A dimostrazione che quando tutti si aspettano una situazione i mercati finanziari fanno esattamente, o quasi, l’opposto.
Abbiamo scritto il “quasi” in quanto il tanto atteso “Rally di Natale” non si è visto sui mercati azionari europei, ma con questo non è che abbiano preso la via del ribasso, hanno semplicemente proceduto in laterale, anzi Amsterdam e Zurigo sono andati in discreto rialzo, mentre Londra proprio ieri ha fatto registrare il suo massimo storico, ritoccato quest’oggi (7614,40) con chiusura in leggero ribasso.
La giornata odierna di contrattazioni ha proposto la stessa situazione anche per tutti gli altri indici azionari europei ed italiani, con un modesto rialzo in mattinata e chiusura in leggera negatività, ad eccezione dell’indice spagnolo IBEX che perde il – 1,19% e l’indice EUROSTOXX50 che perde il – 0,49% zavorrati dalla negatività dell’indice settoriale Eurostoxx600 banche che perde il – 0,63%, ma anche dall’incertezza politica spagnola venutasi a creare dopo il voto di ieri in Catalogna nel quale la spuntano nuovamente i partiti separatisti ottenendo la maggioranza in Parlamento, ma il partito non separatista dei cittadini (Ciudadanos) ha ottenuto una maggioranza (relativa) consistente del 25,3%.
A seguire, come dicevamo, modesti ribassi per l’indice francese CAC40 con il -0,39%, nonostante ottimi dati macro usciti questa mattina sul PIL del quarto trimestre (+0,5%), sui prezzi alla produzione (+1,4%) e le spese al consumo (+2,2%) di novembre, l’indice tedesco DAX con il -0,28%, l’olandese AEX -0,19% e lo svizzero SMI -0,19%.
Benino i nostri indici con il FTSE MIB che chiude a 22209 (-0,14%) e il FTSE IT All-Share a 24532 (-0,19%) nonostante un comparto bancario nettamente negativo con l’indice FTSE Italia Banche che registra un –0,64% ed una Banca Carige che perde il -12%.
Detto ciò non si capisce, almeno noi, come mai gli indici europei debbano sottoperformare in maniera considerevole gli omologhi USA che viaggiano con il vento in poppa, visto che l’economia continentale presenta buoni dati e il peso dell’Euro non dovrebbe essere condizionante visto che questi livelli erano già presenti sui mercati nei mesi scorsi.
E’ ovvio che l’approvazione del nuovo stimolo fiscale in USA può costituire un motivo per una prosecuzione del rialzo per l’azionario, tra investimenti e politiche di buyback societarie.
Gli economisti vedono un modesto aumento della spesa dei consumatori da un pacchetto di tagli di 1500 miliardi $ nella più grande revisione del codice fiscale degli Stati Uniti in 30 anni, dichiarando che : "I consumatori sono ancora là fuori a spendere, ma i loro acquisti vengono integrati dai bassi costi energetici, dal credito e da una riduzione dei risparmi piuttosto che dalla crescita del reddito organico" e che "senza un costante miglioramento dei salari, i consumatori faranno fatica a mantenere anche il moderato ritmo di consumo di oggi."
A livello macro l'economia americana è cresciuta nel terzo trimestre meno rispetto alle aspettative, il dato sul Pil, uscito ieri, è cresciuto del 3,2%, dato rivisto al ribasso rispetto al 3,3% della lettura precedente ed anche inferiore alle previsioni degli analisti.
Anche il dato PCE, del terzo trimestre, uscito sempre ieri a +1,5% è risultato essere uguale al trimestre precedente ma inferiore alle aspettative degli analisti (+1,6%), ma è il dato “core” ad aver riportato un arretramento dello 0,1% a +1,3% contro il + 1,4% del trimestre precedente e delle attese degli analisti.
Deludenti anche i dati odierni sugli ordini di beni durevoli di novembre usciti a + 1,3% contro attese per un + 2,0% anche se la revisione del mese di ottobre ha portato ad un recupero del + 0,8%, negativo anche il dato”core ex-trasporti” uscito a – 0,1% contro attese per un + 0,5% ma anch’esso ha recuperato il + 0,9% nella revisione dello scorso mese.
In linea con le attese il PCE deflator ed il dato “core” di novembre rispettivamente usciti a +0,2% e + 0,1%.
Passando ora ai listini USA, al momento che scriviamo, essi sono tutti e tre in modestissimo territorio negativo con l’S&P500 a 2684 (-0,02%), il DOW JONES a 24755 (-0,11%) ed infine il NASDAQ100 a 6466 (-0,10%).
Infine uno sguardo al nostro Portafoglio azionario nel quale, tra ieri ed oggi, andiamo a registrare un guadagno del 6,81% sulla seconda metà della posizione sul titolo ACEA, una pesante perdita sul titolo CARRARO (-12,97%) ed una molto più modesta sul titolo INTERPUMP (-2,59%). Spiace ma è il fio da pagare dopo un’annata di guadagni anche molto consistenti. Non entriamo, al momento, su altri titoli italiani in quanto la forza del mercato è medio-bassa, ma ciò non significa che siamo in presenza di un trend discendente. La disciplina è la nostra forza, gli STOP ci proteggono da qualsiasi scivolone del mercato e per coloro i quali hanno acquistato solo gli ultimi titoli consigliati, nessuna paura, la borsa è aperta tutto l’anno e riserverà in futuro nuove occasioni, l’importante è rispettare i livelli di STOP limitando al massimo le perdite, avendo così la possibilità di un recupero non problematico.
- - ACEA (IT0001207098) A 15,69.
- - CARRARO (IT0001046553) A 3,864.
- - INTERPUMP (IT0001078911) A 26,75.