Quando politica e finanza si intrecciano pericolosamente


Buon sabato a tutti. Il mercato italiano è stato chiaramente condizionato dalle problematiche politiche come ben sapete, ma l'aspetto che più mi ha colpito è stata la modalità delle vendite nella giornata di giovedì, culminata nel serale con il tentativo di dimissioni da parte del premier Draghi. Il sell-off è stato "a goccia", senza alcuno strappo al ribasso e in modalità estremamente controllata ed ordinata, senza dare un minimo di respiro all'indice e di conseguenza anche ai titoli. Il quadro che offre il nostro mercato è estremamente desolante dal momento che mancano completamente i volumi e spesso le giornate sono caratterizzate da scambi ben al di sotto dei due miliardi di controvalore.  

Un aspetto che mi ha stupito è stata la forte ripresa nella seduta di venerdì, quasi a "rimangiare" completamente il movimento precedente (ma con uno spread sempre alto). Francamente il rimbalzo è stato insensato ma ne ho preso atto e operativamente parlando sono stato a guardare, senza fare operazioni. Purtroppo quando la mia view non è supportata dalla price action preferisco non operare proprio perché non sono in sintonia col mercato ed evito così grossolani errori (che poi dovrei comunque recuperare). Di certo la nostra Borsa è al momento completamente dimenticata dagli operatori proprio per via della totale incertezza che dura ormai da settimane o forse mesi. Qualche seduta fa Vi avevo postato alcune frasi di Sergio Marchionne tratte da una sua conferenza, in cui metteva in evidenza come gli operatori stranieri (non finanziari ma di industria) pur amando l'Italia fossero totalmente riluttanti all'idea di creare realtà aziendali in Italia. E direi che dopo vent'anni le cose non sono affatto migliorate, anzi. Siamo uno dei paesi europei con il minor numero di lauerati, quei pochi che ci sono fanno la valigia e scappano (giustamente) via. Forse per avere più chances di conquistare i mercati esteri avremmo dovuto essere noi ad esportare alcuni nostri sindacalisti di spicco, magari in Cina o nell'est Europa e allora ecco che saremmo diventati magicamente molto più competitivi. My poit of view naturalmente.

L'incertezza politica si riflette quindi sull'andamento del nostro indice principale, con gli operatori che non vendono direttamente i titoli di stato ma le banche che li detengono in portafoglio. E la debolezza del comparto la si è vista già da molto tempo (link articolo: https://www.lombardreport.com/2022/7/2/borsa-previsione-azioni-saipem/). La Borsa anticipa sempre tutto.

Un paio di settimane fa il comparto bancario era già molto debole e l'immagine che avevo postato era la seguente:

Guardate ora come si presentano gli stessi titoli:

Direi che la debolezza si commenta da sola. 

I livelli tracciati la scorsa settimana prevedevano un massimo in area 22500 ed un minimo in area 20900. Come sempre le linee tratteggiate rappresentano quello che è poi realmente successo nell'ottava appena terminata. Nel complesso ritengo che i 21500 si siano fatti sentire ma nella realtà dei fatti il mercato ha rotto al rialzo spingendosi fino a 21650 circa quindi ben 150 punti sopra il livello (circa lo 0.7% in più). I 20900 invece sono stati un'area di supporto nel primo tentativo di sell-off nella seduta di mercoledì, salvo poi essere bucati come burro in quella di giovedì e fungere da "calamita" nel sorprendente rimbalzo di venerdì.

Come ripeto ormai da diverse settimane a questa parte ritengo che il mercato italiano non abbia nulla di particolare da offrire in questo periodo e non nascondo nemmeno che i bassissimi volumi di contrattazione rendono difficilissimo operare anche in intraday. E' meglio in questi frangenti spegnere il pc e mettersi a studiare aspettando che nuove opportunità si presentino nuovamente ed essere così pronti a colpire senza indugi. 

Il mercato italiano continua a scendere ma senza un vero e proprio panico. Osservate nel grafico daily come da un mese a questa parte il trend sia discendente ma ci sia comunque una alternanza di candele rosse e verdi in questa discesa. Insomma: una parte di chi vende si ricopre abbastanza velocemente il giorno seguente proprio come avvenuto nelle ultime due sedute settimanali, anche se il saldo complessivo è sempre in uscita (quindi a ribasso). Le resistenze importanti per la prossima ottava sono molto alte: a 21450 e a 21700.

A mio avviso Draghi non resterà a Palazzo Chigi perché è una persona che ha sempre fatto quello che ha detto e in BCE si è guadagnato autorevolezza nelle varie conferenze stampa che tutti noi abbiamo ascoltato (l'esatto contrario di quanto accade oggi per intenderci). Mi è capitato di ascoltare alcuni dibattiti parlamentari in passato; diciamo che è la persona giusta nel posto sbagliato dal momento che si è trovato a dover interagire con personaggi di differente calibro che non parlano la sua stessa lingua (e se va bene si fermano all'italiano corrente e non a forme dialettali). E' altrettanto vero che sta ricevendo pressioni internazionali da non sottovalutare, ma (e spero naturalmente di sbagliarmi) credo che rassegnerà comunque le dimissioni. Se così fosse l'Italia potrebbe nuovamente diventare il detonatore di crisi nel sistema europeo fino a E subito dopo l'esito elettorale (do per certa la vittoria di una determinata area politica che tuttavia non è ben vista a causa di politiche di bilancio poco ortodosse): alto debito, bassa crescita, guerra in corso con problematiche annesse (=inflazione). Se Draghi non sarà più presidente del Consiglio avremo una salita dello spread, tassi sui mutui in salita (in condizioni di inflazione questo significa che le famiglie faranno ancor più fatica a pagare le rate e questo potrebbe essere un potenziale problema anche per il mercato immobiliare). A camere sciolte non si potranno infatti approvare le riforme del fisco e della concorrenza indispensabili per l'ottenimento dei fondi del PNRR; non si potranno approvare i decreti per il caro energia (grandissimo problema per imprese e famiglie). Curiosamente se le elezioni venissero indette a fine settembre o ad ottobre si potrebbe assistere ad uno di quei minimi di mercato che nella storia si sono spesso verificati proprio in quel periodo e che sono stati poi seguiti da movimenti a "V" nel corso del tempo. Sono naturalmente considerazioni personali. 

In tutto questo quadro bisogna prestare massima attenzione anche ad altre variabili macro. Penso ad esempio al super dollaro verso euro che in settimana ha raggiunto la parità. Questo svantaggia l'economia europea che importa materie prime pagate in dollari (aggravio inflazione) anche se può favorire le esportazioni in un mercato che tuttavia vede ancora "strozzate" le catene di approvvigionamento. Un dollaro forte in paesi emergenti (indebitati in dollari) crea poi problemi di sostenibilità nei pagamenti. Consideriamo anche che la Fed nella prossima riunione potrebbe aumentare i tassi non dello 0.75% ma addirittura dell'1%. Tassi in rialzo sui mutui "conditi" da alta inflazione mettono a mio avviso a rischio le spese delle famiglie americane che si basano su una economia a debito (penso alle carte di credito), per non parlare poi delle problematiche inerenti al pagamento delle rate sui mutui e quindi a cascata ci possono essere rischi anche sul mercato immobiliare.

I dati sul GDP del primo trimestre sono stati negativi. Si parla di recessione quando per due trimestri consecutivi si verifica un declino del prodotto interno lordo. La Federal Reserve di Atlanta ha una stima in ribasso ANCHE per il secondo trimestre di quest'anno e quindi potremmo dire che il mercato ha anticipato la recessione tecnica (o indotta se preferite). Dal 1945 ad oggi gli Stati Uniti hanno sperimentato 13 recessioni, di cui la più breve, durata solo due mesi, è quella del febbraio 2020 (crisi Covid...NB: noi italiani stiamo già riprendendo in mano l'argomento nei vari tg), mentre quella più lunga è legata alla crisi sui mutui subprime del 2008 (durata 18 mesi in totale).

Dal 1945 al 2021 (76 anni) abbiamo quindi avuto un toro che ha scalpitato per ben 63 anni ed un orso che è stato in letargo per lo stesso periodo e solo in 13 anni è andato alla ricerca di cibo.

Fronte watchlist....

La scorsa ottava avevo parlato di come le azioni WIIT avessero mostrato una buona forza relativa rispetto al mercato con un rialzo attorno al +12% (link articolo: https://www.lombardreport.com/2022/7/9/azioni-wiit-s-p500/). Questa settimana invece il ribasso è stato del 9.2% circa, certamente favorito dalla débacle complessiva. Stop invariato a 17 on close.

Sempre su settimana (link articolo: https://www.lombardreport.com/2022/7/13/azioni-saipem-2/) Vi ho parlato nuovamente dell'alta probabilità di un ulteriore ribasso sulle azioni Saipem, già oggetto di grosse vendite martedì e mercoledì, quindi PRIMA che fossero caricate sul portafoglio di chi avesse optato per esercitare i diritti (cosa che non avrei comunque MAI fatto, tanto più che conoscete bene la mia view). Il prezzo delle nuove azioni emesse era di 1.013 euro (a cui chiaramente va aggiunto il prezzo al quale sono stati acquistati i diritti). Ebbene, nella seduta di venerdì l'open è stato a 0.94 euro ad azione, quindi MOLTO SOTTO 1.013 euro e ancor di più rispetto al close di giovedì a 1.17 euro ad azione. A fine giornata il ribasso è stato del -30% (per esattezza -29.91%). Credo che chi ha garantito l'aumento incassando commissioni attorno agli 80 milioni di euro abbia poi venduto i titoli: in altri termini l'ammontare delle commissioni è stato così alto che comunque l'entrata dalle stesse è stata in grado di compensare la perdita dalla vendita. Situazioni analoghe si verificano sulle emissioni dei bonds.

Buon fine settimana a tutti.

Ad maiora!

PNA

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)