Bear market rally sull’azionario, mentre il petrolio...


A partire da metà marzo si è sviluppato un forte movimento di rimbalzo dei mercati azionari, dopo il grande crash iniziato a fine febbraio. In particolare l’S&P500 (PC: 2833) è risalito da quota 2200 verso 2860, riuscendo così a contenere le perdite dai picchi ad un comunque significativo -17%, dopo avere ceduto dal massimo al minimo addirittura il 35%. Ha messo a segno, insomma, un ritracciamento del 50%.

L’enorme liquidità immessa nei circuiti finanziari dalla Fed e dalle altre Banche Centrali del mondo, unitamente a piani di intervento massicci da parte dei Governi, è riuscita nell’intento di stabilizzare i mercati finanziari, evitando un effetto domino. Rimane però il problema che la “cura” adottata consiste nell’ulteriore incremento della liquidità generata ex-nihilo dalle Banche Centrali (che dal 2009 ai livelli di febbraio 2020 era già raddoppiata, passando da 40 a 80 trilioni di dollari USA), oltre ad un ulteriore ricorso all’indebitamento (il debito complessivo nel mondo pre-crisi ammontava a circa 250 trilioni di dollari USA, su livelli e con dinamiche di crescita insostenibili rispetto all’andamento delle economie reali). Un indebitamento che si va a scaricare in particolare sugli Stati che vanno ad “assorbire”  i debiti privati più a rischio, come già accadde durante la Grande Crisi Finanziaria del 2007-2009. In un momento, per di più, dove le entrate fiscali sono destinate a scendere pesantemente per via dei lockdown imposti dalla maggior parte dei governi nel mondo. È facile prevedere un forte deterioramento delle finanze pubbliche, in particolare per quei paesi, come l’Italia, che non hanno saputo approfittare degli anni passati per mettere a posto i propri conti e che ora si trovano completamente dipendenti dallo scudo protettivo della Banca Centrale Europea.

In sintesi: gli interventi adottati conseguono risultati positivi nell’immediato ma fanno aumentare vieppiù quegli squilibri responsabili della fragilità dei mercati finanziariari, rendendoli oramai legati a filo doppio all’operato delle Banche Centrali. Il tema però è l’inefficacia delle politiche monetarie per sanare crisi che colpiscono anche l’economia reale, com’è il caso della supply chain disruption provocata dal CoVid-19. Una ripresa dell’attività economica in tempi brevi è indispensabile, altrimenti avremo altri problemi oltre all’emergenza sanitaria e al calo dei listini.

Operativamente, pare prudente approfittare del rimbalzo per alleggerire esposizioni eccessive e aumentare la diversificazione dei portafogli. Graficamente il rimbalzo in essere, se è davvero un semplice bear market rally come ipotizziamo, incontra una resistenza chiave a ridosso di quota 3000 sull’S&P500; analogamente il Vix (PC: 35,85) incontra un supporto fortissimo a ridosso di quota 30. In prima battuta si tratta di livelli dove è opportuno chiudere posizioni lunghe e ipotizzare anche l’apertura di posizioni short.

Che quello che stiamo vivendo sia un semplice bear market rally e non una ripresa a “V”, come se nulla fosse accaduto, si evince anche dalla dinamica dei prezzi del petrolio. Nonostante gli ultimi tagli alla produzione, le quotazioni del crude e del brent rimangono infatti schiacciate sui minimi degli ultimi 20 anni: il settore energetico pesa moltissimo sull’economia reale, e sulle Borse, e sembra quindi improbabile una risalita dei listini sui livelli pre-crisi con un settore strategico così in affanno. 

In termini grafici, tuttavia, l’avvio di una fase di rimbalzo tecnico sembra possibile anche per il petrolio, nonostante il forte contango sulle scadenze dei contratti future giochi a sfavore, rendendo costoso il mantenimento della “scommessa” rialzista nel tempo. Ricordiamo che sul crude le quotazioni sono passate dai livelli iniziali di inizio 2020 a ridosso di 65$/barile al test del supporto chiave in area 19-20, che ha saputo contenere già due tentativi di rottura al ribasso. Il primo obiettivo del rimbalzo è individuabile a ridosso di quota 30, il cui superamento consentirebbe ulteriori recuperi tecnici verso i 35-40$/barile nelle settimane a venire. Non si intravede, tuttavia, la possibilità di un’inversione rialzista su orizzonti strategici. 

Come veicolo (cfr. Grafico allegato) per seguire in ottica trading il rimbalzo del greggio si segnala l’Etc Wisdomtree con ticker CRUD (PC: 2,853).  L’elevatissima volatilità del petrolio in questa fase di mercato rende necessario lavorare con importi contenuti e stop loss percentualmente ampi. 

Sulle altre materie prime sono in corso dei modesti recuperi dopo lo scivolone delle ultime settimane ma al momento non ci sono segnali particolarmente interessanti. Rimangono sotto i riflettori i preziosi, in assestamento sui massimi di periodo. Si mantengono quindi le posizioni lunghe su Oro (PHAU), Argento (PHAG) e Platino (PHPT) e le posizioni corte sul Palladio (1PAS), per ridurre l’esposizione netta sul comparto e giocare sulla probabile ulteriore perdita di forza relativa del Palladio rispetto al resto del settore.

(L'autore del presente articolo non è iscritto all'ordine dei giornalisti e potrebbe detenere i titoli oggetto dei suoi articoli)