Esg, dopo l’anno d’oro come costruire un portafoglio per il decennio d’oro


Ormai il tema ambientale svolge un ruolo fondamentale per qualunque tipo di investitore. Sette Etf – diversi fra loro – utili per diversificare i sottostanti e puntare su anni di probabile crescita.   

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I numeri forniti dall’industria finanziaria sono impressionanti, non solo in termini di raccolta ma anche di performance. Il settore Esg (Environmental, social e governance, quindi tutto quanto comporta aspetti di natura ambientale, sociale e governance) sta volando. I motivi sono semplici e li riassume Sudhir Roc-Sennet di Vontobel, che sottolinea come “i fattori Esg rappresentino un elemento di lungo termine nei processi di investimento; se ignorati, incrementeranno i rischi o determineranno una sottoperformance in futuro”. In realtà ciò sta già succedendo. L’opinione è condivisa da molti specialisti finanziari, specialmente dopo quanto avvenuto quest’anno. Anche perché il “green” avanza sui mercati ricchi come su quelli emergenti, nell’ambito azionario e in quello obbligazionario, aprendo prospettive di diversificazione sempre più significative.

Etf, fondi o singoli prodotti?

Il problema sta nell’individuare una strada e seguirla. Guai ad andare a caso, come spesso succede per l’investitore poco accorto. L’industria finanziaria cerca naturalmente di favorire l’utilizzo di fondi. L’alternativa degli Etf è però altrettanto importante e in crescita, mentre è più difficile identificare singole azioni se non si hanno profonde conoscenze specifiche. In ambito obbligazionario la determinazione delle emissioni appare altrettanto complicata, poiché ci sono fattori di politica monetaria e di liquidità degli scambi a impattare sugli andamenti di prezzo dei tanti bond “green” proposti sul mercato. Quindi la scelta degli Etf è la più adeguata in termini di diversificazione, di costi, di velocità di turnover e anche di replica dei sottostanti. A loro dedichiamo un’analisi di quelli con caratteristiche più significative, per costruire un eventuale portafoglio Esg impostato soprattutto su piani di acquisto dilazionati nel tempo in base alle singole necessità di ogni investitore.

► Cominciamo dagli azionari

● Quello con la migliore performance da inizio anno: il Bnp Paribas Easy Msci Usa Sri S-Series 5% Capped Eur (Isin LU1659681669 – Ter 0,30%) è un Etf abbastanza complesso ma che ha registrato la più rilevante prestazione in assoluto nel settore da inizio anno (+8,3%) contro un +30,4% negli ultimi sei mesi.

1°) Il sottostante è l’azionario Usa Esg nelle manifestazioni al “top” relativamente alle società quotate a Wall Strett.

2°) L’incidenza sull’indice delle singole azioni non può superare il 5%.

3°) La valuta di denominazione è l’euro.

Prevede anche la distribuzione di un dividendo annuo, con un rendimento in corso di circa l’1,6%. Favorevole la scelta dell’euro come valuta di denominazione ma gli scambi sono piuttosto modesti su Borsa Italiana, effetto di un’offerta di cloni “green” ormai rilevante. Inevitabile una volatilità (oltre il 30%) piuttosto elevata ma inferiore rispetto a quella di equivalenti Etf con sottostanti tradizionali.

● Quello sull’Europa più liquido: l’area Ue è finora meno significativa rispetto a Wall Street, sebbene il numero di Etf Esg stia crescendo. Il più rilevante in termini di dimensioni e quindi di liquidità è l’Amundi Msci Europe Sri (Isin LU1861137484 – Ter 0,18%) con sottostanti solo società ad alto rating ambientale.

1°) La valutazione dei sottostanti si basa sull’incidenza delle attività “green” rispetto al totale dei rispettivi fatturati.

2°) Anche in questo caso c’è un “cap” al 5% di peso delle singole azioni sul totale dell’indice di riferimento.

3°) Inevitabilmente la valuta di denominazione è l’euro.

Bene gli scambi (d’altra parte lo segnaliamo proprio per questo); bene il basso costo di gestione; bene una volatilità tendenzialmente inferiore rispetto a quella degli Etf relativi al contesto europeo non Esg. La performance da inizio anno è negativa del 6,6% ma negli ultimi sei mesi si è registrato un recupero del 18,5%.

● Quello riferito alla Cina: un consiglio abbastanza generalizzato sta nel considerare soprattutto i mercati emergenti, dove l’ondata Esg prende il volo solo ora. Inesorabile quindi un occhio alla Cina, cui si rivolge l’Ubs Msci China Esg Universal (Isin LU1953188833 – Ter 0,65%). Replica inevitabilmente società che soddisfino requisiti ambientali.

1°) La valuta di denominazione è il dollaro Usa, come nella maggior parte degli Etf riferiti all’ex Impero giallo.

2°) La dimensione del fondo è ancora piuttosto modesta, trattandosi di un settore in ascesa.

3°) Distribuisce un dividendo semestrale ma il rendimento si ferma sotto l’1%.

Potenzialmente le prospettive di crescita sono di tutto rilievo per un sottostante così significativo quale quello cinese. E le performance lo dimostrano con un trend positivo sia da inizio anno (+5%) sia negli ultimi sei mesi (+19,3%). In questo caso la scelta di un Pac assume un’importanza ancora maggiore.

● Quello relativo a tutti gli emergenti: ne sono disponibili vari di Etf con tale sottostante, dalle caratteristiche spesso differenti. Fra tutti segnaliamo il clone con dimensioni maggiori e quindi migliore liquidità. Si tratta dell’Ubs Msci Emerging Markets Socially Responsible (Isin LU1048313891 – Ter 0,27%), che replica azioni di tutti i Paesi emergenti caratterizzate dalla metodologia di selezione in base ai criteri Esg.

1°) Ha scambi abbastanza significativi considerando la specificità di un mercato tutto da scoprire. Notevole la diversificazione dei sottostanti, anche se una quota si riferisce alla Cina. Poi Taiwan, Corea, India, Sudafrica, Brasile, Indonesia, Thailandia e altri ancora.

2°) La valuta di denominazione è l’Usd.

3°) Distribuisce dividendi semestrali ma il rendimento si colloca sotto l’1%.

In una diversificazione di sottostanti la presenza in un portafoglio Esg anche di un Etf emerging è fondamentale, per le prospettive di crescita futura. Attenzione però alla volatilità: da inizio anno l’Ubs ha perso il 12,2% ma negli ultimi sei mesi si è registrato un rimbalzo del 29%.

● Quello esordiente: è l’inedito su Borsa Italiana Lyxor Msci World Catholic Principles (Isin LU2216829809 – Ter 0,30%), il cui indice è stato concepito per misurare il rendimento di una strategia che mira a selezionare società a livello mondiale con emissioni di carbonio più basse e parametri Esg migliori rispetto alla media dell’indice Msci World Index. Si noti che sono inoltre escluse aziende con attività connesse ad aborto e contraccezione, ricerche sulle cellule staminali e sperimentazioni su animali. Di qui il riferimento ai principi cattolici.

1°) Di fatto è un ampliamento rispetto ai già numerosi Etf di Lyxor riferiti all’Esg.

2°) La valuta di denominazione è il dollaro Usa.

3°) E’ prevista la capitalizzazione dei profitti.

Appena lanciato sul mercato registra già controvalori importanti nelle prime due sedute di contrattazione. Impossibile per ora identificarne i trend di mercato.

► Proseguiamo con due obbligazionari

● Quello che punta solo sulle scadenze medie: anche nell’ambito degli Etf sui bond “green” la scelta è molto ampia. Fra i tanti ne selezioiamo uno un po' particolare. Si tratta dell’Ossiam Euro Government Bonds 3-5 years Carbon Reduction (Isin LU2069380306 – Ter 0,17%), che replica uno dei mercati con maggiori prospettive di crescita, riferito ai governativi dell’area euro ma con scadenze fra 3 e 5 anni. E’ un Etf nuovo, proposto sull’onda delle strategie ambientali annunciate dall’Unione europea, dove si registreranno emissioni in massa nei prossimi anni.

1°) Perché 3-5 anni? Per evitare i possibili impatti da un rialzo dei tassi, ipotizzabili in area euro dal 2022.

2°) Naturalmente la valuta è l’euro.

3°) Prevede l’accumulazione sul capitale delle cedole.

In realtà la struttura è più complessa di quanto appaia poiché la ponderazione delle obbligazioni nell'indice prende in considerazioni le emissioni di carbonio emesse dalle varie nazioni. Tutti da valutare i relativi impatti sull’andamento delle quotazioni.

● Quello che paga la cedola maggiore: inevitabilmente si deve tornare nel contesto del dollaro, più remunerativo rispetto al mondo euro. Il Lyxor Usd Esg Corporate Bond (Isin LU1285959703 – Ter 0,15%) replica i bond corporate Usa “green” più liquidi. Si tratta di un sottostante abbastanza inedito e con ottime prospettive di crescita.

1°) Prevede la distribuzione di cedole semestrali e al momento è il più generoso nell’ambito degli Etf obbligazionari Esg.

2°) In crescita le dimensioni del fondo, sebbene non si collochi ai primi posti della relativa classifica.

3°) Ridotto il costo di gestione annuo ma naturalmente c’è il rischio cambio.

Anche il comparto obbligazionario comincia a proporre tipologie di sottostanti molto diversi fra loro ma finora i rendimenti da distribuzione di cedole sono sempre stati modesti. Il Lyxor ha già pagato 1,51 $ a dicembre 2019 e 2,09 nel luglio scorso.

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