Siamo in una economia di guerra e con essa anche in una finanza di guerra?
Esclusivamente il prossimo futuro potrà darci una risposta.
L'incredulità, di molti che spendono le loro giornate seduti ad una sedia nel loro studio, che per scelta o per casualità, svolgono il lavoro di trader, analisti, consulenti, ivi inclusa ogni attività che abbia a che fare con i mercati finanziari, nel vedere un simile scostamento tra i mercati finanziari americani e i mercati europei, rimarrà per molto tempo una domanda inevasa.
Una Europa alle prese con i dati relativi all'inflazione che la inchiodano ad un passo dal 10% e che non vede rallentamento, come confermato dall'ultimo dato relativo alla Germania, ancora appollaiata sugli 8.7 punti percentuali a cui si deve abbinare il rallentamento di altri importanti indicatori come il PMI, con il comparto obbligazionario che vede continui rialzi nei rendimenti, inseguendo quindi il dato inflattivo per essere appetibili, ma con gl'indici azionari ad un soffio dai massimi storici del 2021, con un conflitto bellico in casa, ha quanto meno dell'incredibile.
Nulla in questi primi mesi del 2023 sembra aver spaventato gli investitori europei, ed ad ogni segnale di sofferenza delle borse statunitensi, da che finanza è finanza, il driver dei mercati, si è risposto con delle V spettacolari, messe a segno in pochissime ore di contrattazione.
Un segnale di una prepotenza finanziaria incredibile, anche perchè eseguito con dignitosi volumi di contrattazione se il metro di riferimento è quello del volume di scambio dei futures sugli indici.
Sembra come vi sia in atto un paracadute potentissimo in grado di attutire le correzioni e risollevare, grazie alle correnti ascensionali, tutti gli indici di borsa europei.
Con il ripiegamento di questi ultimi giorni del Dow Jones, il divario si sta allargando ancor più vistosamente.
In questo clima di ottimismo senza presupposti, vediamo cosa è accaduto in settimana andando ad analizzare la bella performance dinamica di Kme Group.
Lo strappo oltre i 0.72€ è stato molto forte e condito da volumi.
Entrare su un treno in corsa presenta enormi rischi ed in uno scenario così delineato, si possono vedere punti di ingresso ad un eventuale ritorno ai 0.72 appunto, livello di rottura precedente e ai 0.66€, dove il rimbalzo sarebbe più efficace e veloce.
In Francia, continua il festival dei titolini sottocapitalizzati, con partenze record, ottimi volumi e rapido sviluppo, in grado di raggiungere target che per la borsa italiana,sono impensabili in un singolo giorno di contrattazione, necessitando di solito un tempo di sviluppo considerevolmente più lungo, forse a causa del meccanismo di sospensione che interviene troppo rapidamente.
Questioni prettamente tecniche che, se da un lato rendono le azioni di casa nostra meno appetibili per i trader d'assalto, d'altro canto tutelano gli investitori meno propensi all'alta volatilità, evidenziando però il più classico dei problemi che si hanno alle prese con una coperta corta.
Derivati sugli indici a parte quindi, vista la dinamica con cui sono alle prese che non permette che vengano presi sul serio nelle loro manifestazioni, rimane da evidenziare la movimentazione dei titolini sopra documentata e il buon andamento del settore bancario.
Se invece si guarda olteoceano, si può chiaramente vedere una fase di subalternanza tra il Dow Jones e il Nasdaq-
Il primo con una configurazione grafica in correzione dai fasti di inizio anno e il secondo, alla ricerca di un qualsiasi pretesto per recuperare dalle grandi perdite subite nel corso del 2022.
Dopo alcuni bei rimbalzi messi a segno nel mese di gennaio in particolare, però, si percepisce quanto i trader e gli operatori, preferiscano un mordi e fuggi con target molto stretti, in attesa che il panorama si diradi e si sia in grado di avere delle percezioni sul futuro in maniera più nitida.
Insomma, fossi un investitore retail e con un livello di propensione al rischio non eccessivamente alta, preferirei stare a guardare ancora un pò prima di scaricare il portafoglio.
Se invece, fossi un investitore con attitudini da trader a tutto tondo e quindi con alta propensione al rischio, accetterei delle singole sfide di gornata che ogni sessione offre, gettandomi a capofitto con size non eccessivamente alte, nei titoli di giornata che hanno il maggior numero di scambi, accettando stop loss corti, e prendendo dei target in profit giusti in base però, esclusivamente al day trading, sconsigliando quindi il noto fenomeno del cassettismo.
Dal mio punto di vista, al momento esatto in cui vi scrivo, non ne esistono i presupposti.
(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)