Previsioni di Borsa con le Onde di Elliott e Fibonacci


Piano Bar : Focus Europa _ Luglio 2020 ... verso la catastrofe

                                                                                                                                                                              

Focus Europa è un’estensione periodica senza fissa frequenza della rubrica Piano Bar di Virginio Frigieri volta ad offrire una panoramica sull'Europa, che normalmente non viene trattata negli appuntamenti settimanali. 

Il punto

Una correzione al rialzo nel DAX, nel FTSE 100, nel CAC 40 e nell'Euro Stoxx 50 è iniziata a metà marzo e ha portato i prezzi verso i massimi di inizio giugno. Il resto della truppa tuttavia non è riuscita a seguire la manifestazione degli indici principali, e si muove con notevole ritardo. L'ampiezza e lo slancio sono diminuiti nel corso del rally, mentre sono aumentate diverse misure di compiacenza degli investitori. Il comportamento è compatibile con le ultime fasi di una manifestazione del mercato orso. Anche in Europa come negli States, sale oltre modo l’interesse verso i titoli tecnologici mostrando una sorprendente somiglianza con  ciò che accadde nel 2000.

Azioni:

Questo primo grafico se osservato da chi non considera le onde di Elliott potrebbe dare la sensazione che i mercati siano sulla buona strada per una piena ripresa. Ma dal nostro punto di vista, il comportamento dei mercati rimane coerente con un rally di alto livello in un mercato orso molto più ampio destinato a diventare più profondo. Nella parte destra del grafico pubblicato questo mese da Elliott Wave International, sono stati messi i tre ritracciamenti canonici di Fibonacci. Come si vede solo il Dax e lo Swiss Market Index sono andati   sensibilmente oltre il 61,8%. La medaglia di bronzo va all’Eurostoxx50 seguito dal Cac40 che hanno superato di pochissimo questa resistenza prima di ritracciare e a seguire gli altri che il 61,8% lo devono ancora vedere.  Un mercato rialzista sano, si lascia andare sparando su tutti i cilindri spingendo tutti gli indici azionari uniformemente verso l’alto. L’aspetto frastagliato dell’avanzamento degli indici europei suggerisce che le probabilità di nuovi massimi in qualsiasi indice restano improbabili.

Già dallo scorso anno denunciammo l’eccesso di ottimismo e di compiacenza dimostrato dagli investitori soprattutto verso il comparto obbligazionario. A soli tre mesi dal crollo di marzo osserviamo nuovamente, come l’ottimismo degli investitori sia rimasto pressoché intatto e negli ultimi due mesi, gli investitori sono rientrati nello stesso pool di attività rischiose in cui nuotavano da anni. A maggio, ad esempio, l’indice delle azioni britanniche ad alto beta e il FTSE AIM 100 che contiene le società supportate da capitale di rischio sono schizzati di oltre il 60% dai minimi di marzo. Anche i traders di futures sul Dax hanno registrato l’inversione di sentiment con un  DSI (trade-futures.com) che è passato dal 6% di marzo al 93% dell’8 giugno.

Ultimi ma non ultimi sempre il mese scorso anche gli investitori in obbligazioni spazzatura si sono uniti al resto degli inossidabili rialzisti. Il 9 giugno scorso il Wall Street Journal titolava

Europe’s riskiest corporate debt has rallied to pre-crisis levels” (Il debito societario più rischioso in Europa risale ai livelli pre-crisi).

Il grafico sottostante pubblicato da Elliott Wave International mostra l’indice Bloomberg-Barclays Pan-Europe High Yield Total Return che ha ormai recuperato circa l’80% del precedente calo.

La conseguenza è che lo spread tra le obbligazioni spazzatura europee e il debito pubblico si è ridotto al suo livello più basso dal 6 marzo. Un Credit Strategist di JP Morgan Chase ha affermato: “quando gli affari sono arrivati nel mercato ad alto rendimento in Europa, sono stati ben accolti”. In effetti la domanda di titoli spazzatura è così alta che gli analisti lamentano una “carenza di attività ad alto rendimento per l’acquisto di fondi”.

Qualora servissero altre prove della pervasiva compiacenza che accompagna i mercati è che gli investitori stanno riacquistando obbligazioni spazzatura nonostante la diffusa comprensione che il numero di aziende insolventi che andranno in default saliranno alle stelle! S&P Global , stima che il tasso di default per le società europee di livello speculativo raggiungerà l’8,5% entro il prossimo mese di marzo (il triplo del tasso di oggi)! Negli Stati Uniti Moody’s Investors Service prevede un tasso di inadempienza all’11,1% entro marzo 2021 e Goldman Sachs rincara la dose, stimando un 13% entro fine anno! Da notare che i tassi di insolvenza aumenteranno nonostante il tentativo concertato di tutte le banche centrali del mondo di sostenere il mercato!!  

Ad aprile, la Fed americana ha iniziato ad acquistare il debito dei cosiddetti “angeli caduti”, che sono società che hanno perso il loro rating investment grade, durante la pandemia. La Banca centrale europea sta per seguirne l'esempio. A giugno, il funzionario della BCE Olli Rehn ha detto ai giornalisti che stava tenendo la mente aperta sull'attuazione della stessa politica. Probabilmente è troppo tardi. La compiacenza degli investitori sostiene che il mercato delle obbligazioni spazzatura si colloca al culmine di un altro sell-off storico. L'indice Markit iTraxx European Crossover - che segue lo spostamento dei contratti assicurativi su 45 società con rating spazzatura in Europa - si sta muovendo al passo con le azioni come evidenzia il grafico sottostante  a scala invertita pubblicato da Elliott Wave International.

Come si vede a fronte di un tracollo del 41% dell’EuroStoxx50 da febbraio a marzo, le paure di default si sono gonfiate e l’indice di cross-over è aumentato di tre volte (da 200 a 700) per poi sgonfiarsi man mano che l’onda (2) recuperava. Per intenderci gli obbligazionisti si sono accollati i costi dell’assicurazione per proteggere i loro in vestimenti durante l’onda (1) per disfarsene man mano i corsi azionari risalivano (crollo da 700 a 400 durante l’onda(2). Oggi con pochi investitori che vedono la necessità di proteggersi e l’onda (3) alle porte, è il momento ideale per il tracollo.

Andiamo avanti: a marzo il rendimento di un’obbligazione lunga un secolo emessa dal governo austriaco è sceso sotto lo 0,5%.  Bloomberg, il 24 giugno, ha così spiegato la logica della scommessa su un’obbligazione che ritorna quasi nulla e paga in oltre 100 anni:

L'attrazione delle obbligazioni ultra lunghe con cedole molto basse è che i loro prezzi aumentano più bruscamente quando i rendimenti diminuiscono…. Ciò significa che il prezzo cresce quando i tassi di interesse scendono (come stanno facendo ora), il che è una buona notizia nel complesso per gli investitori.                              - Bloomberg, 24/06/2020

In altre parole, gli "investitori" del credito si stanno caricando di obbligazioni maggiormente indebitate, scommettendo che le attuali tendenze del mercato continueranno e che i tassi di interesse continueranno a scendere. 

Il pericoloso rovescio della medaglia non sorprenderà i nostri lettori, visto che da tempo abbiamo spiegato in tutte le lingue il “rischio di duration”. Per una obbligazione secolare, il rischio di duration è così elevato che persino un lieve rialzo dei tassi di interesse può far crollare il prezzo di queste obbligazioni. Finora, gli investitori hanno ignorato il rischio crescente. Il mese scorso, quando il governo austriaco ha preso in prestito altri 2 miliardi di euro di obbligazioni a un secolo, la domanda è risultata 8 volte l'offerta disponibile (NdA una follia!!). L'obbligazione paga solo lo 0,88% negli interessi. Perfino i gestori finanziari professionisti hanno notato poco dei pericoli. Secondo Bloomberg, il titolo ha visto una domanda particolarmente forte da parte di "fondi pensione e compagnie assicurative alla ricerca di attività ultra lunghe per far fronte alle loro passività future". (Bloomberg, 24/06/20)

Quest’ultima affermazione va dritta all’essenza del problema: praticamente oggi, nessuno sa immaginare un futuro finanziario diverso dal presente! Aggiungete il fatto che le borse vanno recuperando le perdite del primo trimestre, l’attività economica che a giugno ha messo in atto un buon rimbalzo (NdA dopo due mesi di fermo quasi totale ci vuole poco) ed infine gli “esperti” che affermano che la ripresa delle economie rafforzerà i mercati azionari e tutto torna, anche se io continuo a non pensarla così e almeno per quello che riguarda l’Italia vedo un autunno drammatico sia in termini di aziende che chiuderanno che in termini di occupazione, consumi e quant’altro.

L’ho già spiegato una volta, e ci sono ancora i video in giro su youtube: quando io una quarantina di anni fa ho iniziato ad interessarmi di borsa,  era un epoca in cui l’andamento delle borse rifletteva abbastanza da vicino e con buona approssimazione l’andamento dell’economia reale che tu potevi vedere e toccare con mano semplicemente girando un po’ per le vie della tua città. Se mentre mi recavo al lavoro infilavo un viale in cui si contavano una, due, tre quattro, cinque, sei gru e sei cantieri edili in piena attività che tiravano su sei palazzi nuovi, si poteva facilmente intuire che l’edilizia tirava e che mettendo due soldini sui titoli cementieri, con buone probabilità si poteva portare a casa un pò di profitto.  Quando nel 1999 l’amministrazione Clinton (ma sarebbe più corretto dire Bilderberg & C che sono quelli che lo portarono alla presidenza) abolisce il Glass Steagel Act in favore di una politica del laissez-faire fondata sulla fiducia e sull’autodisciplina del mercato, ha inizio il disastro di cui abbiamo già avuto solo un piccolo anticipo con la crisi del 2008.

Il Glass Steagal Act, era stato messo in atto nel 1933, dopo la crisi del '29 e imponeva una separazione netta tre le banche commerciali classiche e le banche d’affari (investment banking)  giacché, logica di puro buon senso, quando decido di aprire un conto in banca per versare lo stipendio, pagare le utenze e quant’altro io ho il diritto di sapere ancor prima di entrare in quella banca se sto entrando in una banca normale che raccoglie i risparmi dei cittadini per distribuirli alle aziende e alle attività dell’economia reale, o se sto entrando in un casinò travestito da banca che appena esco prende i miei risparmi e si lancia in investimenti rischiosi o peggio ancora in avventure su strumenti derivati. Non ci vuole un genio per comprendere una norma di puro buon senso!. Se e quando vorrò correre qualche rischio in più, sarò io a prelevare una fetta dei miei risparmi dalla Banca ”vera” per trasferirli ad una Banca “casinò”. Orbene questo paletto viene fatto saltare e si dà il via ad una deregulation che grazie agli strumenti di ingegneria finanziaria in pochi anni metterà in circolazione una montagna di strumenti derivati che nessuno può valutare esattamente ma che in via approssimativa viene stimata da un minimo di 15 a un massimo di 24 volte il PIL del pianeta TERRA. Con questa mole di letame in circolazione il risultato finale è che i mercati finanziari non hanno più nessun riscontro sull’economia reale. La gente perde il lavoro, gli imprenditori si suicidano, i poveri crescono come le mosche su una carcassa in decomposizione, la disoccupazione dilaga e le borse cosa fanno? Ovviamente crescono!! Se per voi questo è normale, per me che ormai sono di un’altra generazione non può esserlo!. Un ultimo consiglio: prima di affidare i vostri risparmi ai cosidetti “esperti” assicuratevi se questi personaggi hanno una vaga idea di quanto costa un litro di latte , un chilo di pane o di zucchine. Non credo che ne troverete tanti!

Economia e Deflazione

Come si diceva prima, un paio di mesi di ripresa dell’indice PMI (l’indice composito dell’attività manifatturiera di un Paese) dopo uno stallo quasi totale di oltre due mesi, non può mascherare la più ampia distruzione economica che avrà luogo nella seconda metà del 2020. Con un bel -11,5% di PIL, la Gran Bretagna subirà il colpo peggiore delle 15 maggiori economie che l'OCSE ha appena studiato. Subito dietro distanziati di pochi decimali e comunque oltre l’11%, abbiamo le economie di Francia, Italia e Spagna. Con questi numeri l’economia dell’intera eurozona (n. 5 nell'elenco delle economie più colpite) si attesta a un calo medio del -9,1%. Al sesto posto nell’elenco si trova la Russia anche lei stimata al -9,1%.

Un disastro di tale drammatica entità non si può spiegare con l’arresto del lavoro di un tempo tutto sommato relativamente breve, ma trova invece una buona giustificazione se consideriamo il massiccio accumulo di DEBITO già esistente prima dell’arrivo del COVID-19.

Ancora l’ennesimo grafico pubblicato questo mese da Elliott Wave International mette in evidenza in blu la percentuale di indebitamento sul PIL dei vari paesi e in azzurro, l’aumento che avremo nel 2020 a causa della pandemia.

Su questo grafico si può notare anche che, se le stime in azzurro risulteranno corrette, entro la fine dell’anno anche Francia, Spagna e Belgio entreranno a far parte del Club “Debito/PIL over 100%”! e ancora più importante è che anche il rapporto MEDIO Debito/PIL dei 19 paesi dell’Eurozona andrà a superare la fatidica soglia del 100% .

Infine si tenga presente che queste stime dell’OCSE  sono state fatte su uno scenario che contempla una sola ondata, ovvero si è esclusa la possibilità che una seconda ondata di Covid-19 avvenga prima della fine dell’anno, ma se dovesse accadere …  i numeri sarebbero ancora peggiori!.

Quindi, mentre i soloni escludono la seconda ondata e prevedono che da qua a fine anno l’economia tornerà a balzare in avanti, ritengo, come ho scritto sul report precedente, che i problemi dell’Europa abbiano cominciato a manifestarsi ben prima dell’arrivo del virus e che molte economie fossero già in recessione da prima. Gli ordini di produzione tedeschi, la produzione industriale, i prezzi alla produzione e gli ordini industriali esteri hanno raggiunto il picco alla fine del 2017 o all'inizio del 2018. Il picco dei prezzi all'ingrosso tedeschi è arrivato un anno prima, a dicembre 2016. In altre parole, Prima di Covid-19, la maggiore economia europea viaggiava già sul filo di lana di un supporto vitale, e dopo con l’arrivo del Covid-19 l'economia è semplicemente andata in coma. Ad aprile, la produzione industriale tedesca è crollata del 18%, il calo maggiore da quando i record hanno iniziato a essere registrati nel 1991. La produzione di beni strumentali è scesa di oltre il 35%, mentre gli ordini di fabbrica sono crollati di quasi il 26%, il declino mensile più grande di sempre che era quasi il doppio del record precedente. Le vendite di auto, nel frattempo, erano la metà dei loro livelli dello stesso mese di Marzo nel 2019 e la produzione di auto nei primi cinque mesi del 2020 è scesa ai livelli visti l'ultima volta nel 1975. Molti economisti hanno utilizzato la crisi finanziaria del 2008 per valutare l'attuale crisi, mentre come ho già spiegato in precedenti articoli, questo mercato orso sarà di un grado maggiore e assomiglierà , se non sarà pure peggio, alla crisi degli anni ’20. La crisi finanziaria del 2008 vide una contrazione cumulativa del 20% nella produzione industriale tedesca. La contrazione di oggi dei soli primi quattro mesi 2020, fino ad Aprile è già del 25%. 

Un'altra prova che il principale motore economico europeo si è bloccato prima della pandemia viene da un articolo del Financial Times del 4 Aprile che titolava: il “decennio del settore immobiliare tedesco è finito.. FT, 4/4/20  

Secondo l'articolo del Financial Times, "il boom, aiutato da anni di forte crescita e bassa disoccupazione, stava per concludersi anche prima del colpo di Covid-19". Ad aprile, l'attività di leasing lordo nelle cosiddette 7 grandi città tedesche - Berlino, Colonia, Düsseldorf, Francoforte, Amburgo, Monaco e Stoccarda - è affondata a 701.000 metri quadrati. Tale numero, che rappresenta un calo del 30% su base di 12 mesi, rappresenta il trimestre più debole dal terzo trimestre 2014, secondo la società di servizi immobiliari JLL. Inoltre nessuna delle roccaforti immobiliari tedesche è sfuggita alla recessione, il che è "insolito dato che la tendenza è stata generalmente al rialzo negli ultimi 10 anni". (Panoramica del mercato degli uffici JLL, aprile 2020) Allo stesso tempo, l'eccesso di spazio negli uffici che aveva iniziato a crescere nel primo trimestre del 2020 dovrebbe solo peggiorare. Uno dei più grandi sviluppatori immobiliari europei riferisce che i datori di lavoro europei potrebbero ridurre lo spazio della scrivania di almeno il 30% per risparmiare denaro e aderire alle linee guida sulla distanza sociale. La domanda non è “se” il mercato degli uffici verrà colpito, ma "quanto” sarà grave il colpo per gli immobili commerciali. (Bloomberg, 09/06/20) A loro volta, i proprietari terrieri commerciali si stanno preparando per un "enorme strapiombo sul settore degli uffici". Le società finanziarie e tecnologiche da American Express a Nomura a Google hanno adottato strategie di lavoro da casa. L'Europa centrale sembra particolarmente vulnerabile. Più di 13 milioni di piedi quadrati di spazi per uffici sono attualmente vuoti a Varsavia, Budapest e Praga, con altri 1,6 milioni di metri quadrati in fase di sviluppo. Molto presto arriverà un eccesso molto più grande che poche persone vogliono riconoscere: un forte surplus dei lavoratori stessi!.

Un titolo di Bloomberg del 15 giugno si riferisce alla situazione in Italia uno dei paesi più colpiti, ma è evidente che la maggior parte dei paesi europei si troverà ad affrontare lo stesso problema. Il titolo di Bloomberg era:

“Alcuni lavori potrebbero non tornare dopo la pandemia” - Bloomberg 15/06/20

Nell’articolo, l’agenzia di lavoro interinale Adecco afferma che nonostante i due pacchetti di incentivi fiscali per un totale di 75 miliardi, i datori di lavoro italiani potrebbero eliminare oltre 3 milioni di contratti di lavoro. Considerando che la forza lavoro in Italia si attesta su 23 milioni di persone, stiamo parlando di un 13% della forza lavoro.

Nel Regno Unito, la British Petroleum lascerà presto a casa il 14% della sua forza lavoro co corrisponde a circa 10.000 posti di lavoro. La Royal Dutch Shell sta rivedendo i contratti di personale espatriato , ridimensionando le assunzioni ed offrendo licenziamenti volontari. La Francia il 9 giugno ha presentato un piano da 15 miliardi di euro per salvare Airbus “con misure volte a prevenire ingenti perdite di posti di lavoro ed anche ordini di aeromobili. L’industria aerea in Francia da lavoro a circa 300.000 persone.

L’espansione del credito si fonda su due componenti: il primo sta nella volontà generale di prestare e il secondo nella capacità generale dei mutuatari di pagare interessi e capitale. Se quest’ultimo viene a mancare a causa di un oscuramento del quadro occupazionale, la montagna di debiti in tutto il mondo crollerà in tempi nemmeno troppo lunghi. Il come evitare questo scenario ed uscirne terrà probabilmente impegnati gli economisti per il prossimo decennio.

Il gioco della colpa

Non potevo terminare questo report senza tornare sui cari amici teteschi sempre pronti a sorvegliare e imporre agli altri il rispetto delle regole, salvo poi all’occorrenza essere i primi a violarle con barbatrucchi fiscali o contabili che agli altri paesi non vengono consentiti (giusto per capire in che razza unione ci si è andati a infilare). Dopo le vicende di Commerzbank e Deutsche Bank con la sua montagna di prodotti derivati che ancora cinque anni fa sfiorava l’intero ammontare del PIL Terra, ci risiamo con Wirecard il processore di pagamenti tedesco e anche in questo caso abbiamo una dimostrazione di come in questo mondo globalizzato e ipertecnologico le condizioni finanziarie possano deteriorarsi in tempi molto veloci.

Quando ad Agosto del 2018 fu annunciato l’imminente ingresso di Wirecard nel venerabile indice DAX, gli analisti di Elliot Wave International spararono immediatamente ad alzo zero, in considerazione della quotazione  assurda raggiunta. Questo il commento di allora:

“Tanti sintomi di mania affliggono il settore [fintech] che il sell-off potrebbe essere catastrofico . Wirecard, un processore di pagamenti tedesco di 19 anni, ha appena superato Deutsche Bank in termini di capitalizzazione di mercato. Nonostante incassi l'equivalente solo del 5% delle entrate di Deutsche Bank; gli investitori hanno spinto lunedì il prezzo delle azioni di Wirecard a nord, a 194€, dando alla società un valore di mercato di oltre 21 miliardi di euro.”

—EFF, August 31, 2018

I lettori più anziani ricorderanno sicuramente durante la mania per i titoli Internet e Hi_Tech nel 2000, un caso analogo in Italia, quando Tiscali superò in capitalizzazione la Fiat.

La catastrofica svendita iniziò quasi immediatamente. Il prezzo delle azioni di Wirecard raggiunse il picco quattro giorni dopo e perse il 37% in 10 settimane. Lo scorso mese di Marzo venne ripreso il grafico ipotizzando il target per molti assurdo, ma perfettamente normale nella Teoria delle Onde di un allineamento al minimo della quarta onda precedente di grado inferiore. Ma alla prova dei fatti anche quel target si è dimostrato troppo ottimistico, visto che i titoli sono scesi fino a poco più di 1 euro e poi l’azienda ha dichiarato fallimento. Il grafico sotto pubblicato da Elliott Wave International, mostra la stima e la fine reale a consuntivo.

Anche in questo caso occorre riflettere sulle conseguenze. Alcune menti semplici si limitano ad osservare che di questi botti se ne sono già visti e non sarà l’ultimo, citando i casi Bear Stern, Enron, Lehman Brothers, Northen Rock etc. Tuttavia se i precedenti scandali sono avvenuti in un clima di umore sociale positivo, oggi l’umore sociale sta cambiando e questi scandali producono inevitabili situazioni di caos. (domani forse anche di gravi disordini sociali).

Nel caso specifico i guai di Wirecard sono iniziati a marzo quando il Financial Times scoprì le prove di impaginazione,  falsificazione, false scritture contabili e pratiche contabili discutibili. Poi a giugno scoppia lo scandalo vero e proprio che sta già producendo e diffondendo tutta una serie di effetti. Il primo ovviamente è il prezzo delle azioni che crolla da 100€ fino al 17 giugno a meno di 2 euro (-98%) in sei sedute di borsa e a seguire il secondo effetto è l’istanza di fallimento presentata da Wirecard con oltre 4 miliardi di buco. L’amministratore delegato Markus Braun si è dimesso dopo che la società di revisione dei conti ha rilevato che mancavano all’appello circa un quarto del bilancio e 2 miliardi di euro in contanti. La procura di Monaco ha quindi arrestato Braun con l’accusa di falsa contabilità e manipolazione del mercato. Braun ha dichiarato che il contante mancante “probabilmente non esiste” – FT (25/6/20)

Le autorità tedesche hanno avviato indagini più ampie sui membri dell’ex consiglio di Amministrazione di Wirecard e il governo tedesco ha risolto il suo contratto con FREP, il cane da guardia contabile del paese che sovraintende all’informativa finanziaria. Anche il partito di opposizione tedesco si è mosso chiedendo un’inchiesta parlamentare sul crollo di Wirecard e l’Unione Europea ha annunciato che aprirà un’indagine su BaFin che è l’authority di regolamentazione finanziaria tedesca che ha diretto la supervisione dell’unità bancaria di Wirecard. Il gruppo per i diritti degli azionisti con sede dei Paesi Bassi VEB ha chiesto un’indagine sulla Ernest &Young, la società di revisione che ha sottoscritto i bilanci di Wirecard a partire dal 2009 e l’associazione tedesca degli investitori al dettaglio, SdK ha sporto denuncia contro un altro dirigente (manco a farlo apposta) della Deutsche Bank a causa degli eventi di Wirecard.

Solo un rovesciamento di umore sociale di grandi proporzioni può spiegare l’evaporazione di un’azienda che impiegava 6000 persone e che nel 2018 aveva avuto entrate per 2 miliardi di euro. Il crollo ha poi coinvolto anche gli “esperti convenzionali” giacché lo scorso anno un gestore patrimoniale di…. Deutsche Bank…(NdA e ti pareva..) è entrato in Wirecard con una partecipazione del 9,2% del fondo da 5,1 miliardi di euro che gestiva. (il limite massimo per ogni singola partecipazione è fissata al 10%). Anche la Softbank Investment Advisor, una holding multinazionale con sede a Tokyo, ha visto volare via centinaia di milioni di dollari col crollo di Wirecard.   

Il governo è preoccupato che lo scandalo minaccerà la reputazione della Germania come centro finanziario mondiale e fa bene a preoccuparsene visto che il 20 giugno scorso Bloomberg titolava già così:

“Wirecard, una volta orgoglio della Germania, diventa l’imbarazzo nazionale”

I riflettori sono puntati sulla Germania, per ora, ma se l’orso avrà tempo a campare la debacle Wirecard verrà oscurata nei prossimi mesi e anni da altri scandali contabili ben più ampi.

Poi andando a chiudere vi regalo l’ultima chicca: lo scorso 3 luglio è finita l’indipendenza della BCE!!.

Lo so, che non ve ne siate accorti, ma tant’è! La notizia completamente oscurata da quasi tutti i  media italiani, la trovare su www.scenarieconomici.it  che riporta testualmente quanto segue:

“Al Bundestag una schiacciante maggioranza ha votato affinché la Bundesbank possa dare il proprio placet alle operazioni di QE, ed in special modo al PSPP, cioè all’acquisto dei titoli di stato sul mercato secondario. Anche se questa può sembrare una notizia positiva, anche per l’ampia maggioranza che ha votato la misura, dalla CDU alla SPD ai Verdi ai liberali della FDP, contrario AfD , però ci sono alcuni elementi negativi, che sono ovvi a tutti, tranne che ai mass media ed a chi dovrebbe occuparsi di questi problemi.

  • il primo è evidente, perché dal 3 luglio 2020 la BCE viene a dipendere da quello che  decide il Bundestag, un parlamento
  •  
  • nazionale, e da quello che deciderà di conseguenza la BundesBank. Se vi prendete la briga di leggere gli estratti della discussione
  •  
  • parlamentare (NdA e aggiungo io se sapete leggere il tedesco) vedrete con grandissima evidenza questo fatto. Nella discussione si
  •  
  • parla chiaramente della supremazia della Costituzione tedesca, e della Corte Costituzionale, su qualsiasi altra fonte del diritto. Da
  •  
  • ora in poi qualsiasi decisione della BCE potrà subire il ricorso dei cittadini tedeschi alla Corte di Karlsruhe e quindi sarà sottoposta
  •  
  • alla valutazione del Parlamento e della Bundesbank. Non solo, il Parlamento lascia chiaramente trasparire che sarà necessario
  •  
  • mettere a punto un sistema di controlli oggettivi e, diciamo così, standardizzati pe le operazioni della BCE;
  •  
  •  
  • il secondo elemento negativo è legato all’ossessivo richiamo da parte dei parlamentari, soprattutto di quella della CDU, alla
  •  
  • disciplina di bilancio ed alla necessità di tornare quanto prima al “Nero” di bilancio, cioè agli avanzi, figli dell’austerità. Non ci sarà
  •  
  • nessun cambiamento di rotta nella politica tedesca, a qualsiasi prezzo.

Sul primo punto ora la BCE ha due scelte: tollerare questo potere di veto assoluto della Germania, o ignorarlo, anzi opporvisi. Perché ignorarlo sarebbe sottilmente accettarlo e farne un pericoloso precedente. La teoria vorrebbe che la BCE quindi non accettasse in alcun modo i pronunciamenti della Bundesbank e del Bundestag, ma è teoria, perché il coraggio è un bene raro anche a Francoforte. Sul secondo punto appare chiaro che, tempo qualche mese, la rotta dei paesi mediterranei, Francia compresa, verrà ancora maggiormente a cozzare con quella della Germania. Grazie al governo germano-servente di Giuseppi Conte stiamo facendo finta di nulla, ma presto la realtà busserà alla porta.

…E se vi piace un’Europa così combinata… a me un Europa cosi, dovrei scrivere a caratteri cubitali, che mi fa ca….!!, ma siccome sono un signore dirò semplicemente che è un assurdità! 

Verso la catastrofe … ma con ottimismo!.

alla prossima

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