Piano Bar : European Zone 2016_06


Piano Bar - European Zone

  • Giugno  2016

Sono in gita... per cui Piano Bar torna le prossima settimana. Nel frattempo anticipo di alcuni giorni l'uscita del mensile European Zone...

Negli ultimi tre mesi tutti i principali indici europei (Dax, Cac40, Euro Stoxx 50) hanno ripercorso oltre il 61,8%  della precedente gamba ribassista terminata coi minimi di Febbraio. Il FTSE 100, sicuramente influenzato dai timori di BREXIT, tranne il recente rimbalzo non ha fatto che mettere a segno nuovi minimi dalla primavera dello scorso anno.

I dati sulla produzione industriale non raccontano il bel film che ci raccontano quotidianamente i telegiornali nazionali. Nel grafico sotto potete vedere l'andamento mensile della produzione industriale dell'intera area Euro nel primo trimestre di quest'anno.

Ma sono sopratutto i dati delle tre maggiori economie europee a sorprendere gli economisti. Il dato tedesco a Marzo (1°trimestre) scende a un -1,3% contro un +0,2 atteso come si vede nel riepilogo sotto, anche se poi ad aprile c'è un leggerissimo miglioramento.

La Francia e Italia mettono a segno entrambe un timido +0,5% ma a fronte di un +1,2 atteso della Francia ed un +1,8% atteso dell'Italia.

E' una piccola delusione racconta un economista di Ginevra intervistato da Bloomberg, ma questi piccoli ostacoli alla crescita si stanno accumulando.

Allo stesso tempo fioccano annunci inaspettati da importanti aziende europee che danno da pensare. Il 9 maggio scorso le azioni di ThyssenKrupp AG (il più importante produttore di acciaio in Germania) ha perso il 4%, dopo che la società ha tagliato a metà le sue previsioni di profitto a causa delle condizioni estremamente difficili sul mercato dei materiali. Ricordo che da ottobre 2007 (quando il titolo fece il suo massimo storico vicino ai 50 euro per azione)  il titolo ha perso quasi un 60% e che da allora i prezzi dell'acciaio sono crollati di un incredibile 72%.

Già a Febbraio, in questa rubrica avevamo sottolineato le difficoltà di Italia e Spagna dove due grandi banche come Unicredit e la spagnola Banco Popolare, non stanno messi benissimo. Per quello che riguarda la nostra Unicredit, dall'inizio dell'anno ha già lasciato sul terreno circa un 40% ed ha annunciato un altro calo del 21% dell'utile netto del primo trimestre con tutte le varie fonti di reddito che staccano risultati inferiori alle attese; per Banco Popolare, in Spagna, si teme una sorta di effetto contagio scatenato dalle rinnovate preoccupazioni sulla salute delle altre banche spagnole. (Reuters 26/05/2016). Ma la cosa che probabilmente più preoccupa la comunità finanziaria che ora sembra cominci a svegliarsi è la situazione della più grande banca tedesca Deutsche Bank (io ne parlo da Ottobre dello scorso anno...).

James Chappell, Senior Financials Analyst,di Berenberg Bank, va dritto al cuore del problema:

"Il problema più grande è che DBK [Deutsche Bank] ha troppa leva finanziaria. Noi crediamo che DBK abbia ancora una leva maggiore di  40x. DBK ha due strade per risolvere il problema: può ridurre gli asset vendendone una parte incrementando la liquidità, o aumentare il capitale per rimediare a questo. Sul primo percorso, tuttavia il problema è che sui mercati non esistono nè le dimensioni, né i prezzi per consentirle di vendere anche solo una fetta della montagna di derivati che ha in pancia e quindi questo percorso è impraticabile. Ma anche il secondo percorso al momento appare impossibile, dal momento che la redditività del core-business è sotto pressione e poi dato il momento che sta vivendo l'economia mondiale in generale, è difficile convincere gli investitori a mettere denaro fresco, in quanto si fatica a capire come potrebbe, la gestione della banca, offrire un qualsiasi tipo di ritorno sul nuovo capitale investito in un era di tassi d'interesse negativi." Uno dopo l'altro, la deflazione del credito sta eliminando le opzioni a disposizione delle aziende eccessivamente indebitate. Deutsche Bank dagli oltre. 100 euro per azione del 2007 era già crollata a 14 euro perdendo l'87% del suo valore nel 2009, ed ora dopo un breve ritorno sopra i 50 euro, veleggia tra i 20 e i 25 euro con un perdita dai massimi storici che supera sempre e comunque abbondantemente il 70%.

Chappell, descrivendo i problemi di debito della società come insormontabili, ora taglia il suo target price a soli 9.00 euro per azione. Contenti? Questo target rappresenta un altro declino,  dai prezzi attuali di un buon 60%, ma quello che si teme è che sia un prezzo ancora troppo pieno di speranza. L'environment che si va delineando, a meno di qualche miracolo per ora imprevedibile, vedrà probabilmente Deutsche Bank e molti altri dei maggiori istituti di credito del continente chiusi per fallimento e comprati o venduti a titolo definitivo, probabilmente, per pochi centesimi di euro!!!, ... e questo si badi bene è l'unico vero motivo per cui tutti i media vergognosamente proni al potere, continuano a bombardarvi mediaticamente e subdolamente per spingervi ad eliminare l'uso del contante e ad usare solo la carta di credito. Non è il problema dell'evasione fiscale come ci raccontano... è che quando scoppierà il patatrac, il recinto DEVE essere chiuso e a tenuta stagna, perchè nessuno dovrà salvarsi dalla mattanza dei tonni o del gregge cosi accontento sia chi abita in zone di mare che chi sta in  montagna... Con un click di mouse tutte le nostre carte di credito possono essere disattivate in un secondo e noi possiamo ritrovarci dalla sera alla mattina ad una nuova era delle caverne, quando con la nostra cartina di mm... non riusciremo nemmeno a pagarci un caffè al bar.

Ma vediamo il modello d'onda sul DAX.

In base al nostro conteggio il Dax sta ultimando una onda ii cerchiata di grado minute che in teoria dovrebbe accarezzare la trendline ascendente senza bucarla prima di inabissarsi con la iii e le successive. Posto che se anche bucasse la trendline al rialzo, il movimento non dovrebbe in ogni caso superare il massimo  di onda 2 a 11.431 punto altrimenti violerebbe la regola che un'onda 2  non può ritracciare oltre il 100% di un onda 1... (in questo caso si tratta di i e di ii cerchiate ma è uguale) se invece rompe al ribasso il minimo di onda i cerchiata a 8.699, si andrà short  di brutto.

Un altro aspetto interessante da osservare resta, in ogni caso, quello psicologico. Parlavamo all'inizio del FTSE100 che da Aprile dello scorso anno non ha certo brillato. Ma nonostante questo, il grado di compiacimento e confidenza verso il mercato dei Junk Bond resta alto e diffuso tra gli investitori/risparmiatori britannici. Gli investitori obbligazionari rimangono del tutto ignari dei pericoli in agguato all'interno dei mercati del credito Europei in questa fase di deflazione montante. Ma  nel tempo, appena i mercati azionari prenderanno a scendere e il livello dell'umore sociale si abbasserà i mercati del debito ad alto rendimento si troveranno ridotti a brandelli.... te li dò io i Junk Bond... e i James Bond col suo Martini "agitato, non mescolato"...    Del resto è anche vero che quando i mercati restano alti per tanto tempo, come ora, gli investitori un pò alla volta si abituano all'idea che ogni battuta d'arresto rappresenti solo l'ennesima opportunità di acquisto. Anche analizzando altri bull-market in altri periodi e su altri beni si nota come l'ottimismo degli investitori resti alto per mesi dopo il massimo finale del mercato. Pensiamo al sentiment attorno all'oro a gennaio del 1980 o a settembre del 2011, o il Nikkei all'inizio del 1990, il greggio a luglio 2008, o il Dax  a Marzo del 2000 quando l'indice inverti il trend dal suo massimo storico di 8.136 punti e l'IFO (l'istituto del sentiment pan-tedesco nei 9 mesi successivi spinse l'indice a 107 punto realizzando un massimo degli ultimi 8 anni. I partecipanti cominciarono a mutare il loro stato d'animo verso i titoli dell'indice tedesco solo a gennaio del 2001e ad aprile dello stesso anno l'indice era schiantato a 89 punti (minimo dalla recessione del 1990). Oggi il sentiment sta registrando un ritardo analogo, tant'è vero che la compiacenza degli investitori ha spinto l'indice di Bloomberg denominato  High Yeld Corporate Bond Index oltre quota 180 lo scorso mese di maggio come mostriamo nel grafico sottostante:

Praticamente, nonostante un anno di ribasso del FTSE100 e il rischio di Brexit, l'ottimismo si è ridotto pochissimo e si registra un numero record di investitori che continuano a comprare il debito della Gran Bretagna anche di aziende poco solvibili. Nel numero precedente si parlò del gruppo BHS che nonostante fosse sopravvissuto dal 1928 ad ogni recessione economica ora è giunto al capolinea con oltre 11.000 posti di lavoro a rischio. Ma allora se un'azienda quasi centenaria ritenuta da sempre solida coma la roccia non può negoziare il contesto attuale con le banche, non si capisce con quale logica gli investitori, possano fidarsi di vacillanti imprese ciofeca, rappresentate sul mercato delle obbligazioni ad alto rendimento. Dovrebbero darsi tutti a gambe levate e invece la fede di questi investitori sembra incrollabile...!?! Di questa allegra baldoria sul mercato del credito si è accorto anche Bloomberg che il 27 maggio titolava: Companies Go on Worldwide Bond Bender with $236 Billion of Sales (Le aziende ubriacano il mondo di Bond con 236 miliardi di vendite) .

In effetti maggio è stato uno dei mesi più affollati per l'emisione di obbligazioni societarie perchè gli investitori continuano a divorare i rendimenti relativamente succosi sul debito societario. In Europa sono 49 i miliardi di euro di obbligazioni emesse. Societè Generale, a gennaio del 2015, emise obbligazioni denominate in Yen (note come obbligazioni Samurai) per 1,1 miliardi di euro e venne segnalato e sottolineato da molti report finanziari in quanto era a quel momento l'accordo più grande del suo genere... fino a quest'anno.. Ma il 25 maggio il Qatar, ha stupito il mercato del debito del Medio Oriente vendendo l'astronomica cifra di 9 miliardi di dollari in euro-obbligazioni ... un banchiere di Dubai si è limitato ad esclamare "Nove miliardi sono un sacco di obbligazioni"... In qualche modo sembra che ci si stia avviando su una strada che reprime la ragione... Anche Pechino si muove: lo scorso anno abbiamo visto il presidente cinese Xi Jinpong  ricevuto a Londra a Buckingham Palace dalla Regina con tutti gli onori sulla carrozza dorata come si riceve un imperatore. Allora la Cina si preparava ad inondare l'Inghilterra con 10 miliardi di investimenti all'anno per 10 anni, ed ora lo scorso 27 maggio il ministro delle finanze cinese è sbarcato alla city londinese per piazzare il  primo bond  in yuan cinesi da 3 miliardi di yuan con un rendimento del 3% che scadrà nel 2019 (codice ISINXS1425436729) . L'offerta è stata superiore alla domanda di quasi tre volte arrivando a superare gli 8,5 miliardi di Yuan. Secondo la banca popolare della Cina, i cosiddetti bond-dim-sum, approfondiranno la cooperazione finanziaria e monetaria tra la Cina e il Regno Unito e promuoveranno la diversificazione del sistema monetario internazionale.

Lapidario Brian Whitmer di Elliott Wave International che chiosa: "Noi pensiamo che sia proprio il contrario: la mossa della Cina in nuovi territori di debito, fa parte di una spericolata baldoria del prestito in tutto il mondo che non ha precedenti nella storia. La maggior parte di queste obbligazioni, probabilmente rovineranno gli investitori che le acquisteranno."  

Altre indicazioni interessanti arrivano dal mercato del lusso. Il 9 maggio la casa d'aste Sotheby ha venduto opere d'arte impressionista e moderna per 145 milioni di dollari, che sembrerebbe un buon risultato se non fosse che le aspettative in prevendita di Sotheby si attestavano a 165 milioni di dollari. Si è detto che il motivo di questo risultato è da attribuirsi alla mancanza di acquirenti cinesi. Il capo venditore di Sotheby a Pechino, è rimasto al telefono con le banche, senza riuscire a lanciare una sola offerta per i suoi clienti in tutta la notte. Rimarca il WSJ "E' un altro segnale del vento che sta cambiando rispetto alla tendenza di pochi anni fa, quando i collezionisti cinesi hanno portato a casa diversi trofei in qualsiasi vendita importante." Probabilmente questi sintomi si faranno più chiari ed evidenti quando la deflazione si intensificherà.

Il settore immobiliare è un'altra bolla ri-emergente che si sgonfierà rapidamente. In UK i prezzi delle case nel trimestre stanno scendendo dell'1% e Bloomberg il 9 maggio scorso rimarcava un "sentimento di indebolimento e un calo di fiducia dei consumatori del Regno Unito". E' interessante notare che come per il mondo dell'arte, la debolezza sta colpendo in primo luogo la fascia alta del mercato. I "codici postali" del lusso di Londra hanno visto i prezzi cadere di quasi il 12% (11,8%) come riporta il Guardian del 16 maggio. I prezzi a Kensington High Street sono scesi di 1,8 milioni di sterline rispetto al primo trimestre 2015, mentre i prezzi medi a Notting Hill sono in diminuzione de l 10% ed anche le zone di Hampstead e South Kensington stanno sperimentando prezzi annuali in discesa.

Per avviarci alla conclusione, possiamo dire che nonostante le loro migliori intenzioni, sul piano di salvataggio dell'Europa, le autorità stanno scoprendo che nessuna somma di denaro può raddrizzare la nave economica del continente ed è ancora Bloomberg il 12 aprile 2016 a sintetizzare la situazione in un titolo: "Italy's Banking Rescue Looks Like an Inadeguate Fudge" (Il salvataggio delle banche italiane sembra un inganno inadeguato).

L'Italietta governata da gnomi visionari che vedono riprese e ripartenze del paese semplicemente inesistenti a meno di non mettersi a spulciare nel micro cosmo dei decimali degli zero virgola più o zero virgola meno... ancora oggi al convegno dei giovani imprenditori ... "la guerra è finita... la pace è tutta da costruire"... quando qua la guerra deve ancora cominciare... abbiamo visto solo qualche schermaglia... mah!! L'Italia stavo dicendo, in sedici anni durante i quali chi più chi meno tutti i paesi hanno visto i loro indici azionari salire da un 80 a un 120%, resta l'unico paese al mondo con un indice che è sotto di oltre il 60% dai massimi del 2000!!. Complice un ladrocinio ed una corruzione diffusa uniformemente a tutti i livelli istituzionali dall'usciere fino alle cariche più alte, un livello di tassazione che definire demenziale non siamo nemmeno a metà, che ha distrutto il ceto medio rafforzando i ladri di cui sopra, un debito pubblico che ha raggiunto ormai livelli al limite della sostenibilità, ed infine anche la deflazione dei prezzi al consumo e alla produzione, ci ritroviamo con  il paese ripiegato su se stesso con le ali piene di piombo, che invecchia e non fa più figli, che esporta laureati ed importa disperati che quando non delinquono vengono qua a raccogliere pomodori a 1,5 euro all'ora e che se guardiamo il grafico dell'SPMIB sembra pronto ad inabissarsi destinazione Fossa delle Marianne!

Ma torniamo all'articolo di Bloomberg dove si dice: "non è chiaro se il fondo di salvataggio del paese sia abbastanza grande e legale sotto le regole della UE. La risposta ad entrambe le domande è cristallina: le dimensioni contano. Le banche italiane stanno annaspando e affogando in un mare di crediti inesigibili valutati attorno a 360 miliardi euro, mentre le quote del fondo di salvataggio approvate di recente ammontano a 5 miliardi, per cui è disperatamente inadeguato. Per quello che riguarda invece la legalità del piano di salvataggio alla fine sarà l'umore sociale dominante a determinare il destino della legislazione di salvataggio europeo e questo passa inevitabilmente dalla Germania. Che l'Europa (la BCE) riesca a fornire denaro di salvataggio ad un paese membro, basto su un finanziamento dove la Germania è il principale sostenitore , prima che la Germania stessa attraverso l'alta corte tedesca ne riconosca la legittimità non è cosa delle più semplici. Inoltre prendere questo tipo di decisione quando il DAX è ai massimi e il morale è alto è una cosa, farlo quando il DAX è in discesa e il sentiment sotto le scarpe  non è uguale. Inoltre la pazienza dei tedeschi con le politiche fallimentari della BCE sta arrivando al limite. Il mese scorso una formale denuncia ricevuta dal giudice tedesco sostiene che la BCE ha oltrepassato il suo mandato per la pianificazione e l'acquisto di obbligazioni societarie che rappresentano un componente cruciale dei futuri pacchetti di stimolo. Due quadri superiori di Banca UBS a Zurigo, hanno appena collaborato per far saltare il regime dei tassi d'interesse negativi procurato dalle politiche dei soldi facili delle banche centrali. Non è stato più tenero il presidente di UBS Axel Weber quando il 10 maggio scorso parlando agli azionisti ha detto: " Possiamo solo tutti soltanto sperare che i tempi di tali misure drastiche dalla banca centrale passino il più in fretta possibile." Noi non sappiamo se e/o quando queste politiche finiranno, ma vediamo che la deflazione ha ormai il controllo dell'economia e sappiamo anche che rimarrà così a prescindere da ciò che la BCE deciderà. In questa fase del trend economico la deflazione sta germogliando con forza ed abbattendo anche alcuni dei più importanti pilastri della moderna teoria economica. La BCE ha varato il suo programma di stimoli per generare prestiti, aumentare la spesa e mantenere l'inflazione nei pressi di un obiettivo dichiarato da Draghi stesso del 2%.

Ma le cose nel mondo reale funzionano in modo diverso di quanto non facciano in un libro di testo di  Economia. Infatti, se lo stimolo della banca centrale sotto forma di tagli dei tassi di interesse può evitare la deflazione, certamente questo non  sta succedendo  in questa parte del mondo. Anche i tassi di interesse sotto zero - che sono stati in negativo in Danimarca più che in qualsiasi altra parte del mondo - non sono riusciti a sollevare i prezzi al consumo in modo  apprezzabile. Più sorprendente ancora è la tendenza dalla crisi finanziaria del 2008. Nel corso degli ultimi otto anni, la banca centrale danese ha tagliato i tassi di interesse quasi 20 volte solo per guardare impotente il CPI del paese precipitare al vicino 0%.

Le vecchie abitudini sono dure a morire, però, e anche i pochi  banchieri centrali che riconoscono i loro difetti ancora mostrano una fede incrollabile nella vecchia teoria economica. Il governatore della banca centrale danese Lars Rohde  dice che la banca è in "un territorio in cui non abbiamo molto esperienza ", sostenendo che il rapporto tra prezzi e inflazione "non è così forte come una volta."  Ma ad osservare come si sono sviluppati i fatti sembrerebbe che il taglio dei tassi di interesse non serva a prevenire la caduta dei prezzi, ma per generarli.

Considerando che da quest'anno anche il debito della Spagna ha superato la soglia del 100% rispetto al pil e che l'Italia si attesta sopra al 130% al livello massimo degli ultimi 100 anni ci vuol poco a capire l'entità della calamità di credito che sta arrivando in Europa. Inoltre ci vuol poco anche a capire che per invertire questa micidiale  tendenza non esistono metodi indolori.  Il metodo più efficace sarebbe quello di rifiutarsi  di prendere in prestito più denaro - e quindi attendere che la crescita economica ritorni a livelli in grado di supportare i pagamenti di capitale e interessi. In altre parole, un''economia può coltivare e pianificare i modi per uscire dal suo debito, ma poiché le azioni e l'economia sono sull'orlo di un altra massiccia contrazione, questo metodo si rivelerà impraticabile. Un altro modo per alleviare l'onere del debito è attraverso il ri-finanziamento -  cioè estendere le scadenze dei prestiti, interessi, cap, tassi o rimborsi annuali limite. Ma questa opzione dà semplicemente al debitore più tempo per pagare; non fornisce nessuna riduzione del debito attuale. Più importante, funziona solo se i tassi di interesse continuano a cadere, il che sembra improbabile dato che la pila a livello mondiale di debito a tassi di rendimento negativi  ha già superato i 7 miliardi di dollari. Infatti, i rendimenti europei potrebbero invertire dal basso verso l'alto mentre ve lo sto raccontando. Dulcis in fundo c'è un terzo modo per uscire dal debito: cercare di negoziare con i creditori per cancellare una parte significativa delle obbligazioni in circolazione.

Ma questo metodo è in realtà il più dannoso, perché i creditori perdono tutto o parte dei loro investimenti, mentre i debitori perdono l'accesso al mercato dei capitali.

Sfortunatamente, l'Europa sta andando per il  metodo di alleviare il debito, e non vediamo alcun segno di cambiamento. ll fatto è che, una volta che la psicologia deflazionistica insorge e si radica, solo il tempo (un sacco di tempo) può rimuovere l'inclinazione degli investitori verso l'avversione al rischio. Dopo l'ultima grande depressione, la società americana si oppose al debito a tal punto che sarebbero passati decenni prima che giovani generazioni si sentissero a loro agio tornando al mercato dei capitali. Il più alto grado del picco del mercato azionario di oggi sostiene che la grande depressione di oggi, durerà ancora più a lungo.

Il Continente è entrato nella sua prossima grande era dei cambiamenti sociali. I politici che salgono al potere e le decisioni che prendono nel corso dei prossimi anni faranno sterzare la direzione del continente per le generazioni a venire. Una eventuale uscita del Regno Unito dall'euro, potrà forse accelerare l'inizio di una depressione che in ogni caso arriverà ugualmente.

alla prossima.

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