Un po' di Kiwi in portafoglio


EURNZD (PC: 1,6907)

Che cosa è accaduto? 
Dal minimo del 7 febbraio a 1,4535 il cross EurNzd ha messo a segno un rally sostenuto che si è spinto fino ad un picco a  1,7482 il 1* dicembre. Le quotazioni sono quindi ridiscese verso 1,6745 nelle ultime settimane. Dai livelli di febbraio il deprezzamento del kiwi contro la divisa unica è pari a circa il 14%. 

Che cosa possiamo aspettarci nei mesi a venire?
Anche se non si possono escludere ulteriori salite del cross EurNzd oltre i picchi di dicembre verso la resistenza critica a ridosso di 1,8000, sembra poco probabile l'avvio di un forte trend rialzista dell'euro su orizzonti strategici.
La prosecuzione della fase in atto, altalenante e volatile ma sostanzialmente laterale su orizzonti di 2 anni, rende quindi possibile l'acquisto di obbligazioni denominate in dollari neozelandesi - all'interno di una più ampia diversificazione valutaria strategica - non per particolari "scommesse" su futuri marcati apprezzamenti del Kiwi (poco probabili) ma per sfruttare il carry favorevole: i rendimenti del Nzd, su scadenze 3-5 anni, si aggirano infatti sul 2-2,30%, livelli decisamente superiori a quelli dei Btp italiani che per quelle scadenze viaggiano a ridosso dello 0-0,55%. Il tasso annuo di inflazione risulta stabile a ridosso del 2% e non rappresenta quindi un fattore di pericolo.

Operativamente, si possono mantenere/incrementare le posizioni in  Kiwi neozelandesi. Il quadro tecnico si deteriorebbe solo in caso di rialzi al di sopra di 1,7500 (prematuro), con conferma al di sopra di 1,8000 (poco probabile).

Un rinnovato segnale di forza per il dollaro neozelandese si avrebbe solo in caso di ridiscese del cross al di sotto di 1,6200, con conferma al di sotto di 1,5500  (al momento poco probabile).

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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