NASDAQ100 WEEKLY - L'azionario USA alla prova della stagione delle trimestrali economiche societarie.


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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L’azionario alla prova dell’inflazione e della stagione delle trimestrali economiche.

Ad inizio settimana il balzo delle quotazioni del petrolio ed i conseguenti timori sull’inflazione, ed un Dollar Index che è ritornato sui massimi, hanno colpito particolarmente i titoli delle big tech e le growth stocks con il Nasdaq100 che è scivolato del – 8,3% dal massimo storico. A ciò ha contribuito anche la storia di Facebook, accusata da un ex dipendente, Frances Haugen (la cui audizione al Senato c’è stata nella settimana appena trascorsa) e il blackout delle sue piattaforme che sono costati al social network un calo del 5%.

Dicevamo della decisione dell'OPEC di aumentare da Novembre la produzione di 400.000 barili al giorno fino ad Aprile. Un risultato atteso, ma alcuni pensavano che la recente azione rialzista dei prezzi avrebbe indotto il Cartello a fare di più. Così il petrolio è schizzato sui massimi aggravando un sentiment già pericolante. Come osservato due settimane fa, i costi energetici sono già su livelli in grado di impattare, oltre che le aspettative di inflazione, il reddito disponibile e la fiducia dei consumatori. Poi, a metà settimana, si è registrato un buon rimbalzo trainato dal ritorno degli acquisti sul tech per quanto riguarda il Nasdaq100 e con i continui acquisti sugli energetici, supportati dai prezzi del petrolio e soprattutto del gas naturale (25% del consumo di energia globale secondo alcune stime) e sui finanziari, favoriti ancora una volta dalla risalita dei rendimenti, ha riportato su anche i listini dell’S&P500 e del Dow Jones che ora distano meno del 3% dai rispettivi massimi storici. Da tenere presente che, oltre alle situazioni testè riportate, l’imminente arrivo della stagione delle trimestrali economiche societarie innalzerà la volatilità sull'azionario.

Giorni fa abbiamo citato uno studio di DB in cui si mostrava che, diversamente dagli ultimi trimestri, le attese sugli utili a Wall Street stanno calando con l'avvicinarsi dell'inizio della stagione delle trimestrali. Anche Citigroup, nel suo monitor settimanale, ha segnalato che solo 4 settori su undici hanno mostrato un trend di crescita delle revisioni positive sul totale (quelli cerchiati in verde) mentre gli altri hanno mostrato un deterioramento, in alcuni casi sensibile:

Quindi problemi in vista per gli utili ??

Il prossimo grafico indica il gran numero di aziende che segnalano seri problemi alla catena di approvvigionamento nei rapporti sugli utili fuori ciclo nell'ultimo mese e osserviamo come, sia le stime degli utili anticipati che il prezzo, venga declassato dopo molti di questi rapporti.

Questa situazione dovrebbe generare una dinamica pervasiva durante la stagione degli utili del 3° trimestre e probabilmente innescherà un ribasso nelle revisioni degli utili a livello dell'indice, un vento contrario per i prezzi. Il prossimo grafico mostra come l’ampiezza della revisione degli utili si sia ribaltata dopo che l’indice S&P500 ha raggiunto i massimi storici:

Nella settimana appena trascorsa, in rilievo ancora la situazione politica. In un primo momento i Dem avevano proposto una mozione per alzare il “debt ceiling”, con i Repubblicani che avevano già risposto di affossare la proposta in quanto il “debt ceiling” avrebbe dovuto essere alzato unilateralmente con la “budget reconciliation”. Nel frattempo Biden aveva convocato alcuni Ceo di banche e aziende per parlarne, forse per dare drammaticità alla questione e mettere pressione ai Repubblicani. In un secondo momento il senatore GOP, McConnell, segnalava la volontà di collaborare con i dem per allungare la sospensione del debito fino a dicembre eliminando, almeno temporaneamente, l’ostruzionismo portato avanti finora. Infine si è giunti ad un accordo con l’approvazione del Senato sull’aumento del tetto del debito di 480 miliardi $, oltre l’attuale tetto fissato a 28.4 trilioni di dollari, che permette al Governo di finanziarsi fino a inizio dicembre e che permetterebbe ai dem di riformulare il piano fiscale rendendolo più articolato e soprattutto meno oneroso. Domani, martedì 12, la Camera voterà il provvedimento.

A parte ciò, il sentiment ha trovato supporto anche nelle dichiarazioni di Manchin alla CNN: il Senatore dem progressista potrebbe accettare un piano di stimolo tra 1.9 e 2.2 trilioni di $, un sostanziale miglioramento della precedente cifra (1.5 trilioni). Questo renderebbe più facile un compromesso tra i Democratici progressisti e la Casa Bianca.

Passando al contesto macroeconomico con la pubblicazione degli importanti dati mensili sul lavoro, il risultato è che la creazione di posti di lavoro è deludente da 2 mesi, ma il motivo è una carenza di offerta, causata in parte dalla variante Delta (si nota dai settori viaggi, tempo libero e ospitality), in parte da resistenze al ritorno al lavoro degli Americani, le cui origini non sono chiare, ma che emergono chiaramente dal calo della forza lavoro, e dalla salita dei salari, che mostra il tentativo delle aziende di assumere/trattenere. Anche le ore lavorate sembrano indicare che le aziende americane cercano di sfruttare il più possibile la forza lavoro a disposizione. Questo report non fermerà la mano della FED nella prossima riunione del 3 novembre, in quanto è evidente che la domanda di lavoro resta abbastanza buona, anche se magari non enorme come all'inizio del terzo trimestre e le pressioni inflazionistiche si stanno rafforzando, proprio in quanto il mercato del lavoro è più tirato di quanto mostri il numero sulla disoccupazione, che comunque sta approcciando livelli bassi. Paradossalmente, un numero di posti di lavoro basso è diventato un segnale che il mercato del lavoro è tirato, e non, viceversa che è debole.

Sempre a proposito della FED, in settimana la Warner ha messo sulla graticola nuovamente il Presidente Powell, con dichiarazioni al vetriolo, la cui conferma sembra sempre più in bilico. Ieri i bookmakers hanno aumentato nuovamente la probabilità della sua rielezione, in quanto pare che Biden abbia detto che Powell ha la sua fiducia. Va detto che, interpellato dopo le dichiarazioni della Warren, il Presidente Biden difficilmente avrebbe potuto dire qualcosa di diverso. Ciò, comunque, non vuol dire che non abbia fiducia anche nella Brainard, alla quale potrebbe destinare un incarico prestigioso. Anche senza ottenere la posizione di Presidente, la Brainard potrebbe esercitare una grande influenza sulle banche con la nomina a vicepresidente per la supervisione.

Spostandoci in Cina, le Autorità cinesi hanno fatto sospendere la quotazione del titolo Evergrande a causa di incombenti news di un’operazione (che poi sarebbe l'acquisto di una partecipazione maggioritaria in una controllata da parte di un'altra entità - *HOPSON TO BUY 51% IN EVERGRANDE MGMT UNIT FOR HK$40B*. Bloomberg sostiene che questo è un segnale che le Autorità cercano di isolare il problema. Sembra poi che Evergrande abbia garantito un’obbligazione emessa da un’entità denominata Jumbo Fortune Enterprises, da 260 mln di $, che è scaduta in settimana, del pagamento della quale non si hanno notizie. Inoltre, in settimana, le obbligazioni high yield cinesi hanno registrato il peggior calo dal 2013 perdendo il 4% dopo che un altro developer immobiliare, Fantasia Holding, non ha rimborsato un bond scaduto. Le passività di Fantasia sono di tutt’altre dimensioni rispetto a quelle di Evergrande (12.8 miliardi contro 300 miliardi $), tuttavia il mancato pagamento aumenta il timore di altri fallimenti. Anche un’altra società immobiliare, Sinic Holdings, ha visto il proprio rating essere downgradato da CCC+ a CC da parte di S&P Global Ratings a causa di problemi di liquidità. Il South China Morning post ha rivelato che alcune agenzie immobiliari locali di Hong Kong stanno cominciando a citare in causa Evergrande per commissioni di vendita non pagate. Segnali concreti che lo stress si sta spargendo a macchia d’olio nel settore immobiliare cinese.

Sempre rimanendo in Cina, la “China Banking and Insurance Regulation” ha vietato alle banche di utilizzare prestiti bancari e fondi assicurativi per investire con scopi speculativi nel mercato delle commodities. Al contrario, le autorità hanno invitato le banche e altre istituzioni finanziarie a supportare le società carbonifere coinvolte nella produzione di elettricità per garantire la fornitura di elettricità, attualmente carente nel Paese.

Infine il presidente Joe Biden prevede di incontrare virtualmente il presidente cinese Xi Jinping prima della fine dell'anno, ha detto un alto funzionario degli Stati Uniti, vista l'escalation delle tensioni tra le due maggiori economie del mondo per quanto riguarda la cosiddetta “riunificazione pacifica” con Taiwan (affermazioni destabilizzanti secondo il Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen) e il conseguente piano di rafforzamento militare cinese nelle acque internazionali del mar cinese orientale e meridionale. I piani per l'incontro sono stati annunciati in una teleconferenza con i giornalisti dopo circa sei ore di incontri mercoledì scorso tra il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, e un alto consigliere per la politica estera cinese, Yang Jiechi, a Zurigo.

Passando ai rendimenti, il quadro è di rialzo generalizzato, ma con i tassi reali in calo in quanto i tassi breakeven inflation (che vedremo in seguito) salgono più dei tassi nominali, cosa che fa anche scendere anche l'€uro. Come detto la settimana è stata caratterizzata dal continuo balzo dei rendimenti del Treasury 10Y arrivato, in chiusura di contrattazioni, ad un massimo del 1,615% rispetto alla chiusura a 1,465% di due venerdì fa.

Detto delle aspettative di inflazione che continuano a salire ovunque, i breakeven inflation USA hanno fatto i massimi da 7/8 anni, mentre i tassi reali restano al palo visto che la salita dei rendimenti nominali è più che assorbita da quella delle attese di inflazione. La settimana si chiude con il 10YE che è salito al 2,50% contro il 2,38% di due venerdì fa.

 

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Brutto inizio di settimana con l’indice che va a testare con precisione il supporto in area 14350 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e). La combinazione con l’RSI appena sotto i 30 che segnalava ipervenduto ha, de facto, prodotto una reazione che ha riportato i prezzi sulla soglia dei 15000 con tanto di gap up, per poi chiudere a 14820 comunque sopra l’area di 14750 (ritracciamento del 27,2% della gamba rialzista d-e-). Se la fase correttiva sia terminata è difficile da stabilire, di certo si vedono reazioni importanti a fronte di vendite violente e ci stiamo avvicinando sempre più alla stagione delle trimestrali che saranno l’ago della bilancia in questo periodo. Come riportato in precedenza le attese erano alte e man mano che passano i giorni si riducono e bisogna vedere come gli investitori reagiranno a dati in linea con il consensus, ovviamente in caso di dati deludenti la risposta la sapete da soli. Per il momento l’ideale sarebbe andare a testare l’area di resistenza a 15150 e vedere la reazione degli investitori e comunque non perdere l’area 14750 in quanto un re-test dell’area di supporto a 14350 non sarebbe proprio una bella situazione anche se non comprometterebbe il trend rialzista di lungo periodo. La settimana si è chiusa a 14820.75 con un guadagno del + 0,20% che porta l’indice ad un guadagno del + 14,99% da inizio anno 2021.

Situazione migliore dell’S&P500 rispetto all’indice tech. La correzione è stata molto più contenuta ed il conseguente rimbalzo abbastanza corposo con gap up incorporato. I titoli finanziari e quelli dell’energy hanno contribuito a dare una forte mano. Il ribasso è stato fermato ancora in area 4300 senza andare a testare l’area 4230 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e). Ora, in attesa delle prime trimestrali economiche societarie, sarebbe importante superare l’area 4440 che più volte ha fatto da supporto e resistenza. Vista l’incognita di come detti dati usciranno, partire da una base alta è sempre meglio. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4391.34, con un guadagno del + 0,79%, il che porta ad una performance del + 16,91% da inizio 2021.

Nella sua fase di lateralizzazione l’indice DOW JONES per la terza settimana consecutiva performa meglio degli altri due listini principali. La fase correttiva in atto ha già toccato diverse volte il supporto posto in area 33700 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e), livello che si sta dimostrando molto valido. Il rimbalzo negli ultimi due giorni di contrattazione ha riportato i prezzi a ridosso della mediana del canale rialzista e questo, in attesa dell’uscita dei prossimi dati economici trimestrali, è sicuramente un bene. Al momento non si vede la benzina per poter far registrare un nuovo record, ma buoni dati societari potrebbero supportare un tale rialzo, visto che ad oggi manca meno del 3% al massimo storico. Viceversa ennesimo re-test di area 33700 per poi scendere fino al prossimo supporto posto in area 33300/33100, doppio minimo con giugno 2021 e confluenza con la media mobile esponenziale a 200, oltre al ritracciamento del 50,0% della gamba rialzista d-e. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 34746.25 con un guadagno del + 1,22% il che riporta ad una performance del + 13,53% da inizio anno 2021.

ORO INDEX 

Nulla di fatto nella settimana appena trascorsa per quanto riguarda i prezzi dell’Oro che hanno stazionato intorno ai 1750/1770 $/oz, tranne una fiammata a 1780 $/oz. nella giornata di venerdì scorso, subito dopo la pubblicazione dei deludenti dati sull’occupazione USA ma, poco dopo, la pressione ribassista li ha riportati sotto l’importante area dei 1770 $/oz., area di supporto che numerose volte ha fermato la fase ribassista e che ora sta diventando una valida resistenza visto che sono 4 settimane che il valore non riesce a chiudere sopra tale livello. Le cause sono sempre le stesse, rendimenti obbligazionari in salita e dollaro index alto non favoriscono gli acquisti sopra una determinata soglia (1800 $/oz.), così come in area 1720/1740 $/oz. ricompaiono i volumi in acquisto, il che non è assolutamente una brutta notizia, visto il baratro che c’è sotto i 1700 $/oz.

E veniamo agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio. Per quanto riguarda il Platino, dopo i minimi di tre settimane fa, vedere i prezzi chiudere sopra i massimi dei due mesi precedenti, fa strabuzzare gli occhi, ma ora serve dare continuità al rialzo, per non tornare subito nei soliti meandri dell’area 950 $/oz. Stesso discorso per quanto riguarda l’Argento che, al momento, è come lanciare una moneta; ma piuttosto che provare a chiamare testa o croce in anticipo, possiamo migliorare le probabilità di un rialzo duraturo se i prezzi riusciranno a rompere i 23,15 $/oz. Al contrario, se scendiamo al di sotto di 21,41 $/oz. il numero 18 torna a farsi vedere. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1757.40 $/oz., % invariata, con il deficit da inizio anno al – 7,27%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1756.63 $/oz. in perfetta parità. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2021:

LA POLITICA DEGLI STATI UNITI

Nel tentativo di aumentare il tetto del debito, il presidente Joe Biden prova a mettere pressioni extra-politiche sui repubblicani, che si oppongono ad un incremento. Mercoledì, infatti, Biden ha incontrato alla Casa Bianca i leader di alcune delle più grandi aziende statunitensi e nel corso della riunione è stato sottolineato che la non azione porterebbe a conseguenze devastanti.

Una tappa molto importante per la questione riguardante il debito sarà quella di domani, martedì. La Camera, infatti, interrompendo una pausa programmata, si riunirà per votare la legge passata in Senato e che estende fino a dicembre il limite del debito.

Il leader della maggioranza alla Camera, Steny Hoyer, ha dichiarato: “La speaker (Nancy Pelosi, ndr.) ed io abbiamo parlato con il segretario al Tesoro, Yanet Yellen, che ha detto che se la Camera non riuscirà ad agire la prossima settimana (questa settimana, ndr.), la nazione non sarà in grado di pagare i suoi conti. Questo non può accadere. Per questo motivo, la Camera si riunirà martedì, 12 ottobre, per approvare questa misura temporanea, e mi aspetto che completeremo il nostro lavoro quella sera”. “È disdicevole che la nostra nazione sia stata messa in questa posizione, ma dobbiamo agire immediatamente per affrontare il limite del debito e assicurarci che la piena fiducia e la reputazione degli Stati Uniti restino intatte”.

Giovedì scorso il Senato ha approvato il disegno di legge per evitare il default sul debito degli USA, un disegno di legge che, oltre a quello dei dem, ha raccolto il voto favorevole di 11 repubblicani per portarlo al passaggio finale, che richiedeva una maggioranza semplice. Nessuno di questi repubblicani ha poi sostenuto con il voto il passaggio del disegno di legge finale, al quale sono bastati i 50 “sì” democratici.

La legge passata in Senato impedirebbe alla nazione di raggiungere il limite del debito fino ad inizio dicembre aumentandolo di 480 miliardi di dollari. L’attuale debito pubblico è di circa 28,4 trilioni di dollari e quindi salirebbe a circa 28,9 trilioni di dollari.

Passando ad altro argomento, sui dazi USA-EU, l’intenzione dell’Unione Europea è quella di evitare un nuovo ciclo di dazi sugli Stati Uniti. Il primo giro venne imposto in risposta a dazi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio europei messi in campo dall’amministrazione Trump nel giugno 2018. L’UE, infatti, reagì a questa decisione imponendo sanzioni su prodotti statunitensi per un valore di 3,2 miliardi di dollari. A maggio l’Unione Europea rinviò il secondo ciclo di dazi del valore di 3,6 miliardi di euro.

Il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis mercoledì scorso intervistato da un’emittente televisiva, ha dichiarato: “L’UE e gli USA sono partner strategici quindi è molto importante che cooperiamo, che parliamo, anche se ci sono alcune differenze su alcuni punti”. “Con la nuova amministrazione Biden siamo già stati in grado di mettere a terra il contenzioso Airbus e Boeing. Abbiamo appena avviato con successo un consiglio per il commercio e la tecnologia a Pittsburgh. Ed ora stiamo davvero lavorando molto intensamente anche per risolvere questa disputa rimasta dall’era Trump che sono i dazi sull’acciaio e l’alluminio”. Quando gli è stato domandato se fosse probabile una svolta prima della fine di novembre, Dombrovskis ha detto: “Questo è ciò per cui stiamo lavorando”.

Il ministro dell’economia e delle finanze francese, Bruno Le Maire, ha spiegato in un’intervista che la questione centrale è l’eccesso di capacità produttiva nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, che ha origine in CINA. Le Maire ha detto: “Sono profondamente convinto che se siamo tutti pienamente determinati a trovare un compromesso, c’è una possibilità, anche su alluminio e acciaio, di evitare sanzioni ed evitare una specie di nuova guerra commerciale tra i due continenti”.

Infine passiamo al capitolo “clima”. Giovedì oltre venti agenzie federali hanno presentato i piani di adattamento al cambiamento climatico che evidenziano le maggiori minacce che il riscaldamento globale pone alle loro operazioni e strutture e suggeriscono come potrebbero gestirle. Settimane dopo l’insediamento, il presidente statunitense aveva dato alle agenzie quattro mesi di tempo per preparare piani che illustrassero la loro esposizione al rischio di cambiamento climatico e come fronteggiarlo.

I temi principali toccati dai piani riguardano: la protezione dei lavoratori da eventi di calura estrema; la creazione di catene di approvvigionamento più resilienti a disastri meteorologici più frequenti ed estremi; valutare gli impatti della scarsa qualità dell’aria e del caldo sulle comunità minoritarie a basso reddito; rendere gli edifici governativi meglio preparati per un clima in cambiamento.

In una scheda informativa della Casa Bianca si legge: “Le agenzie affrontano una moltitudine di rischi causati dal cambiamento climatico, incluso costi crescenti per mantenere e riparare infrastrutture danneggiate da eventi meteorologici più frequenti ed estremi, sfide all’efficacia e alla prontezza del programma, e rischi di salute e sicurezza per i dipendenti federali che lavorano all’esterno”. “Agendo ora per gestire e mitigare meglio i rischi climatici, minimizzeremo le interruzioni ad operazioni, attività e programmi federali e creeremo condizioni di lavoro più sicure per i dipendenti”.

LA POLITICA USA – CINA

Evan Medeiros, consigliere per l’area Asia-Pacifico dell’ex presidente Barack Obama, ha parlato ad un’emittente televisiva spiegando che secondo lui solo la leadership massima di Pechino può aiutare ad affrontare le questioni più controverse al centro della competizione USA-CINA. “Veramente non c’è altro approccio in questo momento che abbia una così grande chance di funzionare come questo, per il modo in cui il sistema cinese è strutturato, per quanto è potente Xi Jinping, per quanto è accentrato il processo decisionale”.

Mercoledì scorso Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale alla Casa Bianca, e Yang Jiechi, diplomatico cinese, si sono incontrati a Zurigo. In Svizzera le parti hanno trovato un accordo di massima per organizzare un incontro virtuale tra i presidenti delle due potenze mondiali.

Secondo Scott Kennedy del Center for Strategic and International Studies il prossimo incontro virtuale tra Biden e Xi Jinping segnala un “disgelo limitato” nelle relazioni bilaterali, ma aiuterà a stabilizzare la competizione tra i due paesi e ad evitare incidenti.

Tra i temi toccati durante l’incontro di Zurigo ci sono anche le azioni della CINA nei confronti di Taiwan. Secondo Kennedy, la questione Taiwan sarà affrontata anche nel prossimo incontro virtuale tra Joe Biden e Xi Jinping. Il meeting è previsto entro la fine dell’anno.

LA POLITICA DELLA FED

Lael Brainard, attualmente membro del Consiglio dei Governatori della Federal Reserve potrebbe assumere un ruolo ancora più centrale nei prossimi mesi, infatti ci si aspetta che possa ricoprire la carica di presidente della FED o avere il compito di supervisionare le banche. Brainard è considerata una progressista che favorisce redini più strette sulle istituzioni finanziarie.

Il mandato di Jerome Powell scadrà a febbraio. Nei giorni scorsi la senatrice democratica Elizabeth Warren ha definito Powell “pericoloso”, viste le mosse della FED volte ad allentare le regolamentazioni bancarie, ed ha annunciato che si opporrebbe ad una sua rinomina.

Anche non venendo designata come presidente della FED, Brainard può avere una grande influenza sulle banche. Infatti, ha buone probabilità di essere nominata vicepresidente responsabile delle attività di supervisione bancaria della Federal Reserve, ruolo attualmente ricoperto da Randal Quarles, che però non dovrebbe restare in quella posizione una volta scaduto il suo mandato, questo mese.

L’influenza di Brainard verosimilmente sarebbe sentita principalmente in tre campi: cambiamento climatico, la realizzazione di una valuta digitale della banca centrale e far sì che le banche raccolgano capitale durante periodi di prosperità. Presto la FED pubblicherà uno studio sulla fattibilità di un dollaro digitale sostenuto dalla banca centrale, di cui Brainard è stata una forte sostenitrice. Per quanto riguarda il cambiamento climatico, giovedì scorso Brainard ha tenuto un discorso sull’ “analisi dello scenario climatico”, essenzialmente una mossa per fare in modo che le istituzioni inizino a pianificare i rischi finanziari che potrebbero affrontare per motivi legati al clima. Ha anche discusso della possibilità di stress-test per le banche per il rischio climatico.

Voltando pagina, in settimana il presidente della FED di Chicago Charles Evans ha parlato di inflazione. Secondo Evans l’attuale ondata dell’inflazione non durerà e alla fine scenderà sotto il target della FED, mentre le pressioni di prezzo si affievoliranno. “Mi sento a mio agio a pensare che questi siano prezzi elevati che scenderanno man mano che i colli di bottiglia della fornitura saranno affrontati”, ha detto ad un emittente televisiva. “Penso possa volerci più tempo di quanto ci aspettassimo, assolutamente, non ci sono dubbi a riguardo. Ma penso che il continuo aumento in questi prezzi sia improbabile”.

Nell’ultimo paio di mesi, l’inflazione è stata al 3,6% anno su anno, il livello più alto dall’inizio degli anni ’90 secondo le misurazioni preferite della FED.

DATI MACROECONOMICI

Nel mese di agosto gli ordinativi industriali a livello mensile hanno registrato una crescita dell’1,2% dopo il +0,7% di luglio (rivisto da +0,4%). Si tratta di un incremento leggermente superiore a quello previsto dal consensus, fissato a +1%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

La bilancia commerciale di beni e servizi (differenza in valore monetario tra importazioni ed esportazioni di beni e servizi di una nazione) è risultata più elevata delle attese grazie a forti importazioni. Questo ha un impatto sul GDP del terzo trimestre che risulterà inferiore. Nel mese di agosto il deficit segna un -73,3 miliardi di dollari, contro un consensus di -70,5 miliardi di dollari. A luglio era stato registrato un -70,3 miliardi di dollari (dato rivisto da -70,1 miliardi di dollari). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Il dato finale di settembre relativo al PMI del settore dei servizi, rilasciato da Markit Economics, dai 55,1 punti di agosto scivola a 54,9 punti. Ad ogni modo si tratta di un dato superiore a quello preliminare di settembre, pari a 54,4 punti.

Il dato PMI composite che tiene contro del settore dei servizi e manifatturiero perde qualche punto rispetto al mese di agosto, passando da 55,4 agli attuali 55 punti; un dato superiore a quello preliminare di settembre di 54,5 punti.

Di contro, per quanto riguarda il dato PMI elaborato da ISM sul settore dei servizi, a settembre si registra una lieve crescita rispetto ad agosto, con il passaggio da 61,7 a 61,9 punti. Numeri che vanno nella direzione opposta rispetto a quella indicata dal consensus, che prevedeva un calo a 60 punti, ciò a indicare un’attività nei servizi che resta eccezionalmente robusta.  Nello specifico, nel settore dei servizi spiccano i nuovi ordini che passano dai 63,2 punti di agosto ai 63,5 punti di settembre, ma anche i prezzi pagati balzano dai 75,4 punti di agosto ai 77,5 punti di settembre. Infine, delude il dato sull’occupazione che registra un calo dai 53,7 punti di agosto ai 53 punti di settembre.

Nella settimana terminata il 2 ottobre il numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione è sceso a quota 326 mila, decisamente sotto al consensus fissato a 348 mila. In calo rispetto alle 364 mila richieste della settimana terminata il 25 settembre (dato rivisto da 362 mila). Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Nuovi occupati molto sotto le attese con il settore pubblico che ha distrutto posti di lavoro per il secondo mese di fila, non che il numero di payrolls più basso dell'anno, anche se la revisione ai mesi precedenti migliora un po' il quadro. A settembre nel settore non-agricolo pubblico sono stati creati solamente 194 mila nuovi posti di lavoro (numero più basso del 2021). Numeri che hanno fortemente deluso il consensus, che dopo il dato di 366 mila di agosto (rivisto da 235 mila) prevedeva un incremento a 500 mila. Nel settore non-agricolo privato i nuovi posti di lavoro a settembre hanno toccato quota 317 mila, anche in questo caso ampiamente sotto al consensus fissato a 455 mila. Nel mese precedente, ad agosto, erano stati creati 332 mila nuovi posti di lavoro (dato rivisto da 243 mila). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Il tasso di disoccupazione nel mese di settembre si attesta al 4,8%; una percentuale inferiore a quella prevista dal consensus, fissato al 5,1%, ed inferiore anche al dato del 5,2% di agosto. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’importo medio che i dipendenti guadagnano all’ora, a livello mensile, a settembre è cresciuto dello 0,6% andando leggermente oltre al consensus di 0,4%; ad agosto la crescita era stata dello 0,4% (dato rivisto da +0,6%). A livello annualizzato, invece, a settembre è stato registrato un +4,6%, in linea con il consensus. Ad agosto la crescita era stata del 4% (dato rivisto da +4,3%). I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

PORTAFOGLI AZIONARI

Nessun titolo andato a target, nella settimana appena trascorsa, per i nostri Portafogli azionari. Mentre abbiamo implementato l’operatività nel Portafoglio Storico con una strategia che raccoglie la rottura dei massimi storici su un paniere di titoli italiani determinato a monte. Essendo la strategia impostata su un orizzonte temporale settimanale, la conseguente operatività comporta un basso investimento di tempo visto che gli ordini vengono piazzati una sola volta alla settimana durante il week end. Per quanto riguarda i titoli con la strategia del Nasdaq Weekly, ci stiamo avvicinando alla stagione delle trimestrali economiche che potrebbero dare un impulso, positivo o negativo.

Nel Portafoglio “The Challenge” abbiamo parlato in settimana dell’aumento di capitale sul titolo tedesco TUI e come comportarsi, mentre rimaniamo in attesa sugli acquisti degli ETF riguardanti settori innovativi.

Alla prossima.

FOCUS SU TITOLI

FACEBOOK – Martedì scorso la whistleblower Frances Haugen, che ha lavorato come product manager per Facebook, ha esortato il Congresso a modificare il quadro normativo all’interno del quale opera il social network, altrimenti continueranno ad essere favoriti i profitti aziendali rispetto alla sicurezza degli utenti.

“Comprendo quanto siano complessi e sfumati questi problemi. Tuttavia, le scelte fatte all’interno di Facebook sono disastrose per i nostri figli, per la nostra sicurezza pubblica, per la nostra privacy e per la nostra democrazia”, ha detto Haugen.

La Haugen ha detto ancora: “Ho visto Facebook più volte imbattersi in conflitti tra i suoi profitti e la nostra sicurezza. Facebook ha costantemente risolto questi conflitti in favore dei suoi profitti. Il risultato è stato più divisione, più danno, più bugie, più minacce e più lotta”. La Haugen ha presentato documenti ai parlamentari che proverebbero che Facebook ha ripetutamente fuorviato il pubblico circa “la sicurezza dei bambini, l’efficacia dei suoi sistemi di intelligenza artificiale e il suo ruolo nel diffondere messaggi divisivi ed estremi”.

Facebook ha dichiarato di non essere d’accordo con la descrizione dell’azienda fornita da Haugen, ma ha detto di essere d’accordo sulla necessità di creare regole standard per internet.

Alle accuse di Haugen, ha risposto il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg: “L’argomentazione secondo la quale noi per profitto deliberatamente spingiamo contenuti che fanno arrabbiare le persone è profondamente illogica. Guadagniamo con le pubblicità e gli inserzionisti ci dicono costantemente che non vogliono le loro pubblicità accanto a contenuti negativi”. Zuckerberg ha aggiunto che “se non ci interessasse combattere contenuti dannosi, allora perché impiegheremmo così tante persone in più dedicate a questo aspetto, rispetto a qualsiasi altra azienda nel nostro spazio, perfino quelle più grandi di noi? Se volessimo nascondere i nostri risultati, perché avremmo istituito standard leader del settore per la trasparenza e la rendicontazione di ciò che stiamo facendo?”

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

PEPSICO + 3,37%. La società alimentare di bevande analcoliche e snack ha riportato utili nel terzo trimestre 2021 pari a 1,79 $/az. su ricavi per 20,19 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 1,73 $/az. su ricavi per 19,39 mld $. Il fatturato è cresciuto del 11,6% su base annua. La società ha affermato di continuare ad aspettarsi utili per tutto il 2021 di almeno 6,20 $/az. su un fatturato di circa 76,00 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 6,24 $/az. su un fatturato di 76,99 mld $.

Il Presidente e A.D. della società, Ramon Laguarta, ha affermato: "Siamo soddisfatti dei nostri risultati per il terzo trimestre in quanto abbiamo realizzato una crescita dei ricavi netti molto forte, attraversando con attenzione una catena di approvvigionamento in un ambiente di costi dinamici e volatili. Data la nostra performance da inizio anno, ora ci aspettiamo il nostro fatturato organico per l'intero anno aumentare di circa l'8% e gli utili in valuta costante per azione di almeno l'11%. Abbiamo riportato rendimenti di cassa totali per gli azionisti per circa 5,9 miliardi di dollari, dei quali dividendi per circa 5,8 miliardi di dollari e riacquisti di azioni per 106 milioni di dollari. Inoltre abbiamo completato la nostra attività di riacquisto di azioni e non prevediamo di riacquistare ulteriori azioni per la fine del 2021. Le nostre tendenze commerciali nordamericane rimangono resilienti, mentre le nostre attività internazionali stanno andando bene nonostante una ripresa irregolare in tutte le aree geografiche".


ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (11/10/2021)
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Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.