NASDAQ100 WEEKLY - Un brutto venerdì ha quasi cancellato le performance di un'ottima settimana.


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.

ASTENERSI PRIMA DI AVERE COMPRESO CON ESATTEZZA IL PROFILO DI RISCHIO E LE CARATTERISTICHE TECNICHE DEL SERVIZIO CON LA LETTURA DELLE SPIEGAZIONI POSTE NELLA DICITURA "Il Portafoglio LombardReport": (clicca qui >>>) CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

La volatilità la farà da padrona sui mercati azionari USA ed internazionali almeno fino alla fine delle elezioni presidenziali americane. La positività di Trump, ad un mese esatto dalle presidenziali, apre un vaso di Pandora di possibili sviluppi le cui ramificazioni sono difficili da valutare. La reazione negativa del mercato nella giornata di venerdì ha, a nostro modo di vedere, soprattutto questo significato. Al mercato non piace l'incertezza e quest'evento ne aggiunge un bel po' ad un'elezione che già presentava più di una incognita.

Inoltre, c'è l'impatto di questo inatteso sviluppo sulle aspettative di stimolo fiscale e monetario. Nel primo caso, come vedremo, in giornata abbiamo già assistito a un incremento dell'attitudine al compromesso delle parti. Riguardo lo stimolo monetario, la FED non lascerà certo che l'incertezza si traduca in un significativo inasprimento delle condizioni finanziarie.

Infine, non meno importante delle problematiche appena descritte, la prossima apertura della stagione delle trimestrali economiche societarie che sembrano non aderire perfettamente alle aspettative degli analisti e degli investitori.

Su queste basi, prepariamoci a un mercato alquanto erratico e "headline driven" come abbiamo visto nella giornata di venerdì.

Analizziamo ora graficamente la settimana sui 3 principali indici azionari iniziando, come sempre, dal NASDAQ100. L’indice ha aperto la settimana in gap up, con tono positivo che è durato fino a giovedì quando è stato superato il massimo relativo della seconda settimana di settembre, poi le notizie uscite in serata hanno fatto aprire la seduta di venerdì in gap down ed i dati sul lavoro hanno contribuito a far chiudere la sessione in forte negatività. Comunque c’è da rimarcare che l’importante supporto in area 11000 (ritracciamento del 27,2% di gamba 4-5 in giallo dai massimi) sta reggendo bene e la settimana di contrattazione, nel complesso, ha riportato una leggera positività. Come riportato su queste colonne nelle scorse settimane, la volatilità continua a farla da padrona soprattutto su questo indice, quindi con ampie escursioni giornaliere, ma già da lunedì, ci auguriamo che l’indice formi una certa reazione, quantomeno da continuare questo periodo di incertezza con una fase lateral-rialzista che ci allontani un po' dal suddetto supporto per lidi più sicuri in area 11500-11700. Viceversa la perdita confermata del supporto proietterebbe i valori in area 10250, ultima spiaggia per la continuazione del trend rialzista, fornendo ulteriore base per il triangolo in formazione. Ovviamente la rottura di tale base modificherebbe lo scenario in modalità correttiva con la formazione delle 3 onde A-B-C. La settimana si è chiusa a 11255.69 con un guadagno del + 0,94% che porta il segno positivo da inizio 2020 al + 28,89%.

La scorsa settimana il quadro dell’indice S&P500 si presentava leggermente peggiore rispetto al Nasdaq100, in questa settimana è successo l’esatto contrario con un venerdì di sofferenza veramente relativa. Il discorso fatto per l’indice tecnologico vale, ovviamente, anche per l’S&P500, in questa fase di incertezza (temuta dagli investitori) l’importante è non perdere o, quantomeno, il meno possibile; anche una fase laterale è buon segno basta che non si vada ad attaccare i supporti importanti. Una prima reazione l’abbiamo avuta tra il 24 ed il 25 settembre, una seconda potrebbe anche starci (molto meglio di no), ma poi l’incremento di sfiducia e di paura negli investitori sfocerebbe nell’inevitabile patatrac ! Graficamente balliamo tra l’area 3200 e l’area 3400 ed auspichiamo di rimanere entro il quadrante superiore di questi limiti fino a quando si risolvano (positivamente) le importanti questioni sul tavolo. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3348.44 con una perdita del + 1,52% rispetto alla scorsa settimana con un guadagno da inizio anno a + 3,64%.

Infine l’indice DOW JONES che in settimana ha rialzato la testa nei confronti degli altri due indici. Rimane sempre in deficit rispetto agli inizi dell’anno e, presumibilmente, tale rimarrà anche dopo l’uscita prossima delle trimestrali economiche societarie. Al ribasso l’area 26250/26000 rappresenta il vero supporto da non perdere, vista la presenza della M.M. 200 semplice (in bianco) e del ritracciamento del 27,2% dai massimi relativi. Viceversa una tenuta laterl-rialzista seguendo la trendline grafica sarebbe già un buon risultato in questa fase. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 27682.81 il che porta ad un guadagno del + 1,87%, che porta il deficit da inizio anno al – 3,00%. Di seguito i relativi grafici:

ORO INDEX

Da un rapporto della Gold-eagle pubblichiamo dei passaggi che noi riteniamo molto interessanti a cominciare dal rapporto settimanale del CoT. I trader Commercial hanno approfittato del calo dei prezzi della scorsa settimana e hanno leggermente ridotto la loro posizione corta accumulata nelle settimane precedenti. Nel complesso, tuttavia, secondo l'ultimo rapporto del CoT, questo gruppo di trader detiene ancora una posizione corta estremamente elevata di 266.408 contratti short (v.grafici).

Pertanto, il rapporto CoT è lontano da un segnale di acquisto anticiclico, che di solito si verifica da una posizione corta dei Commercial di massimo 100.000 contratti venduti allo scoperto. Ciò che peggiora le cose è che recentemente gli hedge fund sono fuggiti di nuovo dal mercato dell'oro e gradualmente hanno chiuso le loro scommesse su prezzi più alti (v.grafico).

Statisticamente parlando, le settimane che precedono le elezioni americane sono comunque un momento difficile per il prezzo dell'oro. In passato, il prezzo dell'oro non era mai salito in modo consistente prima delle rispettive elezioni statunitensi, anzi veniva spesso abbattuto in quanto, altrimenti, avrebbe segnalato che qualcosa era marcio nel sistema o nello stato economico degli USA. L'eterna lotta tra la squadra rossa e quella blu doveva e deve continuare senza che il cittadino statunitense si renda conto che l'intera faccenda è fondamentalmente solo un grande spettacolo e che l'esito delle elezioni non cambierà molto comunque. Diventa interessante dare uno sguardo più da vicino a quello che era successo ai prezzi al rialzo del mercato dell'oro dopo le ultime tre elezioni statunitensi:

- 2008 Obama contro John McCain: da un massimo di 990 $/oz. a metà luglio, il prezzo dell'oro è sceso di oltre il 30% e ha raggiunto un minimo a 681 $/oz. alla fine di ottobre. Le elezioni si sono svolte il 4 novembre 2008. Solo dal 20 novembre i prezzi dell'oro hanno ricominciato a salire in modo sostenibile!

- 2012 Obama contro Mitt Romney: dal massimo di 1.790 $/oz., dopo 4 settimane i prezzi dell'oro sono caduti, come una pietra, fino a 1.672 $/oz. il 5 novembre. Il 6 novembre 2012 Obama ha vinto le elezioni.

- 2016 Donald Trump contro Hillary Clinton: a luglio il prezzo dell’oro svettava a 1.375 $/oz. ed il 7 ottobre 2016 è caduto fino a 1.241 $/oz. Da quella data e fino alla elezione dell'8 novembre, il mercato dell'oro ha mostrato una debole reazione per poi, dopo l'elezione di Donald Trump, crollare completamente fino a raggiungere un minimo finale a 1.123 $/oz. il 15 dicembre!

Almeno fino alla fine di ottobre, la componente stagionale negli anni delle elezioni statunitensi è quindi negativa per il prezzo dell'oro. Inoltre, negli ultimi anni, il mercato dell'oro ha visto spesso un'inversione di tendenza al rialzo a metà dicembre. A questo proposito, la stagionalità è un promemoria di pazienza e moderazione. Solo quando le elezioni statunitensi saranno finite e i mercati azionari risaliranno (di solito circa una settimana dopo le elezioni) diventerà più chiaro se anche l'oro avrà terminato la sua correzione o se saranno necessarie ancora alcune settimane prima dell'inversione di tendenza (v.grafico).

Il nostro modesto parere, si basa solo su quello che notiamo settimanalmente nell’andamento dei prezzi, volumi ed indicatori della commodity senza avventurarci in previsioni futuristiche che lasciamo, come di consueto, ad altre importanti firme del settore (abbiamo letto alcuni report di analisti di importanti case di investimento passare da una valutazione futura di 1100 $/oz. fino a 15000 $/oz. quando la bolla del deficit mondiale esploderà).

Quindi, a livello operativo, notiamo come rotto al ribasso con forza il triangolo disegnato in giallo, il supporto in area 1850 $/oz. (ritracciamento del 38,2% dai massimi storici dell’ultima gamba di rialzo) ha frenato la discesa (anche grazie alla discesa del valore del dollaro) e prontamente si è avuta una reazione contraria frenata, a sua volta, dal precedente supporto in area 1915 $/oz. che ora funge da resistenza. Importante, ora, che la suddetta area venga rotta al rialzo e confermata in chiusura di settimana. L’incertezza sui mercati dovrebbe favorire la diversificazione degli investimenti sul metallo giallo anche se, purtroppo, abbiamo notato come, negli ultimi periodi, questa commodity non sia più interpretata dagli investitori come “bene rifugio” ma come “asset class” da vendere nel momento di ricoprire le perdite o le marginazioni di altri “bad asset”. A livello grafico il livello di RSI è neutro, quindi nulla osta nella prosecuzione del rimbalzo.

Detto ciò, per quanto riguarda il nostro investimento sull’ETF (PHAU) con la strategia “The Challenger” rimaniamo positivi in attesa degli eventi. I prezzi non indicano, al momento, la possibilità di ulteriori acquisti.

La settimana si è chiusa a 1904.10 $/oz. con un guadagno del + 2,025% che porta il guadagno da inizio anno al + 25,01%. La settimana della commodity in modalità spot si è chiusa a 1898.7 $/oz. con un guadagno da inizio anno del 25,15%, Di seguito il grafico weekly dell’ORO INDEX:

LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP

Sempre più tortuosa e distante centinaia di miliardi di dollari la strada per arrivare ad approvare un pacchetto di stimoli bipartisan a Capitol Hill; dopo l'incontro tra Nancy Pelosi e il Segretario al Tesoro Steve Mnuchin, l'accordo pare ancora in fase di assemblaggio.

La proposta di Mnuchin prende in considerazione uno stimolo di 1,62 trilioni di dollari con un possibile incremento a 2 trilioni, a fronte dei 2,2 trilioni di dollari previsti nel piano dei Democratici. Come dichiarato da Pelosi, i punti sui quali non si riuscirebbe a raggiungere un accordo sarebbero sostanzialmente due: l'entità dei sussidi per la disoccupazione, (i Democratici sostengono 600 dollari settimanali contro i 400 dei Repubblicani), e quanti soldi si dovrebbero destinare ai governi statali e locali, (i Democratici spingono per 400 miliardi mentre il Gop per 250 miliardi).

A fronte dell'ennesima fumata nera avvenuta nella votazione di giovedì, nella quale il piano originale da 2,2 trilioni di dollari ha passato la votazione alla Camera ma con tutta probabilità non passerà al Senato, Pelosi ha sottolineato che la Camera potrebbe approvare una legge autonoma di aiuti come parte dell'accordo bipartisan che si spera si possa raggiungere al più presto con Mnuchin. La positività del presidente Trump al coronavirus non aiuta certamente a facilitare le posizioni su un possibile accordo ed il fatto che si possa trovare un deal entro il 3 novembre non è affatto scontato; nel frattempo il presidente ha firmato un disegno di legge che manterrà il governo esecutivo fino a dicembre dopo la scadenza dei finanziamenti. In questo modo sarà garantito che il governo non subirà una chiusura paralizzante durante la pandemia, sostenendo per il nuovo anno fiscale tutti i livelli di spesa attuali.

Il primo scontro vis a vis della campagna elettorale tra il presidente in carica e l'aspirante inquilino della Casa Bianca, Joe Biden, segna il passo della campagna elettorale più costosa di sempre; infatti le presidenziali 2020 dovrebbero raggiungere un importo che si aggira attorno ai 10,8 miliardi di dollari secondo un'agenzia indipendente americana. Lo studio ha dimostrato che fino ad ora sono stati spesi 7,2 miliardi di dollari tra gare congressuali e presidenziali e ci si aspetta che la cifra salga appena sarà possibile visionare a quanto ammonta la raccolta fondi del terzo trimestre; in questo oceano di dollari sembrerebbe che Biden abbia speso di più di Trump in sponsorizzazioni in tv ed in annunci digitali dall'inizio di settembre (94 milioni di dollari), mentre il presidente in carica ha nettamente speso, nel complesso, più di Biden in annunci digitali da aprile.

La maggiore spesa dei Democratici da settembre sarebbe data anche da una maggiore disponibilità economica dei fondi, si parla di 466 milioni di dollari contro i 325 dei Repubblicani. Il dibattito di martedì sera, secondo i sondaggi, ha posto Biden in forte rialzo rispetto a Trump; con una media di 7,3 punti di vantaggio ma, i recenti sondaggi da parte della NBC News/Wall Street Journal ha riportato un vantaggio cresciuto a ben 14 punti. Nonostante questo però, il dibattito, in generale, non ha soddisfatto molti dei telespettatori e degli analisti, i quali lo hanno trovato pregno di interruzioni e di attacchi personali tra i due, con poco spazio ai reali problemi del paese. Nonostante i risultati abbiano posto Biden come vincitore su Trump per 6 elettori su 10 secondo un sondaggio della Cnn, dopo il confronto solo il 2% degli elettori ha indicato uno switch di preferenza a seguito di ciò che aveva visto e sentito, mentre il 98% non ha cambiato il proprio pensiero elettorale.

Il prossimo dibattito è in calendario il 15 ottobre a Miami, positività del presidente permettendo.

POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE

La Federal Reserve ha annunciato che verrà esteso per un altro trimestre lo stop al riacquisto di azioni proprie per le grandi banche con oltre 100 miliardi di capitale; come nelle misure introdotte a giugno, saranno ridotti i pagamenti di dividendi agli azionisti e verranno ponderati in base alle entrate recenti delle stesse banche.

La proroga di queste restrizioni per i grandi istituti di credito americani deriva dalla buona resilienza che essi hanno avuto durante le medesime restrizioni in vigore a giugno; la decisione è stata presa all'unanimità ed è stato annunciato che ci sarà un'ulteriore tornata di stress test bancari entro fine anno.

Il presidente della FED di Dallas, Robert Kaplan, ha dichiarato mercoledì alla CNBC che è probabile che sia appropriato mantenere i tassi di interesse ancorati vicino allo zero per un massimo di tre anni per aiutare la ripresa economica degli Stati Uniti dalla pandemia.

Ha dichiarato: “Penso che avremo bisogno di mantenere il tasso sui fondi della FED a zero per i prossimi, probabilmente da 2 anni e mezzo a tre anni. Potrebbe volerci così tanto tempo fino a quando non avremo superato la crisi e saremo sulla buona strada per raggiungere i nostri obiettivi di piena occupazione e stabilità dei prezzi”.

Infine Kaplan circa il suo dissenso di votare contro l’azione politica nella riunione del FOMC, ha chiarito: “Il mio desiderio è che la banca centrale abbia più margine di manovra nel suo approccio monetario. Il mio dissenso riguarda l’assunzione di impegni oltre quel punto. Penso che oltre quel punto, preferirei che mantenessimo un po’ di flessibilità. La nuova politica della FED di targeting dell’inflazione media potrebbe significare tassi di interesse più bassi anche se il tasso di disoccupazione scende. Con il nuovo quadro dei nostri obiettivi di inflazione, penso che saremo più accomodanti di quanto siamo stati in passato, ma non so se vogliamo impegnarci a mantenere i tassi a zero fino a quando non raggiungiamo questi obiettivi. Ci sono limiti a ciò che la banca centrale può fare per l’economia degli Stati Uniti, ma ribadisco che è necessario un maggiore stimolo da parte del Congresso per compensare la perdita di reddito”.

Il commento di Kaplan fa eco a quelli di altri leader della FED che hanno notato i limiti dell’aiuto che possono fornire, con la Presidentessa della FED di San Francisco, Mary Daly, che ha dichiarato: ”Da marzo, la FED ha ridotto i tassi di prestito di riferimento a breve termine quasi a zero e ha implementato più di una dozzina di programmi di prestito e liquidità. Tuttavia, i funzionari della FED non possono trasferire fondi direttamente nelle mani di persone e imprese nel modo in cui può farlo il Congresso”.

DATI MACROECONOMICI

Apriamo la settimana con un incremento riguardante l'indice di fiducia dei consumatori; il dato di settembre, infatti, si impenna a 101,8 punti rispetto agli 86,3 punti di agosto, suggellando un forte recupero e una decisa differenza rispetto al dato previsto dagli esperti di soli 89,2 punti.

Crolla il Pil statunitense nel secondo trimestre a -31,4%, il dato sicuramente impressiona ma si attesta al di sopra delle aspettative che lo davano a -31,7%, restando però in forte ribasso rispetto al dato precedente del –5%.

l'indice PMI di Chicago segna un aumento dell'attività manifatturiera a 62,4 punti nel mese di settembre, rispetto ai 51,4 punti del mese di agosto e al dato atteso di 52 punti.

Le case da vendere con contratti in corso ma ancora in attesa di transizione hanno segnato un +8,8% nel mese di agosto, contro un previsionale scarno del +3,2% e un precedente dato di luglio del +5,9%.

Notizie incoraggianti sul fronte delle nuove richieste di sussidio per la disoccupazione; contro un'attesa di 850 mila nuove richieste e un dato riferito alla settimana precedente a quella presa in esame di 873 mila richieste, il dato della settimana che va dal 24 settembre al 1 ottobre registra “solamente” 837 mila nuove richieste di sussidio, uno dei dati più bassi da inizio crisi.

Secondo quanto riportato dal Dipartimento del commercio Usa i redditi personali ad agosto sono calati del -2,7% contro un previsionale del -2,4% e il dato di luglio del +0,5% (dato rivisto) il che mostra l'impatto del “fiscal cliff”; in rallentamento anche il dato sulle spese personali in agosto al +1,0% rispetto al mese precedente dove era uscito al +1,5%, mentre è cresciuto rispetto alle attese degli analisti posto a +0,8%.

Il dato PCE deflator che mostra la variazione dei prezzi di beni e servizi, esclusi cibo ed energia, si allinea perfettamente con le attese al +0,3%, di 0,1 punti sotto il livello di luglio dove era del +0,4%; il medesimo dato su base annua registrato in agosto mostra un + 1,6% e segna un lieve balzo in avanti rispetto alle previsioni e al dato precedente di +1,4%.

In contrazione il dato del settore manifatturiero, a cura dell’ISM, a settembre ha fatto registrare 55,4 punti rispetto ai 56 di agosto ed ai 56,4 punti delle aspettative degli analisti. Anche i settori, new orders a 60.2 punti e production a 61 hanno rallentato, ma il livello generale indica un attività abbastanza vivace; mentre sale l'indice dei prezzi nel settore manifatturiero a 62,8 punti a settembre, dopo la lettura di agosto di 59 punti e mezzo e ad un previsionale di 58,6 punti.

I nuovi occupati non agricoli (nonfarm payrolls) nel settore pubblico sono risultati di parecchio sotto le attese, secondo i dati forniti dal Bureau of Labour statunitense, sono 661 mila a settembre, in forte calo rispetto all'1,489 milioni di nuovi posti creati ad agosto; le aspettative erano di 850 mila nuovi posti. Il dato è stato depresso da un calo di 216.000 unità nel settore pubblico (a livello locale) che mostra l'impatto del “fiscal cliff” sulle amministrazioni degli Stati.

I nuovi posti di lavoro non agricoli creati nel settore privato invece superano le aspettative, ma disattendono in negativo il dato di agosto; sono infatti 877 mila i nuovi posti di lavoro creati a settembre, attesi erano 850 mila posti e il dato precedente era di 1,022 milioni. I report segnalano un chiaro rallentamento della normalizzazione del mercato del lavoro, che probabilmente proseguirà in autunno.

Scende il tasso di disoccupazione totale a settembre con un dato di 7,9%, il forecast era dato all'8,2% mentre ad agosto era dell'8,4%.

Gli ordinativi all'industria scendono allo 0,7% a settembre, gli analisti si attendevano un +1% mentre ad agosto il dato registrava un +6,5% (dato rivisto).

Concludiamo con il rapporto dell'Università del Michigan sul sentiment dei consumatori nel mese di settembre; migliora la fiducia dei consumatori con un dato di 80,4 punti, la previsione era di 79 punti e nel mese di agosto si registravano 74,1 punti (dato rivisto).

PORTAFOGLIO AZIONARIO

Per quanto riguarda l’operatività sul Portafoglio LombardReport nonostante le turbolenze dei mercati, sulla strategia NASDAQ Weekly altra buona notizia, essendo riusciti ad andare a target con il titolo WESTERN DIGITAL. Riguardo agli altri titoli, in settimana ci siamo avvicinati al livello di STOP sui titoli CISCO ed INCYTE che, comunque, hanno prontamente recuperato. Ci aspettiamo, quanto prima di andare a target sul titolo TAKE TWO. Per quanto riguarda i titoli italiani, anche su questa strategia le soddisfazioni non sono mancate con il raggiungimento del target sul titolo ESPRINET, mentre siamo dovuti uscire dalle operazioni su FALCK, FERRARI e TINEXTA che, complessivamente, hanno portato ad una leggera perdita.

Questa settimana le maggiori novità sono state apportate dal Portafoglio “The Challenger” nel quale proseguono le soddisfazioni con l’andata a target sul titolo SHOPIFY che ci ha consentito di portare a casa un bel tozzo di pane (+ 24,47%) e sul quale contiamo di rientrare al prossimo storno dei mercati; ma non solo, abbiamo nel mirino i titoli ZOOM, HARLEY DAVIDSON, AMD, CARA TYHERAPEUTICS ed altri nuovi di zecca dei quali preferiamo non anticipare i nomi, mentre siamo entrati in acquisto su APPLE e con il secondo lotto su TUI al quale seguiranno, nel caso di ulteriori discese, i secondi acquisti su ROYAL DUTCH SHELL e DEUTSCHE LUFTHANSA. Infine rispondiamo a diversi abbonati che ci chiedono di AURORA, ribadendo che stiamo monitorando il titolo quotidianamente in attesa di un segnale significativo (indicatori, volumi, ecc.) di reazione del titolo, ben sapendo che non prenderemo mai i minimi e che la reazione potrebbe essere solo temporanea. Ma non importa, andremo a fare trading su una fascia più bassa di valori, cercando di guadagnare quel che serve per abbassare il più possibile il prezzo di acquisto del primo lotto.

Passando ad analizzare il Portafoglio LombardReport, anche su codesto le soddisfazioni non sono mancate grazie all’altro bocconcino di pane regalatoci dal titolo italiano RETELIT (+ 7,5%) e con ESPRINET che continua il suo viaggio al rialzo. Si rimane sempre in attesa di poter acquistare, sui massimi storici, il titolo AMPLIFON. Di contro la brutta chiusura di venerdì del NASDAQ100 ha, de facto, penalizzato le performance dei titoli tecnologici presenti, con il rammarico (a volte succede) di non aver raggiunto il target sul titolo TAKE TWO per soli due miseri tick costringendoci a modificare, seppur di poco, il nuovo livello di target.

Alla prossima.

FOCUS SU TITOLI

APPLE. Per quanto riguarda l'iPhone, l'argomento del mese sarà probabilmente il dispositivo 5G di Apple, che dovrebbe essere svelato entro le prossime due settimane. Ma quando si tratta di risultati fiscali del quarto trimestre, ciò che conta davvero sono l'iPhone 11 e l'iPhone SE. In questo mese parte la stagione delle trimestrali e per Apple è improbabile che le vendite di smartphone nel quarto trimestre fiscale si discosteranno troppo dal periodo precedente, considerando quanto poco si siano evolute, sia la crisi COVID-19 che la recessione globale in questo breve periodo di tempo. Pertanto, è pensabile sia utile utilizzare il terzo trimestre fiscale come parametro per definire le aspettative del quarto trimestre fiscale. L'ultima volta, Apple non ha deluso le vendite di iPhone, tuttavia, il segmento è stato il peggiore di tutti (vedi grafico).

Sembra chiaro come lo smartphone non fosse uno strumento chiave nell'economia casalinga, come ci si potrebbe ragionevolmente aspettare, rispetto a prodotti come iPad e Mac.

Apple potrebbe avere difficoltà a produrre una crescita dei ricavi nell’attuale trimestre visto che precede il lancio dell’iPhone 12 in considerazione del fatto che i consumatori potrebbero aspettare i giorni di vacanza per acquistare o regalare il nuovo modello. Un po' di supporto alle vendite di smartphone potrebbe arrivare dall'iPhone SE, lanciato all'inizio del 2020. È improbabile che la domanda per questo modello più economico venga cannibalizzata dall'iPhone 12 di fascia di prezzo più alta.

INTEL. Intel estende il proprio dominio sulla tecnologia 5G, potenziando le infrastrutture dedicate; il comparto dedicato al potenziamento delle tecnologie che supportano il 5G è stato implementato da un'estensione della propria offerta di software, processori, schede di rete, acceleratori Vran; Intel vuole diventare protagonista del 5G e non vuole farsi sfuggire l'opportunità di investire su un mercato in costante crescita e che si stima varrà 23 miliardi di dollari nel 2023.

GILEAD SCIENCES. A partire da questa settimana il farmaco anti covid19, “Remdevisir”, verrà venduto direttamente dall'azienda farmaceutica americana agli ospedali e non sarà più sotto l'assegnazione del governo degli Stati Uniti; Gilead prevede di vendere da 1 a 1,5 milioni di trattamenti entro la fine dell'anno, per un'entrata di circa 3 miliardi e mezzo di dollari. La decisione di affidare la vendita commerciale del farmaco a Gilead è susseguita all'implementazione dell'azienda circa la capacità di produzione interna del farmaco; ora che Gilead sta soddisfacendo la domanda in tempo reale può permettersi di gestirne le vendite in piena autonomia tramite il grossista di farmaci AmerisourceBergen che continuerà a fungere da unico distributore statunitense del farmaco “remdesivir” fino alla fine dell'anno e venderà il prodotto direttamente agli ospedali.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA.

MICRON TECHNO – 5,27%. La società è un produttore e distributore di DRAM, memorie Flash NAND, sensori di immagine CMOS e altri componenti a semiconduttore, ha riportato utili nel 4° trimestre fiscale 2020 pari a 1,08 $/az. su ricavi per 6,06 mld $. La stima degli analisti per gli utili era pari a 0,99 $/az. su ricavi per 5,89 mld $. Il fatturato è aumentato del 24,4% su base annua. La società ha detto che prevede utili nel primo trimestre fiscale 2021 tra 0,40 e 0,54 $/az. su ricavi tra 5,0 e 5,40 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili è di 0,69 $/az. su un fatturato di 5,31 mld $.

Il presidente e CEO di Micron CFO della società, Sanjay Mehrotra, ha affermato: "Micron ha prodotto solidi ricavi nel quarto trimestre fiscale ed EPS considerevole, grazie alle forti vendite di DRAM su cloud, PC e console di gioco e uno straordinario aumento delle spedizioni QLC NAND. Non vediamo l'ora di migliorare le condizioni di mercato per tutto il calendario 2021, guidati dalla crescita del 5G, del cloud e del settore automobilistico, e siamo entusiasti del continuo ampliamento del nostro portafoglio di prodotti".

Articolo a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO