NASDAQ100 WEEKLY - Continua la fase rialzista per l'indice tech, meno per gli altri due indici azionari USA...


I PROSSIMI REPORT, IN CONCOMITANZA CON LE ULTIME DUE TAPPE DEL TOUR LOMBARDREPORT, USCIRANNO IN FORMATO RIDOTTO.

CONTINUA IL RIALZO SULL’INDICE AZIONARIO TECH, MENTRE RIMANGONO INDIETRO L’INDICE S&P500 ED IL DOW JONES.

Settimana scorsa roboante a Wall Street, sull'onda dell'ottimismo per il debt ceiling e il tema della cosiddetta AI (Artificial Intelligence) che sta causando l'ennesima bolla sugli asset interessati (e presunti interessati). Stessa situazione anche per le borse europee con il DAX al proprio massimo storico e l’EUROSTOXX50 ad un pelo dal massimo relativo del novembre 2021.

Se l’S&P500 sale arrancando, il Nasdaq100 continua imperterrito, trainato dall’indice FAANG (+2,56% giovedì scorso, +3,90% in una settimana, + 13,10% in un mese), chiudendo ai massimi di 13 mesi fa. Il tema sembra palesemente quello dell'intelligenza artificiale, in cui alcune di queste grandi aziende sono coinvolte (Microsoft, Nvidia, Google) e tutte più o meno hanno il budget per investire. E' un fatto che la partecipazione al rally nel corso del 2023 si sta assottigliando sempre di più, in particolare nell'ultimo periodo in cui le banche soffrono, l'indice generale consolida e il big tech fa nuovi massimi.

In questo schema di Goldman Sachs di alcuni giorni fa si nota come 5 azioni abbiano generato interamente da sole il rialzo del 6% dell'S&P 500 (salendo in aggregato del 29% con un peso nell'indice diventato del 22%) mentre il resto delle 495 azioni non ha di fatto generato ritorni. Come si nota nel seguente grafico, alcune di esse mostrano multipli davvero elevati (Amazon 54 volte i forward earnings), a fronte di un S&P 500 che a 18x non è certo regalato.

Da qui a dire che questo sia un inizio di un nuovo duraturo ciclo rialzista del mercato e che il bear market del 2022 sia consegnato alla storia con un minimo appena 9 mesi dai massimi storici, ce ne passa. Diverse situazioni sono contrastanti con ciò che si è visto in passato, tipo sarebbe la prima volta che il minimo del mercato ribassista avviene prima che la FED abbia smesso di alzare i tassi e abbia cominciato a tagliarli. Le curve dei tassi sono invertite a livelli record, specie in USA. La disoccupazione è ai minimi storici (in USA ed Europa). I prezzi delle case stanno scendendo dai massimi storici. I margini aziendali sono vicini ai loro massimi storici. I multipli aziendali sono anche essi sui livelli storicamente molto elevati (in USA 18-19 volte). Del resto è pur vero che se in Europa i listini azionari sono sui massimi storici o quasi, nulla osta che ciò possa avvenire anche negli USA. Quindi ottimismo sì ma con prudenza.

Apparentemente ad inizio settimana c'era stata una decisa schiarita sul fronte Debt Ceiling, con le parti (in particolare i Repubblicani) che avevano abbandonato la retorica bellicosa, a favore di una molto più morbida. La dichiarazione effettuata da MC Carty che un deal era "fattibile" nel corso della scorsa settimana, sarebbe stato comodamente all'interno di qualsiasi deadline. Anche Biden si era dichiarato assai ottimista di evitare un default cancellando parte del suo tour in Asia e Oceania per rientrare in anticipo a Washington. Ma successivamente i repubblicani annunciavano pubblicamente, a sorpresa, che avrebbero preso una “pausa” in quanto le discussioni erano diventate "improduttive". Anche la Casa Bianca ammetteva che la trattativa aveva incontrato un intoppo, in quanto la distanza risulterebbe eccessiva tra le parti sul budget. Infine nella serata di venerdì scorso sembra che i leader del GOP della Camera e la Casa Bianca hanno ripreso i colloqui su un accordo sul debito per evitare il default. I negoziatori del loro partito, guidati dal rappresentante Garret Graves, dovrebbero ora incontrarsi di nuovo con la squadra di emissari del Presidente Joe Biden, tra cui il capo del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, e il massimo consigliere di Biden, Steve Ricchetti, che è stato visto al Campidoglio venerdì sera. Dopo aver incontrato i funzionari della Casa Bianca per quasi due ore, Graves e McHenry hanno detto ai giornalisti che il gruppo ha avuto una "discussione molto sincera sui numeri realistici". Tuttavia, l'incontro non ha fatto cambiare idea a McHenry sull'ottenere un accordo entro la fine della scorsa settimana. Mentre i due stavano uscendo dal Campidoglio, McHenry ha detto che lui, insieme a Graves, si stava dirigendo a informare McCarthy sullo stato dei colloqui.

Mentre quella svolta da parte dei negoziatori del GOP è un possibile segno di progresso, repubblicani e democratici sono ancora molto distanti sulle componenti chiave di un potenziale accordo. Uno dei maggiori problemi alla base delle divisioni è quanto tagliare la spesa, con i repubblicani che insistono sul fatto che i democratici non stanno facendo concessioni abbastanza grandi. Il GOP della Camera ha approvato un disegno di legge che ridurrebbe la spesa discrezionale di circa 130 mld $, riportando il budget annuale del Congresso ai livelli dell'anno fiscale 2022. I democratici, tuttavia, non sono stati disposti a scendere così in basso. In effetti, i negoziatori della Casa Bianca stanno segnalando che non sono disposti a scendere al di sotto dei livelli dell'anno fiscale 2023, il che equivarrebbe a un congelamento dei finanziamenti. I toni dei due di recente sembrano lasciar trasparire la volontà da parte di entrambi di evitare un default. Qualora non trovassero un accordo, le possibilità sarebbero diverse. L’amministrazione Biden potrebbe decidere in qualche modo di sospendere temporaneamente il tetto al debito oppure dare una diversa priorità al pagamento dei Trasuries oppure anche ricorrere al quattordicesimo emendamento. In qualsiasi caso, la reazione immediata del mercato sarebbe di riskoff con le agenzie di rating pronte ad “downgradare” gli USA.

Ricordiamo che la deadline data dal segretario al tesoro USA, Yanet Yellen, per l’approvazione è il primo giugno prossimo. Staremo a vedere.

A livello di politica monetaria, il Presidente della FED Powell, questa volta non si è lasciato influenzare dal sentiment di breve. Ha dichiarato che la manovra del rialzo dei tassi erogato è considerevole, c'è incertezza sull'entità dell'impatto che ancora si deve dispiegare e sull'entità del rialzo dei prestiti standards derivante dalle vicende bancarie recenti. Per cui, loro possono permettersi di guardare i dati e fare delle valutazioni prudenti. Con queste indicazioni, le probabilità di un rialzo al FOMC del 14 giugno sono calate al 12% circa, e il Dollaro ha perso forza. Inoltre i futures dei Fed Fund, scontano tagli di 25 pb impliciti per ciascuna delle riunioni di settembre, novembre, dicembre e gennaio.

Il Treasury a 10y ritorna in area 3.65% dal 3.70% raggiunto nei giorni precedenti al weekend in scia ai dei dati macro USA usciti meglio delle attese e l’ottimismo legato al debt ceiling. il 2Y USA salito fino al 4,35% scende di 10 bps.

Coerentemente la curva USA ha anche ridotto un po’ l’ammontare dei tagli previsti entro la fine dell’anno intorno ai 60bps.

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Ottimo ed abbondante !! Anche nella settimana appena trascorsa l’indice tech ha fatto registrare un nuovo massimo relativo a 13874 superando anche il massimo di onda 4 del trend ribassista dell’agosto 2022. Anche se di poco, ciò impone un nuovo conteggio delle onde di un ciclo al rialzo con onda (1) e (2) fatte ed ora ci dovremmo trovare (il condizionale, al momento, è d’obbligo) in onda 3 di (3). Analizzando i numeri, superato l’ostacolo in area 13721 e dando per scontato il superamento di area 13900 (che rappresenta la stessa lunghezza di onda 1 dal minimo di onda ‘2’ della fine di dicembre 2022), il prossimo obiettivo rialzista serio si pone in area 14500 con chiusura del gap aperto l’11 aprile 2022 anche se, molto presumibilmente, ci sarà da attendere che il livello di RSI rientri dalla zona di ipercomprato, ma la strada sembra ben tracciata specie se si risolvono queste turbolenze attualmente presenti. La settimana si è chiusa a 13803.49 con un guadagno del + 3,47% che porta ad un profit da inizio anno del + 26,18%.

Finalmente esce dal torpore anche l’indice S&P500 anche se con un movimento molto lento. La forza è quella che è in quanto, pur riuscendo a superare il precedente massimo relativo degli inizi di febbraio scorso in area 4200, poi in chiusura di settimana chiude sotto questo livello che nelle settimane scorse abbiamo definito “invalicabile”. Il massimo relativo fatto registrare venerdì scorso a 4212.91 non riesce a chiudere il gap lasciato aperto dal 22 agosto 2022 e il livello di RSI sempre a ridosso dei 60 in leggero ripiegamento, indica che non è presente quella forte spinta delle onde 3 necessaria per ambire a traguardi più prestigiosi. Detto ciò, in caso di rottura al rialzo dell’area 4200 con consolidamento sopra di essa, proietterebbe i prezzi all’attacco del max relativo a 4325 indicato come onda 4. Al momento è molto importante che i prezzi non scendano sotto area 4100. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4191.99 con un guadagno del + 1,65% che porta ad un guadagno da inizio anno del + 9,18%.

Infine anche l’indice delle blue-chip DOW JONES, riesce a guadagnare qualcosina nel corso della settimana appena trascorsa. Non che rappresenti un bel segnale, visto soprattutto in prospettiva rispetto agli altri due indici maggiori, ma almeno frena le perdite consecutive delle settimane precedenti. Le trimestrali economiche non hanno di certo aiutato le società appartenenti al listino e secondo le previsioni anche quelle del secondo trimestre dovrebbero essere inferiori a quelle attuali, per poi riprendere nel terzo trimestre. Di buono c’è che il supporto dell’area 33000 coincidente con la M.M. esponenziale a 200 periodi (linea gialla) si conferma molto valido. L’obiettivo rialzista rimane sempre quello relativo al superamento del livello di 34712, max di onda A dello scorso gennaio. L’RSI a 49 in ripiegamento indica che siamo entrati sempre in zona debolezza. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33426.64 con un guadagno del + 0,38% e che porta a segnare un guadagno da inizio anno del + 0,84%.

ORO INDEX 

Patapunfeteee! E il prezzo dell’ORO abbandona l’area psicologica dei 2000 $/oz. per andare a testare l’area di supporto a 1950 $/oz. per poi rimbalzare un po', nella giornata di venerdì scorso, grazie alle parole accomodanti del presidente della FED, Jerome Powell ed alla conseguente discesa del Dollaro. Quest’ultima situazione non dovrebbe durare a lungo se, nel corso di questa settimana, dovesse essere raggiunto l’accordo per alzare il tetto del debito degli Stati Uniti mantenendo elevati i rendimenti dei titoli del Tesoro USA, favorendo il rialzo delle quotazioni del Dollaro a discapito del valore del metallo prezioso. Pertanto le prospettive sono più per una discesa dei valori a testare nuovamente il supporto in area 1950 per poi puntare direttamente in area 1925 $/oz.

La società aurifera australiana, Newcrest Mining, ha dichiarato lunedì scorso che sosterrà l'offerta di acquisizione da parte di Newmont da 26,2 miliardi di dollari australiani (17,8 miliardi di dollari) in una delle più grandi acquisizioni al mondo finora quest'anno.

L'accordo, soggetto all'approvazione degli azionisti di entrambe le società e ad altri ostacoli normativi, porterebbe la produzione di Oro di Newmont a quasi il doppio del suo rivale più vicino, Barrick Gold e si catapulterebbe oltre la produzione della società Freeport McMoRan per diventare il più grande produttore statunitense di Oro e rame per capitalizzazione di mercato.

Gli azionisti di Newcrest (NCMGF) riceverebbero 0,400 azioni Newmont per ogni azione detenuta, con un valore implicito di 29,27 dollari australiani per azione, superiore a un precedente rapporto di cambio di 0,380 che il consiglio di amministrazione di Newcrest (NCMGF) aveva rifiutato a febbraio.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, dopo l’estrema volatilità delle scorse settimane, sul Platino è ritornata la calma con le contrattazioni che si sono sviluppate in un range di prezzi di 30 punti. Tiene bene il supporto in area 1050 $/oz. ma al rialzo l’area dei 1100 $/oz. è ancora lontana. Aspettiamo.

Stesso discorso per le quotazioni dell’Argento con la volatilità in calo ma durante la scorsa settimana perde il supporto dei 24 $/oz. facendo registrare un minimo a 23,485 $/oz. andando a toccare la zona di ipervenduto, per poi rimbalzare nella giornata di venerdì scorso appena sopra i 24 $/oz. Stessa sorte per il nostro ETF. Aspettiamo !

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1981.60 $/oz., in perdita del – 1,89% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 8,51%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1979.99 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2023:

GUERRA RUSSIA - UCRAINA (EUROPA)

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky domenica, ieri, parlando ai leader del G7 ha cercato sostegno per la formula di pace di Kiev. Zelensky ha detto: “Agiamo sempre in modo pratico proteggendo i nostri valori. E la formula di pace ucraina è un’ovvia espressione di razionalità. Vi ringrazio per aver sostenuto la nostra formula”. Su Telegram il Presidente ucraino ha scritto: “Abbiamo sviluppato la Formula di Pace in un modo che assicura che ciascuno dei suoi punti sia sostenuto da risoluzioni ONU”. “E in un modo in cui tutti nel mondo possano scegliere il percorso a cui contribuire. Dal Giappone ai paesi arabi, dall’Europa all’America Latina, troviamo sostegno per la nostra Formula”.

Nell’ambito del G7, il Presidente ucraino ha anche incontrato il suo omologo statunitense Joe Biden, il quale ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev da 375 milioni di dollari che include munizioni, artiglieria, veicoli blindati. Biden ha sottolineato la disponibilità degli Stati Uniti ad aiutare a costruire la capacità a lungo termine dell’Ucraina di difendersi dall’aggressione russa e di scoraggiarla ed ha parlato del sostegno statunitense per uno sforzo congiunto insieme a nazioni alleate e partner per addestrare i piloti ucraini su aerei da combattimento di quarta generazione come gli F-16. Il Presidente statunitense ha detto di aver ricevuto dal suo omologo ucraino un’assicurazione circa il fatto che non utilizzerà F-16 forniti dall’Occidente per entrare sul territorio russo. Biden ha spiegato che è “altamente improbabile” che gli aerei vengano utilizzati in un’offensiva ucraina nelle prossime settimane, ma che le truppe dell’Ucraina potrebbero aver bisogno di tali armi per difendersi dalle forze russe oltre la loro attuale portata. Zelensky non ha ricevuto impegni pubblici specifici in merito all’invio di aerei da combattimento e ieri si è detto fiducioso a riguardo: “Avremo gli aerei. Non posso dire per ora quanti, non è un segreto. Non lo so nemmeno io”.

POLITICA USA

Tetto del debito e rischio default ancora al centro della discussione politica statunitense. Sabato lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, ha affermato che i repubblicani riprenderanno i negoziati al rientro dal G7 in Giappone del Presidente, Joe Biden. McCarthy ha detto: “Sfortunatamente la Casa Bianca ha fatto marcia indietro”; inoltre ha aggiunto che non pensa si potrà procedere fin quando il Presidente non sarà rientrato nel paese. Secondo l’amministrazione Biden, invece, i repubblicani venerdì scorso hanno avanzato un’offerta sul tetto del debito considerata “un grosso passo indietro”, sostenendo che tale proposta contenesse richieste estreme da non poter essere approvate sia da Camera che Senato.

Domenica scorsa a margine di un incontro del G7 in Giappone, Biden ha detto che molto di quanto già proposto dai repubblicani è “inaccettabile” e li ha esortati a muoversi dalle loro posizioni. Il Presidente statunitense ha anche spiegato che pensa di avere l’autorità per invocare il 14esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti per aumentare il tetto del debito senza il consenso del Congresso, tuttavia non è certo che tale azione possa essere intrapresa in tempo per evitare un default.

I negoziatori delle due partiti nei giorni precedenti avevano detto che i meeting di venerdì scorso non avevano portato progressi e sabato non ci sono stati incontri. Ieri, domenica, McCarthy e Biden hanno avuto un colloquio telefonico e dopo la chiamata lo speaker della Camera con i giornalisti ha parlato di discussioni positive in merito alla risoluzione della crisi ed ha detto che i negoziati tra gli staff sarebbero ripresi più tardi. Oggi, lunedì, invece è previsto un incontro tra i due leader.

Intanto giovedì scorso la vicepresidente Kamala Harris e la direttrice del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca, Lael Brainard, durante una conference call per attivisti democratici hanno esorato loro ad esprimere ai parlamentari, opposizione ad un default del debito. Harris ha detto che un default del debito potrebbe innescare una recessione, mentre Brainard ha dichiarato che il team di negoziatori del Presidente Joe Biden ha ricevuto l’indicazione di non accettare proposte repubblicane sull’innalzamento del tetto del debito che possano togliere l’assistenza sanitaria agli americani o spingerli nella povertà. Inoltre, Brainard ha spiegato che tramite i colloqui con il team dello speaker della Camera, Kevin McCarthy, l’amministrazione punta a lavorare per una soluzione bipartisan: “La squadra negoziale dell’amministrazione sta lottando contro tentativi estremi di invertire i progressi che abbiamo fatto: creare posti di lavoro nel settore dell’energia pulita, contrastare il cambiamento climatico e ridurre i costi per le famiglie della classe media, anche per gli studenti e per l’insulina ed altri farmaci”. Lunedì scorso invece il Dipartimento del Tesoro ha nuovamente detto che, senza un innalzamento del tetto del debito, si aspetta di essere in grado di pagare le spese del governo fino al 1° giugno. La segretaria al Tesoro Janet Yellen in una lettera al Congresso ha confermato che è improbabile che l’agenzia riesca a far fronte a tutti gli obblighi di pagamento del governo entro l’inizio di giugno; Yellen ha detto che il tetto del debito potrebbe diventare vincolante entro il 1° giugno. Nella lettera di lunedì scorso Yellen specifica che la data effettiva in cui il Tesoro esaurirà le misure straordinarie potrebbe essere alcuni giorni o settimane più tardi rispetto alle stime. Nella lettera della segretaria al Tesoro un invito ad agire con un riferimento al passato: “Abbiamo imparato dai precedenti impasse sul tetto del debito che aspettare fino all’ultimo minuto per sospendere o aumentare il tetto del debito può causare un grave danno alla fiducia di imprese e consumatori, aumentare gli oneri finanziari a breve termine per i contribuenti ed avere un impatto negativo sul rating del credito degli Stati Uniti”.

Voltando pagina, martedì scorso l’amministrazione Biden ha annunciato lo stanziamento di quasi 11 miliardi di dollari in sovvenzioni e prestiti destinati a progetti di energia pulita e per i quali presto potranno fare domanda cooperative elettriche rurali, utility ed altri fornitori energetici. I fondi arrivano dall’Inflation Reduction Act. I funzionari lunedì scorso hanno spiegato alla stampa che l’espansione dell’energia pulita alle comunità rurali è fondamentale per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050. Il Dipartimento dell’Agricoltura ha fatto sapere che dal 31 luglio le cooperative elettriche rurali potranno fare domanda per 9,7 miliardi di dollari di sovvenzioni per l’implementazione di sistemi di energia rinnovabile, a zero emissioni e di cattura dell’anidride carbonica. Inoltre, gli sviluppatori di energia rinnovabile e i fornitori elettrici come le utility municipali e tribali dal 30 giugno potranno fare domanda per un altro miliardo di dollari di prestiti parzialmente rimborsabili per finanziare progetti riguardanti fonti di energia rinnovabili. Il segretario all’agricoltura Tom Vilsack ha detto che i fondi aiuteranno le cooperative elettriche rurali a raggiungere la parità con le aziende di servizi private che stanno già investendo in modo significativo nell’energia pulita.

POLITICA DELLA FED

Una pausa al rialzo dei tassi per capire l’impatto della stretta creditizia, con i cambiamenti politici della banca centrale applicati nell’ultimo anno che devono ancora farsi sentire del tutto. Propende per questo atteggiamento il presidente della FED di Atlanta Raphael Bostic, che ha anche detto: “C’è una lunga storia della Federal Reserve che oltrepassa la sua politica e porta l’economia in una posizione più negativa. Preferirei evitare questo se possibile”. Bostic però ha anche detto di rimanere aperto ad ulteriori rialzi dei tassi se dovessero essere necessari. Il presidente della FED di Atlanta ha spiegato che se si votasse oggi per la politica monetaria voterebbe per mantenere fermi i tassi d’interesse, tuttavia ha anche sottolineato che prima del meeting di giugno verranno pubblicati molti dati. Bostic parlando lunedì scorso a Bloomberg TV ha evidenziato alcuni aspetti che pensa indichino che i rialzi dei tassi stanno facendo il loro compito, tuttavia ha aggiunto che secondo lui in questo momento la bilancia pende più dalla parte di un rialzo piuttosto che un taglio dei tassi.

Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis, ha avvisato che non ci si deve far ingannare da alcuni mesi di dati positivi: “Siamo ancora ben oltre il nostro obiettivo di inflazione del 2% e dobbiamo finire il lavoro”.

Intervenendo martedì scorso a Bloomberg TV, Austan Goolsbee presidente della FED di Chicago, ha affermato che secondo lui è prematuro parlare di tagli dei tassi ed esprimersi sulle mosse da attuare al prossimo meeting. “Dobbiamo ottenere quanti più dati possibili, il giorno precedente la riunione".

Martedì scorso anche il presidente della FED di Richmond, Thomas Barkin, ha parlato a Bloomberg TV ed ha detto che secondo lui il messaggio dell’ultima dichiarazione della banca centrale non voleva indicare una pausa o un picco, ma si trattava di un messaggio di “opzionalità”. Barkin ha spiegato di volerne sapere di più sugli effetti ritardati dei precedenti rialzi dei tassi, ma di voler anche ridurre l’inflazione e di essere a suo agio con ulteriori rialzi se questi sono necessari per farla scendere. In precedenza, lunedì scorso, Barkin ha detto di essere aperto su un possibile rialzo dei tassi o un loro mantenimento nell’attuale range al prossimo meeting di giugno. Secondo il presidente della FED di Richmond ci sono dati che indicano che l’economia si sta raffreddando, mentre lo stress nel settore bancario, le sue implicazioni per i presiti e lo stallo sul tetto del debito invitano alla prudenza.

Loretta Mester, presidente della Federal Reserve di Cleveland, martedì scorso ha spiegato che secondo lei la FED deve ancora arrivare ad un punto in cui può mantenere stabili i tassi d’interesse per un periodo di tempo, considerata la persistenza dell’inflazione. Mester, che quest’anno vota nel FOMC, ha anche detto che i decisori politici sanno che parte dei rialzi dei tassi devono ancora avere un effetto sull’economia e che prima della riunione di giugno vuole vedere più dati. Il presidente della FED di Cleveland ha anche notato un rallentamento nella crescita economica ed un leggero rallentamento delle condizioni del mercato del lavoro, anche se questo resta piuttosto rigido. Mester ha detto: “Ho bisogno di vedere più prove che l’inflazione stia ancora calando”.

Giovedì scorso Lorie Logan, presidente della FED di Dallas, ha spiegato che al momento i dati economici non giustificano un mancato rialzo dei tassi alla riunione di giugno: “I dati nelle prossime settimane potrebbero ancora mostrare che è opportuno saltare una riunione. Ad oggi, tuttavia non ci siamo ancora”. Logan ha aggiunto: “Non abbiamo ancora fatto i progressi che dobbiamo fare. Ed è lunga la strada da qui al 2% di inflazione”.

Philip Jefferson, membro del consiglio direttivo della FED, ha detto che l’inflazione è ancora troppo alta e secondo alcune misure i progressi stanno rallentando. Jefferson ha sottolineato che “al di fuori di energia e cibo, i progressi sull’inflazione rimangono una sfida” ed ha evidenziato come non ci siano stati segnali di calo significativo nell’ampia gamma di servizi al di là dell’edilizia. Inoltre, ha detto che l’economia ha rallentato considerevolmente quest’anno. Jefferson ha fatto sapere che la sua previsione di base non prevede la recessione, tuttavia si aspetta un rallentamento nella crescita occupazionale ed un possibile aumento del tasso di disoccupazione nel tempo. Secondo Jefferson potrebbe poi esserci un ulteriore impatto legato ai rialzi dei tassi applicati dalla banca centrale e possibili rischi al ribasso riconducibili alle recenti vicende che hanno interessato il settore bancario. In vista del meeting di giugno, Jefferson non si è espresso a favore di un mantenimento dei tassi al livello attuale o un loro aumento, tuttavia ha detto che “considererà tutti questi fattori” nel contesto dei dati sull’occupazione e l’inflazione che saranno pubblicati prima della riunione. Jefferson ha detto: “La storia mostra che la politica monetaria funziona con ritardi lunghi e variabili e che un anno non è un periodo lungo abbastanza perché la domanda senta il pieno effetto di tassi d’interesse più alti”. Inoltre ha spiegato che anche se ora si nota solo un “modesto inasprimento incrementale delle condizioni di prestito” come risultato dello stress che ha interessato il settore bancario, è difficile prevedere l’impatto sulla spesa di famiglie ed imprese.

La scorsa settimana sono arrivate anche dichiarazioni del Presidente della FED, Jerome Powell. Il numero uno della banca centrale statunitense venerdì scorso ha ribadito che la FED nel prendere le scelte seguirà un approccio “meeting by meeting”, riunione per riunione, ma ha anche segnalato che dopo un anno con un ciclo di rialzi dei tassi aggressivo, i funzionari “possono permettersi di guardare i dati e la prospettiva in evoluzione per fare attente valutazioni”. Powell ha sottolineato che c’è un’incertezza legata agli effetti ritardati dell’inasprimento e alla portata della stretta creditizia dovuta agli stress che hanno interessato il settore bancario. “I rischi di fare troppo o troppo poco stanno diventando più equilibrati e la nostra politica si è adattata per riflettere questo”, poi ha anche spiegato che in vista della riunione di giugno non sono state prese decisioni in merito alla misura in cui sarà opportuno un ulteriore irrigidimento della politica. Secondo il Presidente della FED finora i dati “sostengono la visione del comitato che far scendere l’inflazione richiederà un po’ di tempo”; inoltre ha sottolineato che fattori che possono mantenere l’inflazione elevata, come la rigidità del mercato del lavoro, non si sono ancora attenuati, in particolare nel settore dei servizi.

Martedì scorso, invece, il vicepresidente della FED per la supervisione, Michael Barr, ha parlato al Congresso ed ha spiegato che si stanno valutando modifiche alle regole per le banche regionali con oltre 100 miliardi di dollari di patrimonio. Barr ha detto che prevede di presentare il suo piano di revisione delle regole sul capitale e sulla liquidità della FED in estate.

Michelle Bowman, membro del consiglio direttivo della FED, venerdì scorso ha ribadito la propria richiesta alla banca centrale di assumere una parte terza per analizzare il collasso della Silicon Valley Bank ed ha detto che si dovrebbe considerare: “se ci sono aggiustamenti necessari e mirati che dovremmo apportare alla regolamentazione bancaria”, ed ha citato temi come quello della riforma dell’assicurazione dei depositi che sono esterni alla sfera della FED e richiederebbero un cambio di normativa. Bowman ha anche definito una riforma radicale del quadro normativo bancario “incompatibile con la forza fondamentale del sistema bancario”, a differenza di cambiamenti mirati volti ad affrontare cause identificate dello stress del sistema bancario.

DATI MACROECONOMICI

Le vendite al dettaglio a livello mensile ad aprile crescono dello 0,4%, invertendo direzione rispetto ai due mesi precedenti accompagnati dal segno ‘meno’ (-0,7% a marzo), ma deludendo un consensus fissato al +0,8%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group, invece, a livello mensile ad aprile segnano un +0,7% dopo il -0,4% di marzo (rivisto da -0,3%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare di aprile su base mensile relativo ai permessi di costruzione segna un calo dell’1,5% passando dal dato di 1,437 milioni di marzo a quello di 1,416 milioni di aprile. Si tratta comunque di una contrazione più contenuta del -3,0% registrato a marzo. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato sul numero di case per le quali è iniziata la costruzione a livello mensile ad aprile segna un +2,2%, passando dalla rilevazione di 1,371 milioni di marzo (rivista da 1,420 milioni) a quella di aprile di 1,401 milioni, poco oltre il consensus fissato a 1,400 milioni. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

I sussidi alla disoccupazione sono tornati a scendere, e sono terminati sotto attese. Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 13 maggio sono state 242 mila, dato inferiore al consensus fissato a 254 mila ed anche alla rilevazione della settimana precedente di 264 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Nono mese consecutivo con il segno ‘meno’ per il Filadelfia Fed Manufacturing Index che, comunque, ha messo a segno un bel rimbalzo anche se resta in territorio di contrazione. A maggio si attesta a -10,4 punti, dato superiore al consensus di -19,8 punti e in rialzo rispetto ai -31,3 punti di aprile. Tra i sottoindici buon miglioramento dei nuovi ordini (da -22.7 a -8.9) e male l’occupazione (-8.6 da -0.2) e i prezzi pagati (da 8.2 di aprile a 10.9 di maggio). Il dato è rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Filadelfia.

PORTAFOGLI AZIONARI

Continuano i nuovi massimi relativi sull’indice tecnologico e, ovviamente, continuano le buone soddisfazioni per i nostri abbonati dal nostro Portafoglio Storico nel quale, anche nella settimana appena trascorsa, abbiamo raggiunto altri due target, uno con la consueta strategia del “Nasdaq Weekly” e l’altra con la strategia delle “Azioni Internazionali”, europee in questo caso. Partiamo dal titolo del Nasdaq, MICROCHIP TECHNO, che nel giro di soli 8 giorni ci ha regalato un buon 7,19%. Per passare al titolo francese TECHNIP ENERGIES anche qui un bel 7% che abbiamo portato a casa anch’esso nel giro di soli 10 giorni. Di contro, segnalo la vendita del titolo ESPRINET con una perdita del 3,64% dopo aver raggiunto un guadagno del 15,60%, operazione per la quale ho pubblicato un articolo ad hoc ma che, comunque, è stata gestita male. Per quanto riguarda gli altri titoli, nonostante un indice tech in gran spolvero, le criticità aumentano da tre a cinque titoli e sono quelli dal – 8% in su. Ad eccezione di AMGEN, mi auguro che sugli altri quattro ritorni il denaro. Mentre per quanto riguarda i nuovi acquisti, con tre titoli usciti ne propongo uno solo per il momento dato che il Portafoglio è comunque consistente. Quindi acquistiamo AMERICAN ELECTRIC POWER con la strategia del Nasdaq Weekly ed attendiamo la discesa dei prezzi di qualche altro titolo nel nostro mirino.

Sempre tutto fermo sul Portafoglio “The Challenge” nel corso della scorsa settimana, nel quale abbiamo tolto anche l’acquisto su REPLY in quanto sembra che non ha nessuna voglia di arrivare al nostro prezzo di acquisto. Del resto con i mercati sui massimi di periodo trovare e comprare buoni titoli sulla debolezza è compito arduo. Di ASML ne parlo sottovoce sperando che…..del resto il prezzo target lo vedete da soli. Sempre bene IBERDROLA, SAP e LAM RESEARCH sempre abbastanza performanti ai quali manca il colpo di coda. Anche l’ETF FOOD & BEVERAGE sempre sui massimi di periodo ma non riesce a sfondare quota 101,88 € ed a questo ETF si è aggiunto anche il VANECK SEMICONDUCTOR. Ci vuole pazienza visto che il Portafoglio si basa su un investimento di medio-lungo termine. Seguite sempre gli aggiornamenti pubblicati nei relativi Portafogli alla sez. “nuovi ordini”.  

Alla prossima.

FOCUS SU SOCIETA’ MINERARIE

FUSIONI E ACQUISIZIONI NEL SETTORE METALLURGICO E MINERARIO.

L'attività di fusione e acquisizione nel settore minerario è stata sostanzialmente ringiovanita quest'anno dopo un decennio di valori di transazione costantemente bassi (Figura 1). Mentre le ragioni sono molteplici e sfumate per le impronte e i mercati delle materie prime in cui operano le aziende, gli stessi fattori che hanno portato a un balzo nelle acquisizioni sono al centro di molte aziende simili. Ciò probabilmente modellerà le tendenze di fusioni e acquisizioni minerarie oltre quest'anno. Con questo in mente, cerchiamo di evidenziare le motivazioni per le transazioni tra i primi cavalli nella corsa M&A e le tendenze da tenere d'occhio.

Simile al picco del 2012, si tratta di una transazione proposta da Glencore plc (GLEN-GB o “Glencore”) che sta facendo aumentare i valori delle transazioni. Allora era la combinazione con Xstrata plc. Ora è l'offerta non richiesta di Glencore per Teck Resources Ltd. (TECK.B-CA o “Teck”). C'è ora una nuova attenzione su come le aziende costruiscono e gestiscono la loro esposizione a determinate materie prime e giurisdizioni.

La separazione proposta da Teck in due società, una focalizzata sul carbone metallurgico e l'altra focalizzata sui metalli di base, mirava a fornire agli investitori un'esposizione al carbone o ai metalli di base necessari per la transizione verso l'energia verde. L'offerta di Glencore mirava a sviluppare ulteriormente questa separazione attraverso l'incorporazione della propria base di attività in una divisione simile di due nuove società. Ma mentre la proposta di separazione di Teck è stata per il momento ritirata e l'offerta di Glencore è stata respinta, quest'anno sta dimostrando che molte altre società del settore stanno opportunisticamente cercando di migliorare i propri portafogli di asset e le proprie esposizioni tramite fusioni e acquisizioni (tabella 1).

L'aumento delle fusioni e acquisizioni minerarie è indipendente dalle materie prime, poiché le società di metalli preziosi, litio e metalli di base cercano di ridisegnare i propri portafogli di attività. In particolare, il recente accordo definitivo di Newmont Corp. (NEM-US o "Newmont") per l'acquisizione della miniera d'oro australiana Newcrest Mining Ltd. (NCM-AU o "Newcrest") che creerà la più grande società di estrazione dell'oro nel mondo. Analizzando i valori delle transazioni di metalli preziosi nella Figura 2, il valore totale delle transazioni proposto per il 2023 ha già superato il totale del 2019 e sembra pronto a superare il picco raggiunto nel 2010.

Esplorare e sviluppare una nuova miniera è sempre stata un'impresa difficile e ad alta intensità di capitale con una miriade di rischi. Da località remote e implicazioni della catena di approvvigionamento a considerazioni geopolitiche uniche, costruire una miniera in tempo, nel budget e senza intoppi è raro. L'aumento globale dell'inflazione si aggiunge alla difficoltà.

Gli sviluppatori con budget di esplorazione limitati (finanziati da aumenti di capitale) spesso concentrano i loro sforzi su un singolo progetto con le migliori possibilità di diventare una miniera e fornire il miglior ritorno sulla loro spesa. Una volta raggiunta una certa soglia di metallo scoperto in situ e potenziale produzione annua di metallo, idealmente sarebbero acquisiti da un'azienda più grande con le risorse ingegneristiche e l'esperienza per ottimizzare il valore.

Con la scarsità di fusioni e acquisizioni, come indicato nelle figure 1 e 2, negli ultimi anni gli sviluppatori hanno dovuto assumersi l'onere di sviluppare i propri progetti da soli poiché le aziende produttrici hanno spostato i rischi di avvio sugli sviluppatori junior per dimostrare prima la fattibilità della miniera. Tuttavia, in un contesto inflazionistico persistente, i rischi dello sviluppo delle miniere sono diventati ancora più acuti.

Senza i flussi di cassa esistenti dalle attività operative, le spese eccessive portano a un ritorno ai mercati dei capitali per il finanziamento oa una restrizione dell'ambito del progetto. Ciò porta gli sviluppatori a costruire miniere in fasi più piccole, che sono più facili da progettare e far avanzare, ma sono una deviazione da come procederebbe normalmente una costruzione ben capitalizzata del progetto per massimizzare il ritorno dell'investimento e il NAV (valore patrimoniale netto). Gli sviluppatori che affrontano venti contrari inflazionistici e si trovano in un ambiente con limiti di capitale possono diventare obiettivi per fusioni e acquisizioni, come Sabina Gold & Silver Corp. (SBB-CA o "Sabina").

Anche il trend dei maggiori costi di esplorazione e sviluppo va contro il trend storico di minori spese di esplorazione negli ultimi dieci anni (vedi Figura 4). Solo di recente l'aumento dei prezzi delle materie prime ha incentivato le aziende a reinvestire tramite la punta di perforazione (non avendo ancora raggiunto i livelli massimi di spesa per l'esplorazione visti nel 2012).

Il sottoinvestimento in quegli anni di magra significa che le aziende in cerca di crescita sono sempre più alla ricerca di fusioni e acquisizioni. Il lavoro già completato sta dimostrando di valere più del costo gonfiato per il nuovo lavoro da iniziare. L'obiettivo è sulle aziende che hanno continuato a portare avanti i progetti negli ultimi anni.

Per tutto il resto del 2023, ulteriori fusioni e acquisizioni nel settore minerario saranno giustificate anche dal rafforzamento o dalla cessione delle esposizioni di produzione a favore di materie prime e giurisdizioni specifiche. Ad esempio, diversificare le entrate nel processo di transizione energetica aggiungendo metalli chiave come il rame (cosa che Newmont sta facendo con l'acquisizione di Newcrest).

In alternativa, le aziende potrebbero adeguare l'esposizione alle materie prime con bagaglio ESG, come il carbone metallurgico (cosa che Teck stava facendo con la sua scissione proposta). Le aziende hanno anche l'opportunità, attraverso il consolidamento, di riformulare la propria esposizione alle materie prime per soddisfare meglio i requisiti degli investitori esistenti e fare appello ai potenziali investitori che danno la priorità ai fattori ESG. Le società con profili di esposizione alle materie prime chiari e mirati forniscono correlazioni più pulite alle loro materie prime, consentendo agli investitori di gestire l'esposizione al rischio delle materie prime nei loro portafogli.

Oltre all'esposizione alle materie prime (e probabilmente altrettanto importante), l'esposizione giurisdizionale continua a guidare M&A nel settore minerario. I venti contrari giurisdizionali e politici in alcuni paesi si sono ampliati poiché le pressioni inflazionistiche e la ripresa economica post-pandemia irregolare hanno modificato il contratto sociale tra le società minerarie e i paesi in cui operano.

I cambiamenti normativi stanno inoltre presentando un rischio maggiore in alcune giurisdizioni in tutto il mondo. Ciò è dovuto al fatto che i governi vorrebbero raccogliere parte della manna derivante dall'aumento dei prezzi delle materie prime. Esempi di politiche che possono essere emanate includono nuove tasse, royalties o requisiti di proprietà del progetto, restrizioni all'importazione/esportazione o persino la nazionalizzazione di alcuni prodotti come il litio.

I minatori con grandi concentrazioni di NAV nelle giurisdizioni più rischiose potrebbero voler mitigare ciò con fusioni e acquisizioni in giurisdizioni più stabili, che possono aiutare a diffondere il rischio e diluire la concentrazione attraverso la diversità geografica.

Lo vediamo illustrato nel prossimo grafico, dove B2Gold Corp. (BTO-CA o "B2Gold") evidenzia una migliore diversità geografica con la sua acquisizione Sabina e in altri come la mossa di Hudbay Minerals Inc. (HBM-CA o "Hudbay") di acquisire Copper Mountain Mining Corp. (CMMC-CA o “Copper Mountain”). Quest'ultimo costruisce una presenza più forte in Canada rispetto alla sua giurisdizione primaria del Perù, che ha sperimentato l'incertezza a causa di proteste e blocchi stradali.

Oltre a diversificare lontano dalle giurisdizioni più rischiose, ulteriori attività di fusione e acquisizione possono anche creare impronte più ampie in giurisdizioni preferibili con meno rischi. Con la capacità di sfruttare l'esperienza e i risparmi regionali unendo risorse e talenti nei distretti e nei paesi minerari, gli operatori potrebbero raddoppiare l'attività di fusione e acquisizione nelle giurisdizioni in cui hanno esperienza e potrebbero ridimensionare la propria attività.

Evidenziamo l'impronta delle proprietà minerarie sia per Newmont che per Newcrest nel prossimo grafico, dove la logica della loro combinazione è un'impronta più forte in Canada e in Australia. Ciò consente loro di realizzare sinergie operative e di catena di approvvigionamento nella loro ricerca per contrastare l'inflazione dei costi. Inoltre, si evidenzia l'impronta operativa condivisa di Allkem Ltd. (AKE-AU o "Allkem") e Livent Corp. (LTHM-US o "Livent"), dove le sinergie aiutano a livello di sito minerario e l'integrazione verticale in la raffinazione del litio nella loro fusione di pari recentemente proposta.

In conclusione, le operazioni su larga scala proposte di recente nei settori dei metalli e dell'estrazione mineraria hanno riportato l'attività nel settore dopo un decennio di minori spese di esplorazione, prezzi delle materie prime e attività di fusione e acquisizione. Con i dettagli della continua inflazione, dei rischi geopolitici e dell'offerta e della domanda di materie prime, è probabile che seguirà un ulteriore consolidamento nello spazio. La nuova crescita ha gonfiato i costi e la scarsità di attività nelle giurisdizioni "sicure" fa emergere la necessità di diversità geografica (o consolidamento) tra i portafogli degli operatori.

Un trend di ulteriore consolidamento farà anche bene a riportare gli investimenti generalisti nello spazio, con solo una manciata di grandi società con liquidità adeguata disponibile per i gestori patrimoniali più grandi su cui investire. Ulteriori attività di fusione e acquisizione potrebbero consentire afflussi di investimenti necessari per sviluppare l'offerta di metalli per la transizione verso l'energia verde e compensare le attività in esaurimento e i costi più elevati dei depositi più difficili da estrarre.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI ALCUNI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA. COMPLETEREMO IL QUADRO NELLE PROSSIME SETTIMANE.

AUTOMATIC DATA PROCESSING + 1,62%. La Società è un fornitore di soluzioni di ou-tsourcing aziendale. Offre numerose soluzioni per l'amministrazione delle risorse umane, dei salari, delle tasse e dei benefici da un'unica fonte e fornisce anche soluzioni informatiche integrate ai rivenditori di auto e veicoli da diporto, ha riportato utili nel terzo trimestre fiscale 2023 pari a 2,52 $/az. su un fatturato di 4,93 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,45 $/az. su un fatturato pari a 4,88 mld $. I ricavi sono cresciuti del 9,2% su base annua. La Società ha aumentato la previsione dell’utile per l’anno fiscale 2023 tra 8,13 e 8,20 $/az. su ricavi tra 17,80 e 18,00 mld $. Il consensus si attesta a 8,13 $/az. per gli utili e 17,91 mld $ di ricavi.

Don McGuire, CFO della società, ha affermato: "Con le continue prenotazioni di nuove attività di Employer Services, la conservazione dei ricavi dei clienti e la crescita dei pagamenti negli Stati Uniti nel terzo trimestre, siamo posizionati per ottimi risultati fiscali complessivi per il 2023. Mentre guardiamo al futuro, rimaniamo concentrati sulle previsioni di una crescita redditizia mentre investiamo nella nostra attività per accelerare i progressi nel percorso di modernizzazione e per capitalizzare la nostra sostanziale opportunità di crescita".

CDW + 1,38%. La società che fornisce soluzioni IT integrate a clienti di piccole, medie e grandi imprese, enti pubblici, istruzione e sanità negli Stati Uniti e in Canada, ha riportato utili nel primo trimestre 2023 pari a 2,03 $/az. su un fatturato di 5,10 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,00 $/az. su un fatturato pari a 5,17 mld $. I ricavi sono cresciuti del 14,2% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Christine A. Leahy, Presidente e A.D. di CDW, ha affermato: "Il mercato IT ha registrato un netto cambiamento nel comportamento degli acquirenti a causa dell'incertezza economica accumulata durante il trimestre, determinando una contrazione della domanda più profonda del previsto. Sebbene ciò si sia tradotto in un volume di affari inferiore, il valore delle soluzioni che forniamo ai clienti ha continuato a crescere e abbiamo registrato margini record nel primo trimestre. Le azioni strategiche che abbiamo intrapreso negli ultimi quattro anni hanno rafforzato la nostra proposta di valore e rafforzato la nostra redditività. Continuiamo a convertire gli utili in contanti a un tasso costante e ottimizziamo il nostro utilizzo del flusso di cassa attraverso dividendi, fusioni e acquisizioni strategiche e riacquisti di azioni, pur mantenendo una struttura del capitale adeguata. Dato il nostro modello di business resiliente e la nostra disciplina finanziaria, rimaniamo fiduciosi nella nostra capacità di fornire la redditività, i margini e il flusso di cassa che i nostri stakeholder si aspettano. In questo periodo di incertezza economica, il nostro impegno con clienti e partner è più forte che mai. Rimaniamo ben posizionati per raggiungere il nostro obiettivo di superare la crescita del mercato IT statunitense di 200-300 punti base a valuta costante. Per raggiungere questo obiettivo, continueremo a concentrarci sul soddisfare le esigenze dei nostri oltre 250.000 clienti in tutto il mondo e rimanere il partner preferito da oltre 1.000 marchi tecnologici leader ed emergenti mentre il mercato IT continua a evolversi. A livello contabile nel primo trimestre 2023 abbiamo riportato: un utile lordo pari a 1,089 mld $, rispetto ai 1,104 mld $ del 2022, con un calo dell'1,3%; l'utile operativo è stato pari a 434 mln $ rispetto ai 462 mln $ del primo trimestre del 2022, con un calo del 6,0%; l'utile netto è stato pari a 279 mln $ rispetto ai 302 mln $ del primo trimestre del 2022, con un calo del 7,6%. Il margine di profitto lordo è stato pari al 21,3% rispetto al 18,6% del 2022; il margine di reddito operativo è stato pari all'8,5% rispetto al 7,8% del primo trimestre del 2022. Le spese totali di vendita e amministrazione sono state pari a 734 mln $ rispetto ai 717 mln $ del primo trimestre del 2022, con un aumento del 2,4%. Gli interessi passivi netti sono stati pari a 58 mln $ rispetto ai 56 mln $ del primo trimestre del 2022”.

EXELON – 4,51%. La società è una holding di servizi di pubblica utilità impegnata, tramite Generation, nel settore della generazione di energia; attraverso ComEd, PECO e BGE, nelle attività di fornitura di energia, ha riportato utili nel primo trimestre 2023 pari a 0,70 $/az. su un fatturato di 5,56 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 0,66 $/az. su un fatturato pari a 5,28 mld $. Il fatturato è aumentato del 4,4% su base annua. La società ha detto che prevede utili per l’intero anno 2023 tra 2,30 e 2,42 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,37 $/az.

Il Presidente e CEO della società, Calvin Butler, ha affermato: “Il nostro team di oltre 19.000 dipendenti è entrato in questo primo anno intero di attività entusiasta di guidare la trasformazione energetica, e questo si vede dai nostri risultati. Oltre alla solida performance finanziaria, tutte e quattro le nostre utility hanno raggiunto la migliore affidabilità mai registrata. Questi risultati sono una testimonianza del duro lavoro del nostro team, degli investimenti intelligenti e dell'impegno per l'eccellenza finanziaria e operativa. Mentre continuiamo a portare avanti il ​​nostro obiettivi finanziari, operativi e normativi nel 2023, continuiamo a mantenere i nostri clienti in prima linea in tutto ciò che facciamo. A livello contabile il 2023 è iniziato alla grande, con utili operativi pari a 0,70 $/az., 0,06 $ in più rispetto ai risultati del primo trimestre del 2022. La liquidità al 31 marzo 2023 risultava essere pari a 522 mln $ in contanti e mezzi equivalenti e di 381 mln $ in contanti e mezzi equivalenti vincolati. Il 21 febbraio 2023, Exelon ha emesso 2,5 mld $ di obbligazioni, costituite da 1,0 mld $ di obbligazioni al 5,15%, con scadenza 15 marzo 2028, 850 mln $ di obbligazioni al 5,30%, con scadenza 15 marzo 2033 e 650 mln $ di obbligazioni al 5,60%, con scadenza 15 marzo 2053. Exelon ha utilizzato i proventi per rimborsare l'indebitamento esistente e per scopi aziendali generali”.

GLOBALFOUNDRIES + 6,05%. La società è la terza fonderia di semiconduttori indipendente più grande al mondo, ha riportato un utile nel quarto trimestre 2023 pari a 0,52 $/az. su un fatturato di 1,841 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,49 $/az. su un fatturato di 1,83 mld $. I ricavi sono diminuiti del 5,1% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha dichiarato che prevede utili nel secondo trimestre 2023 tra 0,46 e 0,54 $/az. su un fatturato tra 1,81 e 1,85 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 0,48 $/az. su un fatturato di 1,85 mld $.

Thomas Caulfield, Presidente e CEO della società, ha affermato: "Nel primo trimestre, in un contesto macroeconomico e ciclico ancora incerto, GF ha prodotto solidi risultati che sono coerenti con le previsioni che abbiamo fornito nella nostra pubblicazione degli utili a febbraio. Nonostante un ambiente commerciale difficile, i margini lordi di GF per il trimestre sono aumentati anno dopo anno grazie alla nostra continua e disciplinata attenzione alla redditività da parte del nostro team che gestisce efficacemente i costi, offrendo al contempo un più ricco mix di attività ai nostri clienti. Guardando al resto del 2023, continueremo a supportare le esigenze dei nostri clienti, investendo nella capacità di rafforzare le nostre soluzioni differenziate, aumentare la nostra attenzione sui mercati finali in crescita e generare valore per i nostri azionisti. A livello contabile nel primo trimestre abbiamo riportato: un margine lordo del 28,5%; un margine operativo del 17,7%; un utile netto pari a 290 mln $; un EBITDA pari a 655 mln $. Infine abbiamo liquidità, mezzi equivalenti e titoli negoziabili pari a 3,232 mld $".

MODERNA – 2,37%. Azienda statunitense che opera nel campo delle biotecnologie, particolarmente attiva nell'ambito della ricerca e lo sviluppo di farmaci basati sull'RNA messaggero, ha riportato utili nel primo trimestre 2023 pari a 0,19 $/az. su un fatturato di 1,90 mld $. La stima degli analisti per gli utili era per una perdita pari a 1,59 $/az. su un fatturato pari a 1,06 mld $. I ricavi sono diminuiti del 69,3% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa.

Stéphane Bancel, A.D. di Moderna, ha affermato: "Abbiamo registrato un ottimo primo trimestre, con un fatturato di 1,9 mld $, a indicare chiaramente che siamo sulla buona strada per rispettare i 5 mld $ di fatturato dovuti a contratti di acquisto anticipato firmati per il 2023. Inoltre, siamo incoraggiati dai progressi dei nuovi contratti del nuovo vaccino COVID-19 negli Stati Uniti per questo autunno stipulati con catene di farmacie, reti ospedaliere e diverse agenzie governative statunitensi. Discussioni simili sono in corso con il Giappone, l'UE e altri mercati chiave come l'Australia, che ha recentemente ordinato ulteriori vaccini COVID-19. All'AACR (American Association for Cancer Research), abbiamo presentato risultati dettagliati per il trattamento del melanoma con la nostra terapia neoantigenica individualizzata in combinazione con il farmaco Keytruda, mostrando una riduzione del 44% delle recidive o del rischio di morte nel melanoma rispetto al solo Keytruda. Questi dati potrebbero rappresentare un profondo cambiamento nel trattamento del melanoma e stiamo rapidamente iniziando gli studi di Fase 3 sul melanoma e sul cancro ai polmoni. Siamo anche soddisfatti dei nostri progressi nelle malattie rare, dove ora siamo passati alla fase di espansione della dose della nostra terapia sperimentale con mRNA per l'acidemia propionica e abbiamo i prossimi dati provvisori che verranno condivisi all'ASGCT (American Society of Gene & Cell Therapy) questo mese. Allo stesso tempo, ci stiamo preparando completamente per i potenziali lanci commerciali di due prodotti nel 2024, i nostri vaccini RSV e antinfluenzali. A livello contabile nel primo trimestre abbiamo riportato: un utile netto pari a 79 mln $ rispetto all'utile netto di 3,7 mld $ del primo trimestre del 2022. Il costo delle vendite è stato pari a 792 mln $. Oltre ai costi di produzione guidati dall'unità, ciò include royalties pari a 86 mln$ e le seguenti spese: 148 mln $ per svalutazioni di inventario relative a prodotti COVID-19 in eccesso e obsoleti, capacità produttiva non utilizzata pari a 135 mln $ e perdite su impegni di acquisto fermi e relative spese di cancellazione pari a 95 mln $. Le spese di ricerca e sviluppo sono aumentate del 104% a 1,1 mld $ rispetto allo stesso trimestre del 2022, mentre le spese di vendita, generali e amministrative sono aumentate del 14% a 305 mln $, rispetto al primo trimestre del 2022. La Società continua a prevedere di effettuare investimenti di capitale per il 2023 pari a circa 1,0 mld $”.

QUALCOMM + 2,17%. La società che sviluppa una tecnologia di comunicazione digitale chiamata CDMA (Code Division Multiple Access) e possiede la proprietà intellettuale appli-cabile ai prodotti che implementano qualsiasi versione di CDMA inclusi brevetti, domande di brevetto e segreti commerciali, ha riportato utili nel secondo trimestre fiscale 2023 pari a 2,15 $/az. su un fatturato di 9,275 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 2,15 $/az. su un fatturato pari a 9,10 mld $. I ricavi sono diminuiti del 16,9% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. La società ha detto che prevede utili nel terzo trimestre fiscale 2023 tra 1,70 e 1,90 $/az. su un fatturato tra 8,10 e 8,90 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 2,16 $/az. su ricavi pari a 9,14 mld $.

Cristiano Amon, Presidente e CEO della società, ha affermato: “Mentre lavoriamo in questo ambiente difficile, rimaniamo concentrati sui fattori critici che possiamo controllare per emergere più forti da questa recessione. La nostra roadmap tecnologica leader del settore, il portafoglio di prodotti best-in-class, le solide relazioni con i clienti ed efficienze operative ci consentono di guardare al futuro con ottimismo. La nostra massima priorità rimane quella di attuare la nostra strategia di diversificazione e investire in aree che promuovono valori a lungo termine. L'evoluzione del contesto macroeconomico ha portato a un ulteriore deterioramento della domanda, in particolare nei telefoni, a un livello superiore a quanto previsto in precedenza. Di conseguenza, operiamo partendo dal presupposto che le dinamiche di riduzione delle scorte rimangano un fattore significativo per almeno i prossimi due trimestri. A livello contabile nel secondo trimestre fiscale abbiamo riportato: un utile netto pari a 1,704 mld $ rispetto ai 2,934 mld $ di un anno fa. Le spese operative pari a 2,2 mld $ sono state di circa 80 mln $ inferiori rispetto alla nostra previsione. Abbiamo restituito 1,7 mld $ agli azionisti, inclusi 903 mln $ in riacquisti di azioni e 834 mln $ in dividendi. Inoltre, siamo lieti di aver annunciato un aumento del 7% del nostro dividendo trimestrale, coerente con il nostro impegno per la crescita dei dividendi”.

REGENERON PHARMA + 1,98%. La società è un'azienda biofarmaceutica completamente integrata, che scopre, inventa, sviluppa, produce e commercializza medicinali per il trattamento di gravi condizioni mediche, ha riportato utili nel primo trimestre 2023 pari a 10,09 $/az. su un fatturato di 3,16 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 9,56 $/az. su un fatturato pari a 3,00 mld $. I ricavi sono aumentati del 6,6% su base annua.

Leonard S. Schleifer, Presidente e A.D. della società, ha affermato: “Nel primo trimestre del 2023, abbiamo ottenuto sei approvazioni FDA ed EC su cinque prodotti, consentendo ai medicinali di produzione propria di raggiungere un numero ancora maggiore di pazienti in tutto il mondo, mentre abbiamo anche continuato ad aumentare le entrate. Rimaniamo concentrati sull'aumento della nostra solida gamma di prodotti in tutte le fasi e siamo stati lieti di annunciare dati positivi da uno studio in fase avanzata del farmaco “dupilumab” nella BPCO e di compiere continui progressi con i nostri candidati anticorpali co-stimolatori e bi-specifici in oncologia. A livello contabile nel primo trimestre abbiamo riportato: un utile netto pari a 1,168 mld $ rispetto a 1,318 mld $ dello stesso trimestre di un anno fa (- 11%); costi per ricerca e sviluppo (R&S) pari a 960 mln $ rispetto a 751 mln $ dello stesso trimestre di un anno fa (+ 28%); le spese di vendita, generali e amministrative sono aumentate a 515 mln $ rispetto ai 389 mln $ dello stesso trimestre di un anno fa (+ 32%). Nel gennaio 2023, il CdA della società ha autorizzato un nuovo programma di riacquisto di azioni fino a ulteriori 3,0 mld $ di azioni ordinarie. Durante il primo trimestre del 2023, la società ha riacquistato azioni ordinarie e ha registrato il costo delle azioni, pari a 694 mln $, come azioni proprie. Al 31 marzo 2023, un aggregato di 3,051 mld $ rimaneva disponibile nell'ambito dei programmi di riacquisto di azioni della Società".

ROSS STORES – INV%. La società che gestisce due catene di negozi di abbigliamento ed accessori per la casa a prezzi scontati negli Stati Uniti, ha riportato utili nel primo trimestre 2023 pari a 1,09 $/az. su un fatturato di 4,49 mld $. La stima degli analisti per gli utili era di 1,06 $/az. su un fatturato pari a 4,05 mld $. I ricavi sono aumentati del 3,7% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel secondo trimestre 2023 tra 1,07 e 1,14 $/az. L'attuale stima degli analisti per gli utili è pari a 1,25 $/az. Infine la società ha detto di aspettarsi utili per l’intero anno 2023 tra 4,77 e 4,99 $/az. L'attuale stima degli analisti per il 2023 per gli utili è pari a 4,95 $/az.

Barbara Rentler, A.D. della società, ha commentato: "Nonostante le continue pressioni inflazionistiche che hanno avuto un impatto sui nostri clienti con redditi da bassi a moderati, le vendite del primo trimestre sono state relativamente in linea con le nostre aspettative. Il margine operativo per il periodo è stato del 10,1%, in calo rispetto al 10,8% del 2022, riflettendo principalmente una retribuzione incentivante più elevata rispetto allo scorso anno, quando abbiamo sottoperformato le nostre aspettative. Durante il primo trimestre dell'anno fiscale 2023, abbiamo riacquistato 2,2 mln $ di azioni ordinarie per un prezzo complessivo di 234 mln $. Come previsto, restiamo sulla buona strada per riacquistare un totale di 950 mln $ di azioni ordinarie durante l'anno fiscale 2023. Guardando al futuro, per le 13 settimane che terminano il 29 luglio 2023, prevediamo che le vendite nei negozi saranno relativamente piatte. Gli utili per azione per il secondo trimestre di quest'anno dovrebbero essere compresi tra 1,07 e 1,14 $/az. rispetto a 1,11 $/az. dello stesso periodo dell'anno scorso. Rimane un alto livello di incertezza negli ambienti macroeconomici e geopolitici odierni. Inoltre, le prolungate pressioni inflazionistiche continuano ad avere un impatto negativo sulla spesa discrezionale dei nostri clienti con reddito da basso a moderato. Pertanto, rimaniamo concentrati sulla fornitura di valori più convincenti possibili per massimizzare le nostre opportunità di crescita. Concludo dicendo che sulla base dei risultati del primo trimestre e delle indicazioni per il secondo trimestre, le vendite nei negozi per le 52 settimane che terminano il 27 gennaio 2024 dovrebbero essere ancora relativamente piatte. Ora prevediamo un utile per azione per l’anno fiscale 2023 che terminerà il 3 febbraio 2024 tra 4,77 e 4,99 $/az. rispetto ai 4,38 $/az. dell’anno terminato il 28 gennaio 2023”.

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