Dollaro debole poco sotto i minimi di periodo


DOLLAR INDEX (PC: 89,78): il "Dollar Index" è un indicatore creato dalla Fed nel 1973 ed esprime attualmente la dinamica del dollaro USA nei confronti di un paniere costituito dalle 6 maggiori divise mondiali, rappresentative dei maggiori partner commerciali dagli Usa. In termini di pesi la parte del leone la fa l'euro (circa il 57%), seguito dallo yen (circa il 14%), la sterlina inglese (circa il 12%), il dollaro canadese (circa il 9%), la corona svedese ed il franco svizzero (circa il 4% ciascuno).

Il Dollar Index si è sviluppato al rialzo - segnalando quindi un generale apprezzamento della divisa statunitense - a partire dall'agosto 2014 fino a registrare un picco ad inizio 2017 a ridosso di 103,80. Da tale livello si è sviluppato un marcato movimento correttivo, tuttora in essere, che lo ha riportato sui minimi degli ultimi tre anni, a ridosso di 88 nel mese di febbraio. Il rimbalzo delle ultime settimane è rimasto al di sotto di 91.

Anche se non si possono escludere nuovi tentativi di risalite verso quota 91, con estensioni verso 92, fintantoché le quotazioni stazionano al di sotto della resistenza critica in area 93-95 il quadro in ottica plurimensile rimane molto debole. La violazione di quota 88 farebbe riprendere le vendite, con obiettivo il valido supporto a quota 85, dove dovrebbero esserci ordini in acquisto.

Una ripresa del Dollar Index appare assai improbabile nei prossimi mesi, ma nel contempo non sembra verosimile un'estensione del movimento ribassista al di sotto di 85 a breve. 

Va comunque sottolineato che le politiche fiscali ultra-espansive varate dall’amministrazione Trump lo scorso dicembre produrranno probabilmente un incremento del deficit commerciale, che dovrebbe contribuire a mantenere debole il dollaro Usa.

Un deprezzamento del biglietto verde è sicuramente funzionale alla politica commerciale aggressiva degli Usa, come confermato dalla recente introduzione di pesanti dazi alle importazioni di acciaio (25%) e alluminio (10%): siamo alla vigilia di una guerra commerciale? Speriamo di no, non gioverebbe a nessuno.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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