NASDAQ100 WEEKLY - La locomotiva degli indici azionari internazionali fa registrare un nuovo massimo storico !


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. I SEGNALI VENGONO GENERATI UNA VOLTA A SETTIMANA E PUBBLICATI SUL SITO IL LUNEDI MATTINA E VALEVOLI PER TUTTA LE SETTIMANA. IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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Quando si tratta di festeggiare, gli Stati Uniti non si tirano mai indietro. La festa dell’INDIPENDENT DAY del 4 luglio che quest’anno è caduta di sabato, non ha minimamente scalfito la voglia di vacanze degli statunitensi, che hanno ben visto di anticipare alla serata di giovedì 2 luglio il termine dei lavori, almeno nella stragrande maggioranza dei settori lavorativi. Queste situazioni mi riportano, alla memoria, ai lunghi “ponti” non lavorativi di italica concezione del passato neanche molto lontano.

Cosa ci sarà poi da festeggiare, in casa loro, proprio è un mistero, vista la situazione sanitaria che sembra andare di pari passo con il nostro indice azionario preferito, il NASDAQ100, che in settimana ha fatti registrare un nuovo massimo storico, così come nuovi massimi storici si stanno registrando in quel Paese tra numero di contagi e morti. Se fino ad oggi il Presidente Trump ha fatto il fenomeno restringendo o chiudendo i confini agli Europei e non solo, ora, ma è già troppo tardi, dovrebbe essere l’Europa e soprattutto l’Italia a chiudere i confini in primis agli americani e poi a tutte le popolazioni dei Paesi i cui contagi sono in netto aumento, dai Paesi dell’America latina, ai russi, passando anche dai cinesi e dagli indiani.

Ma non divaghiamo, in quanto avevamo promesso di non occuparci su queste colonne della pandemia. 

Dicevamo degli indici azionari USA che, dopo le perdite di due settimane fa, nella scorsa hanno recuperato, chi tutte le perdite, come il NASDAQ100 e l’S&P500, chi parzialmente, come il DOW JONES ma ciò non costituisce una novità su questo indice. Quindi appena scattano delle vendite o per prese di beneficio o per reale timore di forti cadute, ecco che il denaro ritorna copioso, grazie anche alle dichiarazioni mirate di Powell o Trump, con il primo che in settimana ha chiarito che se le cose dovessero peggiorare ulteriormente, con certezza  aumenteranno l'azione; ed il secondo che sempre in settimana è arrivato a correggere, con una pietosa bugia, il suo assistente Peter Navarro, che aveva detto che l'accordo commerciale con la CINA era morto e sepolto ed inoltre già parla di un nuovo round di assegni ai cittadini, provvedimento che potrebbe essere discusso nel corso del mese di Luglio. Con le presidenziali alle porte, è chiaro come il sole che Trump eviterà qualsiasi mossa per mettere in pericolo Wall Street.

A questo bisogna aggiungere due fattori tecnici con la chiusura del trimestre; la prima ha portato gli istituzionali ad avere buone chiusure percentuali sugli estratti conti dei clienti e la seconda dalle forti posizioni in acquisto sulle opzioni “call in the money” che sono state convertite in azioni e le contemporanee ricoperture degli “shortisti”.

Infine anche i buoni dati sul mercato del lavoro hanno dato una mano al “sentiment” rialzista con un aumento considerevole dei nuovi occupati, disoccupazione totale più bassa delle stime, salita del tasso di partecipazione e calo dei salari orari a dimostrazione che gli operai a bassa paga licenziati, stanno venendo riassunti. Meno brillanti le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione, il cui ritmo di miglioramento si è recentemente alquanto ridotto, ma vedremo dettagliatamente i dati nel seguito dell’articolo.

Ricordiamo che con la settimana entrante inizia la stagione delle pubblicazioni dei dati economici trimestrali societari, un evento caratterizzato da enorme incertezza visto che il grosso delle aziende aveva ritirato le proprie previsioni (guidance).

E proprio a proposito di dati economici societari, incurante di tutto (p/e molto alti a livelli record) e di tutti (è in una bolla speculativa tale che quella del 2000 era un palloncino), l’indice NASDAQ100 nella giornata di giovedì scorso è riuscito a far registrare un nuovo massimo storico a 10432.55 anche se, in chiusura, si porta sulla ex-resistenza posta in area 10333 pari all’estensione del 127,2% del movimento di onda 2-3-4 (in giallo). Se analizziamo gli ultimi 3 picchi di massimi storici del 10 giugno, del 23 giugno e del 2 luglio, notiamo che l’RSI a 14 è in diminuzione (74-68-65) ed anche il momentum è in diminuzione, quindi in divergenza con i prezzi, ciò farebbe pensare ad una imminente inversione. In realtà, finora abbiamo notato che ad ogni possibile inversione, gli investitori hanno colto la palla al balzo per effettuare nuovi acquisti a prezzi migliori, riportando l’indice, appunto, sui massimi storici. Ulteriore estensione dell’indice fino in area 10650 (estensione del 138,2%) mentre il primo supporto rilevante lo troviamo in area 9450/9500 (ultimo swing e ritracciamento del 27,2% dai massimi. La settimana si è chiusa a 10341.89 con un guadagno del + 2,38% che porta il segno positivo da inizio 2020 al + 18,42%.

Molta più fatica al recupero, rispetto al NASDAQ100, per quanto riguarda l’indice S&P500. La figura di “island reversal”, costruita due settimane orsono, è ancora lì ed a nulla è valso il rialzo settimanale non riuscendo a chiudere il Gap a 3181. L’area di resistenza 3150 è stata testata ben 4 volte, ma i prezzi hanno sempre chiuso al di sotto di questa area che si sta rivelando molto più forte di quel che potesse sembrare. Quindi, ribadiamo, che al rialzo il primo obiettivo sarà la rottura di tale area confermata con diverse chiusure e conseguentemente del Gap ancora aperto, per poi attaccare il massimo relativo a 3233. Di contro rimane sempre valido, come ultima “ratio” il vero supporto in area 2950. La settimana di contrattazione si è chiusa a 3130.01 con un guadagno del + 1,50% che ha portato il deficit da inizio anno a – 3,12%.

Sempre poco da dire sull’indice DOW JONES, stessa figura grafica dell’indice S&P500 con l’aggravante della M.M a 200 semplice da rompere al rialzo così come l’area 26300/350 in attesa della chiusura del Gap a 26938 dell’island reversal. Al ribasso confermato supporto in area 25000 (ritracciamento del 27,2% dai massimi relativi), la cui rottura proietterebbe il ribasso verso un altro supporto in area 24000 con relativa chiusura di un Gap di fine maggio con cambiamento dello scenario lateral-rialzista. Le contrattazioni della scorsa settimana si sono chiuse a 25827.36 il che porta ad un guadagno del + 0,32% ed il deficit da inizio anno al – 9,50%. Di seguito i relativi grafici:

ORO INDEX

In settimana nuovo record dell’ORO senza un “catalist” particolare. La commodity ha fatto registrare, nella giornata di mercoledì scorso un max a 1789 $/oz. per il prezzo “spot” e 1807.70 $/oz. per il “future”, per poi ripiegare quasi subito sotto la soglia psicologica dei 1800 $/oz. che, al momento, rappresenta la prima vera resistenza. Come scritto nel precedente articolo, mancano gli acquisti dei grandi investitori che potrebbero infrangere tale barriera dando la spinta necessaria affinchè anche i retails entrino massicciamente al rialzo. Diversi analisti, tra i quali quelli di Bank of America, Goldman Sachs, SGMC Capital, ecc. sono rialzisti e raccomandano l’acquisto con previsioni di prezzi sopra i 2000 $/oz. entro la fine dell’anno adducendo, la prossima debolezza del dollaro USA, il futuro aumento dell’inflazione, financo la prossima stagione dei monsoni nell’area asiatica, con un forte aumento delle piogge che stimolerebbe la produzione agricola (cotone, caffè, riso, gomma, ecc.) dal cui ricavato, parte di esso andrebbe in acquisti di oro (soprattutto in India e Cina). Ottime considerazioni degli analisti ma nessuno di loro, banche, hedge fund, banche centrali, fa il primo passo, rimanendo attendisti.

Quindi, anche a noi, con il nostro investimento sull’ETF (PHAU) con la strategia “The Challenger”, non rimane che attendere accontentandoci di modesti guadagni. Da parte nostra manteniamo la nostra previsione di target posto in area 1850/1860 $/oz., a quel punto valuteremo le condizioni del mercato in ottica area 2000 $/oz.

 La settimana della commodity si è chiusa a 1790.00 $/oz. con un buon rialzo del + 1,10% che porta il guadagno da inizio anno al + 17,52%. Di seguito il grafico weekly dell’ORO INDEX:

LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP

L'avvicinarsi delle elezioni di novembre vede un ribaltamento dello scenario elettorale che trova le sue solide basi in un'America sempre più destabilizzata, che sembra cedere il testimone alla parte più vulnerabile di sè stessa; la nazione numero uno del mondo mostra la sua parte più disastrata.

Il Paese dove tutto è possibile ora sta diventando la nazione dove non è più possibile andare avanti come si è sempre fatto, cercando appunto di nascondere le crepe sistemiche con continue passate di intonaco nuovo; la pandemia sta mettendo in ginocchio la sua fortissima economia, i soprusi razziali stanno smascherando una volta per tutte il volto sporco di un'America che non si è mai del tutto scrollata dalle spalle i retaggi della cultura dello schiavismo verso le proprie minoranze; in tutto questo contesto il presidente Trump sembra perdere sempre più terreno verso una possibile rielezione, lasciando ampio margine di azione all'avversario democratico, Joe Biden, il quale non perde occasione per rimarcare quanto il Presidente sia stato fallimentare nella gestione sia del virus, che ha reso gli Usa il paese più colpito al mondo, che della protesta contro gli abusi della polizia americana verso le persone di colore.

Gestire una nazione come l'America non è come gestire la più grande azienda del mondo e questo il presidente Trump sembra non averlo pienamente compreso; agire a livello di stimoli economici è fondamentale per poter far ripartire la macchina economica, ma altrettanto fondamentale è saper gestire sul piano umano una società che si trova doppiamente smarrita e non sa a chi fare riferimento.

Donald Trump la mette sempre sul piano del denaro; mercoledì ha affermato che nel prossimo piano di aiuti, il disegno di legge da lui proposto conterrà molti più soldi rispetto a quelli che metteranno sul piatto i democratici; inoltre vorrebbe semplificare la burocrazia per permettere un arrivo più rapido dei soldi ai cittadini e non continuare sulla linea di sussidi definiti “troppo generosi”, i quali porterebbero ad un effetto disincentivante sul piano del ritorno al lavoro.

Intanto sul fronte internazionale le tensioni tra Usa e CINA non sembrano diminuire, dopo la legge sulla sicurezza che permette a Pechino di controllare l'ex colonia britannica sotto più aspetti quali, proibire la secessione, la sovversione del potere statale, le attività terroristiche e le interferenze straniere, minandone di fatto la sua indipendenza. E ora, dopo uno stretto giro di vite da parte degli Stati Uniti riguardo i rapporti di privilegio economico finanziario con Hong Kong, ritenuta appunto non più un partner svincolato dal controllo cinese, nel mirino Usa ci sarebbero gli istituti finanziari che intrattengono rapporti commerciali con chi è ritenuto responsabile di finanziare le campagne di repressione delle libertà personali nell'ex colonia; la legge è stata approvata all'unanimità sia da Camera che Senato e aggiunge un altro mattone al muro quasi insormontabile che divide Usa e Cina.

LA POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE

Settimana densa di appuntamenti per quanto riguarda i big della politica monetaria statunitense; sull'attuale situazione economica e sulle prospettive future si sono espressi sia Jerome Powell, presidente della Federal Reserve che Steven Mnuchin, segretario al Tesoro americano.

I due in un incontro congiunto dinnanzi al Comitato dei servizi finanziari della Camera hanno testimoniato circa il loro sforzo, in qualità di rappresentanti delle due principali agenzie economico monetarie americane; da quando la pandemia ha registrato il suo picco maggiore, a marzo, i due chairman hanno preso, costantemente, contatti l'uno con l'altro ed hanno messo in piedi azioni di politica monetaria congiunte per cercare di limitare i danni al sistema economico del paese.

Le posizioni dei due rimangono comunque leggermente diverse; Mnuchin si apre a una visione più positiva nel futuro prossimo, prospettando la possibilità concreta di una ripresa a V dell'economia, mentre Powell si dice ancora molto preoccupato e prospetta un futuro fatto di incertezze legate allo sviluppo del virus e alle possibilità di contenimento; infatti il Presidente della Fed, pur riconoscendo un miglioramento dato dall'apertura graduale delle attività economiche, sostiene che fino a quando le persone non saranno pienamente sicure nell'espletare le loro attività, l'economia verserà sempre su un piano di estrema incertezza ed instabilità.

Il percorso di risanamento, continua Powell, dipenderà molto dalle azioni politiche che continueranno ad essere intraprese a tutti i livelli governativi; la FED in questi mesi di pandemia ha fatto tutto ciò che era in suo potere per sostenere i mercati finanziari e creare ed alimentare un flusso di credito diretto a sostegno di famiglie ed imprese, le quali hanno potuto sostenersi; permettendo ai datori di lavoro di continuare a pagare gli stipendi e ai consumatori di continuare a spendere.

Powell ha sottolineato anche come il passaggio del “Cares Act” sia stato fondamentale per permettere di attuare i programmi di prestito a salvataggio dell'economia, sia quelli della FED che quelli del Tesoro; gli strumenti messi in campo dalle due agenzie sono stati utilizzati nel pieno della loro efficacia per far fronte al virus ed hanno dimostrato come in una situazione così drammatica, gli organi istituzionali americani siano in grado di sorreggere l'economia, nonostante tutto; dando una grande prova di forza e stabilità.

Le principali operazioni messe in atto dalla FED sono state: mantenere il tasso di interesse vicino allo zero, condizione che verrà mantenuta fino a che l'economia non si sarà pienamente ripresa; fare operazioni di mercato aperto acquistando titoli del Tesoro o altri titoli garantiti nella misura necessaria per sostenere il mercato e farlo funzionare regolarmente; oltre a questo sono stati istituiti programmi di prestito in coordinazione con il Dipartimento del Tesoro per le piccole medie imprese, consumatori e governi statali e locali, in modo da aiutarli a gestire meglio le pressioni del flusso di cassa ed infine sono state incoraggiate le banche ad operare una migliore gestione del capitale in vista delle grosse perdite che si prevede andranno incontro, al fine di avere riserve per continuare ad aiutare imprese e famiglie nel fornire prestiti; nei verbali della riunione FOMC del 9-10 giugno i membri si sono espressi all'unanimità anche sul PIL, dichiarando che nel 2020 le proiezioni mediane si attestano a una contrazione del 6,5%, seguita da un aumento del 5% nel 2021 e del 3,5% nel 2022.

In settimana si sono espressi anche il Presidente Fed di New York, John Williams, il quale sostiene che per la piena ripresa ci vorranno anni, nonostante riconosca i miglioramenti dell'economia nell'ultimo periodo; Charlie Evans, Presidente FED di Chicago, ipotizza che per la ripresa economica piena sia necessario l'apporto di ulteriori stimoli e non esclude che i tassi di interesse possano diventare negativi.

Infine per Mary Daly, Presidentessa FED di San Francisco, il quadro si fa meno incoraggiante del previsto; la previsione è che il tasso di disoccupazione rimarrà a livelli storicamente molto alti per altri 5 anni nell'ipotesi che si trovi un vaccino efficace, nel caso contrario invece ci vorrà molto più tempo affinche si ritorni a livelli normali.

DATI MACROECONOMICI

Il numero delle case in attesa di essere vendute, con già regolare contratto, ma in attesa dell'effettiva transazione, nel mese di maggio volano a + 44,3%, con netto distacco dall'attesa di un misero + 19,3% e del dato di aprile di - 21,8%. Il dato anno su anno è passato a -10.4% in Maggio da - 34.6% in Aprile. Questi numeri depongono bene per le vendite di case unifamiliari già esistenti dei prossimi 2 mesi.

Sotto le stime l'indice PMI di Chicago, che segnala un dato in contrazione nel settore manifatturiero del 36.6, sotto rispetto ad un'aspettativa di 45; leggermente meglio del mese di maggio in cui era del 32.3. Si potrebbe pensare che sia un primo segnale di impatto dei nuovi contagi, ma il distretto non è tra quelli "caldi".

Cresce anche l'ottimismo del consumatore americano, che secondo lo studio fatto dal Conference Board, risulta molto più fiducioso nell'approcciarsi alla spesa per consumi; il dato di giugno è del 98.1, più alto di quello atteso di 91.5 e decisamente migliore di maggio dove era dell'85.9.

L'indice ISM sui direttori agli acquisti nel settore manifatturiero presenta a giugno un dato in espansione a 52,6 con attese di 49,5 e un dato a ribasso a maggio di 43,1; espansione anche per il sotto indice dei nuovi ordini che presentano un dato di 56,4 contro il 31,8 di maggio, mentre il sotto indice occupazione, uscito a 42,1 dal 32,1 di maggio e con attese per 43, mostra ancora contrazione.

E veniamo ai dati “clou” del mese di Giugno relativi al mercato del lavoro, con i nuovi occupati non agricoli nel settore pubblico e privato. Gli ottimi dati riportano, rispettivamente, 4,8 milioni e 4,767 milioni disattendono completamente le aspettative attestatesi a 3 milioni per il settore pubblico e 2,9 milioni per quello privato; l’aumento è ancor più considerevole rispetto ai dati del mese di maggio usciti, rispettivamente a 2,699 milioni e 3,232 milioni.

Il tasso di disoccupazione totale nel mese di giugno si attesta all'11,1%, meglio di ciò che ci si aspettava; 12,3% e meglio del mese precedente del 13,3%.

Rimanendo in ambito occupazionale, le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione su base settimanale risulta in costante calo; “solo” 1,427 milioni, rispetto al dato di marzo, di oltre 6 milioni, anche se leggermente peggiore rispetto alle aspettative di 1,355 milioni e leggermente meglio rispetto alle richieste della settimana precedente di 1,482 milioni.

I guadagni orari medi negli Usa, su base annua nel mese di giugno segnano una contrazione al + 5%, rispetto al + 5,3% previsionale ed al + 6,6% del mese di maggio.

Gli ordini alle fabbriche sono aumentati vertiginosamente a maggio segnando un + 8%, rispetto ai - 13,5% di aprile, rimangono comunque sotto le aspettative del 8,9%.

Infine il saldo della bilancia commerciale a maggio vede ampliare il suo deficit, con un disavanzo di 54,60 miliardi di dollari, rispetto al dato di aprile di - 49,80 miliardi e un dato atteso secco di - 53 miliardi $.

FOCUS SU TITOLI

TESLA + 25,84%. Ancora una volta il colosso americano di auto elettriche stupisce il mercato con un record di consegne nel secondo trimestre sopra ogni aspettative; 90.650 auto consegnate, contro una stima di Wall Street tra le 60 e 70 mila, ma ciò che stupisce maggiormente è che TESLA è diventata il primo costruttore di auto del mondo per capitalizzazione, avendo superato Toyota.

Mentre il mercato automobilistico arranca, TESLA si riconferma un assoluto top player, questo grazie al suo poliedrico Ceo, il quale non smette mai di stupire con nuovi progetti a due ruote e spaziali (rif. Space X). I modelli Tesla più venduti sono stati Model 3 e Model Y, che rappresentano il target più economico proposto dall'azienda. Ma si sa, non può sempre essere tutto rose e fiori nemmeno in casa Musk; è notizia recente, secondo un'inchiesta condotta dal Los Angeles Times e coadiuvata da un laboratorio scientifico di New York, che su alcuni modelli Tesla, il sistema di refrigeramento dei tubi sarebbe stato consapevolmente montato anche se difettoso, portando nei casi più gravi all'incendio dei veicoli. Il Ministero dei Trasporti statunitense indaga sulla base di numerose segnalazioni in merito, provenienti da una fuga di notizie dalla stessa azienda di Palo Alto; se ciò dovesse realmente trovare riscontro TESLA andrebbe incontro a multe salatissime.

SHOPIFY + 13,18%. ll rally di SHOPIFY è stato sorprendente: le azioni sono più che raddoppiate negli ultimi tre mesi ed in settimana gli investitori hanno tenuto il piede sul pedale dell'acceleratore: facendo aumentare le azioni della piattaforma commerciale di Ottawa del 14% questa settimana. Qualche settimana fa, quando gli analisti di RBC avevano assegnato un prezzo obiettivo di 1.000 $/az. a molti era sembrato piuttosto alto, mentre ora la previsione sembra prudente, con le azioni che hanno raggiunto il massimo a 1.059,44 $ nel corso della settimana. Il catalizzatore più recente è arrivato a metà giugno, quando Walmart ha raggiunto un accordo con la Società canadese per espandere il suo sito di mercato di terze parti che attraverso la piattaforma commerciale di SHOPIFY consente alle piccole e medie imprese di vendere i prodotti attraverso il proprio mercato online. L'accordo fornirà alla rete di SHOPIFY costituita da milioni di commercianti l'accesso ai clienti di Walmart. SHOPIFY è stato il secondo più grande rivenditore al dettaglio online negli Stati Uniti, lo scorso anno.

AMGEN + 10,91%.  Il gigante statunitense delle biotecnologie ha ottenuto una sentenza favorevole da una corte d'appello. La vittoria sulla divisione Sandoz di Novartis potrebbe porre fine alla disputa di lunga data, anche se Novartis spera che la Corte Suprema degli Stati Uniti possa essere disposta a dare un'occhiata al caso. Nell'agosto 2019, un tribunale distrettuale federale ha confermato i brevetti di AMGEN che proteggono il suo farmaco best-seller anti-infiammatorio “Enbrel” dalla concorrenza biosimilare. La sentenza ha impedito a Novartis di lanciare una versione biosimilare del trattamento, “Erelzi”, senza aver prima stipulato un accordo di licenza con AMGEN. Novartis ha scelto di non arrendersi e ha invece appellato la decisione. La decisione odierna della Corte d'appello degli Stati Uniti ha confermato la sentenza della corte inferiore. Con una decisione 2-1, AMGEN ora avrà protezione per il farmaco “Enbrel” fino alla fine del 2028.

PORTAFOGLIO AZIONARIO

Sempre bene l’operatività con il Portafoglio LombardReport nel quale abbiamo raggiunto il target sul titolo ULTA BEAUTY con la strategia WEEKLY sul NASDAQ100, con FISERV che tiene molto bene e BIOGEN, che ha recuperato in parte le perdite della settimana precedente. In modalità “Breakout” i titoli del Nasdaq ci hanno dato la possibilità di alzare ulteriormente i livelli di STOP soprattutto sul titolo SHOPIFY, mentre per CARA THERAPEUTICS abbiamo inserito un livello di Target molto ottimistico ma, per la natura molto volatile del settore di appartenenza, guadagnare o perdere un 10/15% in un giorno o due ci darebbe la possibilità di estendere il guadagno. Vedremo nei prossimi giorni se mantenere tale strategia. Infine, con la strategia “Breakout” sui titoli italiani, abbiamo sfiorato il target sul titolo ASTM e ciò ci impone prudenza (alzando il livello di STOP) e pazienza, mentre su ENEL attendiamo fiduciosi la rottura al rialzo degli 8 €. 

L’operatività settimanale con il Portafoglio “The Challenger” rimane tranquilla, così come nello spirito della strategia. Anche in questa settimana abbiamo effettuato un nuovo acquisto con il titolo SORRENTO THERAPEUTICS ed attendiamo che la quotazione del Petrolio e derivati aumenti, con il primo che rompa al rialzo la barriera dei 40/41 $/b, dandoci la possibilità di andare a target con il relativo ETF. Alla prossima tra 15 gg.

PUBBLICAZIONE DELLE TRIMESTRALI ECONOMICHE SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA.

Non presenti.

ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (7/6/2020)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.

Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO