NASDAQ100 WEEKLY - Fase di consolidamento sugli indici azionari USA in attesa di nuovi impulsi rialzisti ?


QUESTO REPORT ED IL PROSSIMO ESCONO IN FORMATO RIDOTTO.

FASE DI CONSOLIDAMENTO PER I LISTINI AZIONARI USA DOPO IL RALLY DELLE SCORSE SETTIMANE. NUOVI RIALZI ALL’ORIZZONTE ??

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Fase di lateralizzazione dopo il massimo relativo del 4 aprile scorso che, comunque, non è riuscito a chiudere il gap down aperto il giorno 22 agosto. Notiamo l’ottima tenuta dell’area 12800 che funge da supporto mentre i prezzi hanno scaricato l’ipercomprato, in attesa di un’altra fase rialzista che, quanto meno, vada a testare i max relativi del 16 agosto 2022 a 13720 con obiettivo in prima battuta dell’area 13900 ed in seconda battuta dell’area 14500. Per il momento il conteggio delle onde rimane così come lo vedete in attesa che possa essere modificato con il superamento del precedente max di onda 4. Ce lo auguriamo vivamente. La settimana si è chiusa a 13079.52 con un guadagno del + 0,13% che porta ad un profit da inizio anno del + 19,56%.

Prosegue lentamente il rialzo dell’indice S&P500 che tenta di andare a testare il max relativo del 2 febbraio scorso in area 4200 contrassegnato come onda c. Graficamente potete notare che i prezzi dovrebbero trovare resistenza oltre alla già citata area, anche a 4240 ed infine a 4325 (max di onda 4) vero obiettivo per poter poi modificare il conteggio in caso di superamento di detto massimo. Ma, come detto, c’è tempo. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4137.63 con un guadagno del + 0,79% che porta ad un guadagno da inizio anno del + 7,77%.

Per quanto riguarda l’indice delle blue-chip DOW JONES, dopo una breve fase di consolidamento in area 33500, i prezzi hanno approcciato l’area 34000 lasciata a metà febbraio scorso. Il prossimo obiettivo rimane sempre quello del superamento del livello di 34712, max di onda A. Il livello di RSI a 63 indica che il primo obiettivo è possibile prima di una pausa. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33886.48 con un guadagno del + 1,20% e che porta a segnare un guadagno da inizio anno del + 2,23%.

ORO INDEX 

Ad inizio settimana il prezzo dell'Oro ha beneficiato dei dati sui prezzi al consumo (CPI) di mercoledì scorso, inferiori alle attese sia quelli headline che quelli “core”, con il Dollar Index sempre sui minimi di periodo e i rendimenti dei Treasury risalire un po' dai minimi, portandosi a quota 2063 $/oz. Ma nella giornata di venerdì scorso, nonostante le conferme delle vendite al dettaglio e dei prezzi alla produzione in netto calo, le dichiarazioni del governatore della FED, Christopher Waller, ha chiesto ulteriori aumenti dei tassi e ha affermato che il lavoro non è stato ancora portato a termine poiché l'inflazione rimane troppo alta. Ovviamente i mercati hanno reagito rapidamente e i prezzi dell’Oro sono scivolati fino ad un minimo di 2006, per poi chiudere la settimana a 2015.80 $/oz. in quanto, ora, stanno scontando una maggiore possibilità di un altro aumento di 25 punti base (pb) alla prossima riunione politica del Federal Open Market Committee (FOMC) a maggio.  

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, finalmente dopo i dati del CPI, i prezzi del Platino hanno superato di forza la soglia psicologica dei 1000 $/oz. con un max a 1071 ed una chiusura settimanale a 1060 $/oz. Ora ci aspettiamo un attacco al precedente max di gennaio scorso a 1117 con obiettivo 1150 $ oz.

Discorso sempre diverso per le quotazioni dell’Argento che continuano la loro forte fase rialzista raggiungendo l’area dei 26,0 $/oz. fermata solo dalle dichiarazioni del governatore della FED, Waller, venerdì scorso che ha visto i prezzi chiudere la settimana in area 25,50 $/oz., comunque in zona di ipercomprato. Il primo obiettivo rimane sempre quello di andare all’attacco dei massimi di marzo 2022 in area 27,5 $/oz.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 2015.80 $/oz., in perdita del - 0,52% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 10,38%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 2011.92 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2023:

POLITICA USA

Manca ancora l’annuncio formale, ma è ormai chiaro che l’attuale Presidente Joe Biden si ricandiderà per le elezioni presidenziali del 2024. Lunedì scorso in un’intervista alla NBC Biden ha detto di aver intenzione di correre per le elezioni, aggiungendo “non siamo ancora pronti ad annunciarlo”. Venerdì, al termine del viaggio in Irlanda, Biden è tornato sulla questione dicendo di aver deciso di candidarsi per un secondo mandato e che “relativamente presto” annuncerà la sua campagna per la rielezione. Secondo Reuters, collaboratori stretti ed alleati dell’attuale inquilino della Casa Bianca hanno già iniziato a muovere i passi per organizzare un’infrastruttura per la campagna ed un apparato di raccolta fondi.

Parlando sempre di elezioni, ma guardando al lato del GOP, mercoledì scorso il presidente del comitato nazionale del Partito Repubblicano, Ronna McDaniel, ha fatto sapere che il partito intende tenere in agosto a Milwaukee il suo primo dibattito sulle primarie presidenziali. Sempre mercoledì scorso, il senatore repubblicano Tim Scott ha lanciato un comitato esplorativo presidenziale. In un suo tweet, accompagnato da un video si legge: “Non mi tirerò mai indietro nella difesa dei valori conservatori che rendono l’America eccezionale. Ecco perchè sto annunciando la mia commissione esplorativa per il Presidente degli Stati Uniti. Questa battaglia è personale. Voglio che ogni americano abbia le stesse opportunità che ho avuto io”. C’è anche chi annuncia che non parteciperà alla corsa alla Casa Bianca. È il caso di Mike Pompeo, segretario di stato durante la presidenza di Donald Trump, che venerdì ha detto di aver deciso insieme alla moglie di non candidarsi per motivi personali.

Lasciandosi alle spalle la pagina elettorale, la scorsa settimana l’amministrazione Biden ha presentato quasi 300 milioni di dollari di fondi provenienti dalla legge sulle infrastrutture per nove progetti di ponti in tutto il paese. La Casa Bianca ha dichiarato: “Questi ponti servono 230.000 veicoli combinati al giorno e questi investimenti faranno risparmiare tempo e denaro ai contribuenti riducendo il traffico e apportando miglioramenti attesi da tempo”.

Il vice segretario al Tesoro Wally Adeyemo venerdì scorso ha toccato il tema del tetto del debito statunitense affermando che i ritardi nel suo aumento minacciano la fiducia internazionale nei confronti dell’economia a stelle e strisce. Secondo Adeyemo rimandare un disegno di legge per evitare un default del debito toglierebbe la fiducia che il mondo sta mostrando agli USA e: “rallenterebbe lo slancio che abbiamo avuto”. Secondo Bloomberg lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarhty si sta preparando a presentare questa settimana un piano volto a sospendere il tetto del debito per un anno chiedendo in cambio delle concessioni di spesa. La proposta sarebbe messa ai voti alla Camera alla fine di maggio e sospenderebbe il tetto del debito fino a circa maggio 2024. 

POLITICA DELLA FED

Lunedì scorso il presidente della FED di New York, John Williams, ha spiegato che secondo lui non c’è il ritmo dei rialzi dei tassi dietro i problemi che hanno toccato due banche a marzo, la Silicon Valley Bank e la Signature Bank. Il problema di queste due banche per Williams è qualcosa di natura unica ed improbabile che rifletta tendenze più ampie nel sistema finanziario. Il presidente della FED di New York ha poi ribadito la sua visione in merito all’inflazione, ovvero che scenderà lentamente per toccare il 3,75% quest’anno e probabilmente raggiungerà entro il 2025 l’obiettivo del 2%, mentre per il tasso di disoccupazione vede una crescita graduale nel tempo dall’attuale 3,5% ad un livello tra il 4% e il 4,5%.

La stima mediana di marzo della FED che indica un picco nei tassi di interesse compreso tra il 5,00% e il 5,25% secondo quanto dichiarato martedì scorso da Williams è “un punto di partenza ragionevole”. Williams ha detto che non ha ancora visto molti segnali di inasprimento delle condizioni di credito e ci vorrà del tempo per vedere come si evolverà la situazione, inoltre ha sottolineato che l’inflazione rimane troppo alta. Il presidente della FED di New York ha dichiarato: “Dobbiamo essere guidati dai dati”. “Dirò che una cosa alla quale stiamo prestando attenzione sono le condizioni di credito, ma vediamo anche veramente segni di questa inflazione sottostante che scende?”.

Patrick Harker, presidente della FED di Filadelfia, martedì scorso ha sottolineato come possano essere necessari fino a 18 mesi perché le azioni di politica monetaria abbiano pieno impatto sull’economia, per questo per capire se saranno necessarie ulteriori azioni la FED osserverà con attenzione i dati a disposizione. Il numero uno della FED di Filadelfia ha anche detto che la banca centrale è pienamente impegnata a riportare l’inflazione al target del 2%. In merito al rialzo dei tassi Harker ha detto di essere dell’idea di portare il tasso di riferimento sopra il 5% e poi fermarsi là per un po’. Inoltre Harker ha aggiunto che i recenti dati sull’inflazione mostrano una disinflazione che procede a rilento. Il presidente della FED di Filadelfia ha poi detto che si vedono già “segnali promettenti” che i rialzi dei tassi stanno funzionando, in modo particolare nell’abbassare i prezzi delle case.

Considerato il recente stress bancario, per il presidente della FED di Chicago, Austan Goolsbee, si dovrebbe adottare un approccio monetario caratterizzato da prudenza e pazienza in modo da valutare l’impatto potenziale dello stress finanziario sull’economia reale: “La cosa più importante che ho in mente prima del nostro prossimo meeting a maggio è cercare di capire questa domanda sul credito se è davvero una stretta creditizia”. Goolsbee ha spiegato che l’inflazione non è calata abbastanza anche dopo i rialzi applicati dalla FED e il mercato del lavoro è stato “incredibilmente forte”. Secondo Goolsbee basandosi solo su questi dati si potrebbe ritenere giustificato un inasprimento politico più aggressivo, tuttavia lo stress finanziario innescato dalla situazione bancaria potrebbe avere un impatto sull’economia reale che la FED deve considerare. Sul percorso dei rialzi dei tassi ha detto: “Dovremmo raccogliere ulteriori dati ed essere attenti ad aumentare i tassi troppo aggressivamente fino a quando non vedremo quanto lavoro stanno facendo i venti contrari per noi nell’abbassare l’inflazione”.

Martedì scorso il presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari, ha dichiarato che le azioni di politica monetaria della banca centrale e l’inasprimento delle condizioni di credito dovuto allo stress bancario potrebbero portare ad una flessione economica, che potrebbe anche condurre ad una recessione. Tuttavia Kashkari ha sottolineato l’importanza di abbassare l’inflazione: “se non riuscissimo a farlo, allora le prospettive di lavoro sarebbero veramente difficili”.

Mercoledì scorso sono stati rilasciati i verbali relativi all’incontro del FOMC del 21-22 marzo, dai quali emerge che era stata presa in considerazione da diversi responsabili politici la possibilità di applicare una pausa al rialzo dei tassi di interesse in seguito al fallimento di due banche ed una previsione da parte dello staff della FED secondo cui lo stress del settore bancario avrebbe come possibile conseguenza una “lieve recessione” a partire da fine anno. Alla fine però è stato deciso di applicare un rialzo dei tassi considerando ancora centrale la questione dell’inflazione alta. Nei verbali viene riportato che anche i responsabili politici che avevano dibattuto il tema di una pausa del rialzo dei tassi, alla fine hanno sostenuto l’aumento da 0,25% trovandosi d’accordo con altri policymaker sul fatto che le azioni intraprese dai regolatori finanziari statunitensi e dalla FED hanno contribuito a calmare le condizioni nel settore bancario e a ridurre i rischi a breve termine per l’attività economica e l’inflazione. E a proposito di inflazione, nei verbali viene riportato che i funzionari della FED erano d’accordo sul fatto che i dati recenti avevano fornito pochi segnali circa una diminuzione delle pressioni inflazionistiche ad un ritmo sufficiente per raggiungere il livello del 2%. Inoltre i verbali riportano che alcuni partecipanti hanno segnalato che avrebbero preso in considerazione un rialzo di 50 punti base senza i recenti sviluppi del settore bancario.

Venerdì scorso Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, ha spiegato che non sono stati fatti molti progressi verso il raggiungimento del livello del 2% di inflazione e dovranno essere alzati ancora i tassi di interesse. Waller ha detto: “La politica monetaria necessita di essere inasprita ulteriormente. Quanto ancora dipenderà dai dati in arrivo sull’inflazione, l’economia reale e l’entità dell’inasprimento delle condizioni di credito”. In merito alle misure di emergenza intraprese in risposta allo scossone nel settore bancario, Waller ha detto che finora sembrano essere riuscite a garantire stabilità al sistema bancario. Waller ha dichiarato: “La produzione economica e l’occupazione stanno continuando a crescere ad un ritmo solido mentre l’inflazione resta troppo alta”. Secondo lui gli investitori non dovrebbero aspettarsi di vedere a breve un calo dei tassi.

DATI MACROECONOMICI

L’indice dei prezzi al consumo su base annua a marzo segna un +5,0%, contro un consensus del +5,2% e registrando un rallentamento rispetto al +6,0% di febbraio. Inoltre quella di marzo è la crescita più contenuta da aprile 2021, allo stesso livello di quella registrata a maggio 2021. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi al consumo core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) invece a marzo registra una crescita dello 0,4% su base mensile, come indicato dal consensus e segnando un leggero rallentamento rispetto al +0,5% di febbraio. Su base annua la crescita di marzo è del 5,6%, come indicato dal consensus e appena sopra al +5,5% di febbraio. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

L’indice dei prezzi alla produzione core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) su base mensile a marzo incassa una contrazione dello 0,1%, contro un dato di febbraio del +0,2% (rivisto da +0,0%). Era da aprile 2020 che non veniva registrato un calo.

A livello annualizzato a marzo il dato core registra una crescita del 3,4% (crescita più bassa da marzo 2021), come indicato dal consensus e con un rallentamento rispetto al +4,8% (rivisto da +4,4%) di febbraio. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Labor Statistics.

Nella settimana terminata l’8 aprile il numero di richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state 239 mila, dato superiore al consensus di 232 mila e alle 228 mila richieste della settimana terminata l’1 aprile. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

Il dato sulle vendite al dettaglio su base mensile per il secondo mese consecutivo è accompagnato dal segno ‘meno’. In particolare, le vendite al dettaglio a marzo su base mensile incassano un -1,0%, calo più marcato del -0,4% indicato dal consensus e superiore anche al -0,2% di febbraio (rivisto da -0,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Le vendite al dettaglio Control Group dopo due mesi al rialzo a marzo incassano un calo segnando un -0,3%. A febbraio era stata registrata una crescita dello 0,5%. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare dell’indice di fiducia dei consumatori rilasciato dall’Università del Michigan ad aprile si attesta a quota 63,5 punti, in crescita rispetto ai 62,0 punti di marzo e sopra al consensus fissato a 62,0 punti.

PORTAFOGLI AZIONARI

Sempre con la dovuta umiltà e considerazione che la fase rialzista possa terminare o (nel peggiore dei casi) invertire, prendiamo atto con soddisfazione che i titoli dei nostri Portafogli continuano a raggiungere i propri target o, quanto meno, si avvicinano ad essi. Nelle due settimane precedenti, visto che su quella di Pasqua non siamo andati in onda, il Portafoglio Storico ha portato a casa ben cinque bei tozzetti di pane con le due diverse strategie. Iniziamo con l’onnipresente “Nasdaq Weekly” con la quale siamo andati a target sul titolo INTUITIVE SURGICAL che ci regala un + 7,13%, poi sul titolo ASTRAZENECA che ci rende omaggio di un + 8,47% grazie ad un’apertura in gap up ed infine con GILEAD SCIENCES con l’ennesimo + 7,00%. Passiamo poi a quella sulle “Azioni Internazionali” con target raggiunto sul titolo francese LA FRANCAISE DES JEUX con un + 6,00% ed infine con il titolo SODEXO con il quale portiamo a casa un + 6,89%.

Per quanto riguarda questa settimana, ovviamente visto il trend positivo sui mercati, non sono presenti nuovi segnali di acquisto.

Anche nel Portafoglio “The Challenge” siamo riusciti ad andare a target (e che target !!) sul titolo CAMPARI con uno splendido + 27,17% (in 13 mesi !!). Il titolo ASML ci ha illusi portandosi a pochi punti dal target per poi ripiegare e perdere nuovamente i 600 € di quotazione (peccato !). Per pochi tick non abbiamo raggiunto il target sull’ETC sul PHYSICAL SILVER venerdì scorso, ma il trend è positivo. Sul titolo TUI, venduti i diritti rimaniamo in stand-by per un eventuale acquisto di un secondo lotto dopo la chiusura dell’AdC (prezzi permettendo). Per quanto riguarda i nuovi acquisti, abbiamo volutamente eliminato VOLKSWAGEN per troppa distanza dai nostri prezzi e rimaniamo sempre in attesa di essere eseguiti su REPLY. Seguite sempre gli aggiornamenti pubblicati nei relativi Portafogli alla sez. “nuovi ordini”.  

Alla prossima.

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SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (17/04/2023)

Non sono presenti segnali operativi in questa settimana.