NASDAQ100 WEEKLY - Settimana di tensioni geopolitiche che hanno condizionato i mercati azionari USA !


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. ESCE OGNI INIZIO SETTIMANA.

IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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CONSIGLIAMO DI SEGUIRE IN PAPER TRADING LE OPERAZIONI PER QUALCHE SETTIMANA PRIMA DI APPLICARLE.

 

Apertura di anno 2020 con il botto per gli indici azionari USA che nella giornata di giovedì aprono le contrattazioni in gap up ed aggiornano per l’ennesima volta i loro rispettivi massimi storici. Peccato che nella notte tra giovedì e venerdì scorso, un attacco USA effettuato con i droni all’aeroporto di Baghdad, in Iran, ha portato all’uccisione del Generale Soleimani e del comandante della milizia iraniana, aumentando la tensione tra gli Stati Uniti una parte di stati arabi ma anche contro gli stati europei rei, secondo il Presidente Trump, di non aver appoggiato l’attacco in qualità di alleati. Da segnalare che alcuni Stati europei, tra i quali l’Italia, nulla sapevano del progettato attacco all’Iran. Questa situazione portava in dote un profondo segno “meno” alle aperture delle contrattazioni borsistiche internazionali che, fortunatamente, nel corso della giornata, recuperavano e limitavano le perdite in chiusura di seduta. Ora sarà da valutare come i mercati azionari aprano la settimana di contrattazioni dopo le ovvie minacce di ritorsioni dichiarate dall’Iran e dai suoi alleati contro gli Sati Uniti. La speranza è che non ci vadano di mezzo Nazioni che nulla hanno a che vedere con queste indicibili rappresaglie e che l’escalation delle tensioni si possano quantomeno stemperare.  

Diamo ora uno sguardo ai “numeri” iniziando dall’indice NASDAQ100 che ha aggiornato il proprio massimo storico a 8873.63 andando a chiudere le contrattazioni a 8793.90 guadagnando il + 0,26%, con un profit da inizio anno del + 43,06%. A seguire l’indice S&P500 che ha aggiornato il massimo storico a 3258.14 chiudendo la settimana a 3234.85 perdendo il - 0,16% e portando il profit da inizio anno a + 32,15%. Infine l’indice DOW JONES che ha anch’esso fatto registrare un nuovo massimo storico a 28872.80 per poi chiudere le contrattazioni a 28634.88 perdendo il - 0,04% e con un profit annuo del + 26.22%. Visto il contesto politico, forse è meglio dare più importanza ai livelli di supporto che non a quelli di nuovi target (felicissimi di sbagliare, speriamo !). Di seguito i relativi grafici:

ORO INDEX

In una settimana caratterizzata dal consolidamento del valore dell’ORO sopra i 1500 $/oz, i continui acquisti hanno fatto toccare alle quotazioni punte sopra i 1530 $/oz., ma la notizia di venerdì mattina dell’attacco USA effettuato all’aeroporto di Baghdad, in Iran, con l’uccisione del Generale Soleimani, ha provocato un’impennata delle quotazioni con punte fino a 1552 $/oz. livello visto l’ultima volta all’inizio di settembre 2019. Ciò ha contribuito a superare il nostro primo livello di target posizionato in area 1520/1525 $/oz e toccare il secondo in area 1550/1560 $/oz. Questa attesa, ma per certi versi sorprendente performance, ha portato il valore dell’ORO a guadagnare in settimana il + 2,73% portando il metallo prezioso ad un guadagno annuale del + 21,75%. A livello operativo ci auguriamo che tutta o almeno la maggior parte della posizione sia stata venduta sui 2 target appena citati. Ora la situazione ci prospetta due posizioni, la prima per chi ha venduto tutto, di attendere una discesa dei corsi in area 1510/1500 $/oz per aprire una metà della posizione e area 1485/1480 $/oz per l’eventuale altra metà con STOP in area 1450/1440 $/oz., mentre per chi non ha liquidato tutta la posizione i prossimi target sono in area 1565/1570 $/oz. ed area 1600 $/oz. soglia psicologica, a volte più importante delle proiezioni. Per incrementare la posizione, vale il discorso fatto prima. Di seguito il grafico weekly dell’ORO INDEX:

LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP

Il generale iraniano Qassem Soleimani, capo dell'unità speciale Forza Quds e protagonista della crescente influenza militare dell'Iran nel Medio Oriente, è stato ucciso in un attacco aereo effettuato, giovedì sera, da droni degli Stati Uniti sull'aeroporto di Baghdad. Lo affermano il Pentagono e l'Iran. Anche il comandante della milizia iraniana Abu Mahdi al-Muhandis, un consigliere di Soleimani, è morto nell'attacco che è stato autorizzato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La morte di Soleimani rappresenta un drammatico inasprimento nella "guerra ombra" tra l'Iran e gli Stati Uniti e i suoi alleati, tra cui spiccano Israele e Arabia Saudita, che potrebbe portare ad altri attacchi di ritorsione. La Guida Suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei, ha promesso una severa vendetta. L'Iran è impegnato in un lungo conflitto con gli Stati Uniti, che si è inasprito rapidamente dopo un attacco la settimana scorsa all'ambasciata statunitense in Iraq, portato avanti da miliziani pro-iraniani. L'attacco è avvenuto in risposta a un attacco aereo statunitense sulla milizia Brigate Hezbollah, fondata da Muhandis.

Un comunicato del Pentagono recita: "Secondo gli ordini del presidente Trump, l'esercito degli Stati Uniti ha intrapreso una decisa misura difensiva per proteggere il personale statunitense all'estero attraverso l'uccisione di Qassem Soleimani. Questo attacco è inteso come un deterrente per i futuri piani di attacco iraniani". Nel contempo sono stati inviati nella regione ulteriori 3500 soldati americani.

Nella giornata di venerdì Trump ha giustificato l’attacco affermando che: “Soleimani ha ucciso o ferito gravemente migliaia di americani per un lungo periodo di tempo, e stava progettando di uccidere molti altri ... ma è stato catturato!” “l’America non cerca un cambio di regime in Iran, ma siamo pronti e preparati ad intraprendere qualsiasi azione necessaria se l’Iran minaccia la vita degli americani”. “Abbiamo preso provvedimenti ieri sera per fermare una guerra, non abbiamo preso provvedimenti per iniziare una guerra “.

I primi effetti immediati sono arrivati sul petrolio, con il Wti e il Brent che vengono scambiati con un rialzo superiore al 3%: un’impennata che non si vedeva da mesi.

Passando ad altro argomento, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti controllata dai democratici e 20 Stati a guida democratica hanno chiesto venerdì scorso alla Corte suprema di dichiarare che la legge sulla salute denominata “Obamacare”, punto di riferimento della sanità USA, non viola la Costituzione degli Stati Uniti. Questo perché, 18 Stati conservatori sostenuti dall’amministrazione Trump, secondo cui il "mandato individuale" della legge che imponeva alle persone di ottenere l'assicurazione sanitaria era contraria alla Costituzione, hanno intentato una causa i alcuni tribunali di grado inferiore, sfidando la legge, che è stata firmata dall'ex presidente democratico Barack Obama nel 2010. Le petizioni hanno chiesto alla Corte Suprema di ascoltare rapidamente il caso e di emettere una sentenza definitiva entro la fine di giugno.


IMPEACHMENT

Giusto due parole in attesa che il presidente della Camera, Nancy Pelosi, invii al Senato gli articoli di impeachment approvati dalla Camera. Prima che ciò avvenga, la stessa Pelosi ed il leader delle minoranze repubblicane al senato, Chuck Schumer, stanno facendo pressioni sul leader della maggioranza al Senato, Mitch McConnell, affinché si impegni a chiamare testimoni che non hanno parlato alle udienze della Camera, tra cui il capo dello staff della Casa Bianca, Mick Mulvaney e l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, John Bolton ed a cercare documenti pertinenti citando un rapporto dal sito web Just Security, che dettaglia i documenti relativi al congelamento degli aiuti all’Ucraina da parte della Casa Bianca.

Lo stesso McConnell ha respinto gli sforzi e le richieste del presidente della Camera e del senatore democratico Schumer lasciando intendere che non si farà “influenzare” sui termini del processo di impeachment. Ciò porterà alla conclusione che il Senato, a maggioranza repubblicano, molto probabilmente assolverà Trump dall’accusa di “impeachment”.

Ogni commento è superfluo viste le enormi contraddizioni in ogni genere di situazioni, in questo caso politiche, di quello che si definisce lo Stato “number one” del mondo.

LA CINA RISPONDE

Oltre alla distensione commerciale tra le due potenze economiche più importanti del pianeta, che si ritroveranno il prossimo 15 gennaio alla firma dell’accordo commerciale di “Fase Uno”, la prestazione record dei principali indici di Wall Street è stata favorita dall’azione delle banche centrali. In particolare, l’1 gennaio, la Banca popolare cinese ha annunciato il taglio la riserva obbligatoria, l’ottavo da inizio 2018, di 50 punti base a partire dal 6 gennaio. Tale decisione consentirà di liberare 114 miliardi di dollari da destinare al rilancio della crescita di Pechino, ai minimi storici da 30 anni.

LA POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE

Venerdì, a margine dell'incontro annuale all'American Economics Association a San Diego, il presidente della FED di San Francisco, Mary Daly, ha dichiarato che: “La Federal Reserve potrebbe ritrovarsi a combattere un'inflazione troppo bassa per gli anni a venire e potrebbe essere necessario un nuovo quadro politico per riportare l'inflazione all’obiettivo fissato del 2%”. “"Non abbiamo ancora ben compreso del perché sia ​​stato così difficile ripristinare l'inflazione". “Con il rallentamento della crescita globale e l'invecchiamento della popolazione delle economie più avanzate, questa nuova lotta contro l'inflazione così bassa ci impegnerà per un periodo di tempo di anni più lungo del previsto". “Di conseguenza, sarà molto probabilmente necessario un nuovo quadro politico per stimolare l'inflazione”. "È un grande vantaggio stimolare la crescita dell’economia e vedere effettivamente la piena occupazione, ma allo stesso tempo, la lotta alla bassa inflazione rappresenta una sfida che stiamo vedendo scivolare via".

Di parere opposto Jim Paulsen, capo stratega degli investimenti di The Leuthold Group, che è rialzista sulla crescita del 2020 e pensa che l’inflazione sia sottovalutata. Ha dichiarato che: “penso che l’inflazione si sia solo fermata, ma raggiungerà l’obiettivo prefissato. Di conseguenza, il più grande rischio finanziario e forse la più grande potenziale sorpresa nel 2020, potrebbe essere un tasso di inflazione che recupera molto più rapidamente e in modo aggressivo del previsto”.

Paulsen è uno dei pochi strateghi che prevede che la FED possa maggiormente intervenire per un rialzo dei tassi quest’anno rispetto alla probabilità del 50-50 che il mercato sta assegnando per un taglio entro dicembre. Ha affermato che il caso più probabile è che la FED rimarrà in sospeso per gran parte del 2020, mentre potrebbe cambiare “stance” entro la fine dell’anno.

La FED ora punta al suo tasso di interesse di riferimento in un intervallo dell’1,5% -1,75%. I critici affermano che la banca centrale ha un sacco di munizioni per inasprire la politica in caso di aumento dell’inflazione, ma poco da fare in caso di recessione.

Calibrare come superare un quadro incerto per l’economia sarà la sfida più grande per i membri del FOMC nel nuovo anno. L’ex presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, ha recentemente dichiarato alla CNBC che anche lui pensa che la banca centrale dovrà affrontare le crescenti pressioni sull’inflazione.

DATI MACROECONOMICI

La settimana è iniziata con l’uscita degli importanti dati inflattivi preliminari, relativi al mese di dicembre, dell’indice dei prezzi al consumo (CPI) “core”, escluse le componenti più volatili come cibo ed energia, che sono aumentati anno per anno del 2.3% dato uguale a quello di novembre ed alle attese degli analisti. Inoltre in ripresa l’indice inerente la bilancia commerciale di novembre, attestatosi a - 63.19 mld $, a fronte di - 66.80 mld $ (dato rivisto) del mese di ottobre e un’ulteriore contrazione attesa dagli analisti a -68.75 mld $.

La fiducia dei consumatori statunitensi è leggermente diminuita a dicembre, secondo i dati diffusi martedì dal Conference Board. La metrica è arrivata a 126.5 per il mese, in calo rispetto a 126.8 di novembre. Gli economisti si aspettavano una lettura di 128.2.

Stabile anche se leggermente inferiore al previsto tanto da non impattare negativamente sui mercati, il dato sul PMI manifatturiero di dicembre a cura di Markit, uscita a 52.4 contro il 52.5 del mese di novembre e delle attese degli analisti.

Infine l'Institute for Supply Management (ISM) ha dichiarato che il suo indice di attività industriale nazionale relativo al mese di dicembre è sceso a 47.2 dal 48.1 di novembre e dal 49 atteso dagli analisti. È stata la lettura più bassa dal giugno 2009 contrastando le aspettative di un livellamento nel ritmo di declino nel settore, frenato dalle tensioni commerciali.

COMMENTI DAL MONDO ECONOMICO

Pochi mesi dopo quasi tutti a Wall Street erano preoccupati che una recessione fosse dietro l'angolo, A conferma di quanto riportato su queste colonne le scorse settimane circa l’euforia che circonda l’economia USA in generale, in particolare i mercati azionari statunitensi e della quale dobbiamo porre una certa attenzione, vi proponiamo il sunto di un’analisi condotta da Goldman Sachs, la quale ha affermato che è improbabile una recessione nei prossimi anni.

Dopo mesi, a cavallo tra l’estate e l’inizio dell’autunno scorso, che a Wall Street in molti erano preoccupati che una fase recessiva fosse dietro l’angolo, preoccupazione fatta propria anche dagli economisti dell'azienda, da poco gli stessi hanno smesso di dire che l'economia americana è a prova di recessione.

Un'analisi condotta da Goldman Sachs sugli attuali potenziali rischi per la crescita mostra che sono in gran parte disattivati. Il rapporto ha rilevato che i pilastri della "Grande moderazione" iniziata negli anni '80, bassi livelli di volatilità segnati dalla crescita sostenibile e dall'inflazione attenuata (interrotta solo dalla crisi finanziaria più di un decennio fa), sono ancora in piedi.

Gli economisti di Goldman, Jan Hatzius e David Mericle, hanno scritto: "Nel complesso, i cambiamenti alla base della Grande Moderazione sembrano intatti e oggi vediamo l'economia come strutturalmente meno soggetta alla recessione. Mentre potrebbero emergere nuovi rischi, nessuna delle principali fonti di recessioni recenti, shock petroliferi, surriscaldamento inflazionistico e squilibri finanziari, sembra ora essere troppo preoccupante. Di conseguenza, le prospettive di un atterraggio morbido sembrano migliori di quanto si pensi."

Le preoccupazioni erano aumentate per il fatto che la guerra commerciale USA-CINA, la debolezza economica globale, i rischi geopolitici della Brexit e di altre fonti, avrebbero comportato gravi problemi di crescita.

Un'inversione della curva dei rendimenti dei titoli di Stato a breve termine che sono saliti al di sopra di quelli di maggiore durata, hanno contribuito a suscitare tali timori. Inversione che ha preceduto puntualmente ciascuna delle ultime sette recessioni e, in agosto, l’indicatore della FED di New York che traccia la curva dei rendimenti ha rilevato uno scostamento del 38% a favore del breve termine, il più alto dalla crisi finanziaria del 2008.

Tuttavia, quelle paure sono diminuite mentre la retorica tariffaria si è raffreddata e la curva dei rendimenti è tornata alla normalità. La FED di New York ora calcola il rischio di recessione, nei prossimi 12 mesi, molto più in basso rispetto al febbraio scorso.

Nel corso dell’anno altri rischi, chiamati “venti contrari”, si sono via, via, dissipati.

Gli Stati Uniti sono diventati in gran parte indipendenti dall'energia e la politica accomodante della FED, compresi i tre tagli dei tassi di interesse nel 2019, hanno contribuito a lenire la confusione tra gli investitori. Anche se tra i funzionari della FED permane il fastidio dalla mancanza di inflazione, il sistema finanziario è diventato meno sfruttato dalla crisi a causa di una forte decelerazione del debito del settore privato rispetto al reddito e normative più rigorose nel sistema bancario. In vista del 2020, tuttavia, i due analisti pongono l’attenzione agli elevati prezzi delle attività in titoli, ad un aumento del debito societario e da quella che potrebbe diventare una controversa elezione presidenziale.

Inoltre hanno scritto che: “il persistere di venti contrari geopolitici condizionano la politica fiscale, che è generalmente legato ai tagli alla spesa dopo grandi eventi come le guerre”.

Oserei dire “profetici”, visto ciò che è accaduto venerdì scorso.

Concludendo la loro analisi, Hatzius e Mericle, hanno affermato che: "Pensiamo che le prospettive di un atterraggio morbido nei prossimi anni siano migliori di quanto si pensi. E notevolmente migliori delle probabilità che, storicamente, suggerirebbero la fine dell’espansione”.

PORTAFOGLIO AZIONARIO

Questa settimana eravamo ad un passo dal portare a casa il famigerato “tozzo di pane” ma, dopo una brillante giornata di giovedì, il raid USA in Iran ha, de facto, riportato tutto come era ad inizio settimana con MONDELEZ che torna un po' indietro ed in compenso con VERISK ANALYTICS che si porta in vetta alla classifica delle performance. “Stay tuned” !

VARIAZIONI IMPORTANTI SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA

ADVANCE MICRO DEVICES + 5,24%. È stato tra i titoli più performanti nel 2018 e nel 2019. Ma anche nel 2020, AMD, ha dato il via ad un forte rally nel primo giorno di negoziazione dell’anno, tanto da arrivare a guadagnare fino al + 6,95% in intraday portando le azioni al massimo storico per la prima volta in due decenni. Gli analisti hanno detto che queste performance sono da addebitare al mandato di Lisa Su come CEO, che ha effettivamente rafforzato i fondamentali della Società.

BAIDU + 5,81%. Nonostante abbia perso quote nel mercato della ricerca, la Società cinese sta crescendo in altre aree importanti come l'Intelligenza Artificiale. I dati finanziari stanno migliorando in modo significativo, in particolare il reddito operativo, che è aumentato di 5 volte rispetto ai livelli del primo trimestre. Escludendo le quote nelle Società, iQiyi e Trip.com, BAIDU ha una valutazione incredibilmente bassa. Dopo essere precipitata di quasi il 70% in circa un anno, ha finalmente iniziato a riprendersi insieme ai suoi risultati. BAIDU passa dall’essere una società di motori di ricerca che perde quote di mercato, ad una società leader nel campo dell'intelligenza artificiale e dell'apprendimento automatico e questa transizione costituirà un forte catalizzatore positivo per il titolo nel lungo periodo. Da non sottovalutare il fatto che il governo cinese vuole chiaramente che BAIDU rafforzi le sue tecnologie di intelligenza artificiale.

INCYTE – 11,87%. Le azioni della Società biofarmaceutica sono scese di oltre il 12% in intraday, dopo l’annuncio che nella fase 3 di studio di una combinazione tra il farmaco “itacitinib” e corticosteroidi come trattamento per la malattia da innesto acuto da rigetto a seguito di un trapianto di cellule staminali (GVHD) non si è verificato nei suoi endpoint primari o secondari. La combinazione non è riuscita a fornire un miglioramento statisticamente significativo nel tasso di risposta globale (endpoint primario) o mortalità non-recidiva (endpoint secondario) rispetto a una combinazione di placebo e corticosteroidi. Di contro il farmaco “Jakafi” in soggetti refrattari agli steroidi ha prodotto risultati positivi in ​​uno studio clinico di fase 2, lo scorso ottobre. Nonostante ciò, il calo del valore del titolo sembra essere una reazione un po' eccessiva.

JD.com + 5,73%. La più grande società di e-commerce in Cina, ha perso metà del suo valore di mercato nel 2018 a causa delle preoccupazioni per la sua decelerazione della crescita e l'aumento delle spese, insieme a un'accusa di stupro contro il fondatore e CEO Richard Liu. Tuttavia, il titolo ha registrato un rimbalzo di quasi il 70% nel 2019 poiché la crescita dei ricavi ha nuovamente accelerato, i profitti si sono stabilizzati e le accuse contro Liu sono state ridotte. Il titolo ha notevoli potenzialità per il 2020 grazie all’imminente accordo commerciale USA-CINA, l’espansione di JD in città di secondo piano, il miglioramento dell’unità logistica, il decentramento dei poteri operativi del fondatore Liu che potrebbe attrarre nuovi investitori, maggiore supporto dai suoi investitori principali quali, Tencent, Walmart e Alphabet, infine la valutazione del titolo, al momento molto bassa, che è ancora scambiato a meno di una volta le vendite del prossimo anno e solo 25 volte gli utili futuri.

NETEASE.com + 6,06%. La Società cinese di computer e tecnologia ha guadagnato oltre il + 10% in intraday. Nessuna notizia particolare sul titolo se non quella che il 15 gennaio p.v. verrà firmato l’accordo commerciale di "Fase uno" tra gli USA e la CINA il che ha fatto aumentare la stima del consenso degli analisti per i ricavi annuali ed una tendenza positiva delle prospettive degli utili.

TESLA + 2.95%. Sempre più su. Il titolo sembra non avere freni aggiornando massimi storici su massimi storici. Le previsioni davano le quotazioni sopra i 450 $/az. ed ha fatto registrare di massimo 454 $/az. Nel frattempo un comunicato della Società dichiara di aver consegnato 112.000 veicoli ai clienti nel quarto trimestre, battendo le stime degli analisti di 106.000 veicoli. Il totale del quarto trimestre ha significato che Tesla ha venduto 367.500 veicoli in un anno, consentendo alla società di veicoli elettrici di centrare la fascia bassa delle previsioni fatte per le consegne totali nel 2019, che aveva precedentemente indicato tra 360.000 e 400.000 unità.

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Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO