Inflazione Vs Occupazione...ma poi fu Black Friday


Negli ultimi tempi, l'argomento relativo alla diaspora tra falchi e colombe, nella scelta della migliore strategia da attuare per rientrare dagli eccessi di liquidità, sta molto affascinando sia i cultori della materia sia gli investitori.

In settimana Biden si è trovato a dover scegliere tra il rinnovo del mandato a Jerome Powell (precedentemente repubblicano) e la democratica Lael Brainard.

Non vi era una gran differenza d'impostazione tra i due, essendo sostanzialmente entrambe per un non taglio dei tassi a breve, e nel preferire più un livello di inflazione al di sopra negli obiettivi Fed, piuttosto che pagare dal lato occupazionale.

In qualche modo si preferisce avere piena occupazione, bassissimi livelli di disoccupazione, che nel lungo portano sempre benefici, piuttosto che sacrificare personale in nome del controllo dei prezzi.

Le due variabili sono necessariamente, inversamente proporzionali, ovvero, se si punta a far scendere l'inflazione, inevitabilmente, la storia degli anni 70' e 80' ce  lo dimostra, ha visto associato ad un basso livello di disoccupazione, un'inflazione in crescita; questa correlazione inversa, i dati lo mostrano senza alcun dubbio.

In questo momento storico di fondamentale importanza per il futuro economico, altrettanto importante sarà la tempistica di intervento.

Sbagliare i tempi, può voler dire da un lato alta inflazione e bassa crescita economica, dall'altro, bassa inflazione e recessione tecnica.

Sin dal primo giorno in cui la Fed e la Bce annunciarono il loro QE dalle dimensioni impressionanti, la preoccupazione fu immediatamente traslata al momento del tapering.

Quel fatidico attimo è arrivato e già i primi effetti si stanno dipanando sul mercato obbligazionario, finora in maniera molto ordinata, senza episodi di isteria collettiva; fattore non di poca rilevanza.

Il bestione più difficile da domare, essendo endogenamente più nervoso, è senza dubbio quello azionario e qui le reazioni non sono facilmente preventivabili, in quanto, data la natura stessa degli strumenti coinvolti, i movimenti vivono di sovente anche di reazioni emotive, anche violente.

In settimana, sia i verbali del Fomc sia il minute della Bce hanno evidenziato che qualsiasi proiezione futura può essere condizionata fortemente dall'evoluzione del virus e quindi interconnessa con l'andamento del Covid.

Entrambe hanno affermato che il rialzo dell'inflazione li costringe a prevedere un ritmo di innalzamento dei tassi d'interesse sempre più veloce tenendo in considerazione che tassi inflazionistici sempre più alti fanno salire i rendimenti dei titoli obbligazionari, costringendo ad un maggior sforzo le nazioni, nel ripagare il proprio debito pubblico.

Nel grafico pubblicato nel minute della Bce viene evidenziato il costo delle materie prime ove è evidenziato il ritorno a valori visti nel 2009, fattore che sta erodendo i profitti del 70% delle PMI e il cui riflesso andrà a ricadere sulle entrate fiscali degli Stati.

Si comprende di conseguenza che le banche centrali non possono ignorare tale aspetto, anche se il mondo, da un anno e mezzo a questa parte ha completamente dimenticato il problema dei debiti pubblici altissimi che ci aveva tenuto sulle spine per un ventennio; da tale preoccupazione nessuno può considerarsi immune, neanche i potentissimi Stati Uniti d'America.

Infine, una anomalia da appassionato di "monitor watching 24h a day" : con bassi volumi gli algoritmi erano impostati per la direzione long. Con la chiusura di Wall Street per festività, per la prima volta dopo 6 mesi, abbiamo notato che a parità di bassi volumi, la direzione si è invertita.

E' una pura casualità?


Questo sarebbe stato il tenore dell'articolo redatto in settimana, in un micro-clima calmo, con venti di libeccio e una temperatura gradevole, tutto questo prima della nottata tra giovedi e venerdi che è iniziata all'alba con un via vai di messaggi whatsapp, il telefono caldo, la linea rovente già alle prime luci dell'alba.

Una nuova variante Covid, ora battezzata "Omicron" dal WHO, era stata rilevata in Sud Africa e già gli UK avevano attivato delle restrizioni ai voli provenienti dall'area.

I mercati asiatici, già in fibrillazione, con perdite rilevanti e i futures europei che indicavano aperture in profondo rosso.

Come più volte chiarivo, le notizie arrivano sempre nel giusto momento, ovvero quando già graficamente il mercato inzia a dare dei segnali, guarda caso, motivo per cui, la mia analisi, generalmente, viene eseguita senza assolutamente poggiarmi sulle news.

Proprio poche righe prima di quanto scriviamo, avevamo posta l'attenzione sul minute della Bce e sul verbale Fomc laddove gli stessi evidenziavano che ogni valutazione sull'evoluzione economica era collegata strettamente all'evoluzione della pandemia.

Potete anche non crederlo, ma volutamente non ho modificato una virgola di quanto avevo scritto a settimana in corso.

Il mercato, per tramite degli algoritmi, stava dando uno stranissimo segnale: a bassi volumi di contrattazione, la direzione non era più UP, bensì DOWN per la prima volta in sei mesi a questa parte.

Altro fattore rilevante, la saturazione di cui più volte si era parlato.

Quando questo accade, sembra come si stia attendendo un pretesto qualsiasi per scaricare a mercato i portafogli.

Infine un altro stranissimo segnale è giunto dai futures a chiusura di mercato già avvenuta (ivi compresa la chiusura anticipata dei mercati americani); le vendite hanno continuato a marciare inesorabili sino al gong alle ore 22.

Il futures Dax ad esempio, ha visto la propria chiusura alle ore 17:35 a 15243 ma il valore ha continuato a sciviolare fino a 15021 e con volumi importanti, salvo poi recuperare 100 punti negli ultimissimi minuti per chiusure tecniche.

Difficilissimo prevedere cosa accadrà la prossima settimana, un nuovo buy the dip (entrate forti sullo scarico) oppure una prosecuzione della correzione?

Lo scopriremo presumibilmente, già dai mercati asiatici in nottata, certo è che la giornata di venerdi, Black Friday per l'appunto, rimarrà segnata nella memoria, e per l'intensità e per la drasticità del movimento.

A volte tuttavia l'intensità di un momento drastico e per lo più dinamicamente fluido può essere visto come punto di svolta, come segno cruciale e come opportunità di scelta, nel senso più nobile della parola crisi e di quel che presagisce, perchè può aprire finestre e occhi a nuovi mondi e a nuove prospettive interpretative della realtà. Occorre solo a tratti avere la capacità di superare il senso di quel paventato limite che può divenire slancio verso nuove opportunità, perchè solo chi è in grado di guardare oltre il limite sa dipingere come reale il cambiamento che vorrebbe e tante volte diviene esplicita espressione di lucida e consapevole analisi.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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