Quell'orso che ti guarda...


Ci siamo appena lasciati alle spalle il primo mese di questo 2020 bisestile e da domani inizierà quello borsistico di Febbraio.

Nel mio veloce update di giovedì suggerivo estrema cautela visto il veloce deterioramento del quadro tecnico anche se l'ultima parola non era ancora detta (il Nasdaq stava infatti salendo). Avevo segnalato alle lettrici ed ai lettori l'ascesa dell'oro, del silver e del bitcoin e contemporaneamente la discesa dei prezzi del petrolio, dovuta evidentemente ad un rallentamento del quadro tecnico e soprattutto economico visto lo stop dei collegamenti e delle attività produttive in Cina. Ricordo però che molte erano già chiuse per la celebrazione del Capodanno cinese e bisognerà vedere se e quante riapriranno i battenti lunedì 3 Febbraio (la Borsa cinese riaprirà regolarmente e credo possa scendere tra il 7% ed il 10%). Ad ogni modo non credo che siamo giunti alla fine del mondo ma più semplicemente a quella fase di assestamento "ciclico" inevitabile come più volte scritto su queste colonne e rimango dell'idea che per le settimane a venire i rimbalzi siano più che altro una buona occasione di vendita.

Nel mio update di giovedì sera l'andamento degli indici americani (S&P500, Nasdaq Composite, Dow Jones) risultava in palese contrasto con quello dei beni rifugio (up) e dell'oil (down).

Non mi sono dilungato nel descrivere ciò che stava succedendo già da qualche seduta, ma lo posso fare adesso. Ci sono infatti questioni che riguardano l'analisi tecnica "classica" (trendlines, supporti, resistenze di cui Vi ho scritto negli ultimi articoli), abbiamo  l'analisi fondamentale (che non esprime ancora il deterioramento del quadro economico generale ma che presto potrebbe farlo, penso ad esempio ai vari indici PMI, curve dei tassi, inflazione, NFP (non Farm payrolls)). Abbiamo infine una analisi ciclica ed una che esprime la correlazione.

Oggi Vi mostro due aspetti interessanti che talvolta forniscono una sorta di road map da seguire per operazioni di medio termine e che avevo notato già nella settimana passata e che qui sintetizzo.

Come scrivevo all'inizio, non mi sono dilungato nel mio alert di giovedì, al di là della débacle del giorno successivo (anche se quella "famosa" trendline sul Nasdaq non è ancora stata rotta con decisione: https://www.lombardreport.com/2020/1/30/situazione-generale/). Guardate cosa si stava verificando già alla fine della settimana passata in USA tra due indici importanti come l'S&P500 (in nero) ed il Russell (in blu). Per chi non lo sapesse, ricordo che l'S&P500 raggruppa le prime 500 società della corporate America, mentre l'indice Russell è rappresentativo delle small caps che sono invece più speculative. 

Dal grafico si nota bene come lo spread tra i due indici si sia allargato a favore dell'indice percepito come più "solido": l'S&P500. Questo sta a significare che benché la tendenza fosse rialzista per entrambi, la forza relativa o se preferite la liquidità tendeva a concentrarsi sul primo piuttosto che sul secondo. Notate ad esempio come le ultime 4/5 barre nere dell'S&P fossero quasi orizzontali rispetto a quelle blu, già in discesa, del Russell. In altre parole la speculazione stava cercando un porto più sicuro e meno speculativo in cui collocare la liquidità.

L'inizio di questo 2020 è stato burrascoso, permettetemi il termine. E' infatti iniziato con l'uccisione del generale Soleimani (di cui non si parla più, del resto the show must go on, lo spettacolo deve continuare) con cui si è data una prima spallata al bull market in corso, cosa che in realtà non è riuscita pienamente. Alla fine di gennaio abbiamo poi avuto un secondo tentativo di attacco da parte dell'orso con il coronavirus di cui siamo diventati tutti quanti esperti. Sicuramente questa è una situazione più seria da un punto di vista economico proprio per quanto ho scritto all'inizio di questo articolo, ovvero per le implicazioni che ne conseguono (città isolate, blocco del traffico aereo e talvolta cargo, chiusura dei centri commerciali, etc.), tanto più che si tratta di un virus meno mortale della SARS ma molto più contagioso. Nel 2002, anno della SARS, l'economia cinese pesava attorno al 5% di quella globale mentre oggi siamo attorno al 20% (vado a memoria). 

Nel grafico seguente trovate la stagionalità sull'indice VIX e in arancione la situazione attuale. Tale indice è de facto una stima della volatilità attesa sull'S&P500 e viene calcolato utilizzando il valore medio dei prezzi delle opzioni ATM (at the money,ndr) in acquisto/vendita (bid/ask). Il VIX viene spesso chiamato "indice della paura" e tende a salire quando il mercato scende e viceversa. Considerando la ciclicità o se preferite la stagionalità si nota come i mesi di gennaio e febbraio tendano ad essere facile preda dell'orso più che del toro. Naturalmente come potete ben capire questa NON E' UNA REGOLA ma un potenziale alert. 

In un libro del 2003 pubblicato da Larry Williams dal titolo "The right stock at the right time" ("L'azione giusta al momento giusto",ndr) viene mostrata una interessante statistica sull'indice Dow Jones. Vi aggiorno ad oggi, essendo passati quasi vent'anni.

Sull'asse delle ordinate trovate le decadi che partono dal 1881 fino ad oggi; nella parte alta trovate invece gli anni della decade (primo anno (1st), secondo anno (2nd), terzo anno (3rd), quarto anno (4th) fino ad arrivare al decimo anno (10th)). Nei singoli quadratini della tabella sono indicate le percentuali di ritorno (in quelli bianchi abbiamo gli anni positivi, in quelli rosa i negativi). Questo significa ad esempio che nel 1889 il mercato è salito del 3% mentre il primo anno della decade 1891-1900 (quindi il 1891) il mercato è salito del 18%. I primi quattro anni della decade 1881-1890 (quindi dal 1881 al 1884) non presentano dati perché non sono stati pubblicati, così come non è presente il dato relativo al 2020 che è appena iniziato.

Il decennio iniziato nel 1930 (-29%), nel 1931 (-47%) e nel 1932 (-18%) è stato quello della grande depressione. Il primo decennio del nuovo millennio è invece iniziato con una discesa del 10% causata dallo scoppio della bolla internet nell'anno 2000 e poi proseguito con l'attacco alle Torri Gemelle nel 2001 (-13%); decennio poi culminato con l'altrettanto famosa crisi dei mutui subprime del 2008 (-38%). 

Perché tutto questo? La conclusione interessante di quanto scritto in precedenza è che chi segue l'analisi cliclica (che, ripeto, è solo uno degli aspetti della mia operatività di trader/investitore e che andrebbe approfondita in modo più esaustivo) può notare come solo nel 31% dei casi (quadratino rosso in basso a destra) i mercati finiscono con un rialzo all'inizio di una nuova decade (sono gli anni che finiscono con lo ZERO per intenderci). Il 40% delle volte si avrà infatti un ritorno negativo sull'investimento.

Di contro è interessante notare che nel 93% dei casi gli anni che terminano col numero 5 risultano essere profittevoli (per esattezza 13 volte su 14), ma per questo dovremo aspettare ancora cinque anni.

Dimenticavo però la buona notizia: la statistica non è una scienza esatta e si basa sulle probabilità, quindi i rendimenti passati non sono mai garanzia di uguali rendimenti futuri. 

Buona domenica a tutti.

Ad maiora!

PNA

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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