Si riparla di patrimoniale: indiscrezioni, ipotesi e alternative


Molti la escludono ma non pochi ne discutono. A fianco delle soluzioni classiche se ne possono immaginare alcune meno invasive. Un confronto di tutte e della loro fattibilità.

Cedole & dividendi

Chi si occupa di cronache economiche italiane ha spesso già pronto un articolo preconfezionato su un tema ricorrente, quello della patrimoniale, cioè di una tassa straordinaria sul patrimonio di ciascun cittadino. Con regolare ripetitività l’argomento torna infatti di attualità, proposto dal politico di turno. E’ inevitabile che, in presenza di una situazione drammatica quale l’attuale, se ne riparli. LombardReport vuole affrontarlo verificandone la fattibilità concreta perché ciarlarne è facile ma adottare in concreto un simile provvedimento lo è molto meno, per le implicazioni che comporta.

Le indiscrezioni – Al momento non sembrerebbe che il Governo abbia avviato un progetto in tal senso. Non la pensano però così alcuni media, sicuri che all’opposto la proposta sia in fase di maturazione al ministero dell’Economia e delle Finanze: lo asseriscono in particolare tre quotidiani schierati politicamente. Il difficile confronto in corso con Bruxelles e l’emergenza coronavirus appaiono comunque priorità che allontanano tale rischio nel breve termine ma che non lo escludono nel medio (legge di Bilancio 2021?). Rappresentanti di Forza Italia, della sinistra (Leu) e dei Cinque Stelle hanno smentito categoricamente l’ipotesi al giornale digitale Affari Italiani (https://www.affaritaliani.it/economia/coronavirus-tre-no-alla-patrimoniale-parlano-buffagni-tajani-e-fassina-663751.html). Era comunque inevitabile che lo facessero in una situazione tesa quale l’attuale. Una nostra verifica porta a una conclusione in parte diversa: i partiti respingono la patrimoniale ma singoli parlamentari di diverse forze politiche ammettono di voler intavolare una discussione in merito. La tesi quindi di una tassa extra aleggia più come una minaccia che come un progetto già scritto. Ufficialmente l’ha battezzata solo il leader delle Sardine, Mattia Sartori, che ha sostenuto: “La patrimoniale non è altro che un patto di solidarietà; si potrebbe chiamare prestito di solidarietà. Andrebbe chiesto a tutti l'1%”. Quanto conta questa voce? Poco o nulla su chi decide. Molto più gravoso l’effetto Draghi, il quale si sarebbe detto (condizionale d’obbligo!) favorevole a una qualche forma di ridistribuzione della ricchezza, non fosse altro come segnale di compromesso nei confronti della Germania, da sempre convinta che gli italiani siano troppo facoltosi. La concretizzazione di una patrimoniale appartiene in effetti - almeno sulla carta - più alle logiche di un Governo tecnico che di uno politico, qualunque sia il suo colore.

Le ipotesi – Se per ora di spettro si tratta occorre tuttavia valutare in quali forme si potrebbe tradurre in realtà. Le analizziamo una per una, segnalando come comunque esse avrebbero effetti ulteriormente depressivi per la nostra economia.

Una tassa sulla liquidità

Sarebbe la soluzione più demagogica e antipopolare, come lo fu il prelievo sui c/c di Amato del 1992. Solo un Paese con l’acqua alla gola lo farebbe e lo accetterebbe, tanto più considerando l’enorme ammontare di liquidità presente sui conti correnti.

Una Imu sulle prime case

Altrettanto impopolare. Potrebbe servire solo per dare ossigeno alle amministrazioni locali.

Una tassa su tutto il patrimonio

Inevitabilmente scatterebbero le esenzioni (da che importo in su?), le complicazioni (sul nucleo familiare o sul singolo componente?) e le esclusioni (esentate certe categorie sociali?). Si trasformerebbe in un caos applicativo, con l’inevitabile fuga di capitali verso l’estero, per esempio Gran Bretagna, Cipro, Malta o Andorra, per citare solo alcune terre più generose nei confronti del denaro di importazione. Probabili poi deroghe riferite ai nostri titoli di Stato (opzione irrealizzabile giuridicamente ma auspicabile tecnicamente per evitare svendite di Btp e compagni) e a fondi vita e piani pensionistici, pur con le difficoltà che ciò comporterebbe.

Una tassa su patrimoni detenuti all’estero da parte di cittadini italiani

Consisterebbe nel dichiarare una guerra ai troppi furbetti con finte o vere residenze fiscali in altri Paesi. Piacerebbe a tanti ma sarebbe di difficile applicazione, se non in presenza di nuovi accordi tributari fra Governi. L’Unione europea poi non l’accetterebbe. Gli effetti? Probabilmente modesti.

Un incremento del bollo sui conti deposito

Oggi è dello 0,20% sulle giacenze finanziarie, una stangata non da poco! Si potrebbe aumentarla o addirittura raddoppiarla? Tutto è possibile ma gli esiti in un momento già difficile per i risparmiatori – causa crisi dei mercati – sarebbero destabilizzanti, con probabili fughe verso altri asset più diluitivi, quali polizze vita ecc.

Un incremento del bollo sui conti correnti

L’ipotesi era già allo studio del Governo per la legge di Bilancio 2020. Poi se ne sono perse le tracce.

Un inasprimento delle tasse di successione

Se ne parla da anni. Vari provvedimenti sono stati portati all’approvazione del Parlamento ma in seguito non se n’è fatto nulla. Questa sarà la volta buona? In un’ottica di tamponamento del deficit statale in realtà una simile soluzione porterebbe a un impatto ritardato negli anni e con incassi non rilevanti, anche perché molte famiglie – soprattutto le più ricche – hanno già affrontato il problema, proprio in previsione dei tanto annunciati aggravi delle aliquote e di riduzione delle franchigie.

Le alternative – Rendere più dolce la batosta di una patrimoniale sarebbe possibile con qualche soluzione diversa e che potremmo definire anticonformista rispetto a quanto già sperimentato con clamorosi insuccessi in vari Paesi europei.

Una tassa con il risarcimento

Un 1% su tutti i patrimoni senza alcuna eccezione (ricchi e meno ricchi). In cambio il contribuente acquisirebbe però equivalenti importi di uno specifico bond, emesso per esempio da Cdp e con scadenza a 100 anni, dalle cedole indicizzate su particolari parametri – come avviene nel caso di alcuni default societari – oppure micro quote di uno speciale fondo Pir con sottostanti tranche azionarie di piccole o medie aziende italiane. In questo caso il ricavato andrebbe proprio a favore di un rilancio dell’economia e del nostro sistema produttivo. Forse – fra tutte le opzioni di patrimoniale – sarebbe quella meno invasiva e che ci difenderebbe da possibili assalti futuri dei nostri partner europei sull’insostenibilità del debito.

Una tassa pro Btp

Un 1% su tutti i patrimoni (esclusa la prima casa) destinato solo all’acquisto di nuovi titoli di Stato da tenere obbligatoriamente in portafoglio almeno per alcuni decenni e non quotati sul secondario. Sarebbe una formula “dolce” ma incontrerebbe certamente l’opposizione dell’Unione europea, che potrebbe vederla come sostegno improprio alle finanze pubbliche.

In sintesi – Il rischio di una patrimoniale sembra a oggi più teorico che reale ma l’eccezionalità della situazione non può portare a escluderlo. Un governo parlamentare approverebbe una “devastante” tassa sulla ricchezza certamente solo dopo elezioni politiche, mentre uno tecnico l’applicherebbe come ancora di salvataggio “ipso facto”. Il vero aspetto da valutare non sta sul sì o sul no (dove le posizioni sono inevitabilmente da derby calcistico) ma piuttosto sul come. Una soluzione “friendly” meriterebbe forse una discussione, a condizione che non si traducesse nella solita batosta sul solo cittadino onesto e con i soldi al sole, come l’esperienza ha purtroppo tante volte dimostrato.

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