NASDAQ100 WEEKLY - Continua il volo dell'indice azionario tech, fermo l'S&P500, male il Dow Jones !


IL REPORT ESCE IN FORMATO RIDOTTO, IN CONCOMITANZA CON LA TAPPA DI TORINO DEL TOUR LOMBARDREPORT.

OGGI BORSE USA CHIUSE PER LE FESTIVITA’ DEL MEMORIAL DAY !

CONTINUA IL SUPER OTTIMISMO SULL’INDICE AZIONARIO TECH, MENTRE RIMANGONO INDIETRO L’INDICE S&P500 E ADDIRITTURA IN NEGATIVO IL DOW JONES.

Analisi grafica dell’indice di riferimento delle nostre operazioni, il NASDAQ100. Altra settimana ultra positiva, quella appena trascorsa, per l’indice tech grazie alla forza trainante di Nvidia che nella giornata di giovedì scorso è riuscita a guadagnare il + 29% regalando, da sola, più del 2% di ascesa al listino. A completare il quadro aggiungiamo sempre la “bolla” del settore AI (Artificial Intelligence) e la favorevole conclusione per il debt ceiling, con la gran parte degli analisti che sono ampiamente ottimisti sul fatto che l’accordo per aumentare il tetto del debito degli Stati Uniti passerà con un Congresso diviso. Quando si parla di “bolla” ovviamente tutti capiscono che nel passato queste fasi di euforia hanno avuto tutte lo stesso esito, ma anche durata e estensione difficilmente prevedibili, come suggeriscono altre bolle "di settore" come la cannabis, i business covid (videoconference, gaming, social), le criptocurrencies e soprattutto le aziende ad esse connesse, le meme stocks, il settore cyber security, e il settore delle energie alternative. Fate conto che in sette mesi nel 2022, dal max di marzo al minimo di ottobre, l’indice aveva perso il 31,61% mentre in soli otto mesi dal minimo di ottobre 2022 al max di venerdì scorso l’indice ha riguadagnato il 37,25% e se è vero che le discese, a parità di ampiezza del range dei prezzi, sono sempre più repentine delle salite, siamo presenti ad una anomalia statistica. Pertanto cavalchiamo l’onda ma okkio alle penne, una sana rotazione settoriale dell’indice non è in atto, come si può evincere dalle piccole negatività che troviamo sui nostri titoli presenti nel Portafoglio Storico con la strategia del Nasdaq Weekly, pertanto livello di STOP sempre presente nella piattaforma.

Ma passiamo ai numeri. Con questo stato di euforia l’indice tech, dopo un breve pullback, ha fatto registrare un nuovo massimo relativo a 14329.49 ad un passo dall’obiettivo rialzista serio, pubblicato lunedì scorso, che si pone in area 14500 con chiusura del gap aperto l’11 aprile 2022 a conferma che il nuovo conteggio delle onde di un ciclo al rialzo dovrebbe essere esatto, con onda (1) e (2) fatte, ed ora ci troviamo in onda 3 di (3) con prossimo obiettivo l’area 14750/14800 e conseguente chiusura del gap aperto il 5 aprile 2022. Detto ciò, massimo attenzione al livello di RSI che segnala forte ipercomprato a 74, quindi da questi livelli mi aspetterei quantomeno un consolidamento se non un ulteriore pullback per scaricare un po' gli oscillatori. La settimana si è chiusa a 14298.41 con un guadagno del + 3,59% che porta ad un profit da inizio anno del + 30,70%.

Anche l’indice S&P500 si giova, in percentuale minore rispetto all’indice Nasdaq100, del forte rialzo di Nvidia ma tutto termina qui, nel senso che i titoli al suo interno non hanno la forza necessaria per superare il precedente massimo relativo degli inizi di febbraio scorso in area 4200, livello che da mesi continuiamo a definire “invalicabile”. Oggi il future sembra che voglia tentare questa impresa, ma sempre di future si tratta e noi vogliamo vedere l’index, quindi il cash, rompere tale resistenza e consolidare sopra di essa per poter andare, finalmente, all’attacco del max relativo di onda 4 a 4325 con conseguente chiusura del gap lasciato aperto ad agosto 2022. Il livello di RSI sempre a ridosso dei 60, livello che non riesce a superare da oltre un mese. Di solito si dice che se un mercato non sale, vuol dire che scende ma, al momento, sembra che l’area 4100 stia facendo il proprio dovere di supporto. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 4205.44 con un guadagno del + 0,32% che porta ad un guadagno da inizio anno del + 9,53%.

Infine l’indice delle blue-chip DOW JONES, continua ad essere quello più penalizzato dagli investitori. Tra alti e bassi la congestione dura oramai da dicembre dello scorso anno con segnali più tendenti al ribasso. Nel corso della settimana scorsa, i prezzi hanno rotto all’ingiù il forte supporto in area 33000, la M.M. semplice a 200 periodi (linea bianca), per andare a sfiorare l’area 32500 dalla quale ha poi rimbalzato venerdì scorso in scia alla positività degli altri due indici maggiori. In ogni caso nel computo settimanale riporta una perdita di un punto percentuale ed è passato in negativo anche nella performance da inizio anno. L’RSI a 45 da 38 continua ad indicare debolezza. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 33093.35 con una perdita del – 1,00% e che porta a segnare un guadagno da inizio anno del -0,16%.

ORO INDEX 

Continua il ribasso ! Il prezzo dell’ORO dopo aver abbandonato l’area psicologica dei 2000 $/oz. due settimane fa, è andato in seguito a testare l’area di supporto a 1950 $/oz. dalla quale è rimbalzata per qualche giorno per poi rompere all’ingiù anche tale supporto. I buoni dati macro usciti nel corso della scorsa settimana con gli ordini di beni durevoli “core”, le spese personali ed il PCE deflator (headline e core) più forti delle attese degli analisti, potrebbero esercitare una certa pressione sui membri della FED per ulteriori aumenti dei tassi d’interesse, situazione che il mercato sta già scontando con un aumento al 65% di probabilità per la riunione di giugno ed al 100% per il FOMC di luglio, un bel cambiamento rispetto all'immediato post fallimento di Silicon Valley Bank. Questa situazione nell’immediato, ha prodotto il recupero della divisa statunitense ed il rialzo dei rendimenti dei Treasury, ovviamente a danno del valore dell’ORO. Di contro non si può negare il fatto che con l’accordo governativo sull’aumento del debito statale, l'economia degli Stati Uniti attirerà un declassamento della sua credibilità a lungo termine da parte delle agenzie di rating del credito poiché un debito più elevato aumenta le possibilità di default di una nazione. Ma questa rappresenta una ipotesi molto remota, comunque poco attinente al futuro prossimo. In questa settimana i dati sull'occupazione negli Stati Uniti terranno occupati gli investitori in quanto forniranno una base per la riunione di politica monetaria di giugno. Vedremo quali saranno le reazioni. A livello di prezzi troviamo un supporto in area 1915/1920 $/oz., viceversa riprendere subito l’area superiore ai 1960 $/oz.

Passando agli altri due metalli preziosi che seguiamo nel nostro Portafoglio, dopo il doppio massimo relativo in area 1150 $/oz. di aprile e maggio, i prezzi del Platino sono ritornati a scendere rompendo all’ingiù anche il forte supporto in area 1050 $/oz. Ricordiamo che in area 1000 $/oz. passa la M.M. exp a 200 periodi che dovrebbe frenare la caduta. Al rialzo sarebbe molto importante recuperare subito l’area dei 1050 $/oz.

Stesso discorso per le quotazioni dell’Argento che dopo lo scrollone dell’11 maggio hanno visto discese continue ma con range giornalieri molto contenuti, sta di fatto che i valori sono scesi fino in area 23 $/oz. in coincidenza con la M.M. exp a 200 periodi, dalla quale ha poi rimbalzato nella giornata di venerdì scorso, chiudendo la settimana a 23,36 $/oz. Un rimbalzo è atteso in virtù del fatto che la commodity ha sfiorato la zona di ipervenduto. Vedremo.

La settimana dell’Oro è si è chiusa a 1944.30 $/oz., in perdita del – 1,88% rispetto alla scorsa settimana e che porta ad un guadagno da inizio anno del + 6,47%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1947.90 $/oz. Di seguito il grafico weekly dell’ORO FUTURES GIUGNO 2023:

GUERRA RUSSIA - UCRAINA (EUROPA)

Venerdì scorso il senatore repubblicano Lindsey Graham ha incontrato il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev. “Non ci può essere marcia indietro nell’aiutare l’Ucraina perché se falliamo qui, se ne va anche Taiwan”, ha detto il parlamentare statunitense riferendosi ad una questione aperta come quella taiwanese, che vede Pechino considerare la Repubblica di CINA come parte del proprio territorio. Con il sostegno a Kiev, Graham vuole che a Pechino arrivi il messaggio che invadere un paese vicino non è così semplice come sembra. Il senatore statunitense ha detto: “Il modo migliore per proteggere Taiwan e l’ordine mondiale è che Putin perda”.

Graham ha poi chiesto all’amministrazione Biden un maggiore impegno nella fornitura di armi a Kiev: “Ci sono armi che contano e siamo stati troppo lenti nel fornire armi che contano all’esercito ucraino”. “Il mio messaggio all’amministrazione Biden è, “apprezzo ciò che avete fatto. Dovete fare di più’”.

Li Hui, inviato speciale del governo cinese per gli Affari eurasiatici, ha avuto colloqui con il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov ed i vice ministri degli esteri Andrey Rudenkon e Mikhail Galuzin. Secondo quanto riportato dal ministero degli esteri cinese, le parti hanno parlato delle relazioni Cina-Russia e si sono scambiate opinioni su una soluzione politica per la guerra in Ucraina, inoltre hanno concordato che la recente visita in Russia del Presidente cinese Xi Jinping ha ulteriormente approfondito la fiducia politica reciproca. La tappa russa di Li si inserisce in un viaggio che ha interessato più paesi e che Pechino afferma fosse finalizzato a discutere una “soluzione politica” per la crisi ucraina. Secondo quanto riportato dal ministero degli esteri, Li ha detto che la CINA rafforzerà scambi e dialoghi con tutte le parti.

POLITICA USA

Nel fine settimana il Presidente Joe Biden ed il repubblicano speaker della Camera, Kevin McCarthy, hanno raggiunto un accordo per la sospensione del tetto del debito del governo da 31,4 trilioni di dollari. Sulla questione però non è ancora stata scritta la parola ‘fine’, infatti, ora tale accordo sarà sottoposto al Congresso, dunque dovrà essere approvato da Camera e Senato per evitare il default. E a questo proposito, venerdì scorso la segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha comunicato che la data entro la quale il tetto del debito dovrà essere stato aumentato o sospeso per evitare il default è quella del 5 giugno.

McCarthy ha commentato la svolta in un tweet: “Ho appena finito di parlare al telefono con il Presidente poco fa. Dopo che ha sprecato tempo e rifiutato di negoziare per mesi, siamo arrivati ad un accordo di principio che è degno del popolo americano”. Il Presidente Biden in merito all’accordo sull’accordo sul bilancio ha detto: “È un importante passo in avanti che riduce la spesa, proteggendo al contempo programmi fondamentali per i lavoratori e facendo crescere l’economia per tutti. E l’accordo protegge le priorità e i risultati legislativi miei e dei democratici del Congresso”. Biden ha anche rimarcato che l’accordo è stato raggiunto tramite un compromesso ed ha sottolineato la sua importanza per gli americani: “perché evita quello che avrebbe potuto essere un default catastrofico e avrebbe portato ad una recessione economica, conti pensionistici devastati e milioni di posti di lavoro persi”. Il Presidente ha poi esortato il Congresso ad approvare l’accordo al più presto.

L’accordo prevede una sospensione del tetto del debito fino a gennaio 2025; previsti al contempo limiti alla spesa per i bilanci 2024 e 2025, il recupero di fondi Covid inutilizzati, l’accelerazione del processo di autorizzazione per progetti energetici e l’introduzione di ulteriori requisiti lavorativi per accedere a programmi di sostegno destinati a persone in difficoltà economica. Commentando l’accordo, McCarthy ha detto che ha “riduzioni storiche nella spesa”, riforme che faranno uscire le persone dalla povertà ed entrare nella forza lavoro e non contiene nuove tasse.

Sia il Presidente Joe Biden che lo speaker McCarthy ieri, domenica, hanno espresso fiducia in merito all’approvazione dell’accordo da parte del Congresso. McCarthy ha detto che “oltre il 95%” dei repubblicani della Camera è “estremamente entusiasta” dell’accordo. Lo speaker repubblicano ha detto: “Questo è un buon disegno di legge forte per il quale voterà la maggioranza dei repubblicani”.

Anche il leader della minoranza alla Camera, il democratico Hakeem Jeffries ha detto di aspettarsi il sostegno dem all’accordo, tuttavia in un’intervista alla CBS non ha voluto fare una stima di quanti saranno i sostenitori tra i suoi colleghi di partito.

Ieri, domenica, il repubblicano della Camera, Chip Roy, ha fatto sapere che ha intenzione di provare a fermare il passaggio dell’accordo sul tetto del debito alla Camera; il parlamentare repubblicano si è lamentato del fatto che l’accordo non andrebbe ad interessare un’espansione dell’Internal Revenue Service (agenzia governativa che si occupa della riscossione dei tributi) istituita quando i dem contavano sulla maggioranza sia alla Camera che al Senato. McCarthy ha invitato i parlamentari a leggere il disegno di legge una volta pubblicato prima di prendere posizione.

POLITICA DELLA FED

L’importanza dei dati. Lunedì scorso il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha sottolineato come la banca centrale statunitense potrà essere “estremamente dipendenti dai dati”, motivo per il quale ha spiegato che c’è ancora molto tempo per raccogliere informazioni prima che sia presa una decisione sul da farsi al meeting del FOMC del 13-14 giugno o per il resto dell’anno. Daly ha anche osservato che condizioni di credito più restrittive, che in parte sarebbero previste ed in parte legate alle vicende che hanno alcune banche a marzo, equivalgono forse ad uno o due rialzi dei tassi. La numero uno della FED di San Francisco ha poi detto che le decisioni prese, riunione per riunione, al momento diventano il percorso più prudente per i banchieri centrali. Inoltre ha osservato che sarebbe una “anomalia storica” per la FED portare l’inflazione all’obiettivo del 2% e mantenere il tasso di disoccupazione sotto il 4%; secondo Daly sarebbe “assolutamente ragionevole” vedere il tasso di disoccupazione arrivare al 4,5%.

Il presidente della FED di St. Louis, James Bullard (noto falco), ha spiegato che il livello di inflazione è ancora troppo alto e rappresenta una ragione per sostenere ulteriori rialzi dei tassi. In particolare, Bullard ha detto che prevede quest’anno altri due rialzi. Inoltre ha parlato di un mercato del lavoro che sta rallentando, “ma questo non significa che ci sarà una recessione”.

Martedì Lorie Logan, presidente della FED di Dallas, ha detto che l’improvviso fallimento della Silicon Valley Bank ha mostrato come la rapida diffusione di informazioni e la velocità delle transazioni finanziarie evidenzino l’importanza di una gestione efficace da parte delle banche dai rischi di liquidità. Logan ha anche detto che tutte le banche dovrebbero essere pronte a contrarre prestiti con la FED ed ha aggiunto che la garanzia di liquidità della banca centrale dovrebbe essere disponibile ogni volta che le banche ne hanno bisogno.

Il presidente della FED di Atlanta, Raphael Bostic, ha sottolineato che le misure di politica monetaria adottate dalla banca centrale stanno appena iniziando a manifestarsi nell’economia. Bostic ha detto che non è chiaro quanto ci vorrà perché tassi più alti rallentino l’economia ed ha sottolineato che la stretta creditizia che ha fatto seguito ai fallimenti bancari non ha portato ad una “stretta creditizia critica”. Inoltre il numero uno della FED di Atlanta si è espresso a favore di un approccio politico basato sui dati: “Non bloccatevi in nulla; lasciate che arrivino i dati e poi esprimete un giudizio dopo questo”.

Lunedì Neel Kashkari, presidente della FED di Minneapolis, ha spiegato come in vista del meeting di giugno al momento per lui ci sia un “testa a testa” tra l’opzione di applicare un altro rialzo dei tassi o non farlo, tuttavia nel caso si proceda con la seconda opzione “per me è importante non segnalare che abbiamo finito”. Kashkari ha poi detto che nel suo distretto vede ancora poche prove circa un impatto dimostrabile sulla disponibilità di credito da parte delle vicende che hanno interessato il sistema bancario ed in un testo pubblicato lunedì scorso ha ribadito la richiesta ai regolatori di imporre requisiti patrimoniali più rigorosi per le banche statunitensi. In merito alle previsioni sul ciclo di rialzi dei tassi, Kashkari non ha escluso la possibilità di dover spingere il tasso di riferimento oltre il 6% nel caso in cui l’inflazione non dovesse dare segnali di una sua discesa verso il 2%.

Christopher Waller, membro del consiglio direttivo della FED, mercoledì ha detto di non essere favorevole a fermare i rialzi dei tassi a meno che non ci siano prove chiare del fatto che l’inflazione stia scendendo verso il 2%, mentre in merito al meeting di giugno ha spiegato che la decisione presa dipenderà dai dati delle prossime settimane. In particolare, secondo Waller saranno importanti i dati sull’inflazione, sul mercato del lavoro e sui salari, così come fornirà indicazioni anche l’evoluzione delle condizioni di credito in seguito alle vicende che hanno interessato il sistema bancario. Waller ha aggiunto che anche se è giustificato un mancato rialzo dei tassi alla riunione di giugno: “una gestione del rischio prudente suggerirebbe di saltare un rialzo al meeting di giugno, ma propendere per un rialzo a luglio sulla base dei dati sull’inflazione in arrivo”. Entro luglio le condizioni di credito saranno più chiare e se le condizioni bancarie non si saranno troppo inasprite, secondo Waller applicare un rialzo a luglio potrebbe essere la politica appropriata.

La scorsa settimana sono stati anche pubblicati i verbali del meeting di maggio del FOMC. Nel documento viene riportato che “diversi partecipanti” hanno osservato che in caso di un’evoluzione dell’economia secondo le loro prospettive, potrebbe non essere necessario un ulteriore consolidamento della politica dopo quello del meeting di maggio. Alcuni decisori politici hanno notato prove del fatto che le misure di inasprimento dello scorso anno stanno iniziando ad avere effetto, mentre “quasi tutti i partecipanti” vedono rischi per la crescita economica legati ad un inasprimento del credito bancario. “Quasi tutti” vedono anche rischio al rialzo per l’inflazione e “molti partecipanti si sono concentrati sulla necessità di conservare l’opzionalità”, in merito alla possibilità di mantenere i tassi stabili o alzarli.

Giovedì il presidente della FED di Boston, Susan Collins, ha sottolineato che, sebbene l’inflazione sia ancora troppo alta, ci sono alcuni “segnali promettenti” di moderazione. Secondo Collins il raffreddamento delle pressioni sui prezzi sta a significare che si potrebbe essere al punto in cui si può mettere in pausa il rialzo dei tassi o essere vicini a tale punto. Collins sostiene che ritardare un rialzo dei tassi darà l’opportunità di valutare in modo più completo l’impatto delle misure finora intraprese e l’inasprimento delle condizioni di credito sull’attività economica. Collins inoltre ha detto: “Credo anche che sia importante prendere ogni decisione politica basandosi su una valutazione olistica delle informazioni disponibili al momento, e la prossima riunione politica sarà a metà giugno”. La numero uno della FED di Boston ha spiegato che la sua prospettiva di base per l’economia presuppone un abbassamento dell’inflazione fino all’obiettivo della banca centrale, obiettivo che pensa si possa raggiungere senza una flessione significativa; anche se ha detto che è possibile che ci sarà una crescita della disoccupazione.

Loretta Mester, presidente della FED di Cleveland, venerdì scorso non si è espressa su quello che potrebbe essere l’esito del prossimo meeting, ma ha anche detto che dati pubblicati proprio nello scorso venerdì (Mester è stata intervistata da CNBC dopo la pubblicazione dell’indice dei prezzi della spesa per consumi personali) sottolineano che probabilmente c’è ancora lavoro da fare per portare l’inflazione al 2%. Mester ha anche evidenziato che devono essere presi in considerazione altri dati prima della riunione di giugno. Il numero uno della FED di Cleveland ha detto che quando si terrà la riunione “tutto è sul tavolo”.

DATI MACROECONOMICI

Le vendite di nuove case a livello mensile ad aprile crescono del 4,1% passando dalle 656 mila unità di marzo (riviste da 683 mila) alle 683 mila unità di aprile. Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Il dato preliminare di maggio del PMI S&P Global manifatturiero rilasciato da Markit Economics si attesta a quota 48,5 punti segnando un calo rispetto ai 50,2 punti di aprile ed attestandosi sotto al consensus di 50,0.

Per quanto riguarda il settore dei servizi, invece, il dato preliminare di maggio del PMI S&P Global è pari a 55,1 punti (dato più alto da aprile 2022), quindi in rialzo rispetto ai 53,6 punti di aprile e ben oltre al consensus di 52,6 punti.

Il secondo dato preliminare del primo trimestre 2023 del PIL segna un +1,3%, appena oltre il precedente dato preliminare del +1,1%, ma ancora sotto al +2,6% registrato nell’ultimo trimestre 2022. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Registra un +4,2% invece il secondo dato preliminare del primo trimestre 2023 relativo all’indice dei prezzi PIL, appena sopra al precedente dato preliminare relativo al primo trimestre del +4,0% ed al +3,9% del quarto trimestre 2022. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 20 maggio sono state 229 mila, in crescita rispetto alle 225 mila della settimana precedente (riviste da 242 mila), ma ampiamente sotto al consensus di 245 mila. Il dato è rilasciato dall’U.S. Department of Labor.

A livello mensile, ad aprile il dato sulle vendite immobiliari in corso (che misura il cambiamento nel numero di case con contratto di vendita, ma in attesa della transazione di chiusura, escludendo le nuove costruzioni) non subisce variazioni registrando un +0,0% dopo il -5,2% di marzo. Il dato è rilasciato dalla National Association of Realtors.

Il Chicago Fed National Activity Index, indice mensile rilasciato dalla Federal Reserve Bank di Chicago che stima l’attività economica generale e le pressioni inflazionistiche correlate, ad aprile si attesta a quota 0,07 punti, dopo che a marzo aveva registrato un -0,37 punti (rivisto da -0,19 punti).

L’indice di prezzo delle spese per consumi personali core (che esclude il settore del cibo e dell’energia) su base mensile ad aprile segna un +0,4%, praticamente in linea con il consensus del +0,3%. A marzo era stato registrato un +0,3%.

Su base annua, la crescita di aprile è del 4,7%, a fronte di un consensus del +4,6% ed un +4,6% registrato a marzo. I dati sono rilasciati dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Il reddito personale a livello mensile ad aprile cresce dello 0,4%, come previsto dal consensus ed appena oltre il +0,3% di marzo. Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

La spesa personale, invece, su base mensile ad aprile segna un +0,8%, realizzando una crescita superiore al consensus del +0,4% ed anche al +0,1% registrato a marzo (rivisto da +0,0%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Bureau of Economic Analysis.

Gli ordini di beni durevoli su base mensile ad aprile crescono dell’1,1%, contro un consensus che indicava una contrazione dell’1,0% ed una rilevazione di marzo del +3,3% (rivista da +3,2%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

Gli ordini di beni strumentali non attinenti alla difesa esclusi gli aerei, a livello mensile ad aprile segnano un +1,4% dopo il -0,6% di marzo (rivisto da -0,4%). Il dato è rilasciato dall’U.S. Census Bureau.

L’indice di fiducia dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan a maggio si attesta a quota 59,2 punti, quindi segnando un rialzo rispetto ai 57,7 punti del dato preliminare, ma restando sotto ai 63,5 punti di aprile. Il dato di maggio è il più basso da novembre 2022.

PORTAFOGLI AZIONARI

Continua alla grande l’ascesa dell’indice tecnologico e, ovviamente, continuano le buone soddisfazioni per i nostri abbonati dal nostro Portafoglio Storico nel quale, anche nella settimana appena trascorsa, abbiamo raggiunto altri due target con la consueta strategia del “Nasdaq Weekly” e precisamente sui titoli MODERNA con un + 7,00% e TEXAS INSTRUMENTS con un + 7,01%. Mentre dobbiamo registrare il primo STOP vero, consistente, da inizio anno 2023 con la strategia “Azioni Internazionali” dovuto al titolo statunitense, AMGEN, che ha riportato una perdita del –18%. Beh, non può andare sempre bene ed alla fin fine il danno sulle tre operazioni è stato veramente contenuto e non sposta di una virgola la nostra equity line del portafoglio. Anche questa settimana proponiamo 5 nuovi acquisti, dei quali alcuni sotto i minimi della scorsa settimana, diversificando tra tre diversi mercati europei e due USA.

Se nelle scorse settimane il Portafoglio “The Challenge” è rimasto un po' fermo, in quella appena trascorsa abbiamo effettuato ben 3 operazioni, due a target ed una in acquisto. Partendo da quest’ultima, finalmente siamo riusciti ad acquistare il titolo italiano REPLY, a lungo seguita, ma non inseguita, fino a raggiungere il nostro livello di BUY. Ovviamente dopo tanto penare, attendiamo la “dovuta” ricompensa. Passiamo ora alle operazioni in target. Lunedì scorso di ASML ne parlavo sottovoce visto che già una volta arrivata a pochi tick dal nostro target aveva fatto un bel dietro-front durato qualche mese, questa volta è volata in tutti i sensi, cioè appena siamo riusciti a vendere a 658,7 € il titolo è schizzato a 688 €. L’importante per noi è aver portato a casa un ottimo 24,94% nel giro di poco più di un anno.

Dato che, in questo periodo, il settore dei semiconduttori è in fermento siamo andati a target anche sul relativo ETF, il VANECK SEMICONDUCTOR che, anch’esso, ci aveva fatto tribolare nel raggiungere il nostro target tanto da averlo dovuto abbassare di un 4%. Ovviamente cosa fa ? Nel giro di due sedute raggiunge il nostro livello di target attuale ed anche quello precedentemente immesso. Poco male, portiamo a casa un altro 19,43% nel giro di un anno e auguriamoci di sfoltire in gain (LAM RESEARCH, AMD, FOOD&BEVERAGE ?) o a pareggio, altri titoli. Seguite sempre gli aggiornamenti pubblicati nei relativi Portafogli alla sez. “nuovi ordini”.  

Alla prossima.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 USCITI NELLA SCORSA SETTIMANA. COMPLETEREMO IL QUADRO NELLE PROSSIME SETTIMANE.

================================================================================================

SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>
CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (29/05/2023)

* STARBUCKS - US8552441094 - BUY LIMIT a 98,10 $ - 

* T-MOBILE - US8725901040 - BUY LIMIT a 134,50 $ -