Dove investire – la parola ai big su effetti delle valute e su quali scegliere e quali no, nonché su Wall Street


Dare più importanza alle divise? Sì, ma dopo aver ben capito le loro regole. Alcune potrebbero assicurare buoni risultati nei prossimi mesi. Incertezza invece sulle politiche di Trump.

Cedole & dividendi

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Si è tornato a parlare molto di valute negli ultimi tempi e il merito si deve alla debolezza del dollaro. Ma il tema va affrontato in chiave più ampia, ricordando agli investitori che il rischio di tale componente è molto maggiore di quanto molti non pensino. Pictet Asset Management, nell’analizzare questo aspetto del dove investire, in un suo report ricorda che i cambi influenzano da due punti di vista, ovvero come:

scomposizione valutaria del portafoglio per esempio di un fondo

● valuta di denominazione della classe del fondo che si acquista.

Cose note a chi è esperto di finanza, sebbene alcuni dettagli debbano essere approfonditi. Ecco allora che lo studio analizza soprattutto il secondo aspetto, ricordando come “i cambi impattino sul proprio investimento attraverso la valuta di denominazione della classe in cui si è investito. Ogni giorno tutte le posizioni in portafoglio vengono valorizzate nella moneta di riferimento del comparto per calcolare il Nav del fondo. Si supponga che la valuta sia il dollaro Usa: ciò significa che ogni giorno le posizioni in portafoglio vengono valorizzate in Usd. Ecco dunque come, a seconda della classe scelta, la divisa di denominazione avrà un diverso impatto sulle performance:

Classe denominata in $: il cambio €/$ influisce sul risultato del proprio investimento al momento dell’investimento e in quello del disinvestimento, ossia quando il capitale viene convertito in $ per acquistare le quote del fondo e riconvertito in € per accreditare l’importo rimborsato (ovviamente il cambio non ha effetti nel caso in cui si abbia la possibilità di investire direttamente da un conto in $).

Classe denominata in € a cambio aperto: il cambio €/$ impatta giornalmente sul Nav della classe, frutto a sua volta della conversione in € del Nav della classe in $. In questo caso, se l’€ si apprezza contro $, la performance dell’investimento peggiora. Ad esempio:

Valore iniziale in $: 100$ - Cambio iniziale €/$: 1,05 - Valore iniziale in €: 100$/1,05=95,24€ - Valore finale in $: 110$ - Performance in $: +10% -

Invece con un cambio finale €/$: 1,20 - Valore finale in €: 110$/1,20=91,67€ - Performance in €: -3,75%.

Come mostrato dall’esempio, un movimento brusco del cambio può addirittura far sì che una performance positiva del comparto nella sua valuta di riferimento diventi una performance negativa nella valuta di denominazione della classe che si è acquistato e viceversa una performance negativa nella valuta di riferimento può diventare positiva in virtù del movimento del cambio.

Classe denominata in € a cambio coperto: in questo caso il cambio ha un impatto limitato sul proprio investimento. Il rendimento sarà molto simile a quello della classe in $ ma sempre inferiore a causa dei costi di copertura. Nel caso dei fondi Pictet, la copertura avviene a livello di Nav, ossia viene coperto il 100% del portafoglio nei confronti della valuta di riferimento. Questa soluzione implica che si mantenga in ogni caso esposizione alle valute in cui è investito il fondo”.

La spiegazione è molto utile per sollecitare gli investitori a:

● tenere ben presente nel dove investire la valuta su cui ci si espone

● valutare adeguatamente una diversificazione

● proteggersi (sebbene ciò costi) nel caso di investimenti di lungo periodo

● considerare l’apertura di conti in valuta, fondamentali per operare con maggiore sicurezza in quasi tutte le condizioni di mercato.

Valute sì, valute no           

Dopo questa introduzione, utile per ricordare l’importanza dell’impatto valutario, passiamo all’aspetto forse più decisive del dove investire, ovvero quello delle divise emergenti presumibilmente più forti nei prossimi 6/8 mesi. Lo facciamo dopo aver analizzato vari report di analisti specializzati in tale ambito. Ecco il verdetto che ne emerge:

Valute OK

Valute NO

Rupia indiana (INR)

Lira turca (TRY)

Zloty polacco (PLN)

Rublo russo (RUB)

Peso messicano (MXN)

Rand sudafricano (ZAR)

Dollaro di Singapore (SGD)

Fiorino ungherese (HUF)

Un giusto commento potrebbe essere: le valute OK sono (salvo lo zloty) quelle che hanno maggiormente sofferto negli ultimi tempi e quindi si tratta di inevitabili rimbalzi da estrema debolezza. E’ vero, ma necessariamente gli analisti trovano nei picchi talvolta rilevanti un ineluttabile punto di arrivo. Nessuno si esercita però a fornire dei livelli tecnici di entrata. Lo facciamo noi, dopo aver calcolato dei “pivot point” di resistenza prudenziali su base o settimanale o mensile, naturalmente rispetto all’euro, sulla base del cambio attuale. La loro rottura costituirebbe una chiara inversione di trend.

Valuta

Cambio

Resistenza su weekly

Resistenza su monthly

INR

77,4

75,09

72,1

TRY

4,18

4,00

3,93

PLN

4,27

4,19

4,15

RUB

68,6

66,9

64,7

MXN

21,1

20,6

19,9

I gestori sono sempre più attivi nel proporre una diversificazione delle valute come strumento per cercare performance. E’ corretto, fatto salvo il consiglio di operare con estrema cautela e con un’approfondita conoscenza dei movimenti della/delle monete.

L’azionario di lungo: su cosa puntare

Tema d’obbligo è quello di dove investire nel lungo periodo nell’ambito azionario. Per Janus Henderson Investors un settore su cui vale la pena puntare si riferisce al passaggio dai pagamenti in contanti ai pagamenti digitali. “Sul canale online si tende infatti a spendere meno tempo e più soldi. Attualmente circa il 75% delle transazioni globali avviene in contanti, ragione per cui PayPal, Visa, Mastercard e altri circuiti elettronici tenderanno ad ampliare in un futuro prossimo la propria quota di mercato, modificando il modo di pensare dei business societari. Cosa evitare invece? Quelle attività contraddistinte da elevata volatilità o che si trovano in una fase già avanzata del ciclo economico o posizionate in mercati in cui regna l’entusiasmo. In molti casi l’entusiasmo ha contraddistinto, per esempio, il mercato dell’energia solare, così come quello delle fonti rinnovabili. Sebbene si parli in tal caso di trend secolari di lungo termine, i prodotti di tali società vanno a inserirsi in un quadro generale che è quello delle commodity, caratterizzate per loro natura da movimenti volatili”.

Per gli Usa attendere fino a dicembre

Infine una valutazione su Wall Street da parte di Pimco. Il timore diffuso è che dietro le promesse di riforme da parte di Trump si nascondano tempi molto lunghi. La società ricorda in un suo documento che “l'attuazione di una riforma fiscale è di per sé estremamente complessa da portare a termine, visto anche che il Presidente non sembra avere il consenso dei più. Ciò risulta chiaro se si pensa che Reagan, in circostanze molto più favorevoli, ha impiegato quasi tre anni per mettere l’ultima firma al progetto di legge fiscale del 1986 e che Trump, in otto mesi, non ha presentato nemmeno una bozza di proposta”. Non bisogna poi dimenticare che resta caldissimo il tema del debito, per finanziarie il bilancio 2018. L’incertezza è quindi regina e in questo quadro si può presumere uno “stand by” di Wall Street fino al termine dell’anno, per poi entrare in un buio in cui muoversi non sarà facile.

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