Azionario ancora in affanno


Il mercato azionario, in particolare negli USA, con epicentro il Nasdaq, oltre al mercato giapponese, rimane inserito in un trend dominante ribassista su orizzonti plurimensili. Il susseguirsi di alternanti previsioni sull'evoluzione delle dinamiche inflazionistiche, e di conseguenza delle politiche monetarie, rimane il driver dominante. Al di là dei movimenti di breve, appare chiaro come l'inflazione, scatenata da anni di politiche monetarie ultraespansive, sia verosimilmente destinata a rimanere per un tempo superiore a quello dichiarato da molti analisti e commentatori; col connesso rischio di politiche monetarie più restrittive e durature del previsto, e non solo a livello di tassi ufficiali ma anche sui Bilanci delle Banche centrali, attuando il cosiddetto QT (quantitative tightening), e di conseguenza anche sull'aggregato monetario M2. siccome era stato l'incremento costante della liquidità a partire dalla primavera del 2009 a spingere all'insù sia il mercato azionario sia il mercato obbligazionario (ma anche il settore immobiliare e altri asset), appare inevitabile una prolungata fase di sgonfiamento delle bolle sui mercati man mano che la liquidità si ritirerà.

Come dicevamo le scorse settimane, "L'inflazione sembra destinata a rimanere per più tempo di quanto sperano, o comunque dichiarano, le Banche centrali, con probabili derive di stagflazione, ovvero stagnazione+inflazione. In tal senso sembra assai improbabile una ripresa stabile delle Borsele cui quotazioni dovrebbero correggere ampiamente, se non in termini nominali per lo meno in termini reali, per ridurre le profonde discrasie tra dinamiche finanziarie e dinamiche economiche accumulate negli anni passati. La protezione del potere d'acquisto dei risparmi rimarrà quindi al centro delle decisioni finanziarie per molto tempo a venire". Le Banche centrali sono chiamate a porre rimedio agli errori di politica monetaria degli ultimi lustri, cercando di evitare crash sui mercati finanziari e gravi recessioni sull'economia reale, continuando a sgonfiare in termini reali il debito, pubblico e privato, esploso negli anni come conseguenza delle politiche espansive degli anni passati. Un compito assai arduo. 
 

Sull'SP500 (PC 3.828), il forte rimbalzo dai minimi a ridosso di 3.500 toccati il 13 ottobre 2022 si è arrestato in corrispondenza del picco a 4.180 del 13 dicembre scorso, da dove le quotazioni sono ridiscese verso 3.800: la perforazione di 3.750-3.800 fornirebbe un nuovo segnale di debolezza, riproponendo il test del supporto critico in area 3.550/650, sotto al quale si avrebbe una ripresa convinta del movimento dominante su orizzonti plurimensili, che rimane orientato al ribasso, con possibili obiettivi in area 2.800-3.000. Si conferma quindi la strategia di approfittare delle fasi di rimbalzo per alleggerire/vendere, su orizzonti strategici.

Il mercato azionario europeo rimane più forte, anche se appare assai improbabile un decoupling su orizzonti strategici con l'azionario statunitense. Sull'Eurostoxx50 (PC 3.967), il forte rimbalzo dai minimi del 03 ottobre a 3.236 si è finora arrestato in prossimità della valida resistenza in area 4.000/4.050 (max 4.037 il 13 dicembre): il superamento di tale resistenza, al momento improbabile, rimane necessario per confermare il miglioramento del quadro tecnico su orizzonti plurimensili. Perdita di spinta su ridiscese sotto 3.850 e ripresa delle vendite alla perforazione del supporto in area 3.700/50; il tono su orizzonti plurisettimanali tornerebbe ribassista su ridiscese al di sotto di 3.550-3.600, al momento prematuro.

Le sorti del listino azionario statunitense rimangono legate, con correlazione inversa, a quelle del dollaro USA. L'EurUsd (PC: 1,0525), dopo avere pressoché raggiunto l'obiettivo a 0,9500 (minimo 0,9592 il 28.09.2022),ha messo a segno un forte rimbalzo che ha riportato le quotazioni verso la resistenza critica in area 1,0650-1,0800 (massimo 1,0767 il 30 dicembre) dove sono prevalsi i realizzi. Ulteriore perdita di spinta sotto 1,0440: l'euro tornerebbe debole su ridiscese al di sotto di 1,0200, prematuro, e le vendite riprenderebbero alla violazione di 0,9800, al momento improbabile. Pur avendo opportunamente  effettuato alleggerimenti tattici delle posizioni lunghe detenute in dollari USA, l'esposizione strategica deve continuare a privilegiare il biglietto verde, che rimane stabilmente inserito all'interno di un trend dominante favorevole.

Prosegue il movimento rialzista su Oro, Argento e Platino, mentre rimane debole il Palladio. I preziosi rimangono ben impostati su orizzonti plurisettimanali, mentre la generalità delle materie prime rimane sostanzialmente laterale. È opportuno mantenerle comunque in portafoglio su orizzonti strategici, stante il contesto di rendimenti reali negativi sull'obbligazionario e i rischi sul comparto azionario.

OPERATIVAMENTE: si conferma quindi la strategia in essere long commodities e dollaro Usa e short azionario, attuata con i seguenti Etc quotati su Borsa italiana (si ricorda che ancorché quotati in euro comportano un’esposizione lunga sul dollaro Usa: un elemento a favore in questa situazione di incertezza sul fronte geopolitico e di rientro dei capitali negli USA grazie al rialzo dei rendimenti dei governativi):

LUNGHE: Oro (ticker PHAU: PC 163,55); Argento (ticker PHAG: PC 20,400); Platino (ticker PHPT: PC 93,210); Palladio (ticker PHPD: 152,81); Caffè (ticker COFF: PC 0,9451); Cotone (ticker COTN: PC 2,8230); Rame (ticker COPA: PC 31,905); Alluminio (ticker ALUM: PC 2,935); Zucchero (ticker SUGA: PC 9,3340); Cacao (ticker COCO: PC 2,3495) e Zinco (ticker: ZINC: PC 9,1360).

CORTE: ETF short sull’S&P500 Xtrackers S&P500 Inv Day (ticker XSPS: PC 8,494).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)