NASDAQ100 WEEKLY - Pausa di riflessione per gli indici azionari USA !


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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La notizia di questa settimana è che nessun indice azionario USA ha fatto registrare nuovi massimi storici. Non che sia successo nulla di eclatante ma la sequenza di rialzi, fino alla scorsa settimana, era stata martellante anche se non impressionante a livello di performance.

Quindi ben venga questa pausa che, come prima cosa, ha scaricato un po' gli oscillatori (RSI, momentum, stocastico, ecc.), poi vediamo come reagiranno i mercati alle varie notizie sul fronte inflattivo; sul nuovo piano di aiuti economici COVID da parte dell’amministrazione entrante; i dati sui vaccini non certo incoraggianti, dopo il flop di Sinovac si è aggiunto il ritardo di Johnson&Johnson, i dubbi di Moderna sulla capacità produttiva, Astra Zeneca sempre in attesa di autorizzazione in Europa e Pfizer che dice come la variante UK sia più contagiosa e richiederebbe un numero di vaccini più elevato; di dati macro non esaltanti usciti da inizio anno (i nuovi occupati della scorsa settimana e gli orrendi dati sulle vendite al dettaglio di questa); infine, dalle prime trimestrali economiche societarie che usciranno a breve (le prime del settore bancario sono state ottime per JPMorgan e Citigroup, deludente il fatturato di Wells Fargo).

Inizio di settimana in moderata negatività per gli indici azionari USA ad eccezione del NASDAQ100 zavorrato da Facebook, Apple e Amazon (Twitter, con i suoi 38 bln di capitalizzazione non fa grossa differenza). Ma a frenare gli indici è stata anche la questione tassi, con il 10 anni USA che continua a salire. Si fa un gran parlare della possibilità di tapering degli acquisti da parte della FED entro l'anno. Il Presidente della FED di Atlanta Bostic ha dato un po' il "la" dichiarando ieri che nella seconda parte del 2021 poteva starci, anche se il vicepresidente FED Clarida la scorsa settimana aveva parlato di "un bel po' di tempo" prima di rallentare il ritmo. A seguire, nel relativo capitolo riportiamo le dichiarazioni del Presidente della FED, Powell, e di altri esponenti della FED sull’argomento.

Un aspetto intrigante è che le attese di inflazione stanno salendo rapidamente in US (dove sono sui massimi di periodo, a un passo dal fare i massimi da 6 anni) e anche in Eurozone ora hanno recuperato i livelli pre Covid.

Sul fronte stimolo fiscale in US, Biden ha dichiarato l'intenzione di collaborare con i Repubblicani, per un nuovo pacchetto di supporto contro il Covid. Questo implica piani meno aggressivi di spesa, e quindi una minor pressione sul mercato dei bonds, ma anche un’erogazione meno brusca e potente. Inoltre Biden ha annunciato un nuovo piano generale da illustrare a febbraio, comprendente spesa in infrastrutture e rimedi contro il cambiamento climatico. Ma anche aumenti delle tasse. Questo era un argomento che recentemente era rimasto defilato, anche per via della campagna elettorale in Georgia. Quindi gli investitori sono stati presi in contropiede. Di ciò parleremo in seguito nel capitolo riservato alla politica degli Stati Uniti. L'amministrazione Trump, a meno di una settimana dall'uscita, ha dato un altro colpo di coda: altre 9 aziende, tra cui Xiaomi, sono state messe sulla lista nera che vieta investimenti da parte degli USA.

La settimana appena trascorsa ha riportato un rapporto PUT/CALL sulle opzioni dell’indice S&P500 di 0.45 appena sopra lo 0.44 della settimana precedente, confermando le scommesse per un mercato ancora rialzista (v. grafico):

Di contro, nelle ultime settimane, abbiamo evidenziato una serie di segnali di allarme relativi a un ottimismo record, al limite dell'euforia, con gli investitori che si spostano verso le parti più indebitate e speculative del mercato per l’abbondante liquidità presente sui mercati. Eppure, il tipo di deterioramento interno che spesso vediamo a seguito di letture simili non si è ancora verificato, né in generale tra le azioni, né nei principali mercati come le obbligazioni ad alto rendimento. Mike Wilson di Morgan Stanley, sottolinea come il 92% delle azioni nell'S&P500 (ampiezza estremamente forte) si trovino attualmente al di sopra delle medie mobili a 200 giorni, storicamente, questa metrica tende ad avere difficoltà a spostarsi al di sopra di questi livelli (98° percentile negli ultimi 30 anni) e se la storia regge, Morgan Stanley si aspetta che questa metrica diventi più bassa il che può avvenire tramite correzioni di prezzo o medie mobili che aumentano quando i prezzi si bloccano. Questa è, de facto, una delle letture più forti degli ultimi anni, anzi è una delle migliori letture di sempre.

E passiamo all’analisi grafica del nostro indice preferito, il NASDAQ100, dopo il massimo storico registrato il giorno 8 gennaio a 13113.09, l’indice si è preso una pausa di riflessione. Come possiamo notare dal grafico si trattano per lo più di prese di beneficio che si sono tradotte in un breve periodo di lateralità che ha scaricato gli oscillatori con RSI a 53.5 e perdita, momentanea, del livello psicologica dei 13000. Al momento l’area di resistenza dell’estensione del 138,2% di gamba 3 e 4 cerchiate in bianco, sta facendo il suo dovere, la cui rottura proietterebbe i valori sulla prossima resistenza posta in area 13500, a seguire area 14200. Al ribasso, in area 12500/450 troviamo il ritracciamento del 27,2% dell’ultima gamba di rialzo (4-5 bianca) ed a seguire area 12200 ritracciamento del 38,2% e conseguente chiusura del gap a 12378 dell’11 dicembre scorso. La settimana si è chiusa a 12803.93 con una perdita del – 2,30% che porta ad un – 0,65% da inizio anno 2021.

Anche sull’indice S&P500 la novità è che nessun nuovo massimo storico è stato registrato in settimana con prese di beneficio soprattutto negli ultimi due giorni. Graficamente il rialzo sta sempre seguendo la trendline tracciata dai minimi del dicembre 2018 passante sotto i minimi dell’ottobre 2019 ma più a ridosso e non con gli eccessi della scorsa settimana che aveva causato un innalzamento del livello di RSI, ora rientrato ad un più moderato 57. I prezzi hanno sentito l’area di resistenza a 3820 (estensione del 161,8% della gamba 3 e 4 cerchiate in bianco) sbattendoci diverse volte, ora l’ideale sarebbe scendere ancora un po' per caricare le batterie per andare all’attacco della prossima resistenza ed obiettivo finale, per il momento, l’area 3900/3950.  Di contro troviamo il supporto in area 3650, ultimo swing e ritracciamento del 27,2% dell’ultima gamba di rialzo, poi l’area 3600/3590 ritracciamento del 38,2%. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3768.25 con una perdita del – 1,48% che porta ad un guadagno del + 0,32% da inizio 2021.

Infine l’indice DOW JONES che, pur seguendo l’andamento degli altri due indici, ha fissato un nuovo massimo storico a 31223.78 nella giornata di giovedì per poi intraprendere una breve discesa, ciò è stato dovuto, in un primo momento, all’uscita delle ottime trimestrali economiche di Citigroup e JPMorgan, dopo di che sono seguite le solite prese di benefico sugli stessi titoli. Graficamente notiamo come i prezzi si siano distaccati dalla trendline ascendente tracciata dal minimo del dicembre 2018 passante sui massimi di settembre 2020 favorendo un rientro dell’RSI in zona più confortevole per ulteriori acquisti. Al momento il rialzo si è fermato sulla resistenza posta in area 31100 estensione del 161,8% dei precedenti massimo di settembre e minimo di fine ottobre; la prossima resistenza è posta in area 32200, estensione del 200% della precedente onda correttiva, mentre un primo supporto lo troviamo in area 29200 in attesa di chiudere, eventualmente il gap di inizio novembre 2020. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 30814.26 il che porta ad una perdita del – 0,91% con un guadagno del + 0,68% da inizio anno 2021.

ORO INDEX

Purtroppo, al momento, i ribassisti stanno ancora avendo ragione sul mercato della commodity. Ancora nulla di preoccupante per l’andamento dei prezzi che, nel caso dovessero scendere ulteriormente ci darebbe il verso per aprire una nuova posizione rialzista con il nostro ETC. Rimaniamo della nostra convinzione che, per quanto manovrato e fuori dagli schemi economici, gli stessi fattori che hanno spinto l'oro al rialzo nel 2020 continueranno anche nel 2021. Più avanti nel corso dell'anno, il mondo diventerà un posto molto diverso una volta che gli Stati Uniti e le altre nazioni raggiungeranno, man mano, l'immunità di gregge. Proviamo ad identificare i rischi rimanenti che potrebbero guidare l'Oro una volta che il virus è stato domato:

1) Tassi negativi e bolle di asset – Pe prima cosa il rischio derivante dall'influenza distorsiva che i tassi nominali negativi, i tassi reali negativi e le politiche a tasso zero hanno sui mercati. La FED ha indicato che manterrà una politica di tasso zero almeno fino al 2023. I nano-rendimenti costringono gli investitori a segmenti più rischiosi nello spettro degli investimenti. I mercati sono ulteriormente distorti da massicci interventi del governo per acquistare asset e iniettare liquidità nell'economia attraverso prestiti, spese e sovvenzioni. Di conseguenza, stiamo assistendo alla stessa inflazione dei prezzi degli asset osservata dopo la crisi finanziaria globale del 2008, ma questa volta è basata sugli steroidi. Incredibilmente, mentre si è ancora alle prese con un'epica crisi sanitaria, bolle o manie si sono formate in azioni, credito aziendale, bitcoin e abitazioni residenziali. Il debito a margine e le opzioni call, come abbiamo visto in precedenza, sono a livelli record. La teoria più sciocca ed abnorme è in pieno vigore.

2) Un secondo rischio è l'enorme carico di debito sostenuto da governi e società. Nessuno sa quali siano i limiti di capacità del debito, ma è sicuramente un numero finito che potrebbe essere superato in qualsiasi momento. Inoltre, qualsiasi cosa che provochi un aumento dei tassi di interesse potrebbe rendere il servizio del debito una responsabilità schiacciante.

3) Le politiche previste in arrivo dall'amministrazione Biden rappresentano un terzo rischio. Le promesse della campagna elettorale di aumenti delle tasse sulle società e sugli individui, insieme a maggiori normative su molte parti dell'economia, probabilmente ostacoleranno la crescita economica. La spesa in disavanzo, forse dell'ordine di trilioni, si aggiungerà al carico del debito. Una maggiore spesa da parte del governo per industrie privilegiate, governi statali e locali e vari programmi federali stimolerà l'economia, tuttavia, la spesa pubblica è probabilmente l'uso meno produttivo del capitale noto all'umanità.

4) L'inflazione è un altro rischio che potrebbe cogliere di sorpresa molti investitori. Prevedendo che l'inflazione annua salirà oltre il 2% a partire dal prossimo marzo contemporaneamente alla recessione pandemica, i parametri di quest’ultima diventeranno la nuova base per le misure inflattive anno su anno. Più avanti nel corso dell'anno, il clima più caldo e la proliferazione di vaccinazioni potrebbero inaugurare i nuovi ruggenti anni Venti: un'impennata della domanda e una spesa praticamente illimitata resa possibile dalla massiccia liquidità sponsorizzata dal governo che scorre nel sistema finanziario. L'inflazione può trasformarsi da un'aberrazione anno su anno a un problema duraturo.

5) Il dollar index (DXY) è sceso del 6,8% nel 2020. Questa debolezza potrebbe trasformarsi in un mercato ribassista più profondo per il dollaro nel 2021 per diversi motivi. Con la politica di tasso zero della FED, il dollaro non gode più di tassi sovrani superiori. In effetti, i rendimenti dei titoli di stato reali (aggiustati per l'inflazione) sono ora inferiori a quelli dei titoli di stato giapponesi e tedeschi. Con la ripresa economica, le economie emergenti con tassi di crescita più elevati attireranno capitali dagli Stati Uniti. Inoltre, la posizione fiscale degli Stati Uniti dovrebbe deteriorarsi ulteriormente sotto l'amministrazione Biden.

Dando uno sguardo al mercato rialzista dell’Oro dal dicembre 2015 (v. grafico), l'andamento dei prezzi di questa commodity è simile ai primi cinque anni del mercato rialzista dal 2001 al 2011 (v grafico successivo). Sarà interessante vedere se le somiglianze del grafico continueranno. Dopo il 2006, l'ex mercato rialzista ha trovato catalizzatori nella crisi finanziaria globale del 2008 e nella crisi del debito europeo nel 2010. L'attuale mercato rialzista avrà sicuramente bisogno di ulteriori catalizzatori per realizzare guadagni simili. I rischi che abbiamo delineato insieme all'andamento del dollaro potrebbero fornire tali catalizzatori.

La recente corsa al rialzo dell'oro (dal 2015 ad oggi):

L'oro segue il trend rialzista dal 2001 al 2011?

Passiamo ora all’analisi grafica odierna e notiamo come il supporto posto in area 1850 $/oz. stia facendo fatica a contenere i prezzi, la qual cosa ci porta a pensare che un re-test dei prezzi in area 1775 $/oz. (ultimo swing e ritracciamento del 50% dell’ultima gamba di rialzo) sia imminente. Ovviamente l’augurio è che, viceversa, i prezzi possano recuperare rapidamente almeno l’area 1900 $/oz. Mentre il Platino, in netta controtendenza rispetto all’Oro ha guadagnato molto bene in settimana, per poi perdere parte del guadagno nella giornata di venerdì. Comunque bene in rapporto alla nostra posizione sul relativo ETC. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1829.90 $/oz. facendo registrare una perdita del - 0,63%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1826.48 $/oz. con una perdita del – 1,19%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES FEBBRAIO 2021:

LA POLITICA DEGLI STATI UNITI

Indipendentemente da quello che deciderà il Senato a maggioranza Repubblicana, Donald Trump sarà anche ricordato come il primo presidente degli Stati Uniti ad essere stato sottoposto alla procedura di impeachment per due volte dalla Camera dei rappresentanti (la prima volta nel dicembre 2019, accusato di aver messo pressione all’Ucraina in modo che investigasse sulla famiglia di Biden). La camera bassa del Congresso, infatti mercoledì scorso si è pronunciata a favore dell’impeachment contro Trump, accusato di aver incitato l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio. Il risultato è stato di 232 voti favorevoli all’impeachment e 197 contrari.  Un esito quasi scontato, dal momento che la Camera è controllata dai Democratici, meno scontato però è il fatto che anche dieci Repubblicani si siano detti favorevoli alla procedura. I DEM avevano anche sollecitato il vice presidente uscente Mike Pence ed il Gabinetto a ricorrere al 25esimo emendamento in modo da velocizzare il processo di rimozione di Trump, ma lo stesso Pence aveva rifiutato spiegando martedì che la mossa: “non è nel miglior interesse della nostra Nazione o coerente con la nostra Costituzione”.

Dopo la votazione alla Camera e con l’insediamento del presidente eletto Biden in vista, la palla passa al Senato. Per incriminare Trump saranno necessari due terzi di voti favorevoli del Senato. Il processo però probabilmente si trascinerà fin dopo l’insediamento di Biden e del suo mandato, dal momento che l’ufficio del Repubblicano Mitch McConnell, leader della maggioranza in Senato, ha confermato che la camera alta non sarà riconvocata prima di martedì 19 gennaio.

Il leader della minoranza democratica in Senato, Chuck Schumer, poco dopo l’approvazione da parte della Camera ha assicurato un processo di impeachment equo per Donald Trump. Indipendentemente dalle tempistiche, secondo Schumer ci sarà un processo di impeachment “e se il Presidente sarà incriminato – ha detto Schumer – ci sarà una votazione per impedirgli di candidarsi nuovamente”.

Sulla questione non ha ancora preso posizione il leader della maggioranza Repubblicana al Senato, McConnell: “Sebbene la stampa abbia riportato un sacco di speculazioni – ha detto McConnell in un messaggio ai colleghi Repubblicani - non ho preso una decisione definitiva sul voto ed intendo ascoltare le argomentazioni legali quando saranno presentate al Senato”.

Il leader Repubblicano alla Camera, Kevin McCarthy, pur pronunciandosi contro l’impeachment (“La maggior parte degli americani non vuole né immobilismo né vendetta – ha detto - vuole una giustizia duratura e bipartisan”) ha evidenziato le responsabilità di Donald Trump nell’attacco al Campidoglio. “Il presidente è responsabile dell’attacco al Congresso di mercoledì (6 gennaio, ndr) da parte di una folla di rivoltosi. Avrebbe dovuto denunciare immediatamente la folla quando ha visto cosa stava accadendo”.

L’assalto al Campidoglio ha provocato un danno d’immagine notevole anche alle attività economiche del presidente uscente. Mercoledì scorso il sindaco di New York, Bill de Blasio (Democratico), ha annunciato che sta interrompendo i rapporti con la Trump Organization perché Trump ha incitato la violenza al Campidoglio. “Incitare un’insurrezione contro il governo statunitense costituisce chiaramente un’attività criminale – ha dichiarato de Blasio durante un’intervista alla MSNBC – la Città di New York non avrà più a che fare con la Trump Organization”. Questo significa che la Grande mela si sta muovendo per cancellare i contratti per due piste di pattinaggio sul ghiaccio a Central Park, per il Central Park Carousel e per il Trump Golf Links at Ferry Point (un campo da golf di proprietà della città, nel Bronx). De Blasio ha detto che la Trump Organization ha avuto profitti per circa 17 milioni di dollari all’anno dai contratti.

“La Città di New York non ha il diritto legale di risolvere i nostri contratti e se decidono di proseguire dovranno alla Trump Organization oltre 30 milioni di dollari – ha detto una portavoce dell’organizzazione, Amanda Miller – questo non è altro che discriminazione politica, un tentativo di violare il primo emendamento e abbiamo in programma di batterci vigorosamente”.

Siamo arrivati al punto che si stanno tirando gli stracci. Che pena !

Intanto il presidente eletto Joe Biden, prossimo all’insediamento, giovedì ha presentato i dettagli dell’American Rescue Plan, un pacchetto di aiuti da 1,9 trilioni di dollari studiato per supportare famiglie ed imprese durante la pandemia. “Non c’è tempo da perdere – ha detto Biden svelando il piano – dobbiamo agire e dobbiamo agire ora”.

La proposta di Biden prevede pagamenti diretti di 1.400 dollari alla maggior parte degli americani, portando l’aiuto totale a 2.000 dollari (includendo i pagamenti di dicembre da 600 dollari); l’aumento del sussidio di disoccupazione settimanale a 400 dollari estendendolo fino alla fine di settembre; l’aumento del salario minimo federale a 15 dollari all’ora; il prolungamento fino alla fine di settembre delle moratorie sullo sfratto e il pignoramento; 350 miliardi di dollari in aiuti statali e locali; 170 miliardi per scuole e per istituti d’istruzione superiore; 50 miliardi per i test Covid-19; 20 miliardi per un programma nazionale di vaccinazione; viene proposto anche di rendere la Child Tax Credit completamente rimborsabile per quest’anno e aumentare il credito a 3.000 dollari a bambino (3.600 dollari per un bambino sotto i sei anni).

In febbraio è prevista un’altra grande iniziativa di spesa proposta da Biden, che si focalizzerà su obiettivi a lungo termine: la creazione di posti di lavoro, la riforma delle infrastrutture, la lotta al cambiamento climatico e il progresso nell’uguaglianza razziale.

A tal proposito ha dichiarato: “So che quello che ho appena illustrato non sarà a basso costo ma non farlo ci costerà caro. L’opinione diffusa tra i principali economisti è che semplicemente non ci possiamo permettere di non fare quello che sto proponendo”.

L’American Rescue Plan presentato da Biden va incontro anche alle esigenze delle imprese. Il piano, infatti, include contributi per 15 miliardi di dollari per aiutare le attività maggior-mente colpite dalle conseguenze della pandemia e 35 miliardi per i programmi di finanzia-mento alle piccole imprese.

La speaker della Camera, Nancy Pelosi ed il prossimo leader della maggioranza al Senato, Chuck Schumer, entrambi democratici, tramite un comunicato congiunto hanno lodato la misura dicendo che “I Democratici di Camera e Senato esprimono gratitudine e non vedono l’ora di lavorare con il presidente eletto sul piano di aiuti. Questo dimostra che i Democratici avranno finalmente un partner alla Casa Bianca che capisce il bisogno di un’azione immediata per rispondere alle necessità delle comunità in difficoltà”.

I funzionari di Biden si sono detti ottimisti circa il fatto che il pacchetto di aiuti possa essere accettabile per i legislatori di tutti gli schieramenti politici.

Il senatore per la Florida, Marco Rubio (Repubblicano) ha offerto sostegno bipartisan per i piani di spesa di Biden e, in precedenza, aveva chiesto al presidente eletto di rendere una priorità assoluta i pagamenti diretti da 2.000 dollari. “In tutta la nostra nazione le persone cercano risposte e richiedono responsabilità – si legge in una lettera di Rubio, di martedì scorso, indirizzata a Biden – ma sono anche alla disperata ricerca di speranza: speranza che i leader politici a Washington possano iniziare a prendere provvedimenti per guarire la nostra nazione profondamente divisa. Sarebbe un messaggio forte agli americani se, nel primo giorno della sua presidenza, invitasse la Camera e il Senato ad inviargli la legge per aumentare da 600 a 2.000 dollari i pagamenti a impatto economico diretto per gli americani che stanno soffrendo a causa della pandemia”.

Gli aiuti delineati da Biden andrebbero ad aggiungersi all’attuale Paycheck Protection Program, ripartito la scorsa settimana con nuove protezioni antifrode rivolte alle imprese più piccole che potrebbero aver perso gli aiuti quando il programma è stato lanciato lo scorso anno.

Tra i vari provvedimenti ci sarà anche un aumento della “corporate tax” dal 21% al 28%, tasse per i ricchi e sui capital gains. Ovviamente i Repubblicani faranno muro e visto che alzare le tasse non è popolare, anche qualche Democratico potrebbe avere da ridire. Visto che la maggioranza al Senato è di una unità, sarà un processo di approvazione difficoltoso. Ma le tasse saliranno, sotto Biden.

Ora sarà tutto da vedere se, una volta illustrato il piano, quanto di ciò potrà effettivamente essere realizzato con una maggioranza così risicata al Senato. Già giorni fa, il Senatore democratico Manchin, aveva espresso dubbi su piani troppo generosi.

STAY TUNED.

POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE

“Quando arriverà il momento di alzare i tassi di interesse, lo faremo certamente e quel momento, comunque, non arriverà presto”. Con queste parole il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, ha espresso il proprio impegno a mantenere i tassi di interesse bassi per il futuro prossimo.

Recentemente il FOMC (il comitato che delibera in materia di politica monetaria) aveva dichiarato che terrà un atteggiamento accomodante fino a quando non vedrà “ulteriori sostanziali progressi” verso i propri obiettivi di occupazione ed inflazione. E proprio sul tema, Powell ha sottolineato l’approccio all’inflazione della FED, che non farà salire i tassi anche se la disoccupazione scenderà sotto livelli che storicamente sarebbero considerati un segnale di avvertimento di prossime pressioni sui prezzi. “Non sarebbe una ragione valida per aumentare i tassi di interesse – ha detto Powell – a meno che non iniziamo a vedere inflazione o altri squilibri che potrebbero minacciare il raggiungimento del nostro mandato”.

Uno di questi squilibri potrebbe essere l’inflazione e recentemente, alcuni funzionari della FED hanno avvertito che l’inflazione potrebbe salire prima di quanto ipotizzato dalla banca centrale. Powell ha assicurato: “Se l’inflazione dovesse aumentare in modo indesiderato, noi abbiamo gli strumenti per affrontare questo problema e li useremo”.

A sollevare dubbi sulla possibilità che l’inflazione possa crescere più velocemente di quanto ci si aspetti è stata la Presidente della Federal Reserve di Kansas City, Esther George. Secondo George l’inflazione potrebbe rimbalzare velocemente non appena l’economia si scrollerà di dosso gli effetti della pandemia; infatti, George ha osservato come l’indicatore dell’inflazione preferito dalla FED non rappresenti in modo preciso il reale stato dell’inflazione in quanto appesantito da alcuni settori maggiormente colpiti dalla pandemia. Una volta messo sotto controllo il virus e con la ripresa di alcuni settori industriali, in particolare dei servizi, dei viaggi e della ricezione alberghiera, l’inflazione potrebbe crescere velocemente.

“A differenza di questi settori, l’inflazione dei prezzi per molte altre categorie di consumo (in particolare i beni) è cresciuta, a volte piuttosto bruscamente. Uno scenario del genere non suggerisce che un’inflazione più alta sia una minaccia a breve termine, ma piuttosto che l’inflazione possa avvicinarsi più velocemente di quanto ci si aspetta all’obiettivo d’inflazione media della Commissione”.

“Nel complesso – ha detto ancora la Presidente della Federal Reserve di Kansas City – la prospettiva è che la politica monetaria resti accomodante per un po’ di tempo. È troppo presto per speculare sulla tempistica di qualsiasi cambiamento su questa linea”.

Dello stesso parere anche gli altri componenti del FOMC.

Secondo il presidente della Federal Reserve Bank di Boston, Eric Rosengren il tasso di disoccupazione è ancora alto e potrebbero servire anni perché l’inflazione tocchi il target del 2% fissato dalla FED. La banca centrale quindi potrebbe dover mantenere il ritmo dei suoi acquisti di asset almeno fino alla fine dell’anno. “Mi aspetto che ci vorrà un po’ di tempo prima che si parli di ridurre gradualmente i nostri acquisti di titoli di stato e titoli garantiti da ipoteche”.

“Vogliamo superare la pandemia e quando le acque si saranno calmate, allora saremo in grado di pensare a cosa fare con la politica di bilancio”, ha dichiarato James Bullard, presidente della Federal Reserve Bank di Saint Louis, intervistato online dal Wall Street Journal. Secondo Bullard (che quest’anno non è tra i membri con diritto di voto del FOMC) la prospettiva dipenderà dal successo del lancio dei vaccini e dal percorso del virus.

Per Lael Brainard, membro del consiglio dei governatori della Federal Reserve, l’attuale ritmo di acquisto di obbligazioni rimarrà in vigore per parecchio tempo. “L’economia è molto lontana dai nostri obiettivi sia di occupazione che di inflazione – ha detto Brainard durante un discorso alla Canadian Association for Business Economics - ed anche in una prospettiva ottimistica ci vorrà tempo per raggiungere ulteriori progressi sostanziali”

LA CINA RISPONDE

Come riportato in precedenza, l'amministrazione Trump, a meno di una settimana dall'uscita dalla Casa Bianca, ha messo sulla lista nera che vieta investimenti da parte degli USA altre 9 aziende, tra cui Xiaomi; questa mossa rappresenta l’ultimo colpo di coda di ciò che l’amministrazione ha deciso ad inizio settimana e cioè il divieto, da lunedì scorso, da parte di banche e gestori di denaro USA ad effettuare nuovi investimenti su società cinesi legate all’esercito. Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan rimuoveranno 500 prodotti strutturati ad Hong Kong.

L’ordine di Trump prevede che le azioni designate non possano essere acquistate da americani già dall’11 gennaio, mentre le partecipazioni dovranno essere disinvestite entro novembre prossimo.

Per proteggere le proprie aziende da leggi estere “ingiustificate”, la CINA invece ha deciso di emettere regole che consentiranno ai tribunali di punire le società globali per aver rispettato le restrizioni straniere.

Quanto stabilito da Trump non sta influenzando solo le società cinesi rientranti nell'elenco delle sanzioni statunitensi, ma anche i flussi di investimento, come dimostra il delisting dei prodotti dell'indice Hang Seng. Il Tracker Fund di Hong Kong da 14 mld $ gestito da State Street Global Advisors Asia Ltd., il più grande ETF attivamente negoziato, non farà nuovi investimenti in società coperte dal divieto dopo aver detto che non è più "appropriato" per gli investitori statunitensi.

I circa 500 prodotti strutturati rimossi dal listino – secondo Bloomberg Intelligence - rappresentano meno dell'1% del fatturato di Hong Kong.

La CINA ha continuato a respingere le sanzioni statunitensi, emanando nuove regole per proteggere le sue aziende da leggi straniere "ingiustificate" e consentendo ai tribunali cinesi di punire le società globali per aver rispettato le restrizioni straniere.

Una dichiarazione del Ministero del Commercio cinese dice che: ”Le regole per contrastare l'applicazione extraterritoriale ingiustificata delle leggi straniere consentono alle autorità cinesi di emettere ordini che affermano che, le aziende o le persone in CINA, non hanno bisogno di rispettare le restrizioni straniere”.

Le misure sono entrate in vigore immediatamente e, sebbene non menzionino direttamente gli Stati Uniti, la Cina si è a lungo lamentata dell'applicazione extraterritoriale della legge statunitense attraverso sanzioni e restrizioni al commercio. Le regole consentono inoltre ai cittadini o alle aziende cinesi di citare in giudizio per un risarcimento nei tribunali cinesi se i loro interessi sono danneggiati dall'applicazione di leggi straniere e potrebbero mettere in pericolo le società globali in Cina per il rispetto delle sanzioni statunitensi.

Jingzhou Tao, un componente della Camera Arbitrale, in un'intervista ha detto: "Questo solleverà un grosso dilemma per le aziende. Da un lato ci sono queste sanzioni statunitensi che devi osservare, altrimenti sei sanzionato dal governo degli Stati Uniti, dall'altro c’è il governo cinese che dice espressamente che non devi osservare queste leggi relative alle sanzioni, la conclusione è che sei in un grosso dilemma".

DATI MACROECONOMICI

La settimana appena trascorsa si apre con il NFIB small business optimism (indice di ottimismo delle piccole imprese) di Dicembre che ha nuovamente sottolineato la grossa differenza tra il morale delle grandi aziende quotate, e la piccola impresa USA, strozzata da Covid e lockdown, e priva dell'accesso ai capitali della borsa. L'indice è uscito a 95.9, minimo da maggio, dal precedente 101.4 e contro attese per 100.5. Sorprende poco che a Dicembre si siano persi posti di lavoro, visto che il principale serbatoio sono gli small business.

Mercoledì scorso l’US Department of Labor Statistics ha rilasciato il dato relativo all’indice dei prezzi al consumo core, che non tiene conto di categorie di settori più volatili come quello del cibo e dell’energia. Nel mese di dicembre è stata registrata una crescita dell’0,1% perfettamente in linea con le previsioni (consensus 0,1%). Nel mese di novembre la crescita era stata dello 0,2%. Il dato annualizzato di dicembre ha segnato un +1,6% rispetto all’anno precedente, mantenendo il ritmo degli ultimi mesi (anche ad ottobre e novembre si era registrato un +1,6%) e rispettando il consensus fissato proprio all’1,6%.

Shock, dalla pubblicazione dei sussidi di disoccupazione settimanali USA ! Nella settimana partita lunedì 4 gennaio, il numero di statunitensi che hanno richiesto per la prima volta i sussidi di disoccupazione sono stati ben 965 mila, numero più alto da metà agosto ad oggi. Un dato decisamente superiore a quello della scorsa settimana revisionato a 784 mila ed anche molto al di sopra del consensus di 795 mila. Un paio di fattori possono aver causato questo balzo anomalo: l’aggiustamento del periodo natalizio, visto che nelle 2 precedenti settimane le richieste erano scese in maniera sospetta; l'entrata in vigore del nuovo pacchetto di stimolo, visto che l'estensione era scaduta il 26 Dicembre.

L’indice manifatturiero Empire State di New York tradisce le aspettative, che prefiguravano una crescita a 6 punti, e scende a 3,5 punti dai 4,9 dello scorso mese. È il numero più basso da giugno ad oggi.

Il dato preliminare di gennaio sul sentimento dei consumatori del Michigan scivola dagli 80,7 punti di dicembre agli attuali 79,2. I numeri di questo mese sono inferiori al consensus (80), che comunque indicava un calo rispetto a dicembre.

Un altro mini shock dai dati per le vendite al dettaglio. Terzo mese consecutivo con il segno ‘meno’. Il dato elaborato dall’US Census Bureau indica nel mese di dicembre un calo dello 0,7%. Decremento più contenuto rispetto al -1,4% revisionato di novembre. Terzo mese consecutivo accompagnato dal ‘meno’ anche per il dato sulle vendite al dettaglio del Control Group, che a dicembre registra un -1,9%; peggio del -1,1% di novembre e deludente rispetto ad una previsione del +0,1%. Dati davvero deboli, con le revisioni di novembre che sottraggono ulteriormente forza al profilo dei consumi del quarto trimestre 2020.

Si piazza leggermente sotto il consensus (+0,2%), ma mantiene la velocità di crescita di novembre ed ottobre l’indice core (che esclude cibo ed energia) dei prezzi alla produzione: a dicembre, come nei due mesi precedenti, si registra un +0,1%. Il dato annualizzato di dicembre segna un +1,2%, scendendo dal +1,4% di novembre e restando appena sotto le previsioni (+1,3%).

Crescita importante per la produzione industriale, che a dicembre sale dell’1,6%. Meglio del consensus (0,5%) e meglio del dato revisionato di novembre (0,5%). Per trovare un incremento superiore bisogna tornare indietro a luglio. Dicembre, inoltre, è il terzo mese consecutivo in crescita per la produzione industriale.

FOCUS SU TITOLI

ZOOM. L'analista di Bernstein, Zane Chrane, ritiene che il titolo della società di videoconferenza sia la scelta più convinta dell'azienda per il 2021. Ciò deriva dal fatto che Zoom ha superato 1 milione di contratti venduti ed è ottimista che le entrate del suo Zoom Phone contribuiranno a rendimenti sostanziali in un periodo più breve di quanto molti investitori si aspettano. Zoom Phone è un servizio di telefonia cloud integrato nella piattaforma Zoom che l'azienda ha introdotto due anni fa. Ha dichiarato: “Dato che gli utenti di Zoom Phone sono tutti su piani a pagamento con nessun livello gratuito, come con la videoconferenza, dovremmo vedere le relative entrate crescere molto più rapidamente rispetto al conteggio degli utenti rispetto a Zoom Videoconferenza. Una tale crescita produrrebbe circa 4 mld $ di entrate annuali ricorrenti entro la fine dell'anno solare 2023. L'azienda stima che Zoom Phone potrebbe raggiungere più di 8 milioni di utenti paganti entro la fine dell'anno solare 2022 e 13 milioni entro la fine del 2023. Zoom Phone è il primo importante passo in un'espansione per diventare una piattaforma completa di comunicazioni". Bernstein valuta il titolo Zoom “outperform” con obiettivo di prezzo di 610 $.

PORTAFOGLI AZIONARI

Anche nella settimana appena trascorsa non possiamo lamentarci per l’operatività che ci ha permesso di portare a casa dei bei tozzi di pane con tutti e due i Portafogli. Iniziamo l’analisi con il Portafoglio “LombardReport” e con il primo tozzetto portato a casa con il titolo del Nasdaq100, O’REILLY (+ 7,0%). Spettacolare il titolo NOI che lunedì scorso, con l’apertura in gap up e nuovo massimo storico che ci ha fatto sognare. Poi, le solite prese di beneficio lo hanno riportato un po' giù. Speriamo che sia solo un pullback e che il titolo possa ripartire per nuovi orizzonti. Un nuovo acquisto è entrato sul titolo NVIDIA che ci aspettiamo dia ampie soddisfazioni essendo legato commercialmente a NIO per lo sviluppo della guida autonoma.

Passiamo ora al Portafoglio “The Challenge” il quale ci ha regalato una bella plusvalenza con la vendita del titolo e dei diritti TUI Ag., certo, con il senno di poi si poteva fare meglio, vista la chiusura settimanale, ma l’incertezza dei brokers nel valutare un ADC abbastanza chiaro nella forma, meno nella realtà, ci ha costretto a prendere questa decisione per non andare incontro a rischi di non poter partecipare all’ADC e di perdere anche il controvalore dei diritti ricevuti. E’ successo poche volte che un aumento di capitale sia così favorevole sia per gli istituzionali che, a giudicare da i prezzi di mercato, anche per i retail. Valuteremo, appena finito l’ADC sul titolo, se rientrare ed a che prezzo. Bene, nel complesso, gli altri titoli del Portafoglio, ad iniziare da SORRENTO, sul quale abbiamo azzeccato, finora, ad alzare il livello di target, ma ora è importante portare a casa il guadagno (…..e che guadagno !!), ed AURORA che continua il recupero. Infine, vi ricordiamo, che abbiamo aggiornato questo Portafoglio con le operazioni storiche fino ad oggi. Un link posto nel relativo disclaimer vi porterà alla visione di dette operazioni.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

Non sono state pubblicate trimestrali in questa settimana sui titoli del NASDAQ100.


ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (1/18/2021)
* 1/18/2021 USA$ADBE (ADOBE SYS) Acquista limit prezzo 470.04 - Dopo acquisto Vendi stop prezzo 399.53 e Vendi limit prezzo 502.94
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* 1/18/2021 USA$VRSN (VERISIGN INC) Acquista limit prezzo 198.26 - Dopo acquisto Vendi stop prezzo 168.52 e Vendi limit prezzo 212.14
* 1/18/2021 USA$WYNN (WYNN RESORTS) Acquista limit prezzo 107.07 - Dopo acquisto Vendi stop prezzo 91.01 e Vendi limit prezzo 114.56


Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.