Mercati emergenti, come muoversi nel 2018


Dopo il rally 2017, molti elementi preoccupano gli investitori, soprattutto in seguito ai recenti sviluppi in Venezuela. Le opportunità però ci sono. Occhio a Brasile, Cina e filiera tech.

Cedole & dividendi

La parola dei gestori serve spesso a comprendere le evoluzioni possibili dei mercati. Dato l’interesse raccolto dal nostro recente report sui mercati emergenti, riteniamo interessante sentire la voce di uno specialista della materia, Morgan Harting, gestore dell’AB Emerging Market Multi Asset Fund di AllianceBernstein.

La sua opinione è la seguente: “Il 2017 è stato propizio per i mercati emergenti. Alle porte del 2018 però rimane da capire quale possa essere il loro futuro e, in particolare, se esistano ulteriori margini di crescita. Alcuni elementi destano preoccupazione, dall’acutizzarsi del rischio geopolitico e valutario al pericolo di incorrere in titoli o strumenti sopravvalutati. Le recenti notizie sul Venezuela ne sono la prova e un chiaro monito per gli investitori, ai quali sono stati ricordati i rischi che si corrono nel prediligere un approccio non selettivo. Le opportunità però non mancano. Il punto sta nel coglierle.

Anche se le valutazioni dell’azionario dei mercati emergenti sono salite, i titoli risultano ancora a forte sconto rispetto alle controparti scambiate negli sviluppati, anche perché gli “emerging” stanno vivendo un miglioramento dei fondamentali macroeconomici, ovvero un’inflazione stabile o in rallentamento e un Pil atteso salire di circa il +4,6% nel corso dei prossimi 12 mesi. Tale espansione, poi, è ben supportata da riforme e da sistemi di governo più efficienti. Passi in avanti importanti sono riscontrabili anche nei rapporti economici con l’estero, rendendo i mercati emergenti meno dipendenti da capitali stranieri e meno vulnerabili ai rialzi dei tassi attuati negli Stati sviluppati. Nell’insieme, un quadro decisamente incoraggiante. Inoltrandosi in questo universo di investimento, è possibile individuare tre tendenze meritevoli di attenzione.

La spinta dell’industria tech

Il rally dell’azionario emergente ha seguito un percorso molto simile a quello del mercato Usa. In America i colossi inattaccabili del tech sono Facebook, Amazon, Netflix e Google; nei mercati emergenti il dream team è composto da Alibaba, Tencent, Samsung, Naspers e Taiwan Semiconductor. Questo paniere di titoli ha raggiunto il triplo del ritorno ottenuto dall’intero azionario nel corso del 2017, ma non per forza devono rimanere gli unici. Si pensi all’effetto che potrebbe avere una maggiore attenzione da parte degli investitori verso quelle società e settori che sono di supporto alla crescita dei leader digitali, come i produttori di Dram (Dynamic random access memory) o di componenti elettrici. Le aziende della filiera beneficiano del consolidamento industriale e di una più oculata disciplina patrimoniale che, a loro volta, si traducono in una crescita più rapida di utili e dividendi che, al momento, non è ancora riflessa nei multipli applicati.

Le big-banks cinesi

Le maggiori banche cinesi scambiano, nel contesto dei mercati emergenti, a una valutazione che è circa la metà rispetto agli altri player globali, nonostante dimostrino una redditività superiore e un rendimento sul dividendo doppio. Inoltre, la situazione nelle quali operano sta diventando più propizia: le società in Cina stanno rafforzando la loro redditività: si pensi al +35% ottenuto da molte aziende nel comparto industriale, andando così ad abbassare il rischio di credito e la qualità dei prestiti in pancia agli istituti. Al contempo, le autorità di Pechino hanno dato una stretta al fenomeno dello “shadow banking”, diffuso soprattutto tra le realtà di dimensioni più ridotte. Questo suggerisce come l’efficienza del sistema finanziario stia migliorando: più risorse vanno a confluire in attività produttive piuttosto che perdersi nei meccanicismi finanziari.

Il ritorno del Brasile

L’inflazione in Brasile, uno dei mercati emergenti più seguiti, è scesa in maniera preponderante, passando dal 10% e più di gennaio a circa il 2,5% di novembre e spianando la strada a una riduzione dei tassi di interesse che, finora, hanno spinto al rialzo i rendimenti obbligazionari. L’azionario ha già prezzato il recupero economico del Paese, con un 2017 atteso chiudersi con un +30% dopo il +69% del 2016 e con un multiplo sugli utili arrivato a quota 24 volte. A questo punto riteniamo che esista un ritorno ponderato per il rischio più interessante nell’universo del reddito fisso, anche se, a livello corporate, è possibile selezionare buone opportunità di investimento sia nel mercato equity sia in quello del credito.

In conclusione, in AllianceBernstein crediamo che l’approccio migliore per cogliere le opzioni di investimento più interessanti sia guardare a più asset class. Oltre ad avere una maggiore scelta, spaziare tra azionario e obbligazionario aiuta a creare un portafoglio più bilanciato, pronto a raccogliere i frutti di un contesto emergente ancora in corsa”.