Pronti all’emissione 2018 del Btp Italia? Ecco quel poco che si sa per ora


Fine aprile o maggio? Più probabile la seconda opzione, anche perché al Tesoro conviene anticipare i tempi rispetto all’ipotesi autunnale.

Cedole & dividendi

E’ ancora un mistero, ma presto si potrebbero conoscere i primi dettagli della forse unica emissione 2018 del Btp Italia. Cominciamo con qualche notizia sicura.

1°) Non essendoci in scadenza vecchi Btp Italia (la prima avverrà nell’aprile 2020), il Tesoro non ha necessità – almeno sulla carta - di proporne più di uno.

2°) Con l’attuale situazione del tutto eccezionale di rendimento dei Btp a tasso fisso – incredibilmente bassi – al Tesoro converrebbe anticipare i tempi, poiché in autunno la realtà potrebbe essere già meno favorevole.

3°) Di solito la primavera è la stagione preferita per nuove emissioni: dei sette Btp Italia ancora sul mercato ben quattro hanno esordito o in aprile o in maggio.

4°) Il nuovo Btp Italia avrà una scadenza di sei anni.

Proseguiamo con qualche indiscrezione.

1°) L’emissione 2018 del Btp Italia potrebbe – al contrario di quanto detto prima - sdoppiarsi per anticipare i tempi rispetto a un 2019 in cui i tassi di interesse ricominceranno a salire. L’idea quindi di due Btp Italia 2018 non è totalmente da escludere.

2°) Il Tesoro sta facendo i conti: in una prospettiva di medio termine è più conveniente offrirsi sul mercato con degli “inflation linked” (dalla struttura pur particolare quale quella del Btp Italia) o con dei tassi variabili? I fautori della seconda opzione sarebbero in maggioranza.

3°) Si vocifera di possibili concambi o riacquisti di vecchi Btp Italia, quelli dalla cedola base più elevata, come già avvenuto nell’ambito dei tassi fissi.

Ma all’investitore converrà puntare sull’emissione 2018 del Btp Italia? Sì e di gran lunga, per vari motivi:

1°) L’inflazione è destinata ad aumentare nei prossimi anni e l’acquisto in emissione a 100 di un titolo “inflation” oggi è molto più favorevole rispetto a posizionamenti attraverso il secondario.

2°) L’offerta di strumenti protettivi dall’aumento del costo della vita si sta riducendo, per diverse ragioni. Gli emittenti bancari sono ormai fuggiti da questo fronte, considerato poco redditizio, mentre quelli di Etf tendono a costruire prodotti particolari, che poi il mercato stenta a recepire.

3°) Una parte ancora rilevante dei patrimoni è detenuta in liquidità, errore grave cui gli italiani (assieme a tanti altri europei) non rinuncia. Si calcola che tale scelta comporti una perdita di valore sul 2% l’anno, considerando non solo l’inflazione, ma anche costi bancari e oneri fiscali: la mini patrimoniale dello 0,20% è da sola una bella stangata in presenza, nel migliore dei casi, di rendimenti a zero, visto che alcune banche impongono delle “fee” sulla liquidità detenuta in conto.

Il bilancio insomma è favorevole e quindi il successo dell’emissione 2018 del Btp Italia già si annuncia come inevitabile. Non resta che aspettare date e importo della cedola base.