NASDAQ100 WEEKLY - Prima vera correzione in atto sugli indici azionari USA !


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E venne il giorno che l'azionario si accorse dei tassi.

Pessima chiusura di trimestre nella giornata di giovedì scorso per Wall Street, con l'S&P500 in calo del -4.76% per il mese di settembre, e di oltre il -5% dai massimi storici del 2 Settembre, per la prima volta quest'anno con una correzione di quest'entità. Leggermente peggio il Nasdaq100 che nel mese registra un -5.73% e dai massimi storici siamo al -6.3%.

Finalmente una fase correttiva degna di questo nome, anche se, come mostra il seguente grafico, di norma le correzioni sono ben superiori, e solo nel 1996 e nel 2017 degli ultimi 41 anni non hanno mostrato una correzione superiore al -5% (e quest'anno fino a ieri), come visibile da seguente grafico:

Dopo aver superato un settembre da dimenticare, nella prima di ottobre, non che chiusura di settimana, torna il sole a Wall Street per i principali indici azionari. Si crea così un quadro insolito, in cui gli indici generali sono opachi, ma quelli settoriali come i ciclici vanno bene insieme ai finanziari e soprattutto gli energetici, con quest’ultimi che hanno trovato il supporto del petrolio e delle materie prime energetiche.

Le cause di questa correzione sono da ritrovare nei rendimenti che hanno continuato a salire allegramente, con il 10 anni USA a superare l’1.55% prima che intervenisse un moderato calo; con il tasso reale a 10 anni a -0.86% è tornato sui livelli di Giugno, cancellando il calo dell'estate; con i dati deboli della fiducia dei consumatori di settembre ed infine la abnorme salita dei prezzi del Gas Naturale che, secondo un calcolo fatto da Bloomberg, equivarrebbe ad un prezzo del Petrolio pari a 190 $, cosa mai vista prima d’ora.

Inoltre parte degli investitori nutrono seri dubbi che i dati economici societari dei prossimi 2 trimestri possano eguagliare la sorpresa a 2 cifre rispetto alle attese degli ultimi 4/5 trimestri (come riportato nell’articolo del 20 settembre u.s.). Tra poco comincerà la stagione delle trimestrali e capiremo in tempi brevi come si svolgerà. Un rapporto di Deutsche Bank ha già fatto notare che, diversamente dagli scorsi trimestri, le attese degli analisti stanno calando con l’avvicinarsi delle trimestrali, il che vuole dire che le aziende sono un po' meno a loro agio con le stime e le stanno "gestendo".

A livello politico a deprimere il sentiment nel finale di settimana, il ritiro da parte della Pelosi (portavoce della House of Reps) del voto sul piano infrastrutture da 550 bln $, in quanto era molto evidente che non c'erano i numeri per passarlo. Diversi Dem cosiddetti "progressisti" si rifiutano di votarlo in anticipo sul Budget, in quanto vogliono usarlo come strumento di pressione sui membri cosiddetti "moderati", che contestano l'entità del "Build Back Better Act". Se non altro, la “Continuing Resolution” per il rifinanziamento dell'attività dell'amministrazione fino al 3 Dicembre è stata approvata, anche se questo voto era stato già acquisito e scontato dal mercato. Ma ora serve approvare il budget, con i "moderati" che sembrano irremovibili su un ammontare di max. 1.5 bln $, il che vuol dire che i 3.5 bln $ originali, con ogni probabilità, al termine della negoziazione risulteranno quasi dimezzati. E i Dem hanno tempo fino al 18 Ottobre (o a fine mese secondo alcune stime) per approvarlo, o l'esaurimento delle risorse straordinarie produrrà, in assenza di un elevazione del limite del debito USA, un default tecnico. Nessuno si attende che arriveremo a questo punto, ma la scadenza mette pressione ai Dem che sono ancora in alto mare con il piano a causa dell'opposizione dei “moderati” come Manchin. Da parte sua, la Janet Yellen, segretario al tesoro USA, si è detta favorevole ad una legge che elimini il tetto. Ma visto che entrambi i partiti lo usano come strumento di pressione politica, sembra improbabile che si arrivi ad una maggioranza qualificata per la sua abolizione.

A livello di politica economica, l’evento principale della settimana è stato l’audizione di Jerome Powell e Janet Yellen alla commissione bancario del Senato. Il discorso di Powell, dopo aver ribadito, sottolinea ancora una volta come le strozzature sul lato dell’offerta e la riapertura dell’economia impatteranno sull’inflazione un po’ più a lungo del previsto. Ciò nonostante, la FED mantiene inalterata la propria previsione per cui si assisterà ad un rientro graduale verso il 2% con il riequilibrio della domanda e dell’offerta, ribadendo però che è giunto il momento di iniziare con la riduzione degli acquisti. Dall’audizione al Senato c’è stato anche un accenno alle scadenze fiscali, con la Janet Yellen che ha lanciato un ulteriore monito affinché si risolvano rapidamente le questioni fiscali e poi entrambi hanno ribadito che non alzare il tetto del debito sarebbe disastroso in quanto potrebbe produrre una riduzione del valore del credito e limiterebbe la fiducia nel dollaro.

Infine il Presidente della FED, che era stato messo un po' sulla graticola circa le dimissioni dei due presidenti della Federal Reserve di Boston (Eric Rosenberg) e Dallas (Robert Kaplan) a causa dei conflitti di interesse per alcuni investimenti effettuati e che hanno portato la banca centrale ad una revisione delle regole etiche, ha dovuto incassare in diretta e senza mezzi termini la dichiarazione da parte della senatrice Warren che si oppone alla sua rielezione a capo della FED, definendo Powell un uomo pericoloso e rinominarlo sarebbe un rischio che non vale la pena correre.

Spostandoci in Cina, il colosso dell’immobiliare Evergrande ha annunciato la vendita della propria quota di partecipazioni in Shengjing Bank ad una società di asset management statale. Inoltre, da Evergrande è previsto il pagamento dei coupon su un bond denominato in dollari per altri 47.5 mln $ dopo il mancato pagamento della scorsa settimana dei coupon su un altro bond in dollari. Di fronte all’ormai probabile default della società, la banca centrale di Hong Kong sta chiedendo alle banche locali di far sapere la loro esposizione in Evergrande per valutare gli ulteriori rischi.

Evergrande nel frattempo avrebbe ripreso a lavorare in 20 progetti e avrebbe pagato una cedola del 10% su un wealth product (prodotto di risparmio venduto alla clientela retail cinese), mentre all'estero, al momento, non hanno ancora visto un dollaro dei coupon in scadenza sui bonds.

Come riportato in precedenza, la settimana è stata caratterizzata dal balzo dei rendimenti del Treasury 10Y arrivato ad un massimo del 1,541% per poi ripiegare e chiudere a 1,465%.

In aumento nel fine settimana anche i breakeven inflation dovuta in larga parte all’aumento dei tassi reali in US, con il 10Y USA che è riuscito a salire al 2,38%.

 

Passiamo ora all’analisi grafica del nostro indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Come detto in precedenza, i mercati si sono accorti dei tassi e l’indice che ne ha fatto più le spese è stato, ovviamente, quello con i titoli ad alta crescita. Nella giornata che ha sancito il gap down, i prezzi si sono fermati sul primo importante supporto in area 14750 (ritracciamento del 27,2% della gamba rialzista d-e) e così anche nei giorni successivi anche se con qualche sbavatura all’ingiù fino a 14550, per poi chiudere la settimana in recupero appena sopra tale area di supporto. Quindi una correzione è in atto e già nei prossimi giorni potremo valutare se il buon recupero nella giornata di venerdì è stata una semplice reazione all’ipervenduto o se un minimo di periodo è stato testato e si ritorna a salire almeno sopra l’area dei 15000. Viceversa c’è da aspettarsi la rottura decisa del supporto in area 14750 per andare a testare il successivo supporto in area 14350 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e). Per gli amanti dei pattern, una lateralizzazione dei prezzi tra 14750 e 15150 configurerebbe un “testa e spalla” ribassista con neckline i 14750 o poco giù di lì. Figura alla quale, statisticamente, crediamo ben poco. La settimana si è chiusa a 14689.62 con una perdita del – 4,09% che porta l’indice ad un guadagno del + 13,98% da inizio anno 2021.

Anche l’S&P500 ha subito una settimana turbolenta anche se, rispetto all’indice tech, è riuscito a contenere un po' più le perdite con i titoli ciclici, finanziari e dell'energy a tenere botta sul listino. La correzione ha portato i prezzi a testare il primo vero supporto in area 4325 (ritracciamento del 27,2% della gamba rialzista d-e) con estensione fino a 4300 con il rimbalzo finale che ha riportato i prezzi in area 4360/70. Ma potrebbe essere una reazione all’ipervenduto come successo due settimane fa. Quindi da valutare nella settimana in corso un possibile recupero di area 4400 o, nel caso contrario, la rottura decisa di area 4325 per andare a testare l’area 4230 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e). Ci stiamo avvicinando alla stagione delle trimestrali economiche che inizierà tra una quindicina di giorni ma, come scritto in precedenza, lo scenario potrebbe non essere più quello ipotizzato negli scorsi trimestri che prevedevano risultati economici societari record. La settimana di contrattazione si è chiusa a 4307.54, con una perdita del – 3,18%, il che porta ad una performance del + 14,68% da inizio 2021.

Nella sua fase di debolezza l’indice DOW JONES per la seconda settimana consecutiva ha performato meglio degli altri due listini principali. Il motivo risiede nei titoli dei settori che meno sono stati aggrediti dalle vendite ma anche che è stato l’indice che meno ha guadagnato nel corso degli ultimi 20 mesi e la correzione in atto ha già toccato il supporto posto in area 33700 (ritracciamento del 38,2% della gamba rialzista d-e). Il rimbalzo del fine settimana, seppur corposo, non è riuscito a riportarsi sulla mediana del canale rialzista che, al momento potrebbe essere un primo target nel caso il rimbalzo proseguisse, in caso contrario avremo l’ennesimo re-test di area 33700 per poi scendere fino al prossimo supporto posto in area 33000/33100 (ritracciamento del 50,0% della gamba rialzista d-e) e confluenza con la media mobile esponenziale a 200. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33843.92 con una perdita del – 2,65% il che riporta ad una performance del + 10,58% da inizio anno 2021.

ORO INDEX 

I prezzi dei metalli preziosi sono stati messi sotto pressione a settembre con l’Oro ancora in calo che ha raggiunto un minimo a 1.722,90 $/oz. il 29 settembre, il livello più basso da marzo, complice il movimento al rialzo dei rendimenti e la forza del dollaro contro i principali cross, con il Dollar Index che tocca i 94,5 punti. Nel caso di oro e argento, protagonisti di un settembre da dimenticare, sembrano ricoperture di fine trimestre.

Dicevamo “sembrano” in quanto l’Oro ha confuso il mercato negli ultimi mesi, poiché l'aumento dell'inflazione sarebbe, in genere nei periodi normali, di supporto per gli investitori che aumentano la loro esposizione nel metallo giallo e l'incombente crisi energetica dovrebbe riaccendere ulteriori timori di inflazione.

Ma le aspettative tra i leader delle banche centrali secondo cui l'inflazione è temporanea e che la ripresa economica dalla pandemia consentirà loro di iniziare a inasprire la politica monetaria verso il 2022, sono tra i fattori chiave del motivo per cui il prezzo dell'Oro è in calo.

Esaminiamo la recente performance della commodity e le prospettive per i prossimi mesi.

Nello stesso giorno, 29 settembre, l’Oro scende sui minimi di periodo mentre l'indice del dollaro statunitense (DXY), che misura il dollaro rispetto a un paniere di valute, è salito a 94.5 punti per la prima volta dall'ottobre 2020, quindi da un anno ad oggi. Il mercato ha reagito alle recenti indicazioni della Federal Reserve statunitense che potrebbe iniziare a diminuire i suoi acquisti mensili di 120 miliardi $ di debito e aumentare i tassi di interesse prima del previsto nel 2022. Nel seguente grafico il rapporto Oro/Dollar Index:

Il dollaro ha anche trovato supporto poiché l'indice ufficiale dei produttori di acquisto della produzione cinese (PMI) per settembre è sceso sotto 50 - da 50,1 di agosto a 49,6 - mettendolo in contrazione per la prima volta dall'inizio della pandemia. L'attività della fabbrica è stata influenzata dalle restrizioni sulle forniture di elettricità e dalle misure di riduzione dell'inquinamento, nonché dalle preoccupazioni per l'impatto della crisi del debito del gigante immobiliare cinese Evergrande sull'economia in generale.

Dal massimo storico di agosto 2020, la tendenza al ribasso è evidente, anche se da aprile ad inizio giugno 2021 un tentativo di rimbalzo c’è stato, dando la speranza che si potesse andare a testare il precedente record, ma da lì in poi i prezzi hanno ripreso la discesa attraversando nuovamente livelli di supporto chiave dai quali non è stato più in grado di stabilire un nuovo rally. Pertanto nel prossimo futuro, con il “tapering” alle porte e un potenziale rialzo dei tassi all'orizzonte è più probabile che i prezzi scendano; da valutare in che percentuale gli attuali prezzi abbiano già scontato le prossime manovre della FED. Al momento notiamo che i prezzi sotto i 1750 $/oz. sono stati acquistati a piene mani sia nel mese di agosto, generando un buon rimbalzo sopra i 1800 $/oz., sia in quello di settembre che, però, non è riuscito a superare tale soglia di resistenza. Rimane chiaro che se i prezzi dovessero andare a testare nuovamente l’area 1700/1680 $/oz. (toccata già ben 4 volte nel 2021) e dovessero chiudere sotto i 1680 $/oz. ci sarebbe attaccato un ulteriore 5% di discesa fino in area 1600 $/oz.

E veniamo agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio. Per quanto riguarda il Platino dopo i minimi di due settimane fa, i prezzi riescono a stare sopra i 956 $/oz ma non riescono a superare i 1000 $/oz. Mentre le quotazioni dell’Argento hanno fatto registrare un nuovo minimo a 21,41 $/oz. per poi rimbalzare e chiudere la settimana a 22,535 $/oz. guadagnando qualcosa rispetto alla chiusura di due settimane fa. La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1758.40 $/oz. In guadagno del + 0,38%, con il deficit da inizio anno al – 7,21%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1756.6 $/oz. con un guadagno del + 0,82%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES DICEMBRE 2021:


 

LA POLITICA DEGLI STATI UNITI

Non c’è ancora il via libera per il pacchetto bipartisan sulle infrastrutture, dopo che la votazione giovedì e venerdì scorso è stata posticipata dai leader democratici della Camera, in seguito ad incontri tra la speaker Nancy Pelosi con centristi e progressisti Dem, ma anche con lo staff della Casa Bianca.

A tenere in bilico il pacchetto bipartisan sulle infrastrutture, già approvato in Senato, è il disegno di legge di riconciliazione, che i progressisti vorrebbero fosse approvato insieme a quello infrastrutturale. Secondo un articolo di The Hill, i progressisti temono che i centristi possano tirarsi indietro sul disegno di legge di riconciliazione nel caso in cui venga approvato precedentemente il pacchetto bipartisan, anche con il sostegno progressista. Il senatore Dem centrista, Joe Manchin, chiede una cifra massima di spesa di 1,5 trilioni di dollari per il pacchetto di sicurezza sociale, che sarebbe meno della metà della somma prevista dal pacchetto, che ammonta a 3,5 trilioni di dollari. Contraria ad una somma di 3,5 trilioni di dollari anche la senatrice Dem, Kyrsten Sinema. “Siamo in trattative in buona fede”, ha dichiarato Manchin. Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, dopo il rinvio della votazione, ha detto che i democratici sono vicini ad un accordo, anche se non ci sono ancora e serve un po’ di tempo in più. Lunedì e martedì scorso il presidente Biden ha incontrato alla Casa Bianca proprio Manchin e Sinema.

Non soddisfatta del rinvio della votazione, la Dem Cindy Axne membro della Camera, ha detto che “tutto in una volta o niente non è il modo di governare”. Pelosi inizialmente si era impegnata con i centristi perché la votazione alla Camera del pacchetto infrastrutturale avvenisse entro il 27 settembre.

Venerdì pomeriggio il presidente Joe Biden si è recato in Campidoglio per incontrare i democratici della Camera e raccogliere consenso. Il presidente statunitense ha riconosciuto che entrambe le misure dovrebbero essere legate per passare. Biden ha detto ai giornalisti: “Vi dico che ce la faremo”. “Non importa quando. Non importa se è tra sei minuti, sei giorni o sei settimane, ce la faremo”.

La partita decisiva quindi si gioca sull’importo da destinare al disegno di legge volto ad espandere la rete di sicurezza sociale e le politiche climatiche. Pelosi venerdì notte ha scritto ai dem: “Anche se sono stati fatti grandi progressi nelle negoziazioni per sviluppare un accordo tra Camera, Senato e Casa Bianca sul “Build Back Better Act”, serve più tempo per completare il lavoro”. Pelosi ha aggiunto che si aspetta che il disegno di legge sulle infrastrutture passi una volta raggiunto un accordo sul disegno di legge di riconciliazione.

Stando a quanto riportato da NBC News, Biden ha detto ai democratici della Camera che per trovare un compromesso con i senatori centristi, potrebbero dover accettare un disegno di legge finale con un costo da 1,9 trilioni di dollari a 2,3 trilioni di dollari; una riduzione netta rispetto alla proposta da 3,5 trilioni di dollari.

La senatrice Dem, Elizabeth Warren, alla domanda se fosse sorpresa o delusa dall’importo di 1,5 trilioni di dollari sostenuto da Manchin, ha risposto: “Siamo in trattative con tutti i democratici. Tutti stanno provando a remare nella stessa direzione”. Il presidente della commissione Finanze al Senato, Ron Wyden, sempre in risposta ad una domanda sull’importo da 1,5 trilioni di dollari del senatore Manchin, ha sottolineato precedenti commenti del senatore nei quali indicava i cambiamenti al disegno di legge fiscale dei repubblicani del 2017 come un punto di partenza fondamentale. Wyden ha dichiarato: “Ha detto (Manchin) molto chiaramente che vuole iniziare la riconciliazione ritirando il disegno di legge fiscale del 2017…voglio che tutti sappiano che la commissione Finanze al Senato ed io abbiamo impiegato tre anni per prepararci esattamente a questo e siamo pronti a partire adesso”. “Ed un’altra cosa su questo, lui ed io continuiamo ad avere discussioni costruttive riguardo a questioni energetiche e penso che questo sia utile”. In un’intervista, la senatrice Dem, Tammy Baldwin riguardo Manchin ha detto: “Mi piace guardare gli aspetti positivi”. “Sta ancora negoziando. Sta ancora parlando. È un po’ troppo concentrato sui numeri di punta piuttosto che sui programmi. E fatemi dire che credo che i progressisti e i moderati allo stesso modo siano impegnati per l’agenda ‘Build Back Better’”.

Nelle scorse settimane in questa rubrica vi avevamo parlato del rischio di shutdown per il governo statunitense, rischio che però è stato allontanato proprio la scorsa settimana. Il presidente Joe Biden ha firmato un disegno di legge sugli stanziamenti a breve termine che manterrà il governo in funzione fino al 3 dicembre. Il Senato e la Camera hanno approvato la legge di finanziamento giovedì, nello specifico al Senato ha raccolto il sostegno di tutti i 50 Dem e di 15 repubblicani e alla Camera di tutti i democratici e 34 repubblicani. Uno shutdown del governo avrebbe potuto causare la sospensione di certi servizi e avrebbe potuto portare al congedo di impiegati federali.

Ora il Congresso deve affrontare anche il tetto del debito, che dovrà essere aumentato o sospeso prima del 18 ottobre per evitare un possibile default sul debito USA.  La scorsa settimana, infatti, il segretario al Tesoro, Janet Yellen ha avvisato che le misure straordinarie adottate dal suo dipartimento per continuare a finanziare le operazioni del governo scadranno il 18 ottobre. Le misure sono state messe in campo da quando il tetto del debito è tornato in vigore, ad agosto, dopo una sospensione di due anni.

Giovedì scorso durante un’audizione alla Camera, Janet Yellen ha dichiarato che appoggerebbe il disegno di legge presentato a maggio che abrogherebbe il tetto del debito nazionale. Yellen ha osservato che il Congresso prende decisioni su tasse e spesa e dovrebbe garantire la capacità di pagare questi oneri.

Durante l’audizione, Yellen ha detto che le conseguenze di un mancato aumento del limite di spesa da parte del Congresso sarebbero gravi: “Penso che sarebbe catastrofico per l’economia e per le singole famiglie”.

LA POLITICA USA – CINA

In questa settimana sono attese le parole di Katherine Tai, Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti, che presenterà al Center for Strategic Studies la strategia dell’amministrazione Biden per affrontare la complicata relazione commerciale tra USA e CINA.

Tai recentemente ha riconosciuto “sfide molto grandi” nella relazione commerciale con la CINA per le quali ha chiesto al Congresso l’autorizzazione per nuovi strumenti di diritto commerciale per aiutare gli Stati Uniti a controllare e rispondere ai sussidi statali cinesi per i settori ad alta-tecnologia.

Le dichiarazioni di Tai segneranno l’inizio dei tre mesi finali della “Fase 1” dell’accordo commerciale USA-CINA, stipulato da Trump con Pechino ad inizio 2019. Viene chiesto alla CINA di aumentare gli acquisti di prodotti agricoli e manifatturieri, energia e servizi statunitensi di 200 miliardi di dollari nei due anni fino alla fine del 2021 rispetto ai livelli del 2017. Funzionari dell’amministrazione Biden dicono che la CINA non ha raggiunto i suoi impegni commerciali della Fase 1 ed intendono, ora, farli rispettare.

LA POLITICA DELLA FED

Occupazione ed inflazione. Due parole chiave al momento per la Federal Reserve, che deve fare i conti con un’inflazione alta ed un tasso di disoccupazione ancora elevato. Il numero uno della banca centrale statunitense, Jerome Powell, ha detto all’European Central Bank forum: “Questa non è la situazione che affrontiamo da molto tempo ed è quella in cui c’è tensione tra i nostri due obiettivi…l’inflazione è alta e ben al di sopra dell’obiettivo, tuttavia sembra esserci un rallentamento nel mercato del lavoro”.

La FED nel suo ultimo meeting ha aumentato le previsioni di inflazione per quest’anno al 4,2%, ben oltre al livello target del 2%; la FED ipotizza che il ritmo possa ridursi al 2,2% nel 2022. Powell ha detto che l’ipotesi dell’istituto è che l’inflazione diminuirà da sola con il ritorno dell’economia mondiale alla normalità dopo le riaperture.

A dare da pensare a Powell c’è la possibilità di conflitto tra gli obiettivi della FED di prezzi stabili e piena occupazione, una situazione che potrebbe costringere la banca centrale a fare compromessi tra i due alzando i tassi d’interesse per contenere i prezzi in un momento in cui vuole ancora incoraggiare la crescita dell’occupazione.

Rispondendo ad una domanda sulla prospettiva economica statunitense, Powell ha detto: “È frustrante riconoscere che vaccinare le persone e tenere sotto controllo la variante Delta, 18 mesi dopo resta ancora la politica economica più importante che abbiamo”. “È anche frustrante vedere i colli di bottiglia ed i problemi della catena di approvvigionamento non migliorare, anzi ai margini a quanto pare peggiorare un po’”.

Powell ha detto ancora: “Vediamo che questo probabilmente continuerà nel prossimo anno e manterrà l’inflazione più a lungo di quanto pensassimo”. “Ma alla fine le prospettive per il prossimo anno tra i miei colleghi e me alla FED è di un anno abbastanza forte con crescita abbastanza sopra al trend e la disoccupazione che raggiunge livelli significativamente più bassi di adesso”.

E a proposito d’inflazione, ad agosto ha raggiunto un nuovo massimo di 30 anni. La misura dell’inflazione preferita dalla FED, ovvero l’indice dei prezzi di spese per consumi personali core, è cresciuto dello 0,3% a livello mensile e del 3,6% rispetto all’anno scorso.

La scorsa settimana la senatrice democratica Elizabeth Warren ha detto che si opporrà alla rinomina di Jerome Powell. Dichiarazioni arrivate durante un’audizione davanti alla commissione bancaria del Senato. Warren ha detto: “Più e più volte hai agito per rendere il nostro sistema bancario meno sicuro, e ti rende un uomo pericoloso per essere a capo della FED, ed è per questo che mi opporrò alla tua rinomina”. Secondo Warren mosse di deregolamentazione potrebbero causare un’altra calamità come quella vista dagli USA durante il crollo del 2008-09 delle istituzioni di Wall Street.

“Finora sei stato fortunato. Ma il crollo del 2008 mostra ciò che accade quando finisce la fortuna”, ha detto Warren. “I semi del crollo del 2008 furono piantati con anni d’anticipo dalle principali autorità di regolamentazione come la Federal Reserve che rifiutò di tenere a freno le grandi banche. Arrivai a Washington dopo il crollo del 2008 per assicurarmi che non accadesse mai più nulla del genere”.

DATI MACROECONOMICI

Forte crescita negli ordini di beni durevoli, che ad agosto registrano un +1,8%. Un rialzo che ha superato ampiamente le attese, con un consensus al +0,7%, ed il dato del mese di luglio del +0,5% (rivisto da -0,1%). Il dato sugli ordini di beni capitali che esclude il settore della difesa ed aeronautico, sempre ad agosto, cresce dello 0,5%; appena sopra il consensus del +0,4% e meglio del mese di luglio al +0,3%. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Census Bureau.

Più rilevante il calo del dato elaborato dal Conference Board sulla fiducia dei consumatori nell’attività economica. Dai 115,2 punti di agosto (rivisti da 113,8), a settembre si è scesi a 109,3 punti deludendo il consensus che lo vedevano in ripresa a 114,5. La discesa è ben distribuita tra situazione presente e expectations.

L’S&P Case-Shiller Home Price Index, che misura i cambiamenti nel prezzo di vendita di case unifamiliari in 20 aree metropolitane degli USA, a livello annualizzato a luglio è cresciuto del 19,9%, migliorando il +19,1% di giugno, ma attestandosi sotto al consensus del 20%. Il dato è rilasciato da Standard & Poor's.

Il dato relativo ai contratti pendenti di vendita di abitazioni, indicatore basato su contratti immobiliari firmati per abitazioni già esistenti, ad agosto cresce dell’8,1% andando ben oltre il consensus dell’1,4% ed invertendo la marcia dopo il -2,0% di luglio (rivisto da -1,8%). Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

Venendo alle dolenti note, i sussidi di disoccupazione settimanali escono ancora in rialzo, per la terza settimana di seguito, e sopra le attese. Nella settimana terminata il 25 settembre il dato ha toccato quota 362 mila; oltre il consensus di 335 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Ora i sussidi straordinari sono definitivamente scaduti, cosa che, come mostra il seguente grafico di Oxford Economics, potrebbe avere un impatto negativo su reddito, consumi e confidence, se effettivamente le assunzioni non aumentano, come i recenti numeri sembrano indicare.

La stima finale del PIL annualizzato del secondo trimestre ha portato in dote una revisione marginale al rialzo che lascia le cose come stanno. Il punto è se quella “personal consumption” monstre sarà sostenibile nella seconda metà del 2021.Il PIL annualizzato nel secondo trimestre segna un +6,7%; di fatto in linea con il consensus del +6,6% ed in miglioramento rispetto al +6,3% (rivisto da +6,4%) registrato nel primo trimestre 2021. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Piccolo ridimensionamento per il Chicago PMI di Settembre, che resta su livelli assai elevati. Il dato, elaborato da ISM-Chicago, a settembre registra una contrazione. Dai 66,8 punti di agosto, infatti, il dato è sceso agli attuali 64,7; sotto al consensus di 65 punti.

L’indice dei prezzi delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) annualizzato ad agosto cresce del 3,6%, come previsto dal consensus. Anche nel mese di luglio era stata registrata una crescita del 3,6%. Lo stesso indice a livello mensile ad agosto è cresciuto dello 0,3%, come a luglio. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Nel mese di agosto la spesa personale cresce dello 0,8% dopo la contrazione del -0,1% (dato rivisito da +0,3%) di luglio. L’incremento di agosto è superiore al consensus, fissato al +0,6%.

Il reddito personale ad agosto cresce solo dello 0,2% restando appena sotto al consensus del +0,3% e segnando un rallentamento rispetto al +1,1% di luglio. I due dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Il PMI manifatturiero di Markit Economics passa dai 61,1 punti di agosto ai 60,7 di settembre, segnando il secondo mese consecutivo in calo.

Il PMI manifatturiero elaborato dall’Institute for Supply Management, invece, è in crescita: dai 59,9 punti di agosto è passato ai 61,1 punti di settembre, smentendo un consensus che prevedeva un calo a 59,6 punti.

Relativamente al settore manifatturiero, ISM riporta una crescita dell’indice di occupazione, che passa dai 49 punti di agosto ai 50,2 punti di settembre.

Sempre elevato l’indice dei nuovi ordini che si attesta a 66,7 punti, esattamente come ad agosto. L’impressione è che gli ordini siano gonfiati per le note difficoltà a farsi consegnare la merce.

Infine, i prezzi salgono ad 81,2 punti, contro i 79,4 punti di agosto e contro un consensus di 78,5 punti.

A settembre il dato sulla fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan si attesta a 72,8 punti, andando oltre al dato preliminare di 71 punti e a quello di agosto di 70,3.

PORTAFOGLI AZIONARI

Bene, bene, bene ! Nella settimana appena trascorsa i nostri Portafogli azionari hanno raccolto un bel po' di tozzi di pane da stipare in cantina con l’avvicinamento dell’inverno. Nell’attuale scenario correttivo, riuscire a guadagnare non è facile, ma la diversificazione settoriale e geografica, porta a questo. Sale un titolo e ne scende un altro, tra un mese quello sceso risale ed un altro scende e via così. Poi, mentre c’è qualche titolo che va subito a target, c’è qualche “cadavere” che prima che si rianimi passa diverso tempo; è ovvio che non le possiamo azzeccare tutte. Ma questa è la Borsa con la B maiuscola, dà e toglie, oggi sembra che sei un fenomeno e domani ti fa incavolare di brutto mettendo a repentaglio le tue sicurezze. Ma se hai fatto i compiti per bene, le soddisfazioni saranno sempre più delle delusioni, anche se ci chiamiamo “retail” ! Quindi partiamo dalle soddisfazioni. Portafoglio Storico, altro target raggiunto con la strategia “Nasdaq Weekly” sul titolo PAYCHEX con un gain del + 7,00%. Criticità sempre con la strategia “Nasdaq Weekly” su ILLUMINA. Nel Portafoglio “The Challenge” soddisfazioni sul titolo italiano AUTOGRILL con un guadagno del + 24,82% e sul titolo tedesco TUI_2°_LOTTO con un guadagno del + 21,81%. Unica criticità seria sul titolo francese NOVACYT che non ne vuole sapere di rimbalzare. Nel frattempo, da segnalare gli acquisti sul titolo francese KERING e sul titolo italiano ENEL in discesa dopo la notizia che il governo spagnolo ha deciso di tagliare le tasse sulle bollette recuperando parte dei cosiddetti “profitti in eccesso”. Infine nuovi acquisti anche sugli ETF, con il secondo lotto sulle società minerarie GOLD MINERS e su un innovativo ETF che investe su quote di emissioni di carbonio nell’area EU.

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SETTIMANA APPENA TRASCORSA.

MICRON TECHNO – 4,13%. L'azienda è un produttore e distributore di DRAM, memorie NAND Flash, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato utili nel quarto trimestre fiscale 2021 pari a 2,42 $/az. su un fatturato di 8,27 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,33 $/az. su un fatturato pari a 8,22 mld $. I ricavi sono aumentati del 36,0% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2022 tra 2,00 e 2,20 $/az. su un fatturato tra 7,45 e 7,85 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,61 $/az. su un fatturato di 8,63 mld $.

Il Presidente e CEO di Micron, Sanjay Mehrotra, ha affermato: "L'eccezionale lavoro effettuato nel quarto trimestre di Micron ha coronato un anno di traguardi chiave. Nell'anno fiscale 2021, abbiamo stabilito la leadership nella tecnologia DRAM e NAND, generato ricavi record in più mercati e avviato un dividendo trimestrale. Le prospettive della domanda per il 2022 sono solide e Micron sta offrendo soluzioni innovative ai nostri clienti, alimentando la nostra crescita a lungo termine".

PAYCHEX + 4,70%. La società è un fornitore americano di risorse umane, buste paga e servizi di outsourcing di benefit per le piccole e medie imprese, ha riportato utili nel primo trimestre fiscale 2022 pari a 0,89 $/az. su ricavi per 1,08 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,80 $/az. su ricavi per 1,04 mld $. Il fatturato è cresciuto del 16,2% su base annua. La società ha dichiarato di aspettarsi utili per tutto l'anno fiscale 2022 tra 3,40 e 3,47 $/az. su ricavi di ca. 4,38 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 3,39 $/az. su ricavi per 4,36 mld $.

Martin Mucci, presidente e CEO, della società, ha commentato: "L'anno fiscale 2022 è iniziato alla grande poiché abbiamo raggiunto una crescita a due cifre sia dei ricavi che degli utili. Questi risultati riflettono il miglioramento dell'economia, il continuo aumento delle vendite e i forti livelli di fidelizzazione dei clienti. Le nostre prestazioni di vendita sono state guidate dalla continua forza nelle vendite di outsourcing digitale e delle risorse umane e dalla solida crescita nello spazio di mercato medio. La nostra fidelizzazione dei clienti era una funzione della resilienza delle piccole imprese e del valore fornito dalla nostra miscela di soluzioni tecnologiche e competenze che aiutano i nostri clienti a navigare in questo ambiente difficile."


ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (04/10/2021)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.

Pagina a cura di SANDRO MANCINI e GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.