Era nell’aria da settimane e non ci siamo sbagliati: il nostro portafoglio è tornato ad un soffio dal massimo storico. Ma prima di vedere nel dettaglio questo buon momento, facciamo qualche riflessione sugli ultimi dati USA che in qualche modo potrebbero portare la FED a riconsiderare alcune affermazioni recenti.
I dati ci dicono che a febbraio negli USA sono stati creati 20.000 posti di lavoro, che rappresenta il dato più debole dal settembre del 2017. Come sappiamo, gli analisti si attendevano numeri ben superiori. Va però considerato che probabilmente hanno influito alcuni fattori stagionali, perciò potrebbe essere ancora prematuro saltare alle conclusioni in merito al reale stato di salute del mercato del lavoro americano.
Di fatto, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,8% dal 4% di gennaio e le retribuzioni orarie hanno accelerato al rialzo crescendo del 3,4% su base annua, dato che rappresenta i massimi da 10 anni a questa parte. E sono proprio i salari che vengono tenuti sotto stretta osservazione dalla FED per capire come si tenderà a muoversi l’inflazione nei mesi successivi.
Questo per dire che se la congiuntura non dovesse essere così debole come forse ora ci si attende, e l’inflazione dovesse ritornare a farsi sentire, ecco che il mercato dovrà rapidamente passare da un’impostazione attualmente “dovish” ad una più “hawkish” in merito alla politica dei tassi USA.
Molto dipenderà anche dall’andamento del petrolio, che sappiamo essere un elemento determinante nell’andamento della componente inflattiva, ma al momento l’oro nero non pare in grado di portarsi stabilmente sopra soglie di prezzo che possano provocare una fiammata dell’inflazione.
Sarà quindi interessante ed importante vedere nel corso delle prossime settimane l’andamento dei T-Bond e l’andamento del cambio EUR/USD, il tutto ovviamente “condito” dalle questioni ormai stucchevoli legate ai dazi.
Tornando al nostro portafoglio, come dicevamo, siamo tornati piuttosto rapidamente ormai ad un soffio dal massimo storico. Quel massimo storico registrato a maggio del 2018 a quota 103,04 di NAV. Infatti, ai prezzi correnti di mercato il nostro portafoglio ha un NAV pari a 112,96 rispetto ai 112,41 della scorsa valorizzazione e si porta su un nuovo massimo per questo 2019. Da inizio anno siamo ormai in progresso del 2,11% mentre dai minimi di novembre siamo in progresso di ben il 3,79%
Tutto questo per altro con una scorta di liquidità che fa invidia e ci tornerà molto molto utile a tempo debito, considerando il perfetto equilibrio che abbiamo ridato al portafoglio con le varie scadenze – e conseguenti reinvestimenti – che si sono succedute nel corso del 2018.
Portafoglio aggiornato nell’apposita sezione.