che riassume le previsioni dei vari funzionari del FOMC in merito ai tassi sui federal funds, ha visto praticamente tutti i membri favorevoli a tassi più alti nel breve termine, ma con alcune visioni diverse per gli anni a seguire. Sei “dots” dei 19, infatti, si dicono favorevoli a portare i tassi in un range di 4,75%-5% il prossimo anno, contro una tendenza centrale al 4,6%, che porterebbe i tassi nell’area 4,5%-4,75%.

Il presidente della banca centrale statunitense, Jerome Powell, nella conferenza a seguito dell’incontro del FOMC ha sottolineato come il suo messaggio principale non sia cambiato dal meeting di Jackson Hole di agosto: “Il FOMC è fermamente deciso ad abbassare l’inflazione al 2% e continueremo finché il lavoro non sarà compiuto”. Powell ha ammesso che, soprattutto se la FED dovesse continuare su una linea di inasprimento aggressiva, una recessione è possibile: “Nessuno sa se questo processo porterà ad una recessione o, se così fosse, quanto significativa sarà questa recessione”.

In merito al mercato immobiliare statunitense, Powell mercoledì scorso ha parlato di un “grande squilibrio” con i prezzi delle case che erano in crescita ad un “livello insostenibilmente veloce”. Il numero uno della banca centrale statunitense ha detto: “Per il lungo termine, abbiamo bisogno che domanda ed offerta si allineino meglio in modo che i prezzi delle case si alzino ad un livello ragionevole, ad un ritmo ragionevole, e che le persone possano di nuovo permettersi le case. Probabilmente nel mercato immobiliare dobbiamo passare attraverso una correzione per tornare a quel punto”.

DATI MACROECONOMICI

I cantieri hanno sorpreso in positivo, balzando del 12% rispetto al mese di luglio, che però è stati rivisto al ribasso. Male, per contro, i permessi di costruzione, che precedono i cantieri di 60-45 giorni, e quindi lasciano intendere un autunno debole per le costruzioni. Questi numeri vanno ad aggiungersi al 1.702.000 di case in costruzione in questo momento negli USA, il cui arrivo sul mercato nei prossimi mesi contribuirà a far calare i prezzi, e gli affitti.

Il dato riferito al numero di case per le quali è iniziata la costruzione ad agosto segna un +12,2% a livello mensile. Nel mese di agosto il dato ha toccato quota 1,575 milioni, contro un consensus a 1,445 milioni ed una rilevazione di luglio di 1,404 milioni (rivista da 1,446 milioni). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Mentre sempre nel mese di agosto i permessi di costruzione, a livello mensile, hanno registrato una contrazione del 10,0%. Il dato è passato dagli 1,685 milioni di luglio (rivisti da 1,674 milioni) agli attuali 1,517 milioni. Il consensus prevedeva per agosto un calo più contenuto, a 1,610 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

I sussidi di disoccupazione sono uscito ancora sotto attese. Questa serie ha continuato a ritracciare l'aumento estivo, a dimostrazione di un mercato del lavoro ancora solido, che quindi continuerà a spingere la FED ad alzare i tassi, per il momento.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 17 settembre hanno registrato un leggero incremento rispetto alla settimana precedente, passando da 208 mila (dato rivisto da 213 mila) a 213 mila, contro un consensus che indicava un rialzo fino a 218 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

La nota di S&P Global parla di ulteriore calo degli ordini e difficoltà con costi in particolare dell'energia, che cominciano a impedire la produzione.

Il dato preliminare di settembre del PMI manifatturiero S&P Global si attesta a quota 51,8 punti. Si tratta di una rilevazione superiore a quella di agosto di 51,5 punti ed anche al consensus, fissato a 51,1 punti.

Il dato preliminare di settembre del PMI dei servizi S&P Global, invece, sale a 49,2 punti dal dato di agosto di 43,7 punti, andando oltre anche al consensus di 45,0 punti. I dati sono rilasciati da Markit Economics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Sempre poco da dire per quanto riguarda l’operatività sui nostri Portafogli azionari. Sul Portafoglio “The Challenge” si sta avvicinando il target sull’ETF Xtrackers S&P500 Inverse e valuteremo già da oggi se alzare il livello del suddetto target viste le prospettive future di un continuo ribasso dell’indice. Stesso discorso vale sia per l’acquisto di qualche ulteriore lotto sui titoli dove perdiamo di più, sia per quanto riguarda l’acquisto ex-novo di su titoli ad alta capitalizzazione che presentano un alto rendimento nel corso degli anni passati.

Stessa situazione per il Portafoglio Storico nell’attesa che la strategia del Nasdaq Weekly ritorni ad operare, nell’attesa anche della nuova strategia su un basket di titoli europei, sempre su base weekly che stiamo finendo di testare. Contiamo di partire per i primi di ottobre scrivendo un articolo ad hoc per le specifiche operative, fermo restando che la strategia, con la continuazione del ribasso degli indici, non genererebbe segnali di acquisto.

Alla prossima.

ULTIME NOTIZIE SUI TITOLI DEI NOSTRI PORTAFOGLI

Advance Micro Device -  Il vice presidente senior e general manager di AMD, Forrest Norrod, ha realizzato la più grande vendita tra i dipendenti negli ultimi 12 mesi. Quella singola transazione era pari ad un valore di 4,1 mln $ in azioni al prezzo di 102 $ ciascuna. In genere non è bello vedere che un membro venda azioni della società nella quale lavora, ma più basso è il prezzo di vendita, più è preoccupante. Di positivo c’è che questa vendita sia stata condotta a un prezzo ben al di sopra dell'attuale prezzo delle azioni, che è di 67,96 $. Forrest Norrod è stato l'unico membro della società a vendere azioni negli ultimi dodici mesi anhe se, in questo lasso di tempo, nessun acquisto è stato registrato da parte di altri membri della società. Per un azionista comune, vale la pena controllare quante azioni sono detenute dagli addetti ai lavori. Di solito, maggiore è la proprietà dei membri, più è probabile che gli stessi siano incentivati ​​a far crescere l'azienda nel lungo periodo. Gli addetti ai lavori di Advanced Micro Devices possiedono lo 0,5% della società, che attualmente vale circa 560 mln $ in base al recente prezzo delle azioni ed è confortante vedere questo livello di proprietà privilegiata, perché aumenta le possibilità che il management stia pensando a migliorare la redditività dell’azienda migliorando, nel contempo, gli interessi degli azionisti.

Lam Research - Ad oggi, le azioni del produttore di apparecchiature per semiconduttori hanno perso il 19,11% nell'ultimo mese, una percentuale maggiore rispetto alla perdita del settore dei computer e della tecnologia dell'11,99% e della perdita del 9,09% dell'S&P500 nello stesso periodo. Tuttavia, Lam Research cercherà di mostrare forza mentre si avvicina al prossimo rilascio degli utili. In quel rapporto, gli analisti si aspettano che Lam Research registri un utile pari a 9,53 $/az. ciò segnerebbe una crescita anno su anno del 14%. Nel frattempo, le ultime stime prevedono un fatturato pari a 4,92 mld $, in aumento del 14,22% rispetto al trimestre dell'anno precedente. Guardando all'intero anno, le stime degli analisti si concentrano su utili pari a 37,31 $/az. e ricavi pari a 19,19 mld $. Questi totali segnerebbero variazioni rispettivamente del + 12,65% e del + 11,39% rispetto allo scorso anno. Queste recenti revisioni tendono a riflettere la natura in evoluzione delle tendenze economiche a breve termine. Di conseguenza, è possibile interpretare le revisioni positive delle stime come un buon segno per le prospettive di business dell'azienda.

Paramount Global - Paramount Global ha annunciato in settimana che il Consiglio di amministrazione ha dichiarato un dividendo trimestrale in contanti di 0,24 $/az. sulle azioni ordinarie di Classe A e Classe B. Il dividendo sarà messo in pagamento il 3 gennaio 2023 agli azionisti registrati alla chiusura dell'attività il 15 dicembre 2022.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

COSTCO WHOLESALE – 7,49%. La società e le sue filiali gestiscono magazzini di proprietà nei quali offrono ai loro clienti/membri una selezione limitata di prodotti a marchio nazionale ed a marchio privato, in diverse categorie merceologiche, a prezzi bassi, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2022 pari a 4,20 $/az. su ricavi per 72,10 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 4,16 $/az. su ricavi per 72,04 mld $. Il fatturato è aumentato del 15,0% su base annua.

Il CFO della società, Richard Galanti, ha affermato: “Il reddito operativo dichiarato nel quarto trimestre è aumentato del 10%, attestandosi a 2,497 mld $. L'utile netto attribuibile a Costco, è aumentato del 12%. Ricordiamo che il 30 giugno dello scorso anno abbiamo acquisito la quota di minoranza del 45% dal nostro partner JV a Taiwan. Quindi ora possediamo tutta Costco Taiwan. Nel quarto trimestre abbiamo aperto nove nuovi magazzini. Quindi per l'intero anno abbiamo aperto 26 magazzini, ma ciò includeva tre traslochi, quindi un aumento netto durante l'anno di 23 sedi. Nel quarto trimestre, dei nove che abbiamo aperto, cinque erano negli Stati Uniti, due in Canada e uno ciascuno in Corea e Giappone. Nell'anno fiscale '23, prevediamo di aprire 29 nuovi magazzini, di cui quattro traslochi, quindi per un netto di 25 nuovi magazzini. Queste 25 nuove aperture pianificate sono composte da 15 negli Stati Uniti e 10 in paesi internazionali, comprese le nostre prime sedi in Nuova Zelanda e Svezia e le nostre terze e quarte sedi in Cina. Per quanto riguarda le spese in conto capitale, il nostro investimento di spesa nel quarto trimestre è stato di circa 1,26 mld $. e per l'intero anno, le spese in conto capitale sono state pari a 3,9 mld $. La nostra stima di spese in conto capitale per il prossimo anno fiscale '23 sarà approssimativamente la stessa, nell'intervallo tra 3,8 e 4 mld $”.

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (26/09/2022)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.

Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.