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C'era una volta l'inflazione causata dai rialzi del settore energetico


Tratto dalla rubrica "Strategie Informative", torniano sempre sul luogo del delitto per riaprire una vicenda che era stata al centro dell'agenda politico/mediatica nei mesi scorsi e che forse proprio a causa dell'incedere di una strategia comunicativa con evidenti obiettivi, radicalmente differenti da quelli che potrebbe aver avuto come scopo, una pura informazione economica, era stata descritta in maniera leggermente distorta su tutti i maggiori media mondiali, di settore e non.

Del resto raccontare delle mezze verità fa sempre comodo perchè lascia spazio ad integrazioni future e allenta la pressione sugli attori principali, in base all'evolversi degli eventi. Strategia assolutamente comprensibile.

Tale attitudine non ha colori, è universalmente utilizzata con dei precisi scopi comunicativi, ma qui, in questa rubrica, occupandoci meramente di questioni tecniche, siamo tenuti ad inquadrare le dinamiche nel migliore dei modi, perchè avere una visione distorta della realtà, conduce ad errate analisi e ad errate entrate o uscite sui mercati finanziari con evidente danno economico finanziario.

Essere mediocri per scelta quindi o per spicciola convenienza senza sempre scomodare Machiavelli, per alcuni può risultare conveniente, per altri meno.

Resta impossibile infatti, per, chiunque abbia avuto la fortuna e il coraggio di frequentare in età giovanile un qualsiasi ateneo italiano od estero (non fa differenza perchè la dottrina economica sul punto ha visioni pressochè identiche), chiudere tutti e due gli occhi in maniera tale da aver affermato e sostenuto per mesi e mesi la tesi che il rialzo dei prezzi, l'inflazione in generale, fosse dipendente esclusivamente dal rialzo del prezzo del Gas, successivamente all'aggressione della Russia ai danni dell'Ucraina, e in seconda battuta dal rialzo del prezzo del Petrolio! Si è avuto un approccio unico alla materia, estremamente semplicistico, che ha sintetizzato il momento economico con un assioma errato:   "prezzo comparto energetico in crescita= inflazione in crescita".

La sola pronuncia del termine "comparto energetico" riempiva la bocca, faceva sentire satolli di sapienza, al passo con i tempi, e permetteva di irridere chiunque non aderisse al nuovo luogo comune.

Cerchiamo quindi di fare chiarezza, e andiamo a verificare cosa è accaduto nella realtà, intanto, in questi tempi per chi ha operato ed opera direttamente nei mercati finanziari.

Andiamo ad analizzarlo quindi, su dati oggettivi, inconfutabili, ovvero sui numeri, quelli che non abboccano ai luoghi comuni e che nessuno può comprare.

Partiamo con il Futures del Gas Naturale.

Palese il momento del decollo , chiaramente di origine speculativa a seguito dell'attacco russo, ma tale incremento si era già palesato nell'arco del 2021, spinto dal QE e non ancora dal conflitto bellico; il rialzo quindi era già inserito in una dinamica tecnica propria dello strumento, di imminente ulteriore rialzo.

Altrettanto palese è il crollo successivo per tornare ai livelli attuali, addirittura inferiori a quanto fosse la relativa quotazione prima dell'inizio delle operazioni militari.

Attualmente, la quotazione è a livelli inferiori al periodo di inzio del conflitto bellico.

Petrolio

L'analisi dei prezzi del greggio, in un timeframe giornaliero, evidenzia anch'esso la medesima dinamica del Gas Naturale con la formazione in bull market già messa in rampa nel corso del 2021; il decollo speculativo successivamente c'è stato al momento dell'attacco russo per poi iniziare una discesa che attualmente lo vede stabile ai 70 dollari, quotazioni che le economie mondiali hanno visto per lunghissimi tempi senza che nessuna pressione inflazionistica si sia scatenata come quella attuale.

Basta l'evidenza di questi due "motori energetici" per confutare definitivamente il gettonato legame tra inflazione e prezzi energetici. Se il livello del tasso d'inflazione fosse dipeso esclusivamente dal famigerato comparto energetico, ad oggi l'inflazione dovrebbe navigare al di sotto del 3%!

Rircodiamo infine che negli Stati Uniti nel corso del 2021, i prezzi del Lumber (legno) avevano avuto un rialzo dell'800%, costringendo gli States ad acquistare, quindi importare legno, dal Nord Europa per combattere la corsa dei prezzi, il tutto pensate, senza che nessuno Stato avesse attaccato Paesi con grandi disponibilità di legno e quindi con grandi foreste con legname atto alla costruzione!

Se quindi si volesse avere una visione più reale e che tenga conto di cosa abbia spinto i prezzi di ogni bene e servizio, in ogni parte del mondo che abbia avuto o vissuto un Quantitative Easing, dobbiamo assolutamente tenere conto dell'aggregato M2 ed M3 che mette nero su bianco il valore certo della liquidità in circolazione.

Gli aggregati M2 ed M3 sono parametri comunicati dalle Banche Centrali e nello specifico:

Secondo la definizione data dalla Banca Centrale Europea, l'aggregato M1 comprende monete, banconote e depositi overnight, l'aggregato M2 comprende l'M1 più i depositi con scadenza fino a due anni e quelli rimborsabili con preavviso fino a tre mesi.

L’aggregato ampio M3 comprende, oltre a M2, alcuni strumenti emessi da varie istituzioni finanziarie monetarie con un alto grado di liquidità e di certezza del prezzo.

Sappiamo che dopo la crisi finanziaria del 2008, la Fed ha smesso di comunicare l'aggregato M3 e non ne sono noti i motivi, per cui bisogna fare riferimento, per quanto riguarda gli Stati Uniti, esclusivamente all'aggregato M2.

Se guardiamo il grafico in basso relativo all'aggregato M2 comunicato dalla Fed, prenderemo pieno possesso del polso della situazione.

La dinamica inflattiva, infatti,  è comandata direttamente dalla liquidità in circolazione- maggiore è la liquidità in circolazione, più la dinamica inflattiva prenderà forza e troverà terreno fertile per consolidarsi.

 

Il momento preciso in cui deve soffermarsi il nostro sguardo è ai giorni relativi all'annuncio del Quantitatve Easing con la sua potente messa in opera, nella primavera del 2020, dove è possibile chiaramente vedere il balzo in alto fatto dalla liquidità in circolazione.

Caratteristica che ha poi conservato, iniziando a flettere escusivamente nel corso del 2022, momento in cui sono iniziati i vari rialzi dei tassi da parte della stessa Federal Reserve.

Il grafico che mostreremo in basso invece, evidenzia la situazione europea valutando l'intero aggregato M3 fornito dalla Bce che evidenza delle sostanziali differenze rispetto alla situazione statunitense.

Come visibile, mentre negli Stati Uniti il livello di liquidità in circolazione resta elevatissimo, in Europa la dinamica si è già invertita, fornendo maggiori spazi di manovra alla Bce, essendosi riportato agli stessi valori del 2018.

Prima però di parlare della politica monetaria futura, dobbiamo fornire i grafici relativi all'inflazione.

Il primo grafico che forniremo è quello relativo all'evoluzione europea del livello del tasso di inflazione.

Collegandolo al dato relativo alla massa monetaria M3, possiamo affermare, nonostante il fatto che il livello sia ancora elevato, che lo stesso possa essere visto in rallentamento, anche se molto, forse troppo lentamente.

Passiamo ora al dato e all'evoluzione della stessa relativa agli Stati Uniti.

Ora, cerchiamo di concentrare ancora di più l'indagine andando a verificare l'evoluzione dell'Inflazione Core ovvero depurata dal costo per l'energia, cibo e tabacco ovvero da tutte quelle componenti che hanno una elevata volatilità.

Guardando agli States, vediamo quanto e come abbia influito il QE sin da subito, spingendo il rialzo dell'Inflazione Core al 5.5% ed è tuttora sostanzialmente stabile a questi livelli.

La situazione europea, sempre focalizzandoci sull'inflazione core, invece è la seguente e si può verificare quanto e come si sia agli stessi identici livelli presenti attualmente negli Stati Uniti:

Esaminata la dinamica core inflation, è definitivamente fugato l'assioma unico costo energetico/alta inflazione.

Tali dati dimostrano che alla base dei rialzi dei prezzi c'è in maniera preponderante la componente di liquidità in circolazione e che la componente energetica abbia avuto impatto per un breve lasso di tempo e, per quanto riguarda la sola Europa, la stessa ancora non sia stata completamente riassorbita ma per meccanismi più vicini a pratiche commerciali che al costo delle materie prime, indice semmai di un non corretto funzionamento del meccanismo di formazione dei prezzi all'interno di tutta l'Eurozona.

Da questo punto, possiamo, basandoci sui grafici relativi alle masse monetarie M2 ed M3 presentate in precedenza, determinare quale può essere l'evoluzione del quadro anche provando ad immaginare le possibili future mosse delle banche centrali.

Certamente  la Bce sembra avere maggiori spazi di manovra rispetto alla Federal Reserve poichè il valore dell'aggregato M3 europeo è rientrato in range confortevoli, cosa che gli Stati Uniti non hanno, ed è questa la ragione per cui J.Powell, nella sua audizione prima della conferenza Fed, è stato piuttosto aggressivo segnalando una dinamica economica ancora estremamente forte, più di quanto si attendessero, poichè per determinare un rallentamento nella corsa inflattiva, è necessario raffreddare l'economia.

Motivo per cui, le due macro aree, Europa ed Usa, al momento stanno marciando su due percorsi leggermente diversi.

Le manovre finora messe in atto sia dalla Bce che dalla Fed, sono consone al percorso di rientro della liquidità messa in circolazione all'avvento del Covid, evento eccezionale, che è stato tamponato egregiamente dall'intervento delle Banche Centrali, poichè non bisogna dimenticare che il mondo intero, per quasi due anni, ha avuto i settori produttivi quasi in stato di fermo totale e ben differente sarebbe stato l'esito delle condizioni economiche senza questi grandi interventi.

Successivamente si sono trovati a dover contrarre l'economia per non far perdere valore ai risparmi di tutti noi, lasciandoli erodere dall'inflazione al costo di dover contrarre l'attività economia, facendole subire un piccolo rallentamento.

Non dimentichiamo infatti che alcune illustri previsioni indicavano con alta probabilità il verificarsi di un periodo di stagflazione, ovvero di crescita dei prezzi abbinato ad una caduta dell'attività economica e solo alcuni economisti speravano in un soft landing, ovvero in un atterraggio morbido dell'economia a seguito del rientro alla normalità post pandemico.

La fase che si è vissuta è stato un momento del tutto eccezionale ed è stato gestito con l'utilizzo di misure altrettanto eccezionali.

Nessuno è immune dal commettere errori, ma bisogna anche sottolineare che l'evoluzione dei fatti e l'evoluzione del mondo finanziario, avrebbe potuto prendere decisamente tutta un'altra piega rispetto a quella che abbiamo vissuto e che viviamo.

Qualcuno ricorda i rialzi dei tassi da parte di Trichet, allora Presidente della Bce, mentre gli Stati Uniti stavano per vivere una delle più brutte pagine della loro recente storia economica?

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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