Mercato obbligazionario: tassi più alti per più tempo


La settimana scorsa la FED ha dato lettura dei verbali riferiti all’ultimo meeting e contemporaneamente sono usciti importanti dati macro, sia in Usa sia in Europa. Mettiamo un po’ d’ordine e cerchiamo di capire in quale scenario ci stiamo muovendo e ci muoveremo nelle prossime settimane.

Dopo l’ultimo ritocco al rialzo dei tassi da parte della Fed e della Bce c’è voluto un po’ di tempo, ma da qualche seduta a questa parte anche il mercato azionario si è allineato ai ribassi del mercato obbligazionario e al rialzo delle proiezioni sui tassi dei futures.

Infatti, dopo settimane in cui tutti i principali membri dei board delle due Banche Centrali ammonivano i mercati sul non giustificato ottimismo (senza sortire effetto…), la linea dura contro l’inflazione che ha rialzato la testa è stata ulteriormente rafforzata dalle dichiarazioni a margine dei verbali della Fed.

“Le proiezioni indicano che i tassi potrebbero raggiungere il 5,375%. Abbiamo bisogno che i tassi siano oltre il 5%”. Parole da falco, quelle pronunciate il giorno prima della pubblicazione dei verbali da James Bullard, governatore della Federal Reserve di St. Louis, noto per essere tra i membri più intransigenti. La linea dura è poi ufficialmente emersa anche dai verbali Fed pubblicati nella serata del 22 febbraio: “Con un’inflazione ancora ben al di sopra dell’obiettivo del 2% del Comitato e un mercato del lavoro che rimane molto teso, tutti i partecipanti hanno continuato a prevedere aumenti costanti dei tassi per raggiungere l’obiettivo”.

Così da qualche seduta anche il mercato azionario pare averlo capito e anche la volatilità si sta riprendendo la scena. Infatti, il Vix, sceso fin sotto i 18 punti come se fossimo in uno scenario da economia dorata, è balzato oltre i 23 punti nelle ultime sedute.

L’inflazione si sta rivelando più resistente del previsto come hanno ampiamente dimostrato gli ultimi dati in rialzo sui prezzi alla produzione negli Usa. Così il mercato ha dovuto rapidamente cancellare le attese di pivot della Fed (ovvero l’inversione della politica monetaria), che andavano per la maggiore fino a poche settimane fa con i futures che scontavano addirittura tassi in discesa a dicembre in area 4,50%.

Ora invece i futures su dicembre prospettano un 5,20%, gli stessi livelli prezzati a giugno scorso. I mercati stanno quindi cambiando gradualmente idea sullo scenario: da un soft landing ad un higher for longer, ovvero tassi alti ancora a lungo.

Ed è per questo che gli investitori stanno vendendo obbligazioni per adeguare i rendimenti un po’ più in alto. Sulla curva Usa la scadenza a due anni si è riportata al 4,70%, al massimo di questo ciclo economico, mentre la scadenza a sei mesi ha toccato addirittura il 5,00% andato ad eguagliare i rendimenti da dividendo dei titoli dell’S&P 500.

E anche in Europa i rendimenti a due anni hanno aggiornato i nuovi massimi di questo ciclo economico portandosi rispettivamente al 3,00% per la Germania e al 3,60% per l’Italia. E l’economia pare restare forte anche in Europa, come testimoniato dall’indice Ifo Business Climate tedesco salito a 91,1 punti a febbraio rispetto ai 90,1 punti di gennaio.

Questa però non è necessariamente una buona notizia: infatti, l'inflazione della zona euro a gennaio è stata sensibilmente più alta rispetto alle stime precedenti. In base ai dati Eurostat, l'inflazione dei prezzi al consumo della Zona Euro è scesa all'8,6% a gennaio dal 9,2% del mese precedente, poco sopra l'8,5% stimato all'inizio del mese, in cui non erano stati ancora inclusi i dati della Germania.

I dati rappresentano ovviamente una lettura negativa per la Bce, poiché è chiaro che le revisioni mostrano come l'inflazione core, cioè la crescita dei prezzi al netto delle componenti volatili dei generi alimentari e dei carburanti, sia accelerata al 5,30% dal 5,20%, in netto contrasto con i dati iniziali che indicavano un ritmo stabile.

Questi dati daranno da pensare al Consiglio direttivo della Bce, in riunione nella seconda settimana di marzo, per decidere sui tassi d'interesse. Al momento pare scontato un nuovo aumento di 50 punti base ma restano incerte le dinamiche per i successivi meeting. Stando alle ultime chiacchiere alcuni analisti stimano un altro rialzo dello 0,25% a giugno, per un tasso di deposito finale al 3,50% mentre altri hanno ulteriormente alzato la stima sul tasso finale prospettandolo al 3,75% e spiegando di aspettarsi rialzi di 50 punti base nelle riunioni di marzo e maggio, per poi seguire con un ultimo rialzo di 25 punti base a giugno.

Come sempre, solo alla fine vedremo chi avrà ragione, ma intanto basta osservare la struttura a termine dei tassi e le proiezioni dei forward su euribor per capire che il punto di arrivo potrebbe essere anche più alto, come vediamo qui di seguito con la consueta analisi della ZC-Yield Curve.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve mostra una nuova salita dei rendimenti su tutto il tratto della curva rispetto alla scorsa analisi. Infatti, rispetto alla scorsa lettura il rendimento della scadenza a 10 anni sale in area 3,13% rispetto al 3,02% precedente, mentre la scadenza trentennale allarga ancora e si porta ora in area 2,48% rispetto al 2,36% precedente. Sempre stabile la conformazione della curva, nettamente invertita con il differenziale 10Y-20Y che è in ulteriore allargamento a -53 bps. La curva evidenzia sempre un massimo di rendimento sulle scadenze di inizio 2024 ora in area 3,70% rispetto al 3,60% della scorsa analisi. Nuovamente in aumento le previsioni dei tassi forward su Euribor 6 mesi su tutte le scadenze. La curva rimane impennata sulla parte a breve e vede ora tassi verso un massimo in area 4,10% per inizio 2024, per poi indicare scendere poco sotto area 3,00% a partire dal 2025.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali si nota la netta ripresa al rialzo per i rendimenti su tutte le aree valutarie. L’area UK vede ora il rendimento per il GILT in area 3,60% in salita dal precedente 3,50% con Trendycator sempre in stato LONG. In crescita e nuovamente a contatto con i massimi di periodo anche i rendimenti del BUND, che si porta ora nuovamente poco sotto area 2,50% e con Trendycator ancora in stato LONG. Tornano a salire anche i rendimenti del nostro Btp decennale, con uno spread ancora in riduzione e ora sotto i 180 bps per un rendimento ora nuovamente in area 4,40% e con Trendycator sempre LONG. Infine, l’area USA con i rendimenti del Treasury decennale che salgono attestandosi ora al 3,90% con Trendycator sempre LONG.

Bond Governativi Mondo Weekly Ranking
Consueta sezione dell’analisi sui mercati obbligazionari, con l’introduzione sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.