A confronto – Le polizza assicurative Vita battono i Btp, con qualche rebus


Rendimenti lordi oltre il 3% nel 2018 e netti fra il 2 e il 2,5%: è quanto garantiscono le forme assicurative, esenti anche da volatilità. Per quelle di diritto italiano c’è però un rischio: troppi titoli di Stato nelle gestioni separate.

Cedole & dividendi

In termine di performance il 2018 è stato talmente pessimo per tutte le asset class da rendere estremamente facile il successo delle polizze assicurative Vita o Ramo 1 o a gestione separata che dir si voglia. Le quali quanto meno un risultato positivo l’hanno garantito, seppur non tutte siano riuscite a superare il 3% (naturalmente lordo, cioè non considerando le commissioni di gestione).

In realtà il confronto più classico riguarda la contrapposizione fra Vita e Btp. Bisogna subito precisare che le Ramo 1 sono state favorite dalla loro struttura, ovvero dalla valorizzazione a costo storico degli attivi. I cali quindi di quotazione dei sottostanti (a cominciare dagli stessi titoli di Stato italiani) non hanno avuto effetti, sempre che il cliente non sia andato a rimborso, caso in cui la situazione sarebbe cambiata.

Non è questa però la domanda che spesso gli investitori si pongono, quanto quella se convenga riscattare – nel caso si abbia necessità di un reddito nel tempo – i profitti accumulati ogni anno, per trasformarli in una specie di cedola. Così facendo si otterrebbe un rendimento soddisfacente con la sicurezza di un capitale sempre garantito. La teoria è una cosa ma la realtà un’altra. Se si adottasse infatti questa metodologia operativa si verrebbe a tradire la natura stessa dell’asset assicurativo, con un’inefficienza anche fiscale. Inoltre si perderebbe uno dei vantaggi principali, l’interesse composto, che sta alla base delle polizze assicurative Vita. Nell’ultimo quinquennio le loro prestazioni hanno infatti superato quelle dei Btp, delle rivalutazioni dei Tfr e anche dell’inflazione, giocando facile rispetto a quest’ultima, dato il suo forte calo dal 2014 in poi. L’obiettivo deve essere quindi di lungo periodo. Uno studio di Ania dimostra per esempio che l’equivalente di 100 euro investiti nel 1982 sarebbe salito a ben 1.702 euro a fine 2018, con un rendimento medio annuo dell’8,4% e del 4,9% in termini reali, cioè depurando l’inflazione. Meglio di alternative anche ben gestite in azioni e in obbligazioni.

Torniamo però al confronto fra Ramo 1 e Btp, più complesso di quanto non si creda. Le gestioni separate infatti nella maggior parte dei casi sono ricolme – per quelle di diritto italiano – di nostri titoli di Stato. Dati alla mano, forniti dall’Ania, nel 2017 la quota investita in Btp veniva stimata in quasi i due terzi del capitale. Seguivano poi con meno di un terzo le obbligazioni corporate e infine si aveva qualche traccia qua e là di altri asset e soprattutto di azionario. La colpa deriva anche dal successo delle Ramo 1: la forte raccolta ha portato le società assicurative a puntare sul cavallo di casa, considerato più stabile, complice il Quantitative Easing della Bce.

Dallo scorso anno le quote in Btp hanno cominciato a scendere. Ania parla di una stabilizzazione ma in realtà gli operatori ammettono di aver liquidato posizioni storiche, pur con percentuali modeste.

Non tutte le polizze sono tuttavia così concentrate sui titoli di Stato nazionali. Ve ne sono alcune – magari più giovani come data di inizio raccolta – in cui vengono dichiarate percentuali di Btp inferiori al 15-20%, dati naturalmente da verificare all’atto della stipula di un contratto. Inoltre vi sono quelle di diritto estero, per esempio lussemburghese o irlandese – ma fiscalmente soggette alla regolamentazione italiana – nelle quali la quota di Btp è nettamente inferiore.

La validità delle polizze assicurative Vita aumenta ora di fronte al rischio di un rialzo dei tassi in area euro dal 2020. L’impatto infatti verrebbe annullato dalla contabilizzazione dei titoli al costo storico e non al valore di mercato, vantaggio importante proprio nelle fasi altalenanti di politica monetaria.

Il confronto quindi fra polizze assicurative Vita e Btp porta le prime a vincere nettamente, sebbene il segreto di una buona gestione stia nella diversificazione degli emittenti e dei prodotti, il che spesso non è agevole, dati importi minimi obbligatori in vari casi piuttosto elevati (anche di molte centinaia di migliaia di euro). Non sempre però è così e la ricerca della strada più idonea alle singole esigenze può portare a buoni risultati. Sul tema torneremo in futuro.