Caro prezzi dovuto al prezzo del Gas? La realtà è più complessa


Partiamo dall'analisi del prezzo del greggio, da sempre considerato la materia prima per eccellenza e il primo indicatore dell'attività economica prevista, per ora allineata sul prezzo di 80 dollari al barile dopo aver toccato i 120 dollari nel mese di giugno, mentre la dinamica inflazionistica sul paniere di beni che la compongono continua a mostrarsi resiliente ai rialzi dei tassi messi a segno dalle banche centrali.

Troppa la liquidità ancora in circolazione evidentemente, essendo ormai un dato finalmente acquisito persino dai presidenti di Fed e Bce, considerati gli smodati e inconsulti interventi in termini di politica monetaria, messi a segno nelle ultime riunioni.

Cosa segnala il prezzo del petrolio se non una prospettiva economica in raffreddamento?

A ben guardare, con i dati relativi ai Pil delle varie macro aree, sarebbe stato lecito attendersi prezzi ben superiori a quelli attuali e di certo un prezzo di 80 euro sulla principale fonte combustibile non può da sola alimentare la dinamica inflattiva tale da giustificare i prezzi in rialzo di qualsiasi bene o servizio a cui ci si approcci.

E' bene ricordare ad esempio, che il prezzo del legno, negli Stati Uniti d'Amercia, nel 2021 ha subito rialzi dell 800%, quindi ancor prima che la guerra iniziasse, ed il rialzo era stato esclusivamente imputato in maniera corretta, alla richiesta del settore edile e manifatturiero.

Basti pensare che il rialzo sopra citato ha costretto gli Usa ad importare il legno dall'Europa a prezzi più vantaggiosi.

Un solo vistoso esempio basta a dimostrare quanto la dinamica inflattiva sia stata di esclusivo dominio della politica monetaria attuata, politica espansiva come detto, necessaria durante i lockdown, di cui pare l'umanità abbia rimosso l'esistenza, ma che oggi inizia a presentare il conto.

Ergo, se vogliamo tentare di spiegare come sia possibile una corsa dei prezzi simile, delle due l'una, o le banche centrali hanno immeso in circolazione talmente tanta di quella liquidità da dover necessariamente correre ai riparti, drenando e, contestualmente accettando obtorto collo, una breve ma intensa recessione dovuta alla brusca frenata che produrranno con una serie di rialzi record dei tassi come sta accadendo sinora, oppure, le stesse banche centrali si trovano alle prese con una sorta di scacco matto in cui non hanno possibilità di muoversi e la crescita dell'inflazione è solo ai primi passi tanto da richiamare alla memoria gli spettri vissuti nei favolosi anni '70 con i prezzi in crescita a doppia cifra nell'arco dell'anno.

Ipotesi azzardate o quantomeno estreme ma gli argomenti sul tavolo sono talmente numerosi da poterli immaginare immersi in riunioni protratte per ore, alla ricerca di dati e modelli utili a comprendere quali potrebbero essere i prossimi scenari e solo il divieto di fumare in luogo chiuso, evita all'immaginazione di figurare tavoli stracolmi di fogli, alcuni penzolanti, Jerome Powell con il capo sorretto da una mano tra i capelli alla ricerca di una intuizione geniale, in una sala intasata di fumo, tra sigarette e posaceneri pieni sino all'orlo, nell'immaginario collettivo, appunto, gli anni settanta. In merito ai grattacapi della Lagarde, non osiamo nemmeno spingerci oltre con l'immaginazione, essendo alle prese con problematiche ancor più complicate e non tutte dipendenti dalle sue scelte.

Quante possibilità esistono, ad esempio, che alzando così bruscamente i tassi d'interesse, l'economia non si contragga in maniera brusca? Quanto tempo impiegherà la dinamica inflazionistica ad invertirsi dato per assodato ormai, che siano giunti in ritardo sul primo intervento sulla curva dei tassi?

La guerra europea al momento ha inciso minimamente sul tracciato dei grafici relativo agli indici come possibile verificare dal grafico del Dax qui sotto, nonostante la rivoluzione nel commercio mondiale che ne è seguita con l'addio ad un modello globalizzato che ci ha accompagnato per lungo tempo.

Dall'inizio del conflitto bellico a febbraio scorso infatti, l'indice Dax, relativo all'economia che più avrebbe dovuto soffrire del blocco delle forniture di Gas russo, ha perso solo nell'ultima settimana il fantomatico supporto ai 12500 punti, dopo essere leggiadramente rimbalzato nei mesi successivi.

Medesima dinamica è possibile riscontrarla sugli indici Made in Usa.

Nasdaq

Mentre il Nasdaq aveva retto stoicamente gli 11200 punti, salvo poi infrangerli nella giornata di giovedi 29 settembre, il Dow Jones si era già spinto oltre, mostrando le nudità al di sotto del punto strategico da noi fissato a 29900.

Dow Jones

Lo stesso DJ si è spinto anche oltre, andando al di sotto dei 29200 punti, ove si trovava prima che il mondo fosse stravolto dalla pandemia.

Mentre quindi per il Nasdaq la direzione ai 10500 pare segnata, e a quel punto, rimbalzi sono possibili ma sempre nella specifica di un downtrend, e quindi, dove si va lecitamente a cercare di prendere il rimbalzo ma con obiettivi chiari e di breve periodo, per il Dow Jones invece si profila la possibilità di un tentativo di rimbalzo che se fallito, riapre i punti di approdo ai 28000, chiaramente in dinamica di downtrend.

Quello che se ne detrae, infine, tornando all'argomento inflattivo, è che l'impatto delle politiche monetarie da ora in poi inizierà a dipanare i propri effetti recessivi mentre la speranza che i prezzi inzino a contrarsi, al momento, viene affievolita dal dato conglomerato europeo che segna un rialzo del 10% a fronte di aspettative che la vedevano al 9.7%, 

Il fronte politico è ora sollecitato da più fronti a sostenere le imprese e non solo, tamponando i rincari delle bollette e questo intervento paradossalmente va in direzione contraria rispetto alle neccesità delle banche centrali che premono affinchè la domanda venga contenuta, disegnando il quadro di un rebus sempre più fitto ed intrigato.

Il problema dunque, è la liquidità in circolazione e se il Covid in borsa ha portato denaro, ora il post Covid se lo riprenderà, almeno finchè la piena non sarà passata sotto gli argini e le acque torneranno a scorrere secondo il loro naturale corso dipingendo scenari di mercati molto più ottimisti.

Per aspera ad astra!

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)

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