NASDAQ100 WEEKLY - Fase di incertezza sui mercati azionari USA. Ma non nel nostro Portafoglio azionario...


SEGNALI DI ENTRATA E DI USCITA DEL MODELLO QUANTITATIVO LOMBARD PER IL TRADING SULLE AZIONI NASDAQ TIME FRAME SETTIMANALE. ESCE OGNI INIZIO SETTIMANA.

IL REPORT SI COMPONE DI SEGNALI DI ACQUISTO PER NUOVE POSIZIONI E DI AGGIORNAMENTO PER I TITOLI GIA' PRESENTI IN PORTAFOGLIO.
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Situazione immutata, rispetto alla scorsa settimana, sui mercati azionari USA. Nel senso che la fase di lateralità è rimasta in atto anche se, in chiusura di settimana, ci siamo avvicinati più ai livelli di supporto che non ai livelli dei massimi storici. L’incertezza la fa da padrona, a livello di politica interna, politica estera e commerciale (come leggerete in seguito).

A sostenere l'azionario USA, e limitare la forza del $, è presumibilmente la percezione che negli States la politica monetaria ha ancora leva, e quindi eventuali brutte notizie possono essere compensate da attese di manovre della FED più accomodanti.

Di contro il sentiment comunque resta in generale assai difensivo. Bank of America Merrill Lynch in un report ha pubblicato i flussi di investimento della scorsa settimana ed emerge che le uscite dai fondi equity (22,0 mld $), dei quali 16,4 mld $ sono usciti solo dai fondi azionari USA, collocano la settimana all'undicesimo posto per deflussi. Stessi grossi flussi in entrata su BONDS (9,2 mld $) e ORO fanno pensare al famoso “fly to quality”.

Ma nonostante questi cambiamenti di investimento, i mercati azionari sono sempre lì ad un passo dai massimi storici.

Intanto diamo uno sguardo ai numeri della settimana appena passata iniziando da quello che ha riportato la performance (di poco) peggiore, l’indice DOW JONES che ha chiuso a 26820,25 perdendo il -0,43% seguito dall’indice S&P500 che chiudendo a 2961,79 ha perso il -1,01%, ed infine (purtroppo) l’indice NASDAQ100 che ha chiuso le contrattazioni a 7681,58 perdendo il -1,81%. Di seguito i relativi grafici:

ORO

Fase di incertezza anche per il metallo giallo in questa settimana densa di avvenimenti. La tempesta politica circa l’accusa di “impeachment” verso il Presidente Trump, la crescita economica globale che rimane vulnerabile, ed i mercati che continuano a essere sensibili alle tensioni commerciali sui dazi tra Stati Uniti e Cina potrebbe continuare a pesare sul sentimento del mercato azionario, probabilmente potrebbe contribuire a far abbassare i rendimenti sui Bond statunitensi e potrebbe minare la fiducia nel dollaro USA. Inoltre gli ETF che investono al rialzo sull’oro, sono arrivati a detenerne l’equivalente di 15,5 tonnellate, massimo dal 2013. Lo scenario di fondo è favorevole a ulteriori allunghi.

L’ORO nella settimana appena trascorsa ha fatto registrare una figura di triplo minimo in area 1485 confermando che il 27,2% di ritracciamento dell’ultima gamba rialzista in area 1480 sta tenendo bene e facendo il suo lavoro di supporto. Le contrattazioni settimanali hanno chiuso a 1496,78 $/oz. in calo del –1,35%. Operatività. Rimangono sempre valide le aree di 1450/1440 $/oz. per gli acquisti e area 1550/1560 $/oz. per alleggerimenti, non chiusura delle posizioni.

Di seguito il grafico weekly dell’ORO:

LA POLITICA USA DI DONALD TRUMP

La richiesta del presidente della Camera, la democratica Nancy Pelosi, è il primo passo verso un procedimento ufficiale che potrebbe sfociare nella rimozione dall'incarico per violazione del giuramento sulla Costituzione americana. "Le azioni intraprese finora dal presidente hanno violato gravemente la costituzione", ha affermato Pelosi in una nota, "Il presidente ha ammesso di aver chiesto al presidente dell'Ucraina di intraprendere azioni che potrebbero avvantaggiarlo politicamente. Le azioni della presidenza Trump rivelano fatti disonorevoli del tradimento da parte del presidente del suo giuramento, tradimento della nostra sicurezza nazionale e tradimento dell'integrità delle nostre elezioni ". “Il presidente deve essere ritenuto responsabile. Nessuno è al di sopra della legge ", ha ribadito la Pelosi. La mossa è arrivata dopo le rivelazioni secondo cui Trump avrebbe sollecitato il nuovo presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, a indagare su un possibile caso di corruzione che vede coinvolta una compagnia energetica locale nel cui consiglio di amministrazione ha avuto un incarico Hunter Biden, figlio di Joe Binden, potenziale prossimo candidato alla Presidenza del Partito Democratico e probabile avversario di Trump alle elezioni del prossimo anno. Durante la settimana, su richiesta di Biden, la Casa Bianca ha reso pubblica la trascrizione della telefonata nella quale Trump chiede a Valodymyr Zelenski, il presidente dell’Ucraina, di fare pressioni sui procuratori, affinché sia aperta un’inchiesta su Joe Biden e su suo figlio. L'ex vice Presidente USA e attuale candidato alla nomination democratica Joe Biden ha dichiarato che se Trump rifiuta di rispondere a tutte le domande del Congresso riguardanti la vicenda della sua esortazione al Presidente ucraino a indagare su di lui, si unirà ai Democratici che ne chiedono l'impeachment. Apparentemente, le probabilità di un impeachment di Trump sui siti di scommesse sono più che raddoppiate, al 42%. Naturalmente dall'impeachment alla condanna il passo non è breve.

La procedura dell’impeachment è lunga, complicata e bisognosa di un largo sostegno al Congresso, per cui sembra poco probabile che i democratici riescano ad arrivare all’obiettivo, ma il clamore potrebbe influenzare le presidenziali del 2020. La strada per arrivare all'impeachment è lunga e irta di ostacoli. I democratici hanno bisogno 218 voti solo per avviare formalmente il procedimento e al momento ne avrebbero in mano 160. Inoltre, Trump ha ammesso di aver parlato con il neo-leader ucraino Volodimir Zelenskij dell'ex vice presidente americano e candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden ma ha negato (ovviamente) di aver offerto aiuti all’Ucraina in cambio del favore.

Inoltre Trump avrebbe identificato come una “specie di spia”, un agente della CIA distaccato alla Casa Bianca, definito la talpa, minacciandolo di ritorsione dopo il report che è stato pubblicato dalla Commissione di Intelligence della Camera. Riteniamo che il tema dell'impeachment sarà soprattutto mediatico e usato come arma di ricatto in campagna elettorale. Potrebbe senza dubbio provocare un po' di volatilità, ma la questione dominante resta quella dei dazi.

Ed andiamo quindi ad analizzare le dichiarazioni pervenute in settimana circa la disputa commerciale sui dazi. L'apparente screzio tra USA e CINA che avevano affossato i mercati azionari venerdì 20 è stato debitamente depotenziato dalle parti. I Cinesi hanno dichiarato nel week end che la cancellazione delle visite non implicava alcun incidente, ma era dovuta ad altre cause e che queste sarebbero state riproposte in altra data. L'US Trade Representative ha definito i colloqui preparatori "costruttivi" e entrambe le parti hanno chiarito che i contatti continuano. Bloomberg stamattina riporta che il giungerà a Washington attorno al 10 ottobre per Il Segretario del tesoro, Mnuchin ha dichiarato che la delegazione cinese con a capo il vice premier Liu He è attesa a Washington il 10 ottobre per incontrare lo stesso Mnuchin e Lighthizer in colloqui che si svolgeranno tra il 10 e l’11 Ottobre. Inoltre ha dichiarato che "la buona notizia" è che la Cina ha ripreso gli acquisti agroalimentari USA. Infine ha aggiunto che la questione dazi è importante per il commercio delle fattorie USA, ma il nodo principale restano le proprietà intellettuali. Insomma, entrambe le parti sembrano voler preservare il dialogo.

CINA e Stati Uniti, dopo aver trovato l’accordo sulla data della ripartenza ufficiale del negoziato, sembrano volersi avvicinare anche attraverso azioni concrete sui mercati. Il governo cinese ha autorizzato una serie di aziende, pubbliche e private, ad acquistare soia dagli Stati Uniti. Pare sia stata concesso un via libera temporaneo, limitato a 2-3 milioni di tonnellate. In settimana, degli acquirenti cinesi, avrebbero ordinato 1,2 milioni di tonnellate di soia negli Stati Uniti, pari a una ventina di navi cargo. Inoltre varie aziende cinesi stanno per chiudere un maxi acquisto di carne di maiale, circa 100.000 tonnellate.

A scaldare la scena sui mercati ci ha pensato, come la solito, Trump che ha approfittato del palcoscenico internazionale rappresentato dall'Assemblea Generale dell’Onu, prima per dichiarare che: “un accordo sui commerci, potrebbe arrivare prima di quel che si pensi”, poi per attaccare la CINA, indebitamente favorita dall’essere considerata dal WTO una “economia in via di sviluppo”, su più fronti dicendo che : “non ha fatto le riforme promesse, continua a sussidiare le aziende, ruba le proprietà intellettuali”, aggiungendo che non firmerà un accordo non conveniente, e che sta monitorando la situazione ad Hong Kong. In generale Trump ha condannato il globalismo, esaltando invece il patriottismo e l'attitudine a regolare le relazioni ad una ad una.

Dicevamo del progetto di legge ”Hong Kong Human Rights and Democracy Act” che dovrebbe venire presentato al voto alla House of Representatives il 14 ottobre prossimo. Il Ministro degli Esteri cinese Geng lo ha definito una “interferenza negli affari domestici cinesi” e un ulteriore ostacolo alle relazioni e ha annunciato “una forte reazione”. Inoltre a deprimere il sentiment, anche un'indiscrezione secondo cui la sospensione delle misure contro HUAWEI non sarà probabilmente rinnovata (U.S. UNLIKELY TO EXTEND TEMP WAIVER TO SUPPLY HUAWEI: OFFICIAL). Se confermato, è uno sviluppo negativo assai più concreto di tutte le dichiarazioni che hanno prodotto il recente rasserenamento del clima.

Altra notizia non certo conciliante nei rapporti tra USA e CINA è quella riportata da Bloomberg, secondo la quale l'amministrazione Trump sta valutando di limitare i flussi dei portafogli titoli degli investitori statunitensi in Cina. I funzionari dell'amministrazione stanno prendendo in considerazione una serie di passaggi, tra cui la cancellazione delle società cinesi dalle borse statunitensi e la limitazione dell'esposizione degli investitori istituzionali statunitensi verso la Cina attraverso i fondi pensione governativi. Sono 156 le Società cinesi quotate, nel corso degli anni, sui tre principali mercati USA, Nasdaq, New York Stock Exchange e NYSE American, la cui capitalizzazione complessiva, a fine febbraio, è stata valutata sui 1,2 trilioni $ secondo un rapporto USA-CINA da parte della Commissione di revisione economica e di sicurezza. Il mandato di questa agenzia è quello di riferire al Congresso sulle implicazioni di sicurezza nazionale delle relazioni commerciali bilaterali. Il presidente Trump in un “tweet” non perso tempo nell’approvare la ricerca del modo di come applicare queste restrizioni.

Queste mosse sarebbero al di fuori dei dazi che i due paesi hanno imposto sulle reciproche merci. Le restrizioni verrebbero imposte poiché la CINA ha rimosso i limiti agli investimenti esteri nei suoi mercati finanziari.

Se i rapporti con la CINA rimangono sempre tempestosi, quelli con il Giappone sono migliori, tant’è che Trump ed il primo ministro giapponese, Shinzo Abe, hanno firmato il “primo stadio” di un accordo commerciale USA-Giappone. Tra i dettagli del deal, maggiori acquisti di beni agricoli dagli USA, dai quali Tokyo ha levato i dazi, e la non apposizione di dazi sulle auto giapponesi in vendita in USA. Un buon precedente per le discussioni che a breve si troverà a fare l'EU sull'industria automobilistica.

Altra buona notizia proveniente sempre da Oriente con il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, che annuncia il ritiro delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, in cambio della disponibilità ad avviare una trattativa.

LA CINA RISPONDE

Dal canto loro i Cinesi avrebbero, come riportato in precedenza, sospeso i dazi sulla soia aperto ad acquisti sulla suddetta commodity ed aumentato gli acquisti di carne di maiale made in US.

Il più grande diplomatico cinese, Wang Yi, che è consigliere di stato e ministro degli Esteri cinesi, ha dichiarato che i negoziati commerciali potrebbero produrre risultati migliori se entrambe le parti "adottassero misure più entusiastiche" per mostrare buona volontà e ridurre "le dichiarazioni pessimistiche" nella loro controversia commerciale.

Tra i principali motivi di preoccupazione degli operatori vi è che la vicenda potrebbe rendere la Cina ancora più riluttante ad accordarsi con Trump. Pechino potrebbe preferire un atteggiamento "wait and see", nella speranza che o l'impeachment o l'impatto delle inchieste sulla campagna elettorale le levino questo Presidente scomodo dai piedi.

Il Governatore della PBOC, Yi Gang, ha riaffermato la necessità di una politica monetaria prudente, e aggiunto che la CINA deve evitare stimolo di grosse dimensioni e mantenere il debito a un livello sostenibile.

LA POLITICA DELLA FEDERAL RESERVE

Passando dalla politica alla finanza, c’è da registrare il persistere di tensioni sul mercato all’ingrosso dei capitali, da qualche giorno zoppicante. Ad inizio settimana l’offerta di liquidità condotta dalla FED di New York non è riuscita a soddisfare le richieste, arrivate a 92 mld $, rispetto ai 75 mld messi a disposizione. Lo stesso è avvenuto con le due operazioni di finanziamento straordinario, quella a 14 giorni di scadenza ha visto 62 mld $ di richieste, a fronte dei 30 mld di offerta. Quella overnight da 75 mld $, è stata superata di 5 mld $, tanto che il Tasso Repo General Collateral, un indicatore delle tensioni sui mercati interbancari, è salito a 2,05%, da 1,77%. Pertanto durante la settimana la FED di New York è intervenuta nuovamente, prima innalzando gli importi dell’offerta con un’operazione overnight compresa tra 75 e 100 mld $ ed un’operazione a 14 giorni, tra 30 e 60 mld $ poi, viste le continue richieste ha deciso di innalzarle ulteriormente fissando a 100 mld $ l’operazione overnight ed a 60 mld. $ quelle a due settimane.

Uno dei governatori della Federal Reserve, Lael Brainard, ha detto che i problemi degli ultimi giorni sul mercato dei repo, sono il risultato di una confluenza di vari elementi, un tema tecnic Le stime della Federal Reserve per la crescita economica a lungo termine potrebbero essere un po ’troppo positive, ha detto venerdì l’ex presidente della Fed Janet Yellen .

L’ex presidente della Fed, Janet Yellen, in un evento organizzato dalla Georgetown University, ha dichiarato che le stime della Federal Reserve per la crescita economica a lungo termine potrebbero essere un po’ troppo positive. Dice: “La banca centrale ha mantenuto, all’inizio di questo mese, la stima mediana per la crescita a lungo termine all′1,9%. Un’espansione dell′1,9% è poco brillante rispetto ai tassi di crescita dei decenni precedenti, quando l’economia si è costantemente ampliata di almeno il 3%”. Ma l’ex presidente pensa che la FED potrebbe sopravvalutare la forza dell’economia americana con le sue previsioni. Dice: “In realtà è una proiezione ottimista”, citando tre fattori: demografia, istruzione e produttività. Per quanto riguarda i dati demografici, la Yellen ha osservato che la crescita della forza lavoro è uno scarso 0,5% poiché la crescita della popolazione ha rallentato negli ultimi anni. Ha aggiunto che, negli anni ’80, la crescita della forza lavoro ha ricevuto una spinta da “un afflusso di donne”. “Un altro motivo per cui il numero dell′1,9% non è molto elevato ha a che fare con l’istruzione. I miglioramenti nel rendimento scolastico medio della forza lavoro favoriscono anche la crescita economica”,” questa continua a crescere, ma non sta aumentando ... come una volta”. Inoltre ha anche affermato che la produttività è rimasta ostinatamente bassa per anni. I dati del Dipartimento del Lavoro mostrano che la produttività della forza lavoro statunitense è cresciuta di oltre il 2% in soli quattro trimestri dall’inizio del 2015. L’economia statunitense è cresciuta del 2% nel secondo trimestre di quest’anno, sostenuta dalla più forte crescita della spesa al consumo in oltre quattro anni. Tuttavia, gli investimenti delle imprese sono diminuiti dell′1%, molto più di una stima precedente dello 0,6%. Conclude l’intervento dicendo che: “L’economia sembra meno dinamica di quanto non fosse prima”.

COMMENTI DAL MONDO ECONOMICO

A proposito dell’intervento della FED per calmierare la richiesta di liquidità da parte del settore bancario, un ex membro della Fed, Narayana Kocherlakota, ha scritto che bisogna guardare con qualche preoccupazione al fatto che le banche, vessate dalle regole introdotte post Lehman Brothers, non riescano più a svolgere come un tempo, il loro lavoro di “grossiste” del Tesoro. I problemi più grandi, ce li hanno in questo momento le banche più grandi le cui riserve, negli ultimi 5 mesi, sono scese su livelli che non si vedevano da parecchi anni. Al contrario, salgono le riserve delle banche piccole, quelle meno presenti sul mercato dei capitali, dove oggi ci sono segnali di crisi.
A monte di tutto, c’è la montagna del debito pubblico degli Stati Uniti, salito anche per effetto delle politiche volute dalla Casa Bianca.  Nei primi 11 mesi dell’anno fiscale in corso (settembre 2018-settembre 2019), il deficit pubblico è salito a 1000 mld $, mai visto così alto negli ultimi sette anni.

Secondo le proiezioni di Morgan Stanley, gli acquisti di attività della Federal Reserve probabilmente ammonteranno a 315 mld $ nei prossimi sei mesi nel tentativo di stabilizzare i mercati di finanziamento overnight e contenere i movimenti del suo tasso di interesse target. Tali mosse permanenti saranno necessarie perché gli attuali acquisti temporanei, probabilmente, non saranno sufficienti per stabilizzare il mercato per gli accordi overnight o pronti contro termine. La FED appena un mese fa ha interrotto un processo che ha visto una riduzione di oltre 600 mld $ del bilancio, che consiste principalmente in titoli del Tesoro e titoli garantiti da ipoteca che aveva acquisito nei suoi sforzi per far uscire l’economia americana dalla crisi finanziaria.

Kelcie Gerson, stratega della Morgan Stanley, afferma: “Riteniamo che queste operazioni temporanee di pronti contro termine non si dimostreranno una soluzione a lungo termine sufficiente alla recente pressante richiesta di finanziamento”, “il suo sforzo dovrà essere più permanente per ricostruire le riserve bancarie, ed è probabile che la FED acquisti da 35 a 40 mld $ al mese in buoni del Tesoro a breve termine, oltre a circa 15 mld $ al mese in varie scadenze nei prossimi 6 mesi e oltre”. “Ciò garantirà una ricostruzione delle riserve al livello di lungo periodo coerente con un’attuazione delle politiche, efficiente ed efficace”. “In definitiva, la FED dovrà aumentare permanentemente le dimensioni del suo bilancio.”

A proposito dell’impeachment, queste alcune testimonianze raccolte.

Art Hogan, capo stratega del mercato di National Securities ha dichiarato: "Penso che in un certo senso ci siamo cotti nel front-end dell'annuncio della richiesta di impeachment, ma abbiamo molto altro da imparare", "questa sarà una notizia che si svilupperà nel tempo e non riesco ad immaginare come l'inizio di questo processo possa migliorare il tono dei colloqui commerciali tra Stati Uniti e CINA." "Se fossi la CINA, mi sentirei più forte".

Bucky Hellwig, vicepresidente senior della BB&T Wealth Management, dice: "Non succederà, dove si è visto mai che un senato repubblicano possa condannare un presidente repubblicano in carica ?", facendo chiaramente riferimento all'impeachment del 1998 a carico del Presidente Bill Clinton che è stato successivamente assolto dal Senato.

Chris Zaccarelli, Chief Investment Officer di Independent Advisor Alliance, ha dichiarato: "nella misura in cui il Presidente Trump sia messo sotto accusa ma non rimosso dall'incarico, ... crediamo che il mercato guarderà completamente oltre tutti questi titoli politici". "Sulla base delle informazioni che abbiamo visto fino ad oggi, non crediamo che il Presidente verrà rimosso dalla sua carica e qualsiasi volatilità a breve termine dovrebbe essere ignorata".

Mike Loewengart, vicepresidente della strategia di investimento presso E*Trade afferma: "Non è un segreto che i “tweet” di Trump abbiano mosso i mercati in passato, ma la storia ci dice che il processo di impeachment è estremamente lungo e non tenderà a muovere l'ago della bilanci dei mercati", "se c'è una cosa da ricordare per gli investitori è quella di non lasciare che la volatilità a breve termine sia una distrazione, ma di rimanere concentrati sui fondamenti dell'economia e dei guadagni delle aziende, che sappiamo avere un impatto maggiore sui mercati rispetto al ciclo di notizie".

Joseph Lupton, un economista globale senior di JP Morgan, dichiara: "è un promemoria dei rischi politici statunitensi integrati nelle prospettive", "mentre il risultato è incerto in questa fase iniziale e la probabilità di una condanna del Senato è attualmente molto bassa, il processo di impeachment potrebbe amplificare (o silenziare) altri rischi geopolitici incombenti".

Di parere opposto, Art Hogan, uno dei principali strateghi di mercato di National Securities ha affermato: "Mi stupisce sempre come, nonostante tutto ciò che sta accadendo, la cosa a cui il mercato presta maggiore attenzione sia la disputa commerciale sui dazi con la CINA". "Se dovessimo classificare le cose in un algoritmo, il commercio sarebbe al top".

A proposito della proposta per la riduzione degli investimenti in CINA, Stephen Roach, ricercatore presso la Yale University ed ex presidente della Morgan Stanley Asia dichiara: “se la Casa Bianca dovesse procedere con quella mossa, sarebbe un disastro senza scrupoli”, “l’accesso libero ai reciproci mercati è di per sé molto importante, specialmente con la CINA che probabilmente sarà il più grande mercato di consumo al mondo nella prima metà di questo secolo”. Roach ha anche osservato come gli Stati Uniti e la CINA hanno negoziato quello che è noto come un “trattato bilaterale di investimento” per circa 10 anni prima dell’inizio della guerra commerciale, nel tentativo di aprire “i nostri mercati ai cinesi ed i mercati cinesi a noi”. “Ci siamo avvicinati molto, ma ora tutto questo lavoro si è bloccato”, “abbiamo trattati bilaterali di investimento con 42 paesi. La CINA li ha con 145 Paesi. Gli investimenti liberi e senza dazi sono il modo migliore per offrire opportunità transfrontaliere per le multinazionali, quindi stiamo andando nella direzione sbagliata. Questo mi preoccuperebbe davvero se non dovessimo fare progressi al riguardo”. “Con l’economia globale davvero indebolita, la probabile recessione in Europa, le chiusure in Giappone e in tutta l’Asia orientale, alla fine solo il consumatore americano ha tenuto a galla l’economia”, “ma con le imprese negli States che stanno diventando caute sulla spesa in conto capitale, queste poi sono le stesse aziende che prendono decisioni sulle assunzioni, e se staccano la spina alla crescita del lavoro, per l’economia ed i consumatori saranno solo guai.” In breve, “non ci sarà molto margine di manovra se dovessimo continuare su questa linea di politica commerciale”.

Ted Bauman, senior analyst di ricerca ed economista presso Banyan Hill Publishing dichiara che: "I mercati stanno andando fuori di testa per questi provvedimenti, e non perché milioni di pensionati statunitensi si sono messi in fila per investire in Alibaba o Tencent", "perché gli investitori sanno che la principale forma di investimento degli Stati Uniti in CINA è diretta, da parte di importanti aziende statunitensi come Ford, GM e altri giganti industriali. Se gli Stati Uniti chiudessero gli investimenti statunitensi in azioni cinesi, i cinesi farebbero sicuramente ritorsioni contro Investimenti esteri diretti negli Stati Uniti. Il potenziale contraccolpo per il mercato azionario statunitense sarebbe immenso, quindi.....panico !!".

A proposito del dato macroeconomico uscito sul Sentiment dei consumatori a cura dell’Università del Michigan, Richard Curtin, economista, dice: "Le tendenze generali dell'indice Sentiment rimangono abbastanza favorevoli, ma mostrano segni di una lenta erosione", "Nonostante gli alti livelli di fiducia, i consumatori hanno anche espresso livelli crescenti di incertezza economica. Alcune di queste preoccupazioni sono a causa delle condizioni dell'economia globale (Brexit, Iran, Arabia Saudita, Cina) e alcune sono legate alle politiche economiche interne".

DATI MACROECONOMICI

L’indice preliminare del dato sui PMI di Markit sulle aspettative dei direttori degli acquisti delle aziende manifatturiere USA è salito in settembre a 51,0 dai 50,3 del consensus e del dato di agosto. Stessa situazione per l’indice composite, anch’esso salito a 51,0 dai 50,7 del mese precedente ed in netto rialzo dal consensus che si aspettava 49,6 mentre i servizi hanno marginalmente deluso a 50,9 da 50,7 precedente e vs attese per 51,5.

La fiducia dei consumatori di settembre ha ripiegato ben oltre le attese a 125,1 dal precedente 134,2 e contro stime di 133. Facile pensare al peso avuto sui consumatori dalla guerra sui dazi.
Dopo i dati in calo usciti la scorsa settimana sui sondaggi circa l’attività manifatturiera nell’area di New York e di Philadelphia, in settimana è uscito il terzo sondaggio regionale a cura della FED di Richmond (Virginia), dato che, a sua volta, ha deluso le aspettative uscendo a -9 (addirittura in contrazione) dai +1 del mese precedente e del consensus. Mentre il quarto sondaggio regionale,
a cura della FED di Kansas City, indica un miglioramento (ma sempre in regime di contrazione) a –2 dal -6 di agosto e dal -4 delle attese degli analisti.

Passiamo ora alla terza stima del PIL che ha offerto pochi brividi. Il numero è rimasto invariato al 2% annualizzato. Inoltre è stato diffuso il dato relativo agli ordini di beni durevoli di agosto, cresciuti del +0,2% contro stime a -1,1%, ma inferiore al +2,0% (dato rivisto) del mese di luglio. Ma il dato “core ex-trasporti e difesa” è uscito a -0,2% al di sotto sia delle attese che del dato del mese precedente fermi allo 0,0%.

Il dato sulla spesa personale di agosto è uscita a +0,1% sotto le attese di +0,3% ed ancor meno rispetto al +0,5% di luglio, mentre il dato sul reddito personale è uscito a +0,4% in linea con le stime e superiore al mese di luglio (+0,1%).

Per finire l’importante dato ai fini del rilevamento dell’inflazione, il dato annualizzato sulla spesa per consumi personali (PCE) di agosto uscito a +1.4%, in linea con le attese ed il dato precedente, così come il dato “core ex-cibo ed energia” uscito in linea con le attese a +1.8% dal + 1,7% (dato rivisto) del mese precedente.

PORTAFOGLIO AZIONARIO

Più che di settimana negativa, parlerei di venerdì negativo, in quanto è stato proprio nella giornata di venerdì scorso che alcuni nostri titoli hanno riportato perdite tra il – 3 ed il – 4% come WORKDAY e BIOMARIN, anche se quest’ultima è stata penalizzata più per un fattore di appartenenza ad un settore specifico (come leggerete a parte) che non per carenze specifiche della società. Questo titolo, la prossima settimana, così come è sceso potrà tranquillamente recuperare le perdite. Comunque sono cose che ci stanno nel “su e giù” borsistico. Ma questa situazione non può far passare in sott’ordine la soddisfazione che per l’ennesima settimana siamo riusciti a vendere a target 100% un altro titolo del nostro Portafoglio e mi riferisco ad ULTA BEAUTY. Siamo sempre ad un passo dai massimi storici ed un po' più di serenità nelle dichiarazioni porterebbe i mercati (ed il nostro Portafoglio) a buoni, se non cospicui, guadagni.

VARIAZIONI IMPORTANTI SUI TITOLI DEL NASDAQ100 NELLA SCORSA SETTIMANA

CTRIP.COM – 12,27 %. In settimana la Società di viaggi online e servizi correlati, ha avviato un'offerta di 31.304.352 azioni di deposito americane (ADS) ad un prezzo di 28 $/ADS, ciascuna rappresentativa di 0,125 azioni ordinarie della Società, da parte dell'azionista di vendita, BAIDU HOLD. I sottoscrittori hanno la possibilità di acquistare fino a 4.695.648 ADS aggiuntivi dall'azionista di vendita. La Società di viaggi non emetterà o venderà alcun ADS nell'offerta proposta e non riceverà alcun ricavato dalla vendita degli ADS da parte di BAIDU HOLD.

FACEBOOK - 6,75%. I titoli della Società sono stati penalizzati dall’uscita di notizie secondo cui il Dipartimento di Giustizia americano lancerà l'ennesima azione antitrust nella più grande rete di social media del mondo. FACEBOOK è attualmente oggetto di almeno tre indagini separate, tra cui un’azione antitrust condotta dalla Federal Trade Commission e da un più ampio controllo da parte di due gruppi di procuratori statali annunciati all'inizio di questo mese.

JD.COM – 10,08%. Il rivenditore online di materiali elettronici ed altri articoli, insieme ad altre Società cinesi quotate negli Stati Uniti tra le quali, BAIDU, ALIBABA, ecc. sono state fortemente penalizzate dai mercati a causa della proposta di “delisting coattivo” da parte dell’amministrazione USA. A favore del titolo la notizia del recente lancio di Jingxi, un nuovo mercato online che consente agli acquirenti di collaborare con altri acquirenti per effettuare acquisti all'ingrosso a prezzi più bassi.

MICRON TECHNO – 12,10%. Sotto i riflettori le società dei semiconduttori. Il colosso di Boise ha abbassato le stime sul prossimo trimestre a causa delle tensioni commerciali in corso fra CINA e Stati Uniti e del divieto di vendere a HUAWEI. La società ha registrato utili del 4° trimestre 2019 pari a 0,49 $/az. su ricavi di 4,9 mld $. La stima degli analisti per utili a 0,43 $/az. su ricavi di 4,58 mld $. Il fatturato è diminuito del 42,3% rispetto allo stesso trimestre di un anno fa. Inoltre (ed è questo passaggio che ha penalizzato molto la società), ha dichiarato di aspettarsi utili, nel primo trimestre fiscale, da 0,35 a 0,49 $/az. su ricavi da 4,80 a 5,20 mld $. L'attuale stima degli analisti per gli utili sono per 0,53 $/az. su ricavi per 4,70 mld $.

NETFLIX – 3,10%. Settima settimana su otto di ribasso.  Ad innescare le vendite è il taglio di giudizio di Pivotal Research. innescate da uno studio del borker Evercore pessimista sul mercato internazionale del broadcaster. A favore del titolo altri analisti hanno affermato che: “è diventato troppo economico per essere ignorato”. In fondo è leader globale del settore streaming video con ben 151,6 mln di abbonati paganti.

ULTA BEAUTY + 6,84%. Il valore del titolo si sta, piano piano, riprendendo dopo essere stato fortemente penalizzato a causa delle dichiarazioni della Società circa la revisione in contrazione degli utili e del fatturato relativi all’anno fiscale in corso.

VERTEX PHARMA – 6,38%. La Società ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le autorità scozzesi per il trattamento della fibrosi cistica dei pazienti idonei della Scozia che ora avranno accesso ai farmaci Orkambi e Symkevi. Ma nonostante la notizia positiva, il titolo perde valore in scia del comparto della biofarmacia (REGENERON PHARMA – 7,57%, BIOMARIN – 8,86%, INCYTE - 10,33%) in quanto l’amministrazione USA sta proponendo enormi cambiamenti nel proprio sistema sanitario ad iniziare dalla riforma dei prezzi dei medicinali specialistici.



ORDINI DI ACQUISTO NUOVE POSIZIONI DELLA SETTIMANA (9/30/2019)
Non sono presenti ordini di acquisto per la settimana entrante.


Pagina a cura di GIANMARCO LUCHETTI SFONDALMONDO.