Debolezza per le Borse emergenti ma i “meteorologi” parlano di tifone in arrivo


Troppi elementi negativi pesano su questi mercati. Per ora i movimenti sono stati marginali. La situazione potrebbe però cambiare (e in peggio) nei prossimi mesi.

Hot markets

Finora sono solo segnali di affaticamento, salvo in alcuni casi in cui la situazione è decisamente più grave. Un’analisi delle performance degli indici delle Borse emergenti smentisce chi prevedeva un 2018 potenzialmente iper positivo. I fattori di crisi sono sostanzialmente quattro:

debolezza delle relative valute sul dollaro, che si traduce in motivo di incertezza;

● timori che la guerra dei dazi rallenti i singoli Pil;

● fattori interni (è il caso soprattutto dell’Argentina e della Turchia);

● l’aumento dei rendimenti dei Treasuries porta i capitali a fuggire verso gli Usa.

Eppure le commodities stanno reagendo positivamente alla stasi degli ultimi anni e questa novità dovrebbe rappresentare un elemento di spinta per le Borse emergenti. Invece non lo è.

Il “downside” degli indici appare ancora contenuto. Ma si perde propellente e questa è una ragione di preoccupazione, che porta alcuni analisti a parlare di possibile tifone in arrivo.

L’Msci Emerging Markets Index ha rotto al ribasso quota 1.1150 e punta verso i 1.110 contro il massimo di gennaio a 1.278. Niente di preoccupante in senso assoluto ma certamente l’avvio di un’inversione. Lo dimostra questa verifica dei principali mercati.

Borsa

Minimo a un anno

Quotazione attuale

Massimo a un anno

Hang Seng (H.K.)

24.476 (8/5/17)

29.977

33.484 (23/1/18)

Shanghai (Cina)

3.016 (11/5/17)

3.136

3.587 (29/1/18)

Bovespa (Brasile)

60.314 (18/5/17)

83.118

88.318 (26/2/18)

Mxse (Messico)

45.785 (2/4/18)

46.992

51.772 (25/7/17)

L’analisi dei singoli indici (espressi nelle valute d’origine) vede performance molto diverse da inizio anno.

Borsa

+/ -

San Paolo (Brasile)

+8,8%

Kuala L. (Malesia)

+2,5%

Bangkok (Thailandia)

+1,5%

Hank Seng (H.K.)

+0,02%

Mosca (Russia)

-0,7%

Johannesburg (Sud Africa)

-3,1%

Buenos A. (Argentina)

-5,0%

Shanghai (Cina)

-6,5%

Jakarta (Indonesia)

-8,9%

Istanbul (Turchia)

-11,0%

Manila (Filippine)

-11,8%

Il Bovespa brasiliano, unico indice delle Borse emergenti ancora in netto trend positivo, evidenzia tuttavia debolezza da alcune sedute, con gli indicatori tecnici spostati decisamente sul “sell”, così come le medie mobili a periodicità “daily” (fino alla 50).

Un fattore decisivo di valutazione dei mercati sta nel confronto in parallelo di alcuni indici espressi in dollari o nelle singole valute del Paese da inizio anno. La valutazione è un po’ datata (si riferisce a due settimane fa) ma utile per comprendere quanto sta realmente avvenendo. Citiamo solo i casi più significativi riferiti agli Msci Indexes.

Mercato

Performance indice in $

Performance indice in valuta locale

Argentina

-21,5%

-21,5%

Brasile

+1,5%

+7,9%

India

-5,7%

-1,1%

Messico

-2,3%

-4,3%

Russia

+0,4%

+8,5%

I divari fra le due tabelle - questa e la precedente - derivano da analisi effettuate in tempi diversi (sebbene di poco) e dimostrano come:

1°) L’effetto valuta sia talvolta molto pesante

2°) La volatilità dei mercati porti a performance diverse anche nell’arco di poco tempo.

Il quadro è confuso e in piena evoluzione. Molto dipende dal dollaro, dai Treasuries e dalle decisioni di Trump. Il pallino quindi è nelle mani soprattutto degli Usa e questa situazione non piace ai Paesi interessati, sempre più decisi a seguire proprie strade decorrelate dal biglietto verde. Al tutto si aggiunge la bomba Argentina, che ancora una volta prima o poi scoppierà, pur dopo un 2017 di totale ripresa. “Sono gli emergenti, bellezza!” avrebbe detto Humphrey Bogart, se vivesse ancora.