Il gioco della domenica: sono possibili rendimenti del 10% l’anno? Sì sono possibili!


Un’analisi dei potenziali asset ma non dei singoli prodotti in un esercizio da lettura del week end. Quasi un match per mettere alla prova la vostra propensione al rischio.

Cedole & dividendi

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E’ come un’ossessione da due anni in qua. Varie società di asset management nei tour stagionali di natura commerciale attraverso l’Italia lamentano una strana situazione. I clienti – cioè gli investitori medi – esprimono queste propensioni in campo finanziario:

Rendimento

Valore

Il perché

Auspicato

10%

Obiettivo che emerge dalle indagini campione

Conseguito (se va bene)

3-4%

E’ quanto garantisce un portafoglio ben gestito

Inevitabilmente accettato

0%

Tanti investitori restano liquidi ma sono scontenti

Il divario fra quanto desiderato e quanto si ottiene è abissale, come la distanza fra i sogni e la realtà. Ciò non impedisce che il tentativo di verificare se sia fattibile quel 10% (o anche più!) va messo in campo. Come in un gioco domenicale ci esercitiamo allora a ipotizzare e accertare varie opzioni che il mercato propone. Non indichiamo naturalmente dei singoli prodotti (sarebbe impossibile) ma degli asset finanziari fra cui muoversi se il sogno del 10% turba le vostre notti, scalando dai più semplici verso i più complessi. Una precisazione si impone: non sempre il rendimento deriva dal flusso di dividendi o cedole, ma in alcuni casi (i più complessi) dalla regolarità di performance grazie alle quali è possibile percepire plusvalenze più o meno continue nel tempo, una specie di incasso su diverse scadenze.

Tipologia investimento

Di che si tratta

Rendimento e rischio

Etf ad alti dividendi

Con sottostanti azioni a elevato dividendo e bond high yield o emergenti

Gli yield salgono ma non si è ancora al 10%. Rischiosità: strumenti inevitabilmente volatili e spesso soggetti alla variabile cambio

Bond in valute emergenti

Soprattutto in lire turche e in poche altre divise

Yield anche oltre il 10%, con emissioni a rating tripla A. Rischiosità: la volatilità dei cambi e le politiche monetarie sono forti fattori di incertezza

Bond high yield in dollari

Riferiti a vari settori hanno soprattutto scadenze corte e medie. Sono trattati solo sull’“Otc” ma non pochi quotano su Borse europee (Deutsche Boerse ecc.)

Possibili cedole del 10%, ma gli yield risultano inferiori sebbene in aumento, data la pressione in corso sui Treasuries. Rischiosità: per alcuni la liquidità e per altri l’attività dell’emittente (molti si riferiscono al comparto energetico)

Certificati a cedola

La sempre più ampia varietà di profili propone ormai cedole annue anche oltre il 10%, soprattutto nel caso delle strutture complesse

Il 10% e oltre è ipotizzabile con sottostanti però inevitabilmente iper volatili. Richiedono comunque una grande attenzione nel monitorare i prezzi di acquisto, decisivi per garantire elevati rendimenti. Rischiosità: la tipologia di sottostanti e la liquidità, quando non quotati su Borse regolamentate

Azioni ad alti dividendi

Si riferiscono a settori con forti profitti: per esempio l’immobiliare, particolari comparti energetici, la ricerca medicale e vari altri ancora

Yield perfino del 20% riferiti a titoli soprattutto statunitensi o canadesi. Rischiosità: in molti casi si tratta della distribuzione di dividendi straordinari, con conseguenti forti correzioni allo stacco. E’ un settore altamente speculativo ma molto più ampio di quanto spesso si creda. Non pochi pensionati Usa sono grandi fan di tale asset

Fondi su settori high tech

Sono la nuova moda e cercano di garantire (almeno sulla carta) ritorni strabilianti

In questo caso non si tratta di rendimenti cedolari ma di profitti derivanti da possibili performance ottenute nel tempo. Il 10% non è irrealistico. Rischiosità: molto alta perché tutto dipende dalla bravura del gestore e dall’andamento dei specifici settori su cui ha puntato

Hedge funds

Di vario tipo. Quasi nessuno distribuisce dividendi regolari nel tempo, perché una simile strategia sarebbe contraria alla struttura stessa dell’asset

Non rendono più come una volta, anzi spesso fanno perdere. Le statistiche dicono che negli ultimi anni le performance medie sono passate al negativo, in parte a causa dell’utilizzo dei sistemi di trading automatizzato. E poi i costi sono inaccettabili, delle vere idrovore. Il modello cosiddetto “2/20” (2% di commissione fissa + 20% di commissione sulla performance) non regge di fronte a ritorni insoddisfacenti. Vanno bene solo gli “exclusive”, concepiti ad hoc per specifici clienti. Rischiosità: il gioco non vale la candela (dati alla mano)

Private equity

E’ la novità del momento. Delle forme di gestioni patrimoniali con sottostanti investimenti diretti in imprese o in fondi specializzati in tale ambito. Sono proposte soprattutto dai “private” ai clienti più abbienti

Il 10? E’ il minimo. Di solito assegnano (ma non garantiscono) ritorni fino al 15% l’anno. Con investimenti però di lungo periodo: almeno un decennio. E varie clausole complesse da analizzare. Rischiosità: tutto sommato più che accettabile, ma…i tagli minimi sono almeno di 100.000 euro e anche molto più. Quasi sempre poi l’operatività avviene in $ e quindi c’è l’incertezza del cambio

Era ed è un gioco per mettere alla prova la vostra propensione agli altri rendimenti e quindi al rischio. Se anche per voi il 10% è un target imprescindibile, il tema – oggi appena sfiorato - non ha limiti. Se gli obiettivi restano invece più contenuti, potrete dormire sonni tranquilli, poiché tutto quanto detto richiede accettazione della volatilità (con possibili perdite in conto capitale), preparazione, informazione, tempo e pazienza. Ne vale la pena? Ognuno si dia la propria risposta.

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