l'influenza cinese sulla borsa americana-e su quelle europee


La Cina è piu' vicina di quanto non pensino i commentatori italiani. Taluni reputano che la fiacchezza della crescita cinese non ci influenzera'. Per noi è una colossale balla in quanto saremo coinvolti da un eventuale battuta d'arresto cinese sia a livello economico che a livello azionario.

Lo ricorda anche Marc Faber che ieri ha citato un paio di dati preoccupanti: il fatturato di GM è per il 34% cinese e gli utili sfiorano il 50%.
Se la Cina entra in crisi le azioni di GM e di migliaia di altre societa' ne risentiranno duramente ed a farne le spese saranno anche compagnie non direttamente coinvolte sul terreno cinese, come Fiat Chrysler, per ovvi rapporti tra le societa' automobilistiche quotate internazionalmente.

Per la rubrica " investimenti a scarso rischio" tenuta da 18 anni sul lombardreport.com siamo davanti all'ennesima conferma del famoso detto "sell in may and go away". Non sappiamo per quale ragione questa frase, lanciata da noi trent'anni fa in Italia copiandola dagli USA, quando qui era totalmente sconosciuta, funziona quasi sempre. Il mondo cambia continuamente e sembrerebbe assurdo che le borse (quasi sempre….) salgano solo da dicembre a aprile, per poi avere movimenti difficili da predire e spesso ultra-negativi nel successivo semestre.
Ma la vendita delle azioni in aprile e il riacquisto (probabile) in novembre è una operazione che funziona moltissime volte, strano ma è così! Le statistiche parlano chiaro, il lombardreport.com non le ignora ed anche quest'anno la statistica ha avuto ragione.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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