Mercato obbligazionario: c’è attinenza con il Bitcoin?


In questo articolo ci occupiamo di una suggestione interessante, oltre che di un argomento che mai prima d’ora avevamo trattato, ovvero i Bitcoin. La suggestione arriva da alcuna stampa specializzata che vedrebbe un parallelo e un legame tra il mercato obbligazionario e le criptovalute.

Non è passata inosservata ai più la nuova forza ritrovata dal Bitcoin, che ieri viaggiava in area 18.270 USD, dopo aver toccato – a inizio mese – i 19.800 USD, registrando un nuovo massimo storico ritoccando quello risalente al dicembre 2017. Nel 2020 la criptovaluta segna un gain di oltre il 150%, nonostante nei primi mesi del 2020 sembrasse tutt’altro che in buona salute. E quindi, come si può spiegare questa esplosione al rialzo? Come dicevamo in apertura, il boom rialzista potrebbe essere correlato ad un altro trend rialzista, quello del mercato obbligazionario.

Almeno, questa è l’ipotesi che leggiamo su alcuna stampa specializzata. Secondo l’analisi, la pandemia ha spinto le Banche Centrali ad intervenire con nuovi stimoli monetari, perlopiù consistenti in ingenti acquisti di bond sul secondario, ma anche in alcuni casi sul primario stesso. Questa politica ha fatto crollare i rendimenti di titoli di Stato e di obbligazioni corporate, spingendo i prezzi alle stelle. Il risultato è che oggi abbiamo bond per 17.000 Mld di dollari con rendimenti negativi, mentre ottenere anche solo l’1% è diventato un obiettivo troppo ambizioso per gli obbligazionisti, costretti a spostarsi sulle scadenze più lunghe e su assets sempre più rischiosi solamente per non rimetterci i capitali”.

Pertanto, parrebbe che gli investitori si siano rivolti al Bitcoin come surrogato di bond dai rendimenti ormai inguardabili. Tuttavia, non solo i bond hanno ingranato la quarta, ma anche le azioni hanno corso parecchio dopo il pesante crollo di febbraio/marzo, e ora le Borse viaggiano ben toniche verso la fine di questo 2020. A questo possiamo ancora aggiungere che l’oro, dopo aver registrato nuovi massimi storici sopra i 2.000 USD/oncia a inizio agosto, ha stornato con decisione.

Chiaro che per un investitore pare non sia rimasto molto da comprare, ed è anche vero che nel frattempo l’uso dei Bitcoin come metodo di pagamento si sta diffondendo, anche se per ora è ancora limitato; però, pare che PayPal consentirà ai suoi clienti di pagare con la criptovaluta ben 28 milioni di esercizi commerciali.

Non di meno, pare che diversi investitori istituzionali stiano dedicando una minima porzione dei loro assets ai Bitcoin, facendone esplodere i prezzi. E qui, forse, troviamo una buona spiegazione all’exploit del Bitcoin, poiché anche se forse è passato sottotraccia, sui mercati stanno sbarcando i primi ETF con sottostante Bitcoin. E, attenzione, sottostante “fisico”, non replicato con swap. Ne consegue, ovviamente, che gli istituzionali – leggasi emittenti di ETF – hanno comprato a piene mani per confezionare i loro prodotti che ora iniziano ad essere quotati sui mercati regolamentati.

Cosa possiamo concludere? Ragionevolmente, pur considerando la possibilità che vi sia una relazione tra Bitcoin e bond – in realtà relazione con la crescita di tutti i mercati – riteniamo che il grosso dei volumi sia stato generato dai nuovi veicoli di investimento con sottostante le criptovalute, piuttosto che da un manipolo (per quanto nutrito) di investitori orfani dei rendimenti da obbligazioni. Non fosse altro che per l’evidente e incolmabile divario tra i due mercati in termini di rapporto rischio/rendimento.

Analisi ZC-Yield Curve
La lettura della ZC-Yield Curve, questa settimana, mostra una leggera contrazione dei rendimenti rispetto alla scorsa analisi. La sensazione è che la curva stia provando a tornare con rendimenti negativi per tutte le scadenze, anche alla luce della riunione BCE odierna che ha ulteriormente allentato le misure monetarie. La scadenza a 10 anni, sempre in territorio negativo, offre ora un rendimento in area -0,26% mentre la scadenza trentennale rimane in positivo ma si attesta ora allo 0,00% di rendimento. Nessuna particolare variazione per la forma della curva, che mantiene la sua ripidità sino alle scadenze 2038-2040 per poi presentare rendimenti decrescenti a partire dalla scadenza 2046; la curva esprime ora il massimo rendimento in area 0,03% per le scadenze 2044-2046 in leggera discesa rispetto alla scorsa rilevazione. Si contraggono anche i tassi forward su Euribor 6 mesi, che sul tratto a lunga scendono verso area 0,30%, e con il tratto a breve ora nuovamente diretto verso area -0,60%.

Analisi Integrata Trendycator
Osservando – a livello di analisi integrata – le curve dei rendimenti dei principali benchmark decennali, non osserviamo variazioni di sorta rispetto a quanto già evidenziato alcune settimane fa. Sull’area UK i rendimenti restano a contatto con la resistenza in area 0,30% confermandosi in stato LONG di Trendycator, ormai da cinque settimane. Sempre laterale il BUND, con il modello Trendycator ancora SHORT e con il rendimento del decennale tedesco in movimento oscillante tra area -0,60% e area -0,50%. Ancora bene il nostro Btp, con i rendimenti che restano sui recenti minimi e con lo spread stabile sotto i 120 bps, valori che non si vedevano dal 2018; il rendimento del decennale permane sotto lo 0,60% con Trendycator confermato sullo SHORT. Confermato il cambio di impostazione per l’area USA con i rendimenti che ora sono sopra la resistenza di breve in area 0,90% con Trendycator che indica ancora LONG.

Bond Governativi Mndo Weekly Ranking
Analisi sotto forma di ranking dei bond governativi mondiali con qualunque rating. In alcuni casi, per alcuni emittenti o per alcune valute, il rapporto rischio/rendimento di questi bond può essere anche piuttosto speculativo. Il ranking considera i bond benchmark decennali in tutte le valute di emissione.

Questa settimana proseguiamo l’analisi dell’aera USA, visto che la valuta statunitense ha proseguito nella sua debolezza e ora il cambio EUR/USD si è portato oltre la resistenza in area 1,20. A questo punto è importante valutare il possibile pullback sul livello di rottura per provare a capire quanto fiato può ancora avere la corsa del nostro euro.

Il cambio EUR/USD ha decisamente accelerato nelle ultime sedute, rompendo la soglia d 1,20 con una certa convinzione, come si vede bene dal grafico qui sotto. Il trend a favore dell’euro pertanto prosegue e si rafforza, dando l’impressione di voler puntare ai massimi del 2018 in area 1,26.

 

Come già osservato nelle scorse analisi, il modello Trendycator è sempre stato saldo nell’indicare il LONG per la nostra valuta, e ora sopra 1,20 è chiaro che tale evidenza si consolida. A dispetto delle tante ipotesi il livello tecnico/psicologico non ha retto e ora il dollaro USA ha davvero concrete possibilità di scivolare a 1,24 prima e 1,26 in un secondo momento.

Va da sé che, stante questa situazione, al momento non sia particolarmente saggio aprire posizioni in USD, salvo che in ottica di accumulo progressivo e programmato con cifre modeste, in attesa di vedere la reazione del cambio sui prossimi livelli critici. Per ora un eventuale pullback su 1,20 potrebbe darci il polso: un ritorno sotto tale livello confermato da una chiusura settimanale potrebbe allentare la corsa del nostro euro e confinare l’exploit a 1,21 come un “falso allarme”.

Tuttavia, non confidiamoci troppo, poiché il modello Trendycator continua a metterci in guardia e un ritorno sotto 1,20 a breve pare al momento non troppo probabile. Infine, poiché anche i rendimenti USA sono improntati ad una salita – seppur al momento moderata – privilegiare in caso di accumulo bond a breve termine minimizzando il rischio tasso.