Mercato obbligazionario: inflazione in linea con le attese


Proseguono a piccoli passi i movimenti sul mercato obbligazionario, con i rendimenti che in settimana hanno allargato un po’, dopo l’uscita dei dati sull’inflazione dell’area Euro e che sostanzialmente sono stati in linea con le attese. In base a quanto comunicato da Eurostat a marzo i prezzi al consumo sono cresciuti dell'1,3% su base tendenziale, contro il +1,4% indicato nella stima degli analisti; su base mensile i prezzi al consumo salgono dell'1% dopo il +0,2% registrato a febbraio ed in linea con il consensus. Infine, l'inflazione “core” sale dell'1% su base annua.

La settimana è quindi corsa via tranquilla, con l’azionario sostenuto dalle trimestrali e il mercato obbligazionario piuttosto piatto a parte il Bund che ha corretto in modo marcato nella giornata di giovedì, andando a migliorare un po’ gli spread con gli altri Paesi. Di fatto non vi è nulla di nuovo rispetto a quanto già ampiamente discusso su queste colonne nei mesi scorsi; le tendenze sono tutte ben delineate e a meno di sconvolgimenti improvvisi e al momento non preventivabili non ci aspettiamo sostanziali cambiamenti al quadro generale tracciato.

La nostra consueta lettura del mercato obbligazionario attraverso la ZC-Yield Curve, ci mostra anche questa settimana rendimenti impliciti superiori rispetto alla scorsa rilevazione. Sul tratto a lunga siamo ora in area 1,50% per le scadenze dal 2036 (contro il 2038 della scorsa rilevazione) e siamo nuovamente prossimi ad area 1,40% per le scadenze 2033; sulla scadenza a 10 anni siamo ora in area 1,04% rispetto alla precedente lettura di 0,99%; sul tratto a lunga rimaniamo sotto 1,60% di rendimento per rimanervi sino alle scadenze oltre il 2048, ma i rendimenti si sono alzati anche su questo tratto di curva. Confermato il movimento sulla parte a breve, che ha visto scorsa settimana un innalzamento sensibile dei rendimenti, imprimendo alla curva una maggior ripidità soprattutto nel tratto sino ai 3 anni. Sostanzialmente stabili i forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga sono ora in area 2,08% (contro il 2,06% della scorsa settimana).

Settimana lievemente contrastata sul fronte dei rendimenti dei benchmark decennali, che si sono mossi in ordine sparso rispetto alla sostanziale linearità di comportamento delle scorse settimane. Il decennale tedesco torna in area 0,60% di rendimento (da 0,53% della scorsa rilevazione), la Francia passa dallo 0,76% all’attuale 0,82% e l’Irlanda si riporta in area 1,00%. Per ciò che concerne i c.d. periferici, il nostro Btp scende a 1,79% di rendimento, il Portogallo scende a 1,67% e la Spagna sale all’1,29%. Più uniformi invece i movimenti degli spread, tutti in restringimento, con il Portogallo, la Spagna, e l’Italia rispettivamente a 106 bps, 68 bps e 119 bps.

Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati continuano a non intervenire modifiche sostanziali all’impianto generale. Il modello Trendycator, infatti, è sempre LONG sull’area UK e rimane neutrale sull’area BUND, nonostante il rimbalzo messo a segno: l’area UK torna rimane stabile in area 1,40%, mentre il Bund strappa e raggiunge area 0,60%, seppur con Trendycator in posizione neutrale (grigio). Poco o nulla cambia per il nostro Btp che prosegue la sua lateralità tra 1,70% e 1,80% ma ora con Trendycator in zona rossa, mettendo in “pericolo” l’eventuale conferma del BOTTOM realizzato a fine 2017. L’area USA prosegue il consolidamento del rialzo dei rendimenti che ha toccato area 3% a febbraio scorso, portandosi ora sopra a 2,90% di rendimento con il modello Trendycator sempre impostato al rialzo.

La situazione del mercato obbligazionario è quindi di lento (lentissimo…) adattamento a quello che nel recente passato abbiamo definito il “nuovo ciclo” delle obbligazioni; per carità, quando si hanno strategie di politica monetaria già ben delineate e annunciate con largo anticipo al mercato è evidente che la volatilità dettata dalle aspettative viene meno. La logica conseguenza è che il mercato risulti “piatto”: le tendenze di fondo sono definite, ma si realizzano con indolenza lasciando poco spazio a momenti di vero interesse.

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