Mercato obbligazionario: la FED si è pronunciata + bond della settimana


Mentre prosegue l’altalena del nostro spread, pur sempre ora in un range ben ridimensionato rispetto agli eccessi di agosto, il focus del mercato obbligazionario è certamente rivolto alla riunione della FED di ieri che ha dato ampia visibilità sulle previsioni della Banca Centrale USA. Vale quindi la pena fare  un piccolo approfondimento in merito a quanto affermato in conferenza stampa da Powell, lasciando stare per una volta curve e analisi dei rendimenti impliciti che ad ogni buon conto non si sono di fatto mossi rispetto alla scorsa settimana.

Come da attese, la FED a alzato i tassi di 0,25% portandoli quindi al 2-2,25% rispetto al precedente1,75-2% ed ha evidenziato che la politica monetaria non è più espansiva. Di fatto una variazione più di forma lessicale che non di sostanza poiché lo stesso Powell ha spiegato in conferenza stampa che la modifica del testo non comporta di fatto un vero cambiamento nella politica monetaria: “La politica monetaria è ancora accomodante”, sottolineando come il livello dei tassi sia ancora ben più basso del livello di lungo periodo considerato “neutrale”. In sostanza la FED non vuole far intendere di sapere con precisione il punto esatto di quando la politica monetaria cessa di essere accomodante e diventa davvero restrittiva.

Piuttosto interessanti le proiezioni per il futuro, con una FED che continua a prevedere un altro rialzo nel 2018, con tutta probabilità a dicembre, tre nel 2019 e uno nel 2020. Questo in accordo con le proiezioni sui c.d. “dots” che indicano un livello di lungo periodo “neutrale” in area 3%, così come si confermano gli step della stretta monetaria, la quale terminerà nel 2020 quando i tassi arriveranno al 3,25-3,5%, livello al quale resteranno anche nel 2021, anno per la prima volta contemplato dalle proiezioni di settembre.

Non è mancata l’occasione per Powell di indirizzare a Trump una sorta di avvertimento: infatti, tanto per cominciare Powell ha ribadito la piena autonomia della FED rispetto alle critiche e alle pressioni di Trump in merito alla stretta monetaria, poiché “non consideriamo fattori politici e cose di questo tipo”. Powell ha poi aggiunto che se la politica sui dazi di Trump non dovesse portare in realtà a tariffe più basse ma deovesse creare “inavvertitamente” un mondo protezionistico, i risultati sarebbero negativi (“bad”, la parola esatta pronunciata in conferenza stampa) sia per gli USA sia per le altre economie mondiali.

Decisamente interessanti le proiezioni macroeconomiche le quali indicano che i governatori Fed (ricordiamo che a ciascuno di loro vengono chieste previsioni) puntano a una crescita accelerata quest’anno, dopo i buoni risultati del primo semestre (3,1% contro il 2,8% indicato a giugno), con un marginale effetto anche nel 2019 (2,5% invece di 2,4%). Il rallentamento dell’economia dovrebbe però continuare nel 2020 (2%, invariato) e nel 2021 (1,8%). Sostanzialmente confermate invece sia le previsioni sul tasso di disoccupazione sia quelle riferite all0inflazione. La disoccupazione dovrebbe calare fino al 3,5% l’anno prossimo e il successivo, per poi risalire intorno al 3,7% nel 2021; l’inflazione continua a indicare una dinamica dei prezzi che oscilla attorno al 2%.

Come dicevamo, sulle curve dei rendimenti impliciti non vi sono state evidenti variazioni, e osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei benchmark decennali dei principali mercati la situazione prospettica si conferma intonata ad un rialzo dei rendimenti. L’area UK sale ancora e si porta oltre area 1,60% di rendimento, mentre il decennale tedesco supera area 0,50%. In altalena il rendimento del nostro Btp che si muove nell’intervallo 2,70%-2,80% con Trendycator sempre LONG (verde). Stabile l’area USA che ha riconquistato area 3% di rendimento con Trendycator confermato in zona neutrale.

Il bond della settimana
Il bond HY che analizziamo oggi è un titolo emesso da 4Finaca SA, uno dei maggiori gruppi di credito al consumo digitale in Europa con attività in 15 paesi. Fondata nel 2008, facendo leva su un elevato grado di automazione, la società è cresciuta rapidamente erogando complessivamente oltre 5 Mld Euro di prestiti sia a pagamento unico sia prestiti rateali e linee di credito dall'inizio della sua attività. Stando a quanto dichiarato dalla società, 4Finance gestisce un portafoglio di marchi leader del mercato, attraverso i quali, in qualità di erogatore responsabile, è in grado di offrire prodotti semplici, convenienti e trasparenti a milioni di clienti che sono tipicamente sottovalutati dai fornitori convenzionali. 4Finance attualmente opera in 13 paesi in Europa, oltre ad Argentina e Messico; il gruppo offre inoltre depositi, oltre a prestiti per consumatori e PMI attraverso la sua controllata TBI Bank, un'istituzione con licenza UE con attività in Bulgaria e Romania.

Il bond analizzato è un tasso fisso, collocato a 100,00 a giugno 2016, ISIN XS1417876163, corrisponde una cedola annua dell’11,25%; emesso per un ammontare di 150 Mln Euro, rimborso in unica soluzione alla pari il 23.05.2021. Il bond è negoziabile su OTC per importi minimi di 1.000 Euro.

ATTENZIONE: si rammenta che i bond High Yield hanno un rischio spesso non trascurabile in termini di Credit Risk, per cui non sono da considerarsi come suggerimenti operativi, bensì come mere segnalazioni che non saranno poi seguite in modo organico. Pertanto chi decidesse di prendere spunto da tali segnalazioni dovrà poi seguire in via autonoma l’andamento del titolo e le eventuali notizie relative all’emittente, controllando con frequenza il mercato.