Aggiornamento portafoglio: la FED si è pronunciata


La settimana scorsa, come da programma, ha avuto luogo il board della FED che ha di fatto confermato le indiscrezioni già fatte trapelare da Powell a fine agosto. Ma andiamo con ordine e vediamo i dettagli di quanto stabilito.

Tassi fermi ai livelli attuali almeno fino al 2023 e acquisti di titoli confermati ai ritmi attuali, per un tempo più lungo. Di fatto, quindi, la Federal Reserve prolunga il proprio orientamento espansivo, in seguito all’applicazione della nuova “guidance” che vuole raggiungere un obiettivo di inflazione del 2% medio “nel corso tempo”. In altre parole, come spiega il comunicato emesso dal Fomc, significa che la Banca Centrale americana punta ora a un’inflazione “moderatamente superiore al 2% per qualche tempo”.

E questo conferma quanto già – come ricorderete – aveva affermato il governatore Powell, in merito al voler raggiungere contestualmente un’occupazione “coerente” con la propria valutazione del livello massimo raggiungibile e un’inflazione al 2% che punti a livelli leggermente più alti. Ne consegue che l’atteggiamento espansivo e accomodante proseguirà con i tassi nell’intervallo 0-0,25% e con l’acquisto di titoli a 80 Mld USD/mese (oltre ai 40 Mld USD/mese per i Mortgage-based securities).

Interessante, sotto questo profilo, analizzare i c.d. “dots”, cioè i punti che indicano le previsioni non ufficiali dei singoli governatori sull’andamento dei tassi. E i dots già a giugno indicavano tassi ai livelli attuali sia per il 2021 sia per il 2022, seppur con un minimo di incertezza, mentre le prime indicazioni per il 2023 rivelano che solo quattro governatori immaginano tassi più alti.

Intanto, le proiezioni macro indicano una crescita un po’ più lenta nel 2021 (+4%) e nel 2022 (3%) rispetto alle previsioni di giugno – nonostante gli ultimi dati fossero migliori delle attese – con un 2023 al +2,5%. Il tasso di disoccupazione è però previsto inferiore rispetto alle precedenti stime: 5,5% per il 2021, 4,6% nel 2022 e 4% nel 2023. Infine, l’inflazione dovrebbe raggiungere il target del 2% nel 2023.

Sempre in tema di previsioni, la FED vede i valori di lungo periodo – che possono essere considerati gli obiettivi impliciti della politica monetaria – sono stati rivisti al rialzo per la crescita (1,9% annuo invece del precedente 1,8%), mentre sono stati confermati al 4,1% per la disoccupazione, al 2% per l’inflazione e al 2,5% per i tassi di interesse.

Gli ultimi dati macro, che come detto sono stati migliori delle attese, mostrano un’importante ma ancora insufficiente ripresa: le previsioni per il PIL 2020 sono state comunque riviste al rialzo al -3,7% rispetto al -6,5% di giugno. I servizi, che sono molto legati ai rapporti interpersonali, rimangono ovviamente piuttosto deboli, mentre l’edilizia abitativa è già tornata ai livelli pre-crisi e migliorano anche gli investimenti privati. Infine, sul mercato del lavoro, almeno metà dei 22 milioni di posti di lavoro persi - ha affermato Powell - sono stati recuperati.

Tornando al nostro portafoglio, nel corso della settimana passata abbiamo raggiunto un nuovo massimo storico a quota 101,41 di NAV contro il precedente a 101,40. Ora stiamo correggendo un po’, come spesso siamo abituati ormai a vedere dopo il raggiungimento di un nuovo massimo. E’ quello che si chiama il respiro del portafoglio, che mantiene la sua rotta. Al close di ieri il NAV del nostro portafoglio è pari a 101,35 praticamente stabile rispetto alla scorsa valorizzazione.

Tabella e grafico dell’equity line aggiornate nella consueta sezione “Portafoglio”, ove è stata anche aggiunta la sintesi del rendimento del “vecchio” portafoglio Rischio Contenuto.