NASDAQ100 WEEKLY - Segnali positivi dagli indici azionari USA in attesa dei dati sull'inflazione.


ACCELERA IL RALLY DA SHORT COVERING SUI MERCATI AZIONARI USA ALLA FINE DELLA SETTIMANA SCORSA. I FORTI SUPPORTI HANNO TENUTO, PER IL MOMENTO !

Niente male per gli indici azionari statunitensi nella settimana appena trascorsa con il tech che recupera oltre il 4% nonostante le continue dichiarazioni aggressive in materia di politica monetaria (che riporteremo nel relativo capitolo) del Presidente della FED Powell e dei membri del Comitato, in particolare di Evans nota “colomba” passata nell’altro schieramento dei “falchi”, a margine della pubblicazione del Biege Book. Il fatto è che la recente volatilità, accoppiata all'aggressività di Powell e soci ha prodotto nuovamente un sentiment e un positioning estremamente negativi sia in USA che altrove (vedi grafico sotto):

Su questo stato di cose è andato ad impattare il miglioramento dei dati macro USA (almeno rispetto alle aspettative sicuramente) in settimana ed il mercato ha invertito il sentiment rispondendo presente riportando il denaro sull’azionario, fermando la corsa dei rendimenti dei Bond e del Dollaro con frenetiche ricoperture. Da venerdì scorso è iniziato il periodo di silenzio da parte dei membri della FED in vista della riunione del FOMC del 21 settembre che si riunisce per le decisioni in materia di tassi (con la curva a breve che oramai sconta al 90% le probabilità di un aumento di 75 bps), quindi speriamo che già da oggi nei mercati si abbassi la volatilità, riportando i valori finanziari a livelli più consoni con la prosecuzione del rimbalzo sui listini azionari, in attesa che la realtà delle condizioni finanziarie in inasprimento ed economie in rallentamento (in particolare in Europa) ricominci a "mordere". 

Nuova sorpresa dai dati macro usciti nella scorsa settimana in quanto, se i PMI servizi e composite USA di agosto elaborati da S&P Global (Ex-Markit) hanno subito marginali revisioni al ribasso, l'ISM services USA ha sorpreso in positivo. Mentre S&P Global segnala un calo di esattamente 4 punti da luglio a marcare il ritmo di contrazione più forte da maggio 2020, l'ISM indica un’accelerazione al massimo da 4 mesi, con ordinativi a ritmi elevati. Mentre S&P Global parla di rischio di una profonda recessione, con aziende e consumatori che risentono dell'aumento dei costi, e il settore finanziario danneggiato dall'aumento dei tassi a mostrare la contrazione maggiore (vedi grafico di seguito):

Di tutt'altro tono la nota di ISM che parla di attività robusta, e di rimanenti problemi legati a difficoltà di approvvigionamento e scarsità di manodopera, e non certo da domanda. Sembrano davvero 2 mondi diversi. Ci sono la bellezza di 13.2 punti tra i 2 indici, con il primo a segnalare forte contrazione e il secondo a indicare espansione robusta. Il grafico sotto mostra bene la divergenza, anche tra il PMI manifatturiero (51.5) e l'ISM manufacturing (52.8) ma di entità enormemente inferiore.

Storicamente, l'ISM è considerato più affidabile dell’S&P Global in USA in quanto ha una storia più lunga. L’S&P Global è più volatile sicuramente. Detto questo, l’S&P Global ha registrato sia l'indebolimento pre-covid che il picco di attività in anticipo rispetto all'ISM. E comunque, pensare che l'errore sia tutto dalla parte dell’S&P Global ci pare eccessivo, noi riteniamo l'ISM sta sovrastimando il livello di attività negli USA che scenderà significativamente in autunno.

Nuovo record negativo delle richieste di mutuo negli USA, in calo per la quinta settimana di seguito, e ai minimi dal 2000. Secondo Calculated Risk i prezzi delle case stanno già scendendo negli USA. Va detto che, diversamente dal 2006, il livello di leva è basso (42% secondo Black Knight il che indica che un calo dei prezzi può essere sopportato dai proprietari delle case senza causare l'effetto cascata. Ma ovviamente si costruirà di meno. Quindi niente crisi sistemica, ma un impatto sulla crescita USA, si. Uno dei dati più seguiti - l'HPI "nazionale" di S&P/Case Shiller - è aumentato di appena lo 0,3% su base destagionalizzato a "giugno", una decelerazione scioccante rispetto all'aumento dell'1,6% di "maggio". Scioccante in quanto l'S&PCaseShiller è fondamentalmente una misura della media mobile di tre mesi e tali bruschi cambiamenti di crescita nelle misure della media mobile di tre mesi dei prezzi delle case sono estremamente rari e suggeriscono la possibilità di una crescita praticamente nulla in giugno utilizzando solo le transazioni di giugno.

Durante ogni stagione degli utili aziendali, le aziende spesso commentano le condizioni economiche che possono avere un impatto sulla loro attività. Dato il calo del PIL per il secondo trimestre consecutivo, molte società dell'S&P500 hanno discusso sul termine "recessione" durante le loro teleconferenze sugli utili per il secondo trimestre. Di queste società, ben 240 hanno citato il termine "recessione" durante le loro pubblicazioni degli utili del secondo trimestre, che è ben al di sopra della media quinquennale di 52 e ben al di sopra del record precedente di 212 società fatto registrare nel 2010.

A titolo di confronto, 412 società dell'S&P500 hanno citato la parola "inflazione" durante le pubblicazioni sugli utili del secondo trimestre e 325 società dell'S&P500 hanno citato la dicitura "catena di fornitura".

A livello settoriale, i settori finanziario (53) e industriale (37) hanno il maggior numero di società che hanno citato il termine "recessione".

D'altra parte, i settori finanziario (85%) e immobiliare (73%) hanno le percentuali più alte di società che hanno citato il termine "recessione". Dato l'alto numero di società dell'S&P500 che hanno citato il termine "recessione" gli analisti hanno abbassato le stime degli utili più del normale, per il terzo trimestre, per tutte le società componenti l’indice !

Dando uno sguardo agli investimenti di carattere monetario, dopo la performance di Powell a Jackson Hole e le ultime pubblicazioni dei dati macro USA, usciti sopra le attese che hanno ottenuto l'effetto di validare i timori di una politica monetaria ancora più restrittiva, sembrava essere tornata di moda il noto adagio, che "good news is bad news" o meglio in questo caso “good data are bad data”. E in effetti, dopo Jackson Hole e fino a mercoledì scorso, i rendimenti sulla curva USA hanno continuato a salire, con il 2 anni che ha chiuso sopra 3.5%, al nuovo massimo, e il 10 anni a 3.35%, massimo dal 14 giugno scorso, con il Dollar Index a chiudere sopra 110 per la prima volta da oltre 20 anni (Giugno 2002), facendo arretrare le commodities in gruppo, con il Crude Oil che si è portato al di sotto dei prezzi pre-guerra in Ucraina. Ma come a volte accade, specie se la retorica diventa ripetitiva e stucchevole, i mercati hanno iniziato a ragionare con più calma e lucidità riportando i rendimenti dei Bond, del Dollar Index e delle commodities a valori più adeguati alle attuali condizioni economiche, tanto più che, come hanno notato in molti, le aspettative di inflazione stanno continuando a scendere. Se quelle a 5 e 10 anni conservano ancora un po' di premio al rischio, quelle ad un anno sono arrivate addirittura ben sotto il 2% (v. grafico):

Nel frattempo questo calo delle aspettative di inflazione a fronte di resilienza dei tassi sta facendo salire i rendimenti reali, che sono ai massimi dal 2018 in America:

Vediamo ora il dettaglio dei rendimenti dei Treasury sulle varie scadenze alla chiusura di venerdì scorso con un nuovo record del 2 anni treasury (ai massimi da fine 2007):

Ed il comparativo settimanale delle varie scadenze tra la chiusura di due venerdì fa 2 settembre e quella di venerdì scorso 9 settembre:

Infine riportiamo lo spread del Treasury decennale USA rispetto all'omologo titolo dei principali paesi mondiali, aggiornato alla data di venerdì 9 settembre:

Analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Possiamo dire che la settimana (corta) appena trascorsa ha riportato un po' di luce sul listino tech. L’auspicato rimbalzo dal forte supporto in area 12000 (ritracciamento del 61,8% della gamba rialzista 3-4) è avvenuto, per il momento. Il dubbio è dovuto al fatto che i prezzi avrebbero dovuto rompere al rialzo la trendline ascendente, la M.M. a 50 periodi e soprattutto l’area 12700 (ritracciamento del 38,2% della gamba 3-4). Ma non disperiamo e diamo all’indice il tempo necessario per fare ciò e portarsi, a questo punto, sopra l’area 13000 intorno alla mediana del canale rialzista di volatilità. Viceversa, un re-test del supporto in area 12000 avrebbe molte difficoltà a reggere l’impatto con possibili estensioni ribassiste in area 11600 ma, ovviamente, ci auguriamo che non accada. L’RSI a 49 indica che tutto può succedere, sia al rialzo che al ribasso ma con più propensione al rialzo vista la perforazione della propria M.M. La settimana si è chiusa a 12588.29 con un guadagno del + 4,05% che porta ad un deficit da inizio anno del – 22,87%.

Discorso analogo all’indice tech per l’S&P500, anche se con percentuali di guadagno leggermente minori. Il supporto in area 3900 (ritracciamento del 61,8 % della gamba rialzista 3-4) ha fatto molto bene il suo dovere ed il successivo rimbalzo si è fermato in area 4070 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista 3-4) in corrispondenza della M.M. a 50 periodi e fuoriuscendo dal canale ribassista di volatilità, ma lasciando un piccolo gap up tra le giornate di giovedì e venerdì scorso. Ora l’importante è raggiungere almeno l’area 4140. Viceversa, un re-test del supporto in area 3900, se rotto, porterebbe i prezzi sull’ultimo baluardo alla discesa in area 3785, non molto significativo ma esiste. Ovviamente non è ciò che ci auguriamo. L’RSI a 51 concede entrambe le possibilità con maggiore propensione alla forza del rialzo vista la perforazione della propria M.M. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4067.36 con un guadagno del + 3,65% che porta a segnare un – 14,66% da inizio anno.

Infine riguardo all’indice DOW JONES troviamo una situazione grafica un po' più compromessa rispetto agli altri due indici maggiori. Partendo dal fatto che la fase ribassista è andata oltre il supporto in area 31400 (ritracciamento del 61,8% della gamba rialzista 3-4), il successivo rimbalzo da detta area, percentualmente parlando, non è stato così importante da raggiungere il ritracciamento del 38,2% in area 32500. Ora è importante rompere al rialzo tale area per raggiungere l’area 33000 coincidente con la M.M. Exp. a 200 periodi. Viceversa, un re-test dei minimi precedenti in area 31000, se rotti, porterebbero i prezzi a testare il supporto in area 30600 di non grande valenza. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 32151.71 con un guadagno del + 2,66% che porta a segnare un – 11,52% da inizio anno.

ORO INDEX 

L’Oro, dopo 3 settimane di fila di ribassi, è riuscito a chiudere la settimana con il segno più davanti. Merito di ciò, la combinazione di un Dollar Index che dal massimo di mercoledì scorso è arretrato di oltre un 1% nelle due giornate successive, così come i rendimenti dei Bond scesi anch’essi in chiusura di settimana. Ritestato i minimi in area 1700 $/oz. il successivo modesto rimbalzo ha portato i prezzi in area 1740 per poi chiudere la settimana a 1728 $/oz. Siamo ben lontani dalla prima resistenza posta a 1770 $/oz. pertanto possiamo classificare la scorsa settimana come interlocutoria e, molto probabilmente, anche questa sarà dello stesso tenore in attesa della riunione del FOMC del 21 settembre, fermo restando che l’uscita del dato macro dei prezzi al consumo di domani, martedì, non riporti sorprese non attese. Per esempio, un CPI più alto del previsto metterebbe pressioni ai prezzi della commodity spingendola verso i minimi a due anni in area 1680 $/oz.

Per dovere di cronaca riportiamo che la partecipazione dello SPDR Gold Trust, il più grande fondo negoziato in borsa garantito dall'Oro nel mondo, è sceso dello 0,30% a 968,15 tonnellate in chiusura di settimana rispetto alle 971,05 tonnellate di mercoledì scorso. Niente di che.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, il Platino fatto registrare un nuovo minimo da luglio 2020 a 796,8 $/oz. due giovedì fa, andando in zona di ipervenduto, ha poi fatto registrare ben 5 sedute consecutiva al rialzo, portandosi in area 880 $/oz. a ridosso della M.M. a 50 periodi. Quindi, per il momento, il supporto in area 800 $/oz ha fatto il suo dovere, mentre al rialzo il prossimo obiettivo sarebbe in area 950 $/oz. coincidente con la M.M. a 200 periodi, ma difficilmente vedremo raggiungere tale area prima della riunione del FOMC.

Stesso identico discorso fatto con il Platino anche per quanto riguarda l’Argento che, come scritto nell’articolo della scorsa settimana, fatto un nuovo minimo due giovedì fa a 17,40 $/oz. il rimbalzo dall’ipervenduto ha prodotto un rimbalzo dei prezzi di 1,40 $/oz. comunque ancora lontani dalla M.M. a 50 periodi che staziona in area 19,50 $/oz. prossimo obiettivo.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1728.60 $/oz., con un guadagno del + 0,49% che porta ad una perdita del – 5,47% da inizio anno. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1716.05 $/oz. con un guadagno del + 0,27%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2022:

LA GUERRA – RUSSIA – UCRAINA - (EUROPA)

Niente accordo sul tetto al prezzo del gas russo da parte dei paesi dell’Unione europea per ora. Il presidente Vladimir Putin la scorsa settimana ha fatto sapere che in caso di applicazione di un prezzo massimo al gas russo, Mosca avrebbe interrotto tutte le forniture all’Europa. Non tutti i paesi si sono trovati d’accordo sull’applicazione del price cap. Il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto ha detto: “Se le restrizioni ai prezzi dovessero essere imposte esclusivamente al gas russo, questo porterebbe evidentemente ad un’immediata interruzione nelle forniture di gas russo”.

Il ministro della transizione ecologica italiano Roberto Cingolani, invece, ha detto che 15 stati membri si sono espressi a favore di price cap generalizzato su tutte le importazioni di gas. I Paesi Bassi hanno espresso dubbi a riguardo, mentre la Commissione europea ha evidenziato che mettendo un tetto ai prezzi del gas naturale liquefatto in Europa ci sarebbe il rischio di dirottare il gas verso altre regioni. Kadri Simson, commissario europeo per l’energia, ha detto: “Dobbiamo fare attenzione a non mettere a repentaglio la nostra sicurezza della situazione di approvvigionamento”. In merito al tetto del prezzo sul gas russo, invece, Simson ha dichiarato: “Il contesto di questa misura è che la Russia sta guadagnando enormi profitti manipolando e limitando, artificialmente, la fornitura per far aumentare i prezzi. E il tetto ridurrebbe questi profitti”.

I ministri dell’energia dei paesi dell’Unione europea venerdì hanno però chiesto a Bruxelles di elaborare proposte per fissare un tetto per i ricavi dei produttori di energia non da gas. Inoltre, i paesi membri hanno appoggiato la proposta dell’esecutivo di offrire fondi di emergenza per sostenere le imprese elettriche che devono far fronte all’aumento di requisiti di garanzia. Secondo il piano dell’UE i governi andrebbero a ‘scremare’ i ricavi eccedenti di centrali eoliche, nucleari e a carbone che ora possono vendere l’energia che producono a prezzi record (il denaro servirebbe poi per effettuare un taglio sulle bollette dei consumatori), mentre sulle aziende di combustibili fossili sarebbe applicato anche un “contributo di solidarietà”. I ministri hanno anche appoggiato un piano per la riduzione della domanda di elettricità; su questo tema, il ministro dell’industria e del commercio della Repubblica Ceca Jozef Síkela ha detto che gli stati chiedevano target volontari e non un obbligo legalmente vincolante. Síkela ha fatto sapere che i ministri dell’energia dell’Unione europea potrebbero incontrarsi nuovamente a fine mese per l’approvazione dei piani definitivi.

Voltando pagina, venerdì l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha pubblicato una nota del direttore generale Rafael Grossi in merito alla situazione alla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Nel comunicato Grossi spiega che – secondo quanto riportato dallo staff dell’AIEA sul posto – nella notte di giovedì l’infrastruttura elettrica che alimenta la città di Enerhodar, dove risiedono operatori della centrale con le famiglie, è stata distrutta da un bombardamento comportando un completo black-out nella città. “Visti i bombardamenti aumentati e continui, si legge nel comunicato, ci sono poche probabilità di ristabilire un’alimentazione esterna affidabile per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, soprattutto perchè i bombardamenti danneggiano continuamente e ripetutamente l’infrastruttura elettrica”. Nella nota dell’AIEA viene riportato che quindi l’operatore sta valutando di spegnere l’unico reattore rimasto operativo (“non avendo più fiducia nel ripristino dell’alimentazione esterna”), rendendo nel caso l’intera centrale completamente dipendente dai generatori a diesel di emergenza per garantire funzioni vitali di sicurezza e protezione nucleare (“E come conseguenza, l’operatore non sarebbe in grado di far ripartire i reattori a meno che l’alimentazione esterna non venga ripristinata in modo affidabile”). Grossi chiede urgentemente la fine immediata dei bombardamenti nell’intera area: “Questo drammatico sviluppo dimostra l’assoluta necessità di istituire ora una zona di protezione per la sicurezza nucleare. Questo è l’unico modo per evitare un incidente nucleare”. La questione della situazione a Zaporizhzhia è stata affrontata anche in un colloquio telefonico tra Volodymyr Zelensky e Emmanuel Macron, come specificato sabato dallo stesso presidente ucraino in un tweet. “La nostra posizione è che l’unico modo per proteggere l’Europa da un disastro nucleare è smilitarizzare l’impianto”.

Intanto sabato l’esercito di Mosca ha abbandonato la citta di Izium nella provincia di Kharkiv. Il presidente Zelensky sabato ha detto che da inizio settembre le forze armate ucraine hanno liberato circa 2.000 chilometri di territorio. La TASS, l’agenzia di stampa ufficiale russa, invece scrive che, Igor Konashenkov portavoce del ministero della difesa russo, sabato ha spiegato che le truppe appostate a Balakleya e ad Izium sono state raggruppate e riposizionate nella direzione di Donetsk per intensificare gli sforzi in quella zona.

LA POLITICA USA

Venerdì la Casa Bianca ha pubblicato il “President’s Economic Blueprint”, il progetto economico del Presidente. In una nota della Casa Bianca nel quale si presenta il documento si legge: “In questa sessione congressuale, il Presidente e i democratici del Congresso hanno approvato il pacchetto di ripresa economica più aggressivo da Franklin Delano Rossevelt, l’investimento infrastrutturale più consistente da Eisenhower, l’investimento nella produzione e nella ricerca e sviluppo più significativo nella storia, ed una legge storica per abbassare i costi per le famiglie ed accelerare la produzione di energia pulita”. Nella nota della Casa Bianca, viene spiegato come il progetto economico di Biden si sviluppi su cinque capisaldi: 1) dare potere ai lavoratori con più posti ben retribuiti e maggiore potere per formare un sindacato e avere dignità sul lavoro; 2) investire nelle infrastrutture per rendere gli USA leader mondiali nei posti di lavoro e nell’innovazione nel campo dell’energia pulita, rafforzare la base manifatturiera e comprare americano; 3) aiutare le famiglie abbassando i costi e espandendo l’accesso a farmaci da prescrizione, assistenza sanitaria di altra qualità, internet ad alta velocità, istruzione, assistenza all’infanzia e assistenza a lungo termine, alloggio e altri bisogni essenziali; 4) rendere l’industria americana più competitiva, meno concentrata e più resiliente affrontando la concentrazione delle aziende, promuovendo piccole imprese e imprenditori, comprese aziende appartenenti a minoranze e a donne, e sostenendo catene di approvvigionamento resilienti; 5) premiare il lavoro e non la ricchezza, con una riforma fiscale che metta al centro il lavoratore garantendo che ricche e grandi aziende paghino la loro giusta quota e non aumentando le tasse per le famiglie con redditi inferiori ai 400.000 dollari.

È di giovedì, invece, la notizia che il presidente Joe Biden sostiene una proposta del senatore centrista dem Joe Manchin in tema di energia che prevede una riforma che aggiornerebbe le procedure federali per progetti come gasdotti e impianti di esportazione. Secondo quanto riporta Associated Press, si tratterebbe di un accordo per ottenere l’appoggio di Manchin per un disegno di legge di contrasto al cambiamento climatico. Associated Press scrive che Manchin ha detto di essersi assicurato un impegno dal Presidente e dai leader democratici a far passare al Congresso prima della fine dell’anno fiscale (30 settembre) il pacchetto di semplificazione dei permessi per i progetti energetici, che però troverebbe la contrarietà di gruppi elettorali democratici, che la definiscono negativa per il paese ed il clima, e di oltre 70 dem alla Camera e del senatore Bernie Sanders. Sempre secondo Associated Press, alcuni dem invece sottolineano che la proposta di Manchin di semplificare le revisioni ambientali per progetti di infrastrutture energetiche sarebbe positiva anche per le energie rinnovabili.

LA POLITICA DELLA FED

Nella sua ultima uscita pubblica programmata prima del meeting del FOMC del 20-21 settembre, giovedì scorso il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha nuovamente sottolineato che “la storia mette fortemente in guardia dall’allentare prematuramente la politica monetaria”. Per Powell, che ha sottolineato come la banca centrale abbia la responsabilità della stabilità dei prezzi, è necessario rispondere aggressivamente all’alta inflazione anche per far sì che i suoi livelli elevati non diventino la norma per i cittadini: “Più a lungo l’inflazione resta ben al di sopra del target, più è grande il rischio che la popolazione inizi a vedere l’inflazione più alta come la norma e questo ha la capacità di aumentare i costi di riduzione dell’inflazione”. Powell giovedì non si è espresso sulla portata del prossimo rialzo dei tassi, sul tavolo però ci sarebbero un aumento dello 0,5% o dello 0,75%, con quest’ultima opzione che sembra la preferita tra i vari membri del Comitato.

Powell, riferendosi al lavoro portato avanti dall’ex Presidente della Fed Paul Volcker nei primi anni ’80 per contrastare l’inflazione con una politica che ha innescato una recessione, ha detto che siccome le attese di inflazione ora restano ampiamente ancorate intorno al target del 2% della FED “pensiamo di poter evitare il tipo di costi sociali molto alti che Paul Volcker e la FED hanno dovuto mettere in gioco a suo tempo”. Powell ha aggiunto che anche nel caso in cui la disoccupazione iniziasse ad aumentare più di quanto ci si aspetti, la banca centrale resterà concentrata sul controllo dei prezzi.

Mercoledì scorso è stato diffuso il Beige Book, un report pubblicato otto volte all’anno e che raccoglie informazioni sulle attuali condizioni economiche da tutti i distretti della FED. Il report non ha confermato la forza dell'economia risultante dall'ISM services, indicando che l'attività economica è "invariata" da inizio luglio, con 5 distretti a indicare crescita tra modesto e lieve, e altri 5 a indicare un calo tra il modesto e il lieve. I consumatori hanno mantenuto stabile la condizione di spesa, ma spostando gli acquisti da beni durevoli a cibo e beni necessari. I livelli di prezzo sono rimasti molto elevati. L'immobiliare residenziale si è significativamente indebolito con vendite in calo in tutti i distretti. La prospettiva per la futura crescita economica resta generalmente debole, con i contatti che sottolineano aspettative per un ulteriore indebolimento della domanda nell’arco dei prossimi 6-12 mesi”.

Insomma non proprio un quadro robusto.

La vicepresidente della FED Lael Brainard, mercoledì scorso ha detto che prima o poi i rischi che la politica dell’Istituto comporta all’economia aumenteranno, ma per ora “la politica monetaria dovrà essere restrittiva per un po’ di tempo per fornire la fiducia che l’inflazione si sta abbassando”. Inoltre Brainard ha spiegato che, anche se un rallentamento dell’inflazione a luglio è stato accolto con favore, la FED per essere fiduciosa rispetto ad un movimento dell’inflazione verso il target del 2% avrà bisogno di diversi dati mensili bassi. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, secondo Brainard la sua attuale forza potrebbe tradursi in una perdita di posti di lavoro più limitata rispetto ai rallentamenti del passato: “Questo potrebbe significare che il rallentamento della domanda aggregata porterà ad una crescita inferiore della disoccupazione rispetto a quanto abbiamo visto nelle precedenti recessioni”, tuttavia ha specificato che è troppo presto per conclusioni definitive.

Martedì scorso, invece, il presidente della FED di Richmond Thomas Barkin ha parlato al Financial Times spiegando che secondo lui, per raggiungere la stabilità di prezzo, la banca centrale dovrà restringere ulteriormente la sua politica monetaria in modo che i tassi di interesse reali si trovino al di sopra dello zero. Barkin ha detto: “La meta sono i tassi reali in territorio positivo e il mio intento sarebbe quello di mantenerli là fino a quando non saremo veramente convinti di aver messo a letto l’inflazione”. Il numero uno della FED di Richmond ha poi sottolineato che “l’economia sta ancora andando avanti” e che il mercato del lavoro è ancora “molto stretto”.

Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, mercoledì scorso ha detto che dopo due trimestri di crescita negativa del PIL, si attende una crescita nei sei mesi successivi “ma per quest’anno nel suo complesso e per l’anno prossimo, mi aspetto una crescita ben al di sotto del 2%“. Sul prossimo rialzo dei tassi di interesse, Mester ha dichiarato: “L’entità dei rialzi dei tassi in ogni particolare riunione del FOMC e il picco del tasso sui fed-funds dipenderanno dalla prospettiva di inflazione, che dipende dalla valutazione di quanto rapidamente la domanda e l’offerta aggregata stanno tornando in un migliore equilibrio e le pressioni sui prezzi si stanno riducendo”. Al momento Mester pensa che il tasso di riferimento dei fed-funds dovrà essere portato “leggermente al di sopra del 4% entro l’inizio del prossimo anno e mantenerlo là”. Mester ha anche affermato che non prevede che la FED taglierà il target del tasso sui fed-funds il prossimo anno.

Christopher Waller, membro del Board of Governors della FED, venerdì ha parlato del prossimo rialzo dei tassi, non esponendosi esplicitamente per un aumento dello 0,75% anche se le sue dichiarazioni sembrano andare in quella direzione. Waller ha detto: “Guardando avanti al nostro prossimo incontro, sostengo un altro aumento significativo nel tasso di riferimento”. “Ma guardando più lontano, non posso dire quale sia il percorso appropriato della politica. L’intervallo di picco e la velocità con cui ci arriveremo dipenderà dai dati che riceveremo sull’economia”. Con un ulteriore rialzo dello 0,75% il tasso di riferimento si posizionerebbe in un range del 3%-3,25%. Secondo Waller nel caso in cui l’inflazione non dovesse attenuarsi durante il resto dell’anno, la FED potrebbe dover portare il tasso “ben sopra il 4%”. Inoltre Waller ha spiegato che secondo lui la pratica di fornire indicazioni prospettiche “sta diventando meno utile in questa fase del ciclo di inasprimento”, in quanto le decisioni sui rialzi e sull’indirizzo del tasso di riferimento dovrebbero essere determinate solamente dai dati in arrivo. In merito all’inflazione, Waller ha sottolineato i segnali positivi di una moderazione. Tuttavia ha anche aggiunto che l’inflazione resta “diffusa” ed ha rimarcato che l’anno scorso sembrò attenuarsi ad un certo punto, per poi partire al rialzo. Per non essere ingannato da un’altra attenuazione dell’inflazione solamente temporanea, Waller ha detto che supporterà ulteriori passi nella politica monetaria restrittiva fino a quando non ci sarà “una significativa e persistente moderazione della crescita dei prezzi core”.

Il presidente della Federal Reserve Bank di St. Louis James Bullard, noto “falco”, afferma di essere diventato “fortemente” favorevole a un terzo aumento consecutivo dei tassi di interesse di 75 punti base e che Wall Street sta sottovalutando la probabilità che la FED manterrà i tassi a livelli più alti l'anno prossimo. In un’intervista a Bloomberg News, dice: "Ero propenso verso il rialzo di 75 bps e il rapporto sul lavoro di venerdì scorso è stato ragionevolmente buono. Mentre l'indice dei prezzi al consumo (CPI) di martedì prossimo anche se potrebbe mostrare progressi, non lascerei che il dato possa in qualche modo influenzare la nostra decisione nel prossimo incontro del FOMC. Quindi a questo punto sono fortemente propenso verso i 75 bps".

Rispettando il periodo di silenzio, queste dichiarazioni saranno le ultime prima del meeting della FED del 20-21 settembre.

DATI MACROECONOMICI

Come scritto in precedenza, nuove sorprese dai dati dei PMI servizi e composite USA di agosto elaborati sia da S&P Global (Ex-Markit) che hanno subito marginali revisioni al ribasso, sia da l'ISM services che ha sorpreso in positivo.

Il dato sul PMI dei servizi S&P Global rilasciato da Markit Economics registra un calo passando dai 47,3 punti di luglio ai 43,7 punti di agosto, andando sotto anche al dato preliminare di agosto di 44,1 punti.

Il dato PMI dei servizi rilasciato da ISM, invece, ad agosto sale a 56,9 punti contro i 56,7 punti di luglio ed un consensus che prevedeva un calo a 55,1 punti.

Sempre relativamente al settore dei servizi, l’indice di occupazione passa dai 49,1 punti luglio ai 50,2 di agosto.

In crescita anche il dato sui nuovi ordini, dai 59,9 punti di luglio ai 61,8 punti di agosto.

I prezzi, infine, passano dai 72,3 punti di luglio ai 71,5 punti di agosto, dato più basso da gennaio 2021.

La bilancia commerciale di beni e servizi USA (che misura la differenza in valore tra beni e servizi importati ed esportati) a luglio si attesta a -70,7 miliardi di dollari, contro un consensus di -70,3 miliardi di dollari ed un dato di giugno di -80,9 miliardi di dollari (rivisto da -79,6 miliardi di dollari). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 3 settembre sono state 222 mila, ovvero un dato inferiore a quello della settimana precedente pari a 228 mila (rivisto da 232 mila) e al consensus di 240 mila. Per trovare un dato più basso di quello della settimana terminata il 2 settembre bisogna tornare a fine maggio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nella settimana appena trascorsa, movimentazioni sul Portafoglio “The Challenge”, con la vendita del titolo francese EDF senza aspettare il lancio dell’OPA da parte del governo francese. Il gain è stato del + 30,16% che di questi tempi è ORO colato. Nel contempo siamo entrati in acquisto nuovamente sull’ETF CARBON anche se, con il senno del poi, ad un prezzo non molto conveniente in quanto il possibile rallentamento della produzione industriale ha indotto le aziende a vendere o quantomeno a non acquistare le quote di CO2. Nessun problema, il fondo ha perso in 15 gg il – 34% andando in netto ipervenduto. Rimbalzerà. Il titolo TUI, dai minimi ci è rimbalzato in faccia senza andare neanche in ipervenduto. Quindi aspettiamo nuovamente prezzi più bassi prima di dare il BUY ufficiale per il secondo lotto. Stessa cosa per il titolo italiano che avevamo messo nel mirino. Per quanto riguarda il titolo Banca Monte Paschi vi rimandiamo al capitolo seguente ed operativamente rimaniamo in attesa di leggere le condizioni del prossimo aumento di capitale per decidere se aderire o meno.

Sempre fermo il Portafoglio Storico nell’attesa che la strategia del Nasdaq Weekly ritorni ad operare, nell’attesa anche della nuova strategia su un basket di titoli europei, sempre su base weekly che stiamo finendo di testare. Contiamo di partire per fine mese scrivendo un articolo ad hoc per le specifiche operative.

Alla prossima.

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BANCA MPS - Prosegue decisa verso l'aumento di capitale da 2,5 mld di euro e ha convocato l'assemblea tenuta ad esprimersi in proposito il prossimo 15 settembre. L'ad Luigi Lovaglio, commentando i risultati del semestre - chiuso con un utile di 27 mln di euro, a fronte di un utile di 202 mln di euro conseguito nel primo semestre 2021 - ha rassicurato gli analisti sulla "convinzione" della banca di procedere nonostante le condizioni di mercato. A tale proposito Rocca Salimbeni ha allargato il consorzio di banche predisposte a quattro banche: Banco Santander, Barclays Bank Ireland, Societè Generale e Stifel Europe Bank, hanno fatto il loro ingresso in qualitá di Joint Bookrunners. "Non prevediamo che il Mef possa aumentare il suo contributo relativo al sostegno all'aumento di capitale. Nonostante le difficili condizioni di mercato procediamo per arrivare nelle migliori condizioni possibili all'operazione", ha affermato Lovaglio, rispondendo alla domanda di un analista. Il Mef, detentore del 64% del capitale della banca, secondo quanto giá comunicato, contribuirá all'aumento di capitale da 2,5 mld pro-quota. Rocca Salimbeni stima il via libera della Bce all'operazione nelle prossime settimane e comunque entro il 15 settembre. In quest'ottica la banca continua a fornire tutti i chiarimenti necessari richiesti dall'ex Eurotower, nel contesto della relativa attivitá istruttoria. "Nel contesto delineato, non può escludersi che possano emergere circostanze ed elementi allo stato non prevedibili che potrebbero incidere sull'iter autorizzativo e anche sul percorso di rafforzamento patrimoniale della Capogruppo", specifica l'istituto in una nota. Tuttavia, tenendo conto delle interlocuzioni finora tenute con le Autoritá la banca ritiene che "lo shortfall patrimoniale prospettico potrá essere superato attraverso la realizzazione della prospetta operazione di rafforzamento patrimoniale, previo completamento dell'iter autorizzativo".

CAMPARI - Campari ha annunciato la firma e il perfezionamento di un accordo con Catalyst Spirit per acquisire una partecipazione del 15% di Howler Head Kentucky Straight Bourbon Whiskey, con un percorso verso il controllo totale nel medio termine, e in concomitanza ottenere i diritti esclusivi per la distribuzione globale del brand. Campari ha accordato il pagamento di 15 milioni di dollari in contanti per la partecipazione iniziale del 15% nel marchio, con un percorso per acquisire fino al 100% di Howler Head attraverso azioni call, sulla base del raggiungimento di risultati futuri del brand, che potranno essere esercitate a partire dal 2025. Il valore delle opzioni call implica una crescita molto sostenuta delle vendite di Howler Head a valute e valore in ciascuna delle future fasi della transazione.

FERRARI – Ferrari ha comunicato di avere acquistato su Euronext Milan (EXM), dal 22 al 26 agosto 2022, un totale di 31.280 azioni ordinarie al prezzo medio unitario di 203,8828 euro, per un controvalore pari a 6.377.454,48 euro. Tali acquisti sono avvenuti nell’ambito del programma di acquisto di azioni proprie di 150 milioni di euro annunciato in data 30 giugno 2022, quale tranche iniziale del programma pluriennale di acquisto di azioni proprie di circa 2 miliardi di euro da eseguirsi entro il 2026 in linea con le informazioni fornite durante il Capital Markets Day del 2022 (la “Prima Tranche”).

Dall’inizio di questa Prima Tranche fino al 26 agosto 2022 il corrispettivo totale investito è stato: 33.285.297,21 euro per n. 172.139 azioni ordinarie acquistate sul EXM. Al 26 agosto 2022 Ferrari deteneva pertanto 11.237.249 azioni proprie ordinarie pari al 4,37% del capitale sociale totale emesso includendo le azioni ordinarie e le azioni speciali e al netto delle azioni assegnate ai sensi del piano di incentivazione azionaria della Società.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

COPART – INV%. E’ un fornitore di aste online e servizi di remarketing di veicoli negli Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Brasile. Fornisce ai venditori di veicoli servizi per elaborare e vendere veicoli su Internet, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2022 pari a 1,13 $/az. su ricavi per 883.40 mln $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,10 $/az. su ricavi per 874.72 mln $. Il fatturato è cresciuto del 18,0% su base annua.

In una nota la società ha riportato: “Nel quarto trimestre, le entrate globali sono aumentate di 134,8 mln $ o del 18%, inclusi 16,4 mln $ di perdite dovuti alla valuta. I ricavi dai servizi globali sono aumentati di 87,8 mln $ o del 14,2% nel quarto trimestre principalmente a causa dei prezzi di vendita medi più elevati e dall'aumento dei volumi. La nostra percentuale di margine lordo è diminuita di circa 455 punti base al 43,2% attribuibile all'inflazione dei costi sia per il rimorchio delle auto che per la manodopera, compensata in parte da maggiori ricavi per unità e crescita dei volumi. Il reddito operativo è aumentato del 7,7% da 301,5 mln $ a 324,8 mln $ nel quarto trimestre, incluso perdite pari a 2,3 mln $ dovute alla valuta. Il flusso di cassa operativo per il trimestre è aumentato di 84,1 mln $ anno su anno a 312,8 mln $, trainato da utili più forti e dal costo associato all'estinzione del debito. Al 31 luglio 2022 avevamo 2,6 mld $ di liquidità, di cui 1,4 mld $ in contanti e mezzi equivalenti e una linea di credito revolving non utilizzata di una capacità pari a 1,2 mld $”.

DOCUSIGN – 17,62%. La società vende firme elettroniche e altri prodotti e servizi di transazione basati su cloud, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2023 pari a 0,44 $/az. su un fatturato di 622.20 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,42 $/az. su un fatturato pari a 602.34 mln $. Il fatturato è cresciuto del 21,6% su base annua. La società ha detto che prevede ricavi nel terzo trimestre fiscale 2023 tra 624,0 e 628,0 mln $, e per tutto l’anno fiscale 2023 ricavi tra 2,47 e 2,48 mld $. L'attuale stima degli analisti per i ricavi è rispettivamente pari a 625.05 mln $ per il prossimo trimestre e ricavi annui 2023 pari a 2,47 mld $.

Maggie Wilderotter, CEO ad interim e Presidente del CdA della società, ha affermato: "Abbiamo ottenuto solidi risultati nel secondo trimestre, con un ottimo risultato per la prima metà dell'anno. Questi risultati riflettono l'attenzione e la dedizione del nostro team al lavoro durante questo periodo di transizione, con una base più solida in atto per raggiungere la seconda metà dell'anno. Il margine lordo è stato dell'82% per entrambi i periodi. La liquidità netta fornita dalle attività operative è stata pari a 120,9 mln $ rispetto ai 177,7 mln $ dello stesso periodo dell'anno scorso. Il flusso netto di cassa è stato pari a 105,5 mln $ rispetto ai 161,7 mln $ dello stesso periodo dell'anno scorso. La liquidità, i mezzi equivalenti, la liquidità vincolata e gli investimenti erano pari a 1.129,6 mln $ alla fine del trimestre. Entriamo in questa fase successiva con una chiara serie di risultati per le iniziative del nostro personale e la roadmap dei prodotti, guidando al contempo una crescita sostenibile e redditizia su larga scala. Abbiamo un'opportunità di mercato da 50 mld $, una piattaforma di accordi digitali leader del settore, una forte posizione di mercato e un team di leadership esperto. Ho totale fiducia che il nostro team riuscirà a raggiungere con successo tutte le parti interessate".

ZSCALER + 29,55%. E’ una società di sicurezza cloud. La piattaforma tecnologica cloud-native dell'azienda, Zscaler Zero Trust Exchange, è progettata per aiutare i clienti ad essere più agili, efficienti, resilienti e sicuri, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2022 pari a 0,25 $/az. su un fatturato di 318.06 mln $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,21 $/az. su un fatturato pari a 305.41 mln $. I ricavi sono aumentati del 61,4% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2023 di ca. 0,26 $/az. su un fatturato tra 339.0 e 341.0 mln $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,17 $/az. su un fatturato di 324.84 mln $. Infine la società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l’anno fiscale 2023 tra 1,16 e 1,18 $/az. su ricavi tra 1,49 e 1,50 mld $ e l'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,03 $/az. su ricavi per 1,47 mld $.

Jay Chaudhry, Presidente e A.D. di Zscaler, ha affermato: “Abbiamo ottenuto risultati eccezionali nel quarto trimestre con una crescita dei ricavi del 61% e una crescita dei fatturati del 57% anno su anno, migliorando al contempo l'efficienza operativa in tutta l'azienda. I nostri clienti stanno realizzando un immenso valore dai nuovi servizi innovativi e dalle capacità avanzate integrate della nostra piattaforma di sicurezza Zero Trust. Nonostante il panorama macroeconomico incerto che continua ad evolversi, continuiamo a vedere una domanda favorevole per la nostra piattaforma Zero Trust Exchange perché rende le aziende più sicure, semplifica l'IT e riduce i costi. Il reddito operativo è stato pari a 38,1 mln $, o il 12% delle entrate totali; la liquidità fornita dalle operazioni è stata pari a 103,1 mln $, o il 32% delle entrate; il flusso netto di cassa è stato pari a 74,8 mln $, o il 24% delle entrate; la liquidità, mezzi equivalenti e investimenti a breve termine erano pari a 1.731,3 mln $ al 31 luglio 2022".

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (12/09/2022)
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Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.