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Al diavolo regole assurde, burocrazie perverse e abusivismo dilagante. Fatevi la vostra “devolution”


I lettori raccontano storie di divieti e vincoli nell’operatività. Noi aggiungiamo altre vicende inammissibili. La conclusione? Con un conto per esempio in Germania si aprono le porte del mondo. In Italia dovreste solo pagare le tasse!

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I fatti separati dalle opinioni”: era il dogma di Andrea Sechi, bravissimo giornalista e storico direttore di Panorama, allora settimanale realmente indipendente e al servizio dell’informazione. Poi fu trasformato in un bollettino della politica e dei pettegolezzi da spiaggia. Perché lo diciamo? Per un motivo molto semplice, che si riferisce a una vicenda indicata da un abbonato di LombardReport. Che richiede una perfetta separazione fra fatti e opinioni.

I fatti – Il nostro lettore segnala che due leader italiane del trading online gli hanno impedito di acquistare un Etf quotato su Borsa Italiana, l’Hsbc Hang Seng Tech (Isin IE00BMWXKN31) perché (ne citiamo le parole) “ci sarebbe una sorta di divieto verso questi titoli da parte dell'Italia”. Quindi lo Stato o qualcuno per lui bandirebbe l’acquisto di un Etf con sottostanti azioni tecnologiche cinesi per evidenti conflitti di interesse geopolitico. Sempre i fatti segnalano però che altri intermediari lasciano operare sullo stesso Etf senza alcuna limitazione. D’altra parte Borsa Italiana l’ha censito e avviato alle contrattazioni. Intanto il mercato lo sta scambiando attivamente, come evidenziano volumi e controvalore.

Altre vicende – Ormai ogni giorno qualcuno riferisce di peripezie simili. Per esempio:

1°) “Volevo acquistare un’azione americana ma la banca mi ha detto che non posso farlo poiché non soddisfa la classificazione di rischio con cui sono ‘profilato’. Che devo fare?”

2°) “Ho messo un ordine per un Etc e la piattaforma me l’ha rifiutato essendo uno strumento a rischio di liquidabilità. Si tratta di uno strumento abbastanza scambiato e non capisco quindi la natura dell’alert che mi ha bloccato l’acquisto”.

3°) “Opero con una Sim primaria e ho un rilevante portafoglio obbligazionario. Ormai i miei acquisti si stanno riducendo al lumicino per una serie di vincoli normativi che portano l’intermediario a sconsigliare o impedire l’immissione di ordini. Qualcuno quindi mi considera uno stupido, sebbene io conosca molto bene le caratteristiche di ogni bond che tratto!”.

4°) “Attraverso una piattaforma online ho acquistato un certificato a leva. Da un conto presso una normale banca non sono stato in grado di mettere in portafoglio un normale certificato Cash Collect scadenza 2022. Sono sempre io. Perché due responsi così diversi?”.

Sono solo alcuni esempi di una casistica ben più ampia.

In parallelo – Intanto due lettori ci mandano articolate missive.
► La prima: “Di recente ho chiuso una ventina di fondi di casa XXXX. Non dico che mal di pancia. Commissioni di performance che mi hanno eroso il capitale oltre a gestioni fallimentari. Non capisco come facciano a continuare nella loro raccolta. Molti fondi hanno cambiato Isin per cambio comparto (sistema utile per nascondere le performance negative) e la società non mi certifica le minusvalenze dall'importo investito. Non sembra una cosa da denuncia alla Consob? Sono tre mesi che aspetto dalla vendita le minusvalenze e si rifiutano di chiudere il dossier titoli dicendo che nel loro caso non è necessario. È un comportamento consono? Ha sentito altri casi oltre al mio?”.

 ► La seconda: “Sono cliente da anni di XXX. All’inizio del 2020 mi hanno fatto acquistare due fondi di una nota società di asset management con ‘fee’ d’entrata al 4%. Stavo per oppormi ma poi ho ceduto sull’onda delle promesse di performance fantastiche. Dopo un mese c’è stato il crollo di marzo da pandemia e il mio capitale è franato del 50%. Non era colpa del Covid ma dell’allegra gestione di un management abituato a viaggiare in Lamborghini e Ferrari e a pasteggiare a 200-300 euro a persona. La mia fiducia nel sistema finanziario è crollata!”.

Qui finiscono le notizie.

Il commentoI regolatori fanno le pulci al retail ma sopportano cose indicibili da parte di un pezzo di industria finanziaria fuori controllo. Com’è possibile che sul mercato prosperino siti web illegali che offrono prodotti altrettanto illegali e non autorizzati dalla Consob? Com’è possibile che la stessa Consob possa oscurarli solo grazie al “decreto crescita” del 2019 e non abbia poteri più forti contro gli abusivi? Com’è possibile che i regolatori stabiliscano se un investitore può o non può acquistare (in totale autonomia decisionale) un certo prodotto senza che esista una vera e certificata classificazione della conoscenza di ciascuno, per esempio in base alle plusvalenze o alle perdite accumulate in un certo periodo (del tipo sei stato bravo e vai su, non sei stato bravi e vai giù)? Com’è possibile che certi intermediari diano etichette di ‘operatori qualificati’ solo per la convenienza di tenere legati i relativi clienti? Com’è possibile che quella delle certificazioni delle minusvalenze sia per molti un percorso a ostacoli che dura mesi? Com’è possibile che certi gestori cambino improvvisamente Isin e denominazioni ai propri fondi per occultare risultati disastrosi? Com’è possibile che si propongano fondi con “fee” di entrata stratosferiche? Com’è possibile che sul mercato circolino offerte di investimenti chiaramente basate su “schemi Ponzi” e alla fine il tutto si riduca a qualche articolo sui giornali locali? Com’è possibile che gli emittenti obbligazionari propongano bond sempre più complessi e i cui prospetti – se disponibili – prevedono decine e decine di pagine in un inglese ipertecnico, senza un documento di sintesi? Com’è possibile che ci siano Etf ed Etc quotati su Borsa Italiana, per i cui Kiid occorre spostarsi sul sito dell’emittente? Com’è possibile che gli stessi Kiid siano ormai prodotti del tutto inutili, mere e pessime traduzioni dall’inglese in cui non si analizzano le caratteristiche del prodotto ma si elencano rischi scontati, espressi in un linguaggio da burocrati statali? Com’è possibile che molti intermediari siano in preda alle isterie di manager dei “back office” che vogliono solo proteggere i propri stipendi fregandosene delle esigenze dei clienti? Com’è possibile che quella genialata della Mifid abbia unicamente messo paletti e non abbia contribuito in nulla all’efficientamento del sistema? Com’è possibile che qualcuno impedisca la vendita di un Etf sulle azioni della tecnologia cinese quando tutta la grande industria italiana collabora (per fortuna!) con le leader del settore di Pechino e dintorni, così come di Seattle e Palo Alto.

Potremmo proseguire con altre decine di “Com’è possibile” ma non lo facciamo.

La conclusione – Un Paese in cui si vuole statalizzare tutto (e questo non succede solo in Italia!) è a grave rischio. Volete mandare al diavolo un meccanismo che sta diventando sempre più perverso? Aprite un conto (regolarmente denunciato al nostro fisco) in Germania e operate attraverso le Borse tedesche. Vi faranno acquistare in estrema semplicità azioni, bond (decine e decine di migliaia), certificati, Etf, Etc e tutto quanto volete. Nessuno vi dirà se potete o non potete effettuarlo, come è logico che sia, anche perché chi passa le Alpi ha certamente un’esperienza sufficiente per decidere autonomamente. Altrimenti deve affidarsi soltanto a un bravo consulente italiano.

Fate questo test. Cercate il sito della Borsa di Francoforte (https://www.boerse-frankfurt.de/en). Identificate un titolo a caso: per esempio l’azione Deutsche Telekom AG. Cliccate su Buy e vi apparirà una schermata con 18 diversi broker, fra cui Degiro, Ing, Postbank, Commerzbank e Interactive Brokers. Disponendo di un conto presso uno di loro vi si apriranno le porte del mondo. Addio amara Italia!

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